James Watt, tecnologo e inventore scozzese nacque a Greenock nel 1736, e morì a Heathfield nel 1819. Proveniente da una famiglia di scienziati e di meccanici legati all’avvento della rivoluzione industriale, Watt scelse la carriera di fabbricante di strumenti scientifici e impiantò nel 1756 un laboratorio a Glasgow legandosi alla locale università e a Black in particolare. Quando nel 1764 si guastò una macchina a vapore di Newcomen, usata all’università per gli esperimenti di fisica, Watt ne affrontò la riparazione sia conducendo esperimenti sul calore latente di condensazione del vapore, sia apportando geniali modifiche alla macchina, fra le quali fu essenziale il condensatore separato dal cilindro principale che impediva il raffreddamento e ne aumentava il rendimento termico e pneumatico. Nel 1769 brevettò la macchina, il cui schema base servì a tutti i motori alternativi a vapore che seguirono. Per sfruttare i vantaggi della macchina così rinnovata, Watt si associò in un primo tempo all’industriale Roebuck, ma varie difficoltà lo indussero nel 1774 a trasferirsi a Birmingham per avviare una nuova impresa industriale e commerciale con Boulton. In quel momento era divenuto possibile utilizzare i più recenti avanzamenti tecnologici, quale l’alesatrice di Wilkinson, e la richiesta di macchine a vapore per il drenaggio di miniere e canali era sempre crescente. Ottenuta un’ampia proroga che ebbe effetti non del tutto positivi sullo sviluppo della macchina a vapore, Boulton e Watt iniziarono una produzione su scala industriale, pur continuando a introdurre miglioramenti quali il meccanismo epicicloidale o planetario per la trasformazione del moto alternativo in rotativo, il parallelogramma delle leve nelle macchine a doppio effetto e il regolatore centrifugo dell’afflusso di vapore nel cilindro.

A cura di Erika