nella
       tecnica




Elettricità:
Ramo della fisica che studia i fenomeni che si manifestano in presenza di cariche elettriche. Una
pila di Volta carica ferma in una determinata posizione esercita su una seconda carica posta nelle vicinanze una forza elettrostatica (o genera un campo elettrico), mentre una particella carica in moto accelerato produce anche effetti magnetici, cioè genera un campo magnetico. Come conseguenza di ciò i fenomeni elettrici e magnetici sono correlati e sono entrambi determinati dalla posizione e dal moto relativo di cariche elettriche. Le particelle di materia possono essere neutre, oppure possono trasportare cariche elettriche positive o negative; le particelle con carica di segno uguale si respingono mentre quelle con carica opposta si attraggono. Così due protoni, o due elettroni, si respingono reciprocamente, mentre un protone e un elettrone interagiscono per mezzo di forze che li attraggono. 


Elettrostatica:
L'elettrostatica è lo studio delle relazioni tra cariche ferme, in una determinata posizione dello spazio. L'intensità della forza esercitata tra due cariche puntiformi q
1e q2 è direttamente proporzionale al prodotto delle cariche e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza; questo risultato è espresso dalla legge di Coulomb,  dove e
dipende dalle proprietà dello spazio in cui sono poste le cariche e prende il nome di costante dielettrica assoluta. Questa legge, che è alla base di tutta l'elettrostatica, venne formulata per via sperimentale dal fisico francese Charles Augustin de Coulomb, in onore del quale l'unità di misura della carica elettrica si chiama coulomb (C). Vedi anche Unità di misura elettriche. Ogni corpo dotato di carica elettrica genera nello spazio circostante un campo elettrico. In altre parole determina un'alterazione dello spazio che diviene evidente quando si pone all'interno di esso una seconda carica elettrica, usualmente detta carica di prova, o carica spia; per effetto del campo, infatti, la carica di prova risente di una forza attrattiva o repulsiva. In altre parole, il concetto di campo può essere utilizzato per fornire una descrizione, forse più complessa ma in molti casi più conveniente, dell'interazione fra cariche elettriche: anziché affermare che una carica elettrica esercita su una seconda carica posta a una determinata distanza una forza elettrostatica, diciamo che una carica ferma genera un campo elettrico e che per effetto del campo una seconda carica risente di una forza. Il campo elettrico può essere rappresentato graficamente mediante opportune linee, dette linee di forza o di campo, che indicano la direzione delle forze elettriche che agirebbero su un'immaginaria carica di prova positiva posta all'interno di esso. Per spostare una particella carica da un punto a un altro del campo occorre compiere del lavoro, cioè trasferire energia alla particella stessa. La quantità di energia necessaria nel caso di una particella recante carica unitaria è uguale per definizione alla differenza di potenziale tra i due punti considerati.

Cariche elettriche:
fulmine
Lo strumento utilizzato per misurare lo stato di elettrizzazione di un corpo è l'elettroscopio. Nella sua forma più semplice è costituito da due sottilissime foglie d'oro (a,a) sospese a un supporto metallico (b) posto all'interno di un recipiente di vetro o di altro materiale non conduttore (c) e da un pomello metallico (d), collegato al supporto, che raccoglie le cariche elettriche. Avvicinando un corpo elettrizzato al pomello si induce una distribuzione di cariche: il pomello metallico acquista una carica opposta a quella del corpo mentre le cariche dello stesso segno di quest'ultimo raggiungono, attraverso il supporto, entrambe le foglie; per effetto delle forze elettrostatiche esse si respingono e dalla loro divergenza angolare è possibile risalire alla carica elettrica depositata sul corpo elettrizzato. Per elettrizzare un corpo si possonoelettroscopio usare tre metodi principali: 1) lo sfregamento con un altro oggetto di materiale diverso (ad esempio ambra e panno di lana); 2) il contatto con un altro corpo elettrizzato; 3) l'induzione elettrostatica. L'induzione elettrostatica è mostrata in figura 2. Un corpo con carica negativa, A, è posto tra un conduttore neutro, B, e un corpo neutro di materiale isolante, C. Nel conduttore gli elettroni liberi sono respinti verso la regione più lontana da A, mentre le cariche positive sono attratte verso l'estremità vicina. L'intero corpo B è attirato verso A, perché l'attrazione delle cariche opposte prevale rispetto alla repulsione delle cariche di segno uguale, che sono più lontane. Ciò è facilmente comprensibile se si tiene conto che le forze che si manifestano tra cariche elettriche sono inversamente proporzionali al quadrato della loro distanza. Nel corpo isolante (C) gli elettroni non sono liberi di muoversi, ma gli atomi o le molecole del materiale risentono di una forza che li orienta in modo che i loro elettroni vengano a trovarsi il più possibile lontano da A; pertanto anche C è attirato da A, ma in misura minore del conduttore.

Elettricità in movimento:

Se colleghiamo due conduttori con carica uguale e opposta per mezzo di un filo metallico, le cariche si annullano reciprocamente e dopo un intervallo di tempo relativamente breve i due corpi risultano neutri. La neutralizzazione avviene a seguito di un flusso di elettroni attraverso il filo, dal corpo carico negativamente all'altro. In generale, in un qualunque sistema continuo di conduttori, gli elettroni fluiscono dal punto a potenziale minore a quello a potenziale più alto. Un flusso di cariche elettriche costituisce una corrente elettrica. Convenzionalmente, benché siano gli elettroni a muoversi all'interno di un conduttore, si assume come segno dell'intensità di corrente quello che avrebbero le cariche positive, cioè quello opposto al moto effettivo degli elettroni. Collegando un filo metallico ai morsetti di un generatore di tensione, ad esempio una pila, si ottiene un semplice esempio di circuito elettrico. Un tale circuito è caratterizzato da tre grandezze fondamentali: la differenza di potenziale applicata, che viene talvolta chiamata forza elettromotrice (fem) o tensione; l'intensità di corrente, misurata in ampere (1 ampere corrisponde al flusso di circa  .240.000.000.000.000.000 elettroni al secondo attraverso una qualunque sezione del circuito); la resistenza. Come abbiamo già osservato, in condizioni ordinarie tutte le sostanze, conduttrici o non, si oppongono in una determinata misura al moto delle cariche e questo limita necessariamente l'intensità della corrente. Vedi anche Legge di Ohm. Quando in un filo conduttore scorre una corrente elettrica si possono osservare due effetti importanti: cresce la temperatura del filo; un ago magnetico posto nelle vicinanze si orienta, disponendosi perpendicolarmente al filo stesso. Il primo fenomeno è dovuto al fatto che gli elettroni, entrando in collisione con gli atomi del conduttore, cedono a questi una parte della loro energia, che viene in seguito dissipata sotto forma di calore. La potenza (energia nell'unità di tempo) dissipata in un secondo tra due punti di un circuito è data dalla formula P = V × I o P = I2 × R, dove V rappresenta la differenza di tensione tra i due punti considerati, R è la resistenza del ramo di circuito e I è l'intensità della corrente che lo attraversa.

Elettromagnetismo:

Il movimento di un ago magnetico posto in prossimità di un conduttore percorso da corrente indica la presenza di un campo magnetico; ciò significa che una carica elettrica in moto genera un campo magnetico nello spazio circostante. Le linee di forza del campo magnetico generato da un filo conduttore rettilineo e di lunghezza indefinita sono circonferenze concentriche, situate nel piano perpendicolare al filo e aventi centro sul filo stesso. Sono molto fitte in prossimità del conduttore e si diradano allontanandosi da questo; inoltre hanno verso antiorario se osservate nella direzione della corrente.  Si verifica anche il fenomeno inverso: una carica elettrica in moto in una regione dello spazio in cui si manifesta un campo magnetico risente di una forza perpendicolare al piano individuato dal campo e dalla velocità della carica stessa. Poiché una corrente elettrica è costituita da un flusso di cariche elettriche, un filo conduttore percorso da corrente e immerso in un campo magnetico è anch'esso sottoposto a una forza. Due fili conduttori paralleli posti a una determinata distanza si attraggono se sono percorsi da corrente nella stessa direzione e si respingono se le correnti hanno versi opposti. Ciò può essere spiegato tenendo conto che ciascuno dei due fili è sottoposto a una forza per effetto del campo magnetico generato dall'altro filo. Più complesso è il fenomeno dell'induzione elettromagnetica che si verifica ogni volta che una corrente elettrica "taglia" le linee di forza di un campo magnetico o più precisamente ogni volta che varia il flusso del campo magnetico concatenato con un circuito. Muovendo una spira conduttrice all'interno di un campo magnetico si "induce" in essa una corrente elettrica il cui verso è tale da contrastare la variazione di flusso che l'ha prodotta. Ad esempio, se una spira viene estratta dalla regione compresa tra le espansioni polari di un magnete, diminuisce il flusso del campo concatenato e la corrente indotta è tale da generare un campo magnetico che ha la stessa direzione e lo stesso verso di quello prodotto dal magnete.

Conduzione elettrica nei liquidi e nei gas:

Quando una corrente elettrica scorre in un filo metallico, il flusso delle cariche avviene in una sola direzione, poiché a muoversi sono i soli elettroni. Nei liquidi e nei gas, invece, il moto di cariche elettriche può avvenire in entrambi i versi poiché se le condizioni sono opportune le molecole di un fluido possono dissociarsi in coppie di ioni (ionizzazione) positivi e negativi, liberi di muoversi. Immergendo due elettrodi in una soluzione liquida, gli ioni positivi (anioni) si muovono verso l'anodo e quelli negativi (cationi) migrano verso il catodo. Analogamente, nei gas ionizzati si stabilisce una corrente elettrica determinata da un flusso di ioni in entrambi i sensi.

Sorgenti di forza elettromotrice:

Per produrre una corrente in un circuito elettrico è necessaria una sorgente di forza elettromotrice o di differenza di potenziale. I principali tipi di sorgenti sono: 1) macchine elettrostatiche come il generatore di Van de Graaff, che funziona per induzione di cariche elettriche con mezzi meccanici; 2) macchine elettromagnetiche, che generano corrente muovendo meccanicamente dei conduttori all'interno di campi magnetici (vedi Motori e generatori elettrici); 3) pile, che generano forza elettromotrice attraverso un processo elettrochimico; 4) dispositivi che producono forza elettromotrice per azione del calore (vedi Cristallo; Termoelettricità); 5) dispositivi che generano forza elettromotrice mediante effetto fotoelettrico; 6) dispositivi che producono forza elettromotrice per effetto piezoelettrico.

Correnti alternate:

Quando un conduttore si muove in modo alterno all'interno di un campo magnetico si genera una corrente oscillante detta corrente alternata. Essa presenta diversi vantaggi rispetto alla corrente continua ed è universalmente impiegata per usi domestici e industriali. Per mezzo di un trasformatore, una corrente alternata può essere utilizzata per generare una tensione di qualunque valore: quando essa attraversa una bobina, infatti, si genera un campo elettrico variabile che induce in una seconda bobina una corrente alternata. Regolando opportunamente il numero di spire dei circuiti, è possibile prelevare ai capi del secondario una tensione maggiore di quella fornita al primario. In Europa, per le applicazioni domestiche e industriali, viene utilizzata una corrente alternata sinusoidale con frequenza di 50 Hz. Ciò permette di ridurre al minimo le perdite di potenza durante la distribuzione di energia elettrica.

Guglielmo Marconi Beniamino Franklin