Saif torna in Pakistan a maggio del 2003, portando con sè, oltre il contributo finanziario delle famiglie, anche la mole di materiale raccolto nelle classi: lettere, disegni, domande dei bambini della scuola di Roma. Un'idea è sorta in quei giorni: mettere in contatto i due gruppi di bambini nel modo più vivo possibile, attraverso, cioè, delle vere e proprie interviste filmate, da realizzare nela scuola di Roma e in Pakistan. Inizia così il momento più coinvolgente del progetto: i bambini di alcune classi della scuola vengono intervistati dai loro insegnanti in presenza di Saif, il quale traduce in dialetto punjabi sia le domande che le risposte. Il filmato viene inviato su supporto VHS in Pakistan dove viene visto dai bambini del villaggio Pandowal Bala, a loro volta intervistati da Saif. Il contenuto delle interviste, identico per i due gruppi, è semplicissimo: i bambini dicono il proprio nome, indicano le proprie preferenze nel cibo e nel gioco, provano a comunicare il tipo di lavoro che vorranno fare da grandi. Le interviste effettuate in Pakistan sono state poi diffuse fra le classi e le famiglie, evento che ha permesso l'approfondimento del tema della comunicazione fra mondi lontani, diversi, attraverso la sperimentazione della solidarietà. La diffusione dei filmati realizzati a Roma e in Pakistan sta contribuendo ancora ad una prosecuzione del progetto attraverso il coinvolgimento generale di docenti, alunni e genitori
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