Saturno

Astrologia

È il secondo più grande pianeta del nostro Sistema Solare. È meno grande di Giove (il suo diametro equatoriale è di 120800 km) e, come il suo fratello maggiore, è fortemente schiacciato ai poli. L'osservazione diretta mostra che anche il disco di Saturno è solcato da bande simili a quelle di Giove e lo spettroscopio ha rivelato per l'atmosfera la stessa composizione chimica di base: idrogeno, elio, ammoniaca e metano. Anche in questo caso, la velocità di rotazione alle varie latitudini non è costante. Nonostante le somiglianze con Giove, Saturno appare diverso non solo da questo ma da qualsiasi altro pianeta, per una stranissima caratteristica: il celebre, bellissimo anello che lo circonda. Le prime osservazioni risalgono al 1610, quando si manifestò a Galileo sotto forma di due stelline ai lati del pianeta. Solo nel 1659 C.Huygens riuscì a scoprirne la vera natura e successivamente Cassini si accorse che l'anello era interrotto da una banda scura e che quindi, gli anelli erano due. In realtà nel corso degli anni si scoprirono successive interruzioni tanto che ora si parla degli anelli di Saturno, al plurale. Dagli studi effettuati si è arrivati alla conclusione che gli anelli non possono essere corpi rigidi, bensì sciami di particelle orbitanti attorno al pianeta come satellitini. Queste particelle sono ricoperte di ghiaccio ed hanno un diametro che varia dai 4 ai 30 cm. La larghezza massima degli anelli è di 276000km, mentre dalla parte interna si avvicinano ad appena 11000km dalla superficie di Saturno. Lo spessore è piccolissimo e si ritiene che non superi i 20km.

Mitologia

Saturno, dio dell'agricoltura, era lo sposo di Opi, dea dell'abbondanza, e veniva raffigurato con la barba ed in mano una falce o una spiga di grano. In seguito venne identificato con il dio greco Crono, uno dei sei titani maschi, ultimo figlio di Urano e Gea. Crono evirò il padre e ne prese il posto nei cieli per aiutare sua madre a liberare gli ecatonchiri, mostri con cento mani e cinquanta teste, primi figli di Urano e Gea rinchiusi dal primo in un luogo segreto. Crono sposò sua sorella Rea dalla quale ebbe sei delle dodici divinità dell'Olimpo: Zeus, Ade, Era, Poseidone, Demetra, Estia. A Crono venne profetizzato che sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli, quindi decise di ingoiare i primi cinque appena nati, ma Zeus, il sesto, venne sostituito dalla madre con una pietra avvolta in fasce e, una volta divenuto adulto, fece rigettare i fratelli a Crono contro cui quindi intraprese una guerra che vide soccombere quest'ultimo insieme ai titani con cui venne confinato nel Tartaro, una delle parti più profonde degli inferi. Nella tarda mitologia romana Saturno fuggì in Italia durante l'Età dell'Oro, epoca di meravigliosa pace e serenità.

I Satelliti

CALYPSO (CALIPSO):
E' un personaggio letterario dell'Odissea di Omero.E' una ninfa, figlia di Atlante e di Teti, il suo nome significa la nasconditrice, infatti accolse Ulisse nella sua isola Ogigia per ben sette anni tentando di fargli dimenticare Itaca. Nonostante che in cambiodel suo amore gli avesse promesso l' eterna giovinezza, quando Zeus le invio' Ermes con l'ordine di lasciarlo partire, la ninfa dovette acconsentire a liberarlo.

DIONE: Ninfa, figlia di Oceano e di Teti oppure secondo altri di Urano e Gea; volava accompagnata da stormi di tortore e passeri. Dal suo amore con Zeus nacque Afrodite che venive detta Dionea.

TITAN (TITANO):
Figlio del Cielo e di Vesto; padre di Titani che si ribellarono a Crono, loro fratello e lo imprigionarono; ma Zeus, suo figlio, lo libero' e lo ripose in trono ed essi furono precipitati nel Tartaro.

RHEA (REA):
Divinita' femminile dell' antica Creta simboleggiante la terra madre; era moglie di Crono e madre di Zeus.

HYPERION (IPERIONE):
Era uno dei Titani, dio della luce e padre del Sole, della Luna e dell'Aurora. Il suo nome significa quello che va o sta' in alto e si identifica nel Sole nel moto ascendente.

PHOBE (FEBO):
Il nome significa in greco lo splendente e' un nome di Apollo in quanto dio della luce. Apollo e' figlio di Zeus e di Leto e fratello gemello di Artemide. Nel mito primitivo era il Dio del Sole e della luce appare fuso con Elios, guida il carro del Sole e padre delle Eliadi e di Fetonte.

IAPETUS (GIAPETO):
E' uno dei Titani figlio di Urano edi Gea. Si ribello' a Zeus da questo precipitato e imprigionato nel Tartaro.

HELENE (ELENA):
Mitica eroina greca, figlia di Zeus e Leda, sposata a Menelao, re di Sparta. Fu sedotta da Paride e fuggi' con lui a Troia causando la famosa guerra.

PAN:
Dall’amore di Ermes e della ninfa Penelope nacque il dio Pan (1). Subito dopo la sua nascita, Penelope, alla vista del figlio rimase terrorizzata: il suo aspetto era talmente brutto ed animalesco che decise di abbandonarlo al suo destino.
Ermes allora lo portò con se nell'Olimpo al cospetto degli altri dei, dove fu accolto con benevolenza specialmente da Dioniso.
Contrariamente (2) al suo aspetto il dio Pan era gioviale e rallegrava con la sua presenza tutti gli dei.
Un giorno Pan, vide la figlia della divinità fluviale Ladone, Siringa e se ne innamorò. La fanciulla però fuggì terrorizzata e pregò il proprio padre, di mutarle l'aspetto in modo da non farla riconoscere da Pan. Ladone, impietosito dalle preghiera della figlia, la trasformò in una canna.
Pan, invano cercò di distinguere la fanciulla fra i diversi giunchi, alla fine, ne recise uno, lo tagliò in tanti pezzi di lunghezza diversa e li legò assieme con dello spago. Fabbricò così uno strumento musicale che prese il nome di "siringa" dalla sventurata fanciulla e che ai posteri è anche noto come il "flauto di pan".


ATLANTE:

era , figlio di Urano e quindi fratello di Crono. Appartiene alla generazione divina degli uomini smisurati e mostruosi ( di cui fanno parte anche i Ciclopi ) e partecipò alla lotta tra i Giganti e gli dei. Per questo fu punito da Zeus, che lo condannò a sorreggere per l'eternità la volta del cielo. Nella leggenda successivamente distorta viene rappresentato con il mondo sulle spalle.

PROMETEO:
Prometeo era originariamente per i Greci una divinità del fuoco. In seguito un poeta, probabilmente Esiodo elaborò la sua figura rendendola mitica. Secondo Esiodo Prometeo era un Titano, figlio di Giapeto e di Climene. Prometeo consegnava agli uomini le parti migliori delle vittime ed alle divinità le parti peggiori. Ciò scatenò l'ira di Zeus che per vendetta privò l'umanità del fuoco, ma nuovamente Prometeo si schierò a favore degli uomini, rubando il fuoco agli dei e nascondendolo in una canna. Per punire gli esseri umani, Zeus inviò loro la donna considerata causa di tutti i mali, e a Prometeo fu riservato un destino terribile: venne incatenato ad un palo mentre un'aquila gli divorava il fegato. La donna bellissima destinata a portare infelicità a tutti i mortali si chiamava Pandora e divenne la sposa di Epimeteo, fratello di Prometeo. Epimeteo era tanto avventato e non ascoltò i consigli di Prometeo e accolse Pandora, con tutto ciò che ne seguì.

PANDORA:
La bellissima fanciulla Pandora dalla pudica apparenza, fu creata con la terra da Zeus per vendicarsi della conquista del fuoco da parte degli uomini. Pandora, levando per curiosità il coperchio di un vaso di terracotta, predisposto da Zeus, liberò le malattie letali che vi erano rinchiuse e che da quel momento si diffusero irreversibilmente in tutto il nostro mondo, rendendo mortali gli uomini e separandoli dagli dei.
Pandora, il cui nome maliziosamente significa "colei che tutto dona", come la Madre Terra, incarnerebbe perciò una visione negativa della donna quale origine dei mali dell'umanità.

EPIMETEO:
Figlio di Giapèto e di Climène, e fratello di Prometeo, è raffigurato dalla leggenda come un ragazzo sciocco e imprudente. Quando Vulcano volle donare a Prometeo, Pandòra - una bellissima donna di forme perfette - e, con lei, un vaso ben tappato, dubitando che gli dei gli avessero teso un'insidia, rifiutò la donna e il vaso, il quale figurava d'essere il dono nuziale; e allora Epimetèo, noncurante del rifiuto del fratello, sposò Pandora e, scoperchiato il vaso, ne vide traboccare sulla terra tutti i malanni che, da quel giorno, inondarono il mondo. Spaventato, egli si affrettò a rimettere il coperchio sul malaugurato vaso.

GIANO:
Può essere annoverato tra le divinità acquatiche anche Giano in quanto, sarebbe stato il primo dio di Roma, dove giunse per mare dalla Tessaglia.
Giano, definito padre di tutti gli uomini, della Natura e dell'Universo, fu essenzialmente il dio dell'apertura e dell'inizio.
Il suo nome stesso evoca la porta, in latino ianua, e januarius è il mese che apre l'anno e dà inizio alle stagioni, e il primo giorno di gennaio veniva dedicato alla festa del dio.

MIMA:
Era uno dei titani uccisi da Ercole

ENCELADO: Terribile Gigante, figlio di Urano e di Gea; prese parte con i suoi fratelli alla lotta contro Zeus e gli dèi dell'Olimpo. Zeus sterminò i Giganti e Athena cacciò Encelado in Sicilia, dove lo lasciò seppellire da Zeus sotto l'Etna. La leggenda narra che la lava del vulcano viene emessa dall'alito infuocato di Encelado e che i sussulti della terra durante i terremoti vengono provocati dai suoi movimenti. (Cfr. Virgilio, Eneide, III; Stazio, Tebaide, III.)

TETI
: La ninfa Teti, interviene episodicamente nelle vicende di molti mitici personaggi, ma la sua figura è principalmente quella di sposa di Peleo e madre di Achille.
Era la più bella delle cinquanta Nereidi, le naiadi figlie di Nereo e Doride. Poseidone avrebbe voluto sposarla e anche Zeus l'avrebbe voluta per sé; ma siccome le Moire avevano profetizzato che il figlio di Teti avrebbe acquistato maggiore fama del proprio padre, Poseidone rivolse le sue attenzioni ad Anfitrite, sorella di Teti.
Zeus scelse come compagna Era e impose a Teti di sposare Peleo, il più nobile degli uomini, il quale però faticò non poco per farsi accettare da Teti.
Per le nozze, che ebbero luogo sul monte Pelio, di fronte alla grotta del centauro Chirone, furono organizzati festeggiamenti grandiosi: oltre ai dodici dei dell'Olimpo assisi sui loro troni, vi presero parte le Moire e le Muse, le cinquanta Nereidi e i Centauri che reggevano splendenti torce di legno d'abete.
In quell'occasione Poseidone donò agli sposi i cavalli di Achille, Balio e Xanto. Erano, questi, figli di Zefiro e dell'arpia Podarge ed erano immortali (Achille aveva un terzo cavallo, Pedaso, ma questo mortale)
e furono ripresi da Poseidone dopo la morte di Achille. Secondo una delle leggende, Balio, nel suo dolore per la morte di Achille, vorrebbe fuggire la società umana, ma le Moire vogliono che serva anche a Neottolemo e lo porti più tardi nell'Elisio. Xanto nell'Iliade (XIX, 408-417) parla ad Achille predicendogli il destino di morte. Eris (la Discordia), sdegnata per non essere stata invitata alle nozze, gettò sulla tavola del banchetto un pomo sul quale era scritto "Alla più bella",
che sollevò la famosa disputa per l'assegnazione del premio, che verrà poi portata sul monte Ida, dove Paride, figlio di Priamo, avrebbe fatto da arbitro, creando le premesse per la guerra di Troia.
Teti cercò di rendere immortali i primi sei figli avuti da Peleo immergendone i corpi nel fuoco, ma Peleo riuscì a sottrarle l'ultimo nato, Achille, prima che la dea completasse il rito magico che avrebbe dovuto renderlo immortale. Uno dei talloni del piccino si era già bruciato e il centauro Chirone, che s'intendeva di medicina,
pregato da Peleo, sostituì l'osso danneggiato, prendendo quello corrispondente dallo scheletro del gigante Damaso, che da vivo era stato invincibile nella corsa (ciò che spiega le doti di corridore di Achille "pie' veloce"); il tallone di Achille però rimase vulnerabile, a differenza del resto del corpo, perché la madre, compiendo il suo magico rito, non aveva fatto in tempo a spalmarlo solo in quel punto con l'ambrosia, che usava per renderlo invulnerabile.
Un'altra tradizione più accreditata e seguita dal Rubens in un suo dipinto spiegava la vulnerabilità del tallone di Achille col fatto che Teti, che intendeva renderlo invulnerabile immergendolo nello Stige, e non nel fuoco, reggeva il bambino per un piede, che quindi rimase asciutto, quando lo tuffò nelle acque del fiume infernale.
Morto Achille, Teti raccolse le sue ceneri insieme a quelle di Patroclo in un'urna che, forgiata da Efesto, le era stata donata per le sue nozze, e guidò l'anima del figlio alla boscosa isola di Leuca, di fronte alle foci del Danubio. Poi si recò nel luogo del suo primo incontro con Peleo e lo portò con sé negli abissi,
dove avrebbe ottenuto l'immortalità anche per lui. Sennonché egli l'abbandonò per raggiungere la terra dei Molossi, dove sperava di rintracciare Neottolemo, il figlio di Achille, e perse irrimediabilmente quella possibilità: fece naufragio e morì presso l'Eubea.
Come detto all'inizio, ritroviamo Teti in molte altre leggende. Recò aiuto, per esempio, agli Argonauti, guidandone la nave Argo oltre le rocce infocate delle Simplegadi (le isole vulcaniche di Lipari) verso lo stretto di Messina.