Denominazione
Tra i più importanti acquedotti ricchi d’acqua, l’acquedotto della
Marcia fu finanziato nel 144 a.C. dal pretore Quinto Marcio Re.
Proveniva anch’esso dall’alta valle dell’Aniene ma non prendeva l’acqua
dal fiume, bensì da sorgenti abbondanti di acqua purissima.
Plinio il vecchio definiva l’acqua “Clarissima acquarum omnium” cioè “un
dono fatto all’urbe dagli dei”.
L’acqua era così pura che veniva mescolata persino col vino.
Le sorgenti della Marcia si trovavano all’altezza del XXXVI° miglio
della via Valeria.
Le sue acque erano talmente fredde che una volta Nerone per farsi una
nuotata si tuffò e rischiò di morire.
Periodo
Storico
L'acquedotto Marcio era uno tra i più lunghi acquedotti romani (91,4 km
quindi più lungo anche del moderno acquedotto del Peschiera che ne
misura 86); fu costruito dal pretore Quinto Marcio Rex nel 144 a.C.,
all’ epoca della distruzione di Cartagine, quando Roma diveniva capitale
del Mediterraneo. I lavori, che videro per la prima volta utilizzata la
tecnica delle grandi arcate in opera quadrata, durarono in tutto quattro
anni.
Percorso
Il percorso iniziava a destra del fiume Aniene, superava la Valle
Empolitana e con il ponte degli Arci andava verso Tivoli. Attraversava i
Monti Tiburtini e si dirigeva verso la Via Prenestina. A Capannelle
delle grandi piscine limarie consentivano all’ acqua di depositare le
impurità in sospensione; da li, dopo altri 9 km di percorso interamente
sopraelevato, l’ acqua arrivava al centro di Roma alla quota di 56
m s.i.m. La portata dell’ acquedotto era di 190.000 metri cubi d’ acqua
al giorno.
Proseguiva su elevate arcuazioni fino a Via Marsala per raggiungere il
castello, da qui tramite numerosi castelli l’ acqua veniva erogata alla
maggior parte delle 14 regioni urbane. Il ramo più importante dell’
acquedotto Marcio serviva il Quirinale ed anche il Campidoglio. Un altro
ramo detto Rivus Herculaneus andava al Celio e all’ Aventino.
Un altro ramo fu costruito nel 212 – 13 d.C., da Caracalla per
alimentare le sue terme e prese il nome d’ acqua Antoniniana.
Trasformazioni
Per la sua importanza, l’acquedotto Marcio ebbe numerosi interventi di
restauro a cominciare da quelli di Caio Marcio Censorino e Lucio Marcio
Filippo poi ci furono quelli di Agrippa e soprattutto quello di Augusto
che potenziò anche la portata perché questa era raddoppiata a causa di
una nuova sorgente.
Si ricordano gli importanti restauri fatti da Tito e Caracalla in quanto
l’imperatore aveva potenziato la portata generale dell’acquedotto per
un’ulteriore sorgente.
Il condotto è costituito da due pareti in blocchi parallelepipedi di
tufo rivestiti di coccio pesto con pavimento e copertura in tufo.
Sono riconoscibili i rinforzi in opera reticolata, necessari quando al
condotto della Marcia si sovrapposero i canali della Tepula e della
Iulia.
Sono riconoscibili sempre qua e là i tre canali sovrapposti: l’inferiore
è quello della Marcia, l’intermedio della Tepula e il superiore della
Iulia.
Fuori Roma importante è il ponte Lupo sul fosso dell’Acquarossa,
collocato tra le opere più grandi che si conoscono dell’ingegneria
romana.
Esso chiude la valle come una diga lunga circa m115, alta oltre m27 e
con uno spessore di oltre m18; anche qui sono state eseguite opere di
consolidamento che hanno cambiato l’aspetto primitivo, a testimonianza
sono due archi centrali in opera quadrata di tufo.
a cura di
Federica
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