Negli anni sessanta nasce la cosiddetta musica leggera: il
rock, il pop, il folk trovano in questo periodo i loro massimi esponenti.
Dai Beatles ai Rolling Stones da Jimi Hendrix ( Hey
Joe ) a Bob Dylan (Mr. Tambourine Man),
le canzoni non furono solo una semplice colonna sonora di quel periodo ,
ma contribuirono a diffondere la nuova energia giovanile che c’era
nell’aria. La musica diventa uno strumento di riconoscimento, un
mezzo per dar vita a grandi incontri collettivi. Si
afferma un nuovo modo di stare insieme: i concerti rock. I primi furono
organizzati nei paesi anglosassoni e divennero scenario delle grandi
manifestazioni politiche e di rivolta di quel periodo. I Beatles segnarono
quegli anni. Nel 1962 con il singolo “Love me do” si impongono al
pubblico John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr. Si
scioglieranno nel 1970, non prima di aver scritto pagine musicali passate
alla storia. I Rolling Stones ne sono un altro tipico esempio. Il
quintetto, dominato dalla voce di Mick Jagger e divenuto una delle più
longeve band del rock and roll, deve in parte il suo successo iniziale
alla contrapposizione ai
Beatles, voluta dalla stampa dell’epoca. Il
panorama musicale d’oltreoceano continuava a celebrare il mito di
Elvis Presley, Re del Rock e leader dei giovani. Con lui la trasgressione
entra nelle case di mezza America. Il rock diventa il megafono di una
generazione idealista e confusa che si identifica nelle parole
“maledette” di Jim Morrison, in quelle taglienti e rivoluzionarie di
Bob Dylan e nella chitarra di Jimi Hendrix; la droga e il suo uso
tra i giovani purtroppo in questi anni è sempre più presente sia nelle
canzoni che nella cronaca. I venti
di protesta americani scuotevano la melodia tradizionale italiana. I primi
anni Sessanta erano quelli di personaggi emergenti come Adriano
Celentano, Little Tony e Bobby Solo, versione “all’amatriciana” del
Re del Rock. Accanto a questi, anche gli “urlatori” Mina e Tony
Dallara cercavano di rinnovare il panorama musicale. Con successo, ma non
paragonabile all’isteria collettiva dei giovani britannici. La
Beatlemania esplose anche da noi, ma solo verso la metà del decennio.
Segno di questa svolta radicale fu l’apertura a Roma del Piper. Il
locale di via Tagliamento fu l’alcova del beat tricolore e il trampolino
di lancio di Caterina Caselli e Patty Pravo. L’influenza dei
Beatles fu di tale vastità che, secondo i dati dell’epoca, i complessi
beat in Italia, tra il 1965 e il 1967, erano circa seimila. La maggior
parte non durò che una stagione. Altri ebbero un successo più duraturo.
Tra questi: i Dik Dik, i Nomadi (Dio é morto)
e l’Equipe 84, gruppo leader nel genere e interprete di testi impegnati.
In quest’ultimo ambiente nasce la nuova canzone che tratta problemi del
quotidiano, di condizione operaia e libertà dell’individuo. Voci di
allora sono gli “autoemarginati” cantautori genovesi Umberto Bindi,
Luigi Tenco, Gino Paoli e Fabrizio De Andrè. Ma il re indiscusso del
mercato discografico era Gianni Morandi. Con la sua faccia da bravo
ragazzo era sicuramente più innocuo dei suoi colleghi d’oltreoceano e
in contrasto con la ritmica accentuata, fatta da strumenti elettronici,
che caratterizzerà il rock degli anni Settanta. L’erede dello scettro
di Elvis fu Bruce Springsteen, detto “The Boss”, nuovo idolo
americano. Anche l’Italia vantava bravi rocker. Dalla imprevedibile PFM
all’indimenticabile Ivan Graziani. La musica cercava con loro altre vie
e l’impegno dei primi anni Settanta sembrava scomparso. Se prima era un
must per il cantautore essere considerato colto – molti infatti erano
gli iscritti all’università e i laureati ( Francesco Guccini in
Magistero, Edoardo Bennato in Architettura e Roberto Vecchioni in
Lettere)- ci fu un ritorno al cantautore come semplice poeta. I colti
Francesco De Gregori e Antonello Venditti (Lilly)
cedevano il passo alle canzoni d’amore di Lucio Battisti, che canterà
meglio di chiunque altro le emozioni di quella generazione. Il suo
sentimentalismo e la collaborazione con Mogol ne faranno un mito. Gli anni
Settanta però non furono solo questo. Nasce l’era della disco music, la
svolta che di lì a poco rivoluzionerà le notti dei giovani. Sarà
dominata dai Bee Gees, termine di paragone per la musica disco di tutti i
tempi. Gli anni Sessanta e Settanta presentano dunque un complesso
panorama musicale. Sembrano un film dai molteplici significati e dalle
mille sfaccettature in tutti i campi, da quello politico a quello sociale.
E non potevano avere una colonna sonora migliore. |