Ludwig Van Beethoven

 

 

 

 

 

 

Epoca: classicismo

Nascita: Bonn (D) - 16/12/1770

Morte: Vienna (A) - 26/03/1827

           

Biografia

"Più si ama Beethoven e la sua arte e più si deve sperare che l'oblio stenda velocemente il suo velo su questa aberrazione della sua musa, attraverso cui egli ha dissacrato l'Arte e se stesso".
Godfried Weber su "Caecilia", numero 10 del 1825 a proposito de "La vittoria di Wellington


"Come si eleva il cuore quando pensa a te, l'immortale!"
Ernst Bloch nel libro "Spirito dell'utopia"


Vita:
(Bonn)

Nasce nel dicembre (il 16 o il 17) del 1770 a Bonn, (allora) piccola città facente parte dell'elettorato di Colonia, da una famiglia di musicisti di origine fiamminga. Il nonno, anch'egli Ludwig van Beethoven (1712-1773), diventò tenore a Loewe e si trasferì a Bonn probabilmente nel 1732 dove proseguì la carriera fino a diventare direttore d'orchestra. Il padre, Johann van Beethoven, mediocre tenore ed alcolista, costrinse il figliolo ad intensi (e forzati) studi musicali; la madre Maria Magdalena diede alla luce sette figli (Ludwig era il secondo) di cui solo tre sopravvissero. Nel 1779 si trasferì a Bonn il musicista Christian Gottlob Neefe (1748-1798) come organista di corte e maestro di cappella. Questi iniziò il piccolo Beethoven, di soli 9 anni, alla composizione, al piano ed all'organo. In questo periodo, oltre all'approfondimento degli studi musicali, cantava, insieme al padre, come corista. Tanto talento non passò inosservato al maestro che nel 1783 scrisse nel "Magazin der Musik" che un suo giovanissimo allievo era in grado di suonare perfettamente il clavicembalo ben temperato di Bach, descrivendolo, inoltre, come "genio" e futuro Mozart. Nel 1784 diventò sostituto organista di corte retribuito e, poco dopo, membro dell'orchestra di corte in qualità di violinista. 
Fino al compimento dei suoi ventidue anni Beethoven non si spostò mai da Bonn, salvo un breve viaggio, nel 1787, a Vienna (dove  Mozart lo avrebbe sentito suonare al pianoforte facendogli ampi elogi) da cui dovette presto (e malvolentieri) ritornare a causa della morte della madre il 17 luglio dello stesso anno. Si iscrisse alla facoltà di filosofia dell'università di Bonn che abbandonò dopo pochi mesi senza che questo scalfisse l'alta concezione che aveva della sua cultura. 

"Non esiste alcun trattato che sia troppo dotto per me. Non ho la minima pretesa verso ciò che viene comunemente chiamato erudizione. Ma fin dall'infanzia mi sono sforzato di capire ciò che i migliori e i più saggi di ogni epoca hanno cercato di comunicarci con le loro opere. "
lettera di Beethoven al suo editore di Lipsia nel 1809

Cominciò a frequentare, a Bonn, la famiglia Breuning ed il conte Waldstein che gli regalò un pianoforte e predisse il suo definitivo abbandono della città natale a favore di Vienna (2/3 novembre 1792).

"Ella parte per Vienna per soddisfare un desiderio lungamente coltivato. Il genio della Musica è ancora in lutto e piange la morte del suo pupillo, Mozart. Accanto ai fecondissimi Haydn ha trovato rifugio ma non occupazione degna. E' venuto il tempo che s'incarni di nuovo in uno spirito superiore. Sia dunque lei a ricevere, in virtù delle sue opere, dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart"
dedica del conte di Waldstein a Beethoven in occasione della sua partenza per Vienna

Del periodo di Bonn ricordiamo le opere salienti: le Variazioni Dressler WoO 63, le Sonate Kurfusten WoO 47 (del 1783, dedicate al principe Massimiliano Federico) i tre quartetti per pianoforte WoO 36 (in stile prettamente mozartiano), un Balletto per i cavalieri WoO 1,  due trio per pianoforte WoO 37 e 38, due Singspiel tedeschi WoO 89 e 90, svariate variazioni per pianoforte WoO 64,65,66,67, il trio per archi op. 3 e l'ottetto op. 103 nonché una prima stesura del secondo concerto per pianoforte.
Beethoven, come pianista, non si dedicava solo all'intrattenimento nei salotti; nel 1794 suona al Burgtheater e nel 1796 suona a Norimberga, Praga, Dresda e Berlino. Nel 1797 a Praga vince una gara pianistica con Joseph Woelffl.

(Vienna)

A Vienna il giovane artista venne subito apprezzato come virtuoso del pianoforte. I produttori di pianoforti facevano a gara per poterlo utilizzare come "collaudatore" ed usufruire, quindi, del suo nome come "sponsor". La vita di Beethoven è strettamente legata a questo strumento, punto centrale del suo sviluppo musicale per la sua originalità di scrittura, che non di rado sconcertò i suoi contemporanei, l'estensione dei mezzi espressivi ma, sopratutto, una logica costruttiva che scavalcava le forme fino ad allora utilizzate. 
Dal 10 novembre 1792, data del suo arrivo nella capitale Austriaca, inizia le lezioni con il grande Joseph Haydn. Ma Haydn non è un buon insegnante e non nutre simpatia per questo giovane caparbio e scontroso e quando nel 1794 ritorna a Londra Beethoven scambia maestro in favore di Johann Georg Albrechtsberger. Prenderà, anche, lezioni gratuite di pianoforte da Salieri (dal 1793 al 1802) che lo manterrà sempre vicino alla composizione italiana. Da Salieri Beethoven cercava quella conoscenza che lo avrebbe potuto portare a comporre un'opera italiana ma la cosa, come sappiamo, ebbe scarso successo.
A Vienna venne ospitato dal principe Karl Lichnovsky, che già aveva al suo servizio il quartetto di Ignaz Schuppanzigh per il quale Beethoven scriverà temperando il suo stile quartettistico fino agli ultimi capolavori.
Dall'estate del 1795 vennero pubblicati i tre Trii per pianoforte op. 1 (1795), le tre Sonate per pianoforte dedicate a Haydn, op. 2 (1796), le due Sonate per violoncello op. 5 (1797) le Sonate per pianoforte op. 7 (1797), op. 10 (1798), op. 13 e 14 (1799), i Trii d'archi op. 9 (1798) e le sonate per violino op. 12 (1798-99). Nel 1801 pubblica il Quartetto per archi op. 18, i due Concerti per pianoforte op. 15 e 19 e l'aria italiana "Ah! perfido! Per pietà" op. 65 composte in precedenza.
Le sue condizioni economiche potevano considerarsi buone per le numerose richieste di lavori che gli pervenivano. E', forse, il primo musicista che può definirsi veramente indipendente, che non deve prestare servizio ad alcuna cappella nobiliare e che modificò in maniera radicale i rapporti tra committente ed artista.

"...Le mie composizioni mi rendono molto e posso dire di avere più ordinazioni di quante io sia in grado di soddisfare..."
lettera di Beethoven al suo amico Franz Gerhard Wegeler nel 1801

ma anche

"...il demonio invidioso, la mia pessima salute, mi ha giocato un brutto tiro: da tre anni il mio udito continua ad indebolirsi... Spesso ho maledetto Dio e la mia esistenza... Voglio resistere al mio destino anche se ci saranno dei momenti nella mia vita in cui sarò la più infelice delle creature di Dio..."
lettera di Beethoven al suo amico Franz Gerhard Wegeler nel 1801

Ben 13 sonate per pianoforte vengono composte da Beethoven prima del 1800, tra cui emerge la n. 13 in do minore conosciuta come Patetica del 1798. Tra il 1799 e il 1800 compone la sua prima sinfonia, di gusto ancora essenzialmente "settecentesco". Nel 1802 termina la sua seconda sinfonia ed iniziano i primi problemi all'udito che portarono Beethoven sull'orlo del suicidio.
E' nel 1801 che in Beethoven emerge la novità imposta alla forma-sonata; le due op. 27 vengono infatti denominate sonata quasi una fantasia e la seconda è la celebre chiaro di luna. Nel 1803 vede la luce la sonata per violino e pianoforte a Kreutzer op. 47, seguite nel 1804 dalle sonate per pianoforte op. 57 Appassionata e op. 53 Waldstein-Aurora, i tre Quartetti Rasumowsky op. 59 nel 1806 e i Trii op. 70 nel 1808.
Nel 1809 i francesi bombardano Vienna abbandonata dal popolo e dai nobili. Ma Beethoven rimane in città, chiuso in cantina con suo nipote Karl sofferente per il rumore delle cannonate. L' 8 settembre dell'anno successivo dirigerà, in un concerto di beneficenza, la sua terza sinfonia (Eroica). Il maestro avrebbe voluto avere l'imperatore tra i suoi ascoltatori per rendergli omaggio, ma questi aveva lasciato la reggia di Schönbrunn il giorno prima.
La particolarità di questa sinfonia, composta tra il 1802 e i primi mesi del 1804 era stata dedicata a Napoleone. Ma nel maggio del 1804, quando Napoleone si autoproclamò imperatore, Beethoven stracciò la dedica (non sappiamo se per ribellarsi ad un "tiranno" o, più probabilmente, per evitare guai con la polizia austriaca). Inizia nel 1803 la sua unica opera Fidelio che porterà a termine, dopo una lunga e tormentata gestazione, solo nel 1814.
Dal 1804 al 1808, Beethoven scriveva contemporaneamente la sua quarta, quinta e sesta sinfonia. La quinta e la sesta vennero presentate in un unico concerto il 22 dicembre 1808 (dove vennero eseguiti anche il Concerto per pianoforte op. 58, il Sanctus della Messa op. 86  e la Fantasia con cori op. 80). Il successo, sopratutto per la quinta, fu totale.
Nel 1812 ebbe la luce la sua settima sinfonia (definita da Wagner "l'apoteosi della danza") e l'ottava, composta in tempi brevissimi.Nel novembre del 1815, dopo la morte del fratello Caspar Carl, Beethoven, dopo aspre battaglie legali con la cognata durate alcuni anni, ricevette l'affidamento del nipote Karl.
Il 1815 è lo stesso anno delle sue ultime apparizioni pubbliche. Beethoven era consapevole di essere un precursore artistico con una produzione musicale d'avanguardia tanto da scrivere:

"Progredire è lo scopo da perseguire, nel mondo dell'arte come in tutte le grandi creazioni e se anche noi contemporanei non siamo ancora così avanti, come i nostri antenati in fermezza, tuttavia il raffinamento dei nostri costumi ha pur sempre realizzato qualcosa"
lettera inviata all'Arciduca Rodolfo d'Austria il 29 luglio 1819

La sordità si fa sempre più evidente e si presentano anche problemi finanziari. Tra il 1819 e il 1823 viene prodotta la grandiosa Missa Solemnis. Il 7 maggio 1824 viene accolta trionfalmente a Vienna la sinfonia in re minore numero nove op. 125 che presentava la particolarità del coro (l'Ode  alla gioia di Schiller) nel movimento conclusivo.  

"La nona sinfonia è sublime nei primi tre tempi, pessima come fattura nell'ultima parte."
Giuseppe Verdi

Questa sinfonia può essere considerata come l'apoteosi del pensiero musicale di Beethoven. 
Nel 1826 Karl, anche a causa dei tumultuosi rapporti con lo zio, tenta il suicidio.
Nell'inverno dello stesso anno Beethoven si ammala di polmonite. Il male, trascurato, lo punisce con un'idropisia ed una grave malattia polmonare che dopo tre giorni di incoscienza lo porterà fatalmente alla morte.
Venti o trentamila persone seguirono la bara del grande musicista fino al cimitero. Un attore lesse l'orazione funebre scritta da Grillparzer. Tra la folla, in lacrime, c'era un giovane musicista appena trentenne, Franz Schubert, che sopravvisse solo un altro anno al sommo maestro.

FOTO: Funerali di Beethoven

 

 

 

LE OPERE

 

 

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