"Più si ama Beethoven e
la sua arte e più si deve sperare che l'oblio stenda velocemente il
suo velo su questa aberrazione della sua musa, attraverso cui egli
ha dissacrato l'Arte e se stesso".
Godfried Weber su "Caecilia", numero 10 del 1825 a
proposito de "La vittoria di Wellington
"Come si eleva il cuore
quando pensa a te, l'immortale!"
Ernst Bloch nel libro "Spirito dell'utopia"
Vita:
(Bonn)
Nasce nel dicembre (il 16 o il 17) del 1770 a Bonn,
(allora) piccola città facente parte dell'elettorato di Colonia, da
una famiglia di musicisti di origine fiamminga. Il nonno, anch'egli
Ludwig van Beethoven (1712-1773), diventò tenore a Loewe e si trasferì
a Bonn probabilmente nel 1732 dove proseguì la carriera fino a
diventare direttore d'orchestra. Il padre, Johann van Beethoven,
mediocre tenore ed alcolista, costrinse il figliolo ad intensi (e
forzati) studi musicali; la madre Maria Magdalena diede alla luce
sette figli (Ludwig era il secondo) di cui solo tre sopravvissero. Nel
1779 si trasferì a Bonn il musicista Christian Gottlob Neefe
(1748-1798) come organista di corte e maestro di cappella. Questi
iniziò il piccolo Beethoven, di soli 9 anni, alla composizione, al
piano ed all'organo. In questo periodo, oltre all'approfondimento
degli studi musicali, cantava, insieme al padre, come corista. Tanto
talento non passò inosservato al maestro che nel 1783 scrisse nel
"Magazin der Musik" che un suo giovanissimo allievo era in
grado di suonare perfettamente il clavicembalo ben temperato di
Bach,
descrivendolo, inoltre, come "genio" e futuro
Mozart. Nel
1784 diventò sostituto organista di corte retribuito e, poco dopo,
membro dell'orchestra di corte in qualità di violinista.
Fino al compimento dei suoi ventidue anni Beethoven non si spostò mai
da Bonn, salvo un breve viaggio, nel 1787, a Vienna (dove Mozart
lo avrebbe sentito suonare al pianoforte facendogli ampi elogi) da cui
dovette presto (e malvolentieri) ritornare a causa della morte della
madre il 17 luglio dello stesso anno. Si iscrisse alla facoltà di
filosofia dell'università di Bonn che abbandonò dopo pochi mesi
senza che questo scalfisse l'alta concezione che aveva della sua
cultura.
"Non esiste alcun trattato
che sia troppo dotto per me. Non ho la minima pretesa verso ciò che
viene comunemente chiamato erudizione. Ma fin dall'infanzia mi sono
sforzato di capire ciò che i migliori e i più saggi di ogni epoca
hanno cercato di comunicarci con le loro opere. "
lettera di Beethoven al suo editore di Lipsia nel 1809
Cominciò a frequentare, a Bonn, la famiglia Breuning
ed il conte Waldstein che gli regalò un pianoforte e predisse il suo
definitivo abbandono della città natale a favore di Vienna (2/3
novembre 1792).
"Ella parte per Vienna
per soddisfare un desiderio lungamente coltivato. Il genio della
Musica è ancora in lutto e piange la morte del suo pupillo, Mozart.
Accanto ai fecondissimi Haydn ha trovato rifugio ma non occupazione
degna. E' venuto il tempo che s'incarni di nuovo in uno spirito
superiore. Sia dunque lei a ricevere, in virtù delle sue opere,
dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart"
dedica del conte di Waldstein a Beethoven in occasione della sua
partenza per Vienna
Del periodo di Bonn ricordiamo le opere salienti: le Variazioni
Dressler WoO 63, le Sonate Kurfusten WoO 47 (del 1783,
dedicate al principe Massimiliano Federico) i tre quartetti per
pianoforte WoO 36 (in stile prettamente mozartiano), un Balletto
per i cavalieri WoO 1, due trio per pianoforte WoO 37 e
38, due Singspiel tedeschi WoO 89 e 90, svariate variazioni
per pianoforte WoO 64,65,66,67, il trio per archi op. 3 e
l'ottetto op. 103 nonché una prima stesura del secondo concerto
per pianoforte.
Beethoven, come pianista, non si dedicava solo all'intrattenimento
nei salotti; nel 1794 suona al Burgtheater e nel 1796 suona a
Norimberga, Praga, Dresda e Berlino. Nel 1797 a Praga vince una gara
pianistica con Joseph Woelffl.
(Vienna)
A Vienna il giovane artista venne subito apprezzato
come virtuoso del pianoforte. I produttori di pianoforti facevano a
gara per poterlo utilizzare come "collaudatore" ed
usufruire, quindi, del suo nome come "sponsor". La vita di
Beethoven è strettamente legata a questo strumento, punto centrale
del suo sviluppo musicale per la sua originalità di scrittura, che
non di rado sconcertò i suoi contemporanei, l'estensione dei mezzi
espressivi ma, sopratutto, una logica costruttiva che scavalcava le
forme fino ad allora utilizzate.
Dal 10 novembre 1792, data del suo arrivo nella capitale Austriaca,
inizia le lezioni con il grande Joseph Haydn. Ma Haydn non è un buon
insegnante e non nutre simpatia per questo giovane caparbio e
scontroso e quando nel 1794 ritorna a Londra Beethoven scambia maestro
in favore di Johann Georg Albrechtsberger. Prenderà, anche, lezioni
gratuite di pianoforte da Salieri (dal 1793 al 1802) che lo manterrà
sempre vicino alla composizione italiana. Da Salieri Beethoven cercava
quella conoscenza che lo avrebbe potuto portare a comporre un'opera
italiana ma la cosa, come sappiamo, ebbe scarso successo.
A Vienna venne ospitato dal principe Karl Lichnovsky, che già aveva
al suo servizio il quartetto di Ignaz Schuppanzigh per il quale
Beethoven scriverà temperando il suo stile quartettistico fino agli
ultimi capolavori.
Dall'estate del 1795 vennero pubblicati i tre Trii per pianoforte
op. 1 (1795), le tre Sonate per pianoforte dedicate a Haydn,
op. 2 (1796), le due Sonate per violoncello op. 5 (1797) le Sonate
per pianoforte op. 7 (1797), op. 10 (1798), op. 13 e 14 (1799),
i Trii d'archi op. 9 (1798) e le sonate per violino op. 12 (1798-99).
Nel 1801 pubblica il Quartetto per archi op. 18, i due Concerti
per pianoforte op. 15 e 19 e l'aria italiana "Ah! perfido!
Per pietà" op. 65 composte in precedenza.
Le sue condizioni economiche potevano considerarsi buone per le
numerose richieste di lavori che gli pervenivano. E', forse, il primo
musicista che può definirsi veramente indipendente, che non deve
prestare servizio ad alcuna cappella nobiliare e che modificò in
maniera radicale i rapporti tra committente ed artista.
"...Le mie composizioni
mi rendono molto e posso dire di avere più ordinazioni di quante io
sia in grado di soddisfare..."
lettera di Beethoven al suo amico Franz Gerhard Wegeler nel 1801
ma anche
"...il demonio invidioso,
la mia pessima salute, mi ha giocato un brutto tiro: da tre anni il
mio udito continua ad indebolirsi... Spesso ho maledetto Dio e la
mia esistenza... Voglio resistere al mio destino anche se ci saranno
dei momenti nella mia vita in cui sarò la più infelice delle
creature di Dio..."
lettera di Beethoven al suo amico Franz Gerhard Wegeler nel 1801
Ben 13 sonate per pianoforte vengono composte da
Beethoven prima del 1800, tra cui emerge la n. 13 in do minore
conosciuta come Patetica del 1798. Tra il 1799 e il 1800
compone la sua prima sinfonia, di gusto ancora essenzialmente
"settecentesco". Nel 1802 termina la sua seconda sinfonia
ed iniziano i primi problemi all'udito che portarono Beethoven
sull'orlo del suicidio.
E' nel 1801 che in Beethoven emerge la novità imposta alla
forma-sonata; le due op. 27 vengono infatti denominate sonata quasi
una fantasia e la seconda è la celebre chiaro di luna. Nel
1803 vede la luce la sonata per violino e pianoforte a Kreutzer op.
47, seguite nel 1804 dalle sonate per pianoforte op. 57 Appassionata
e op. 53 Waldstein-Aurora, i tre Quartetti Rasumowsky
op. 59 nel 1806 e i Trii op. 70 nel 1808.
Nel 1809 i francesi bombardano Vienna abbandonata dal popolo e dai
nobili. Ma Beethoven rimane in città, chiuso in cantina con suo
nipote Karl sofferente per il rumore delle cannonate. L' 8 settembre
dell'anno successivo dirigerà, in un concerto di beneficenza, la sua terza
sinfonia (Eroica). Il maestro avrebbe voluto avere l'imperatore
tra i suoi ascoltatori per rendergli omaggio, ma questi aveva lasciato
la reggia di Schönbrunn il giorno prima.
La particolarità di questa sinfonia, composta tra il 1802 e i primi
mesi del 1804 era stata dedicata a Napoleone. Ma nel maggio del 1804,
quando Napoleone si autoproclamò imperatore, Beethoven stracciò la
dedica (non sappiamo se per ribellarsi ad un "tiranno" o, più
probabilmente, per evitare guai con la polizia austriaca). Inizia nel
1803 la sua unica opera Fidelio che porterà a termine, dopo
una lunga e tormentata gestazione, solo nel 1814.
Dal 1804 al 1808, Beethoven scriveva contemporaneamente la sua quarta,
quinta e sesta sinfonia. La quinta e la sesta vennero
presentate in un unico concerto il 22 dicembre 1808 (dove vennero
eseguiti anche il Concerto per pianoforte op. 58, il Sanctus
della Messa op. 86 e la Fantasia con cori op. 80). Il
successo, sopratutto per la quinta, fu totale.
Nel 1812 ebbe la luce la sua settima sinfonia (definita da
Wagner "l'apoteosi della danza") e l'ottava,
composta in tempi brevissimi.Nel novembre del 1815, dopo la morte del
fratello Caspar Carl, Beethoven, dopo aspre battaglie legali con la
cognata durate alcuni anni, ricevette l'affidamento del nipote Karl.
Il 1815 è lo stesso anno delle sue ultime apparizioni pubbliche.
Beethoven era consapevole di essere un precursore artistico con una
produzione musicale d'avanguardia tanto da scrivere:
"Progredire è lo scopo
da perseguire, nel mondo dell'arte come in tutte le grandi creazioni
e se anche noi contemporanei non siamo ancora così avanti, come i
nostri antenati in fermezza, tuttavia il raffinamento dei nostri
costumi ha pur sempre realizzato qualcosa"
lettera inviata all'Arciduca Rodolfo d'Austria il 29 luglio
1819
La sordità si fa sempre più evidente e si presentano
anche problemi finanziari. Tra il 1819 e il 1823 viene prodotta la
grandiosa Missa Solemnis. Il 7 maggio 1824 viene accolta
trionfalmente a Vienna la sinfonia
in re minore numero nove op. 125 che presentava la
particolarità del coro (l'Ode alla gioia di Schiller) nel
movimento conclusivo.
"La nona sinfonia è
sublime nei primi tre tempi, pessima come fattura nell'ultima
parte."
Giuseppe Verdi
Questa sinfonia può essere considerata come
l'apoteosi del pensiero musicale di Beethoven.
Nel 1826 Karl, anche a causa dei tumultuosi rapporti con lo zio, tenta
il suicidio.
Nell'inverno dello stesso anno Beethoven si ammala di polmonite. Il
male, trascurato, lo punisce con un'idropisia ed una grave malattia
polmonare che dopo tre giorni di incoscienza lo porterà fatalmente
alla morte.
Venti o trentamila persone seguirono la bara del grande musicista fino
al cimitero. Un attore lesse l'orazione funebre scritta da Grillparzer.
Tra la folla, in lacrime, c'era un giovane musicista appena trentenne,
Franz Schubert, che sopravvisse solo un altro anno al sommo maestro.
FOTO: Funerali di Beethoven
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