Mi sembra opportuno rilanciare questo intervento di Galois, che trovai
particolarmente equilibrato.

-----Messaggio Originale-----
Da: "El Fahrid" <
etymar@tiscalinet.it>
Newsgroup: it.istruzione.scuola
Data invio: sabato 28 ottobre 2000 20.53
Oggetto: Re: Apriamo un thread?



> (omissis)
> > Il problema non è fare quello che si è sempre fatto con l'ausilio delle
> > nuove tecnologie ma ripensare completamente la scuola alla luce delle
> > possibilità di apprendimento offerte dalle nuove tecnologie.

> Visto che siamo in una fase di transizione non credo che possa
> essere diversamente. E la cautela può essere salutare.

I problemi sono enormi e non riguardano solo la scuola italiana. C'è anche
il fatto che, in un mondo che cambia alla velocità attuale, i due compiti
tradizionali della scuola, quello di trasmettere la cultura del passato e
quella di abituare al futuro entrano in conflitto! Non si può copiare nè dal
passato (anche se va riconsiderato il modello della bottega artigiana) nè
dagli altri paesi. Non è certo un compito per burocrati frettolosi e
faciloni, come i nostri, abituati a spacciare, per assoluti e scientifici,
griglie e moduli, senza nessun riferimento ai modelli educativi sottesi
(comportamentismo). Tremo anch'io pensando agli ulteriori danni che
potrebbero fare. E poi nennun modello educativo, neanche il migliore, può
essere imposto dall'alto. Nessuna griglia, nessun modulo, nessuna
programmazione preventiva obbligatoria trasformerà mai il soggettivo in
oggettivo nè tantomeno un cattivo educatore in un buon educatore. Si
riuscirà solo, come sta avvenendo, ad alimentare la cultura del far finta.

Quello che è veramente grave del sistema scolastico è che non permette al
singolo insegnante o al singolo studente di esplorare liberamente in nuove
direzioni l'insegnamento e l'apprendimento.

La vecchia direzione è l'istruzionismo (imparare per fare) la nuova il
costruzionismo (fare per imparare).

> E può essere un modo per non dilapidare
> una tradizione culturale, quella gutemberghiana, che ha ancora >parecchio
da dire.

Sono d'accordo con te è una tradizione capace di arricchire, e anche molto,
ma non può più essere imposta come unica. Non si possono ignorare modi
alternativi efficaci e divertenti di apprendere e continuare ad essere
credibili agli occhi dei giovani che se è vero che mancano spesso di
capacità a noi proprie hanno anche, essendo nati in un mondo
tecnologicamente diverso dal nostro, abilità che noi spesso non vediamo e
non valorizziamo.
Domenico Parisi (di cui consiglio il suo ultimo scuol@.it -Mondadori),
semplificando propone di passare, nella scuola, da un ipotetico 10%
(apprendere dall'esperienza) e 90% (apprendere in modo ricostruttivo
simbolico) ad un più equilibrato 50%-50%

> Più che dichiarazioni di principio sulla necessità di ripensare la scuola
> sarebbe importante venire a conoscenza di studi e ipotesi di lavoro.
> Insomma, come e da chi viene ripensata la scuola?
Sarebbe ora che gli educatori (noi compresi) riflettessero su questi
problemi. Ecco qualcuno che studia il problema da tempo:

Seymour Papert ha lavorato per quattro anni con Jean Piaget, prima di
trasferirsi al Massachusetts Institute of Technology nel 1964. Qui ha
insegnato matematica ed è stato condirettore, insieme con Marvin Minsky,
dell' Artificial Intelligence Laboratory. E' stato tra i fondatori del Media
Laboratory e dell' Epistemology and Learning Group del MIT. Negli anni
sessanta ha sviluppato, per motivi didattici, il linguaggio LOGO. E' oggi
titolare della Lego Chair for Learning Research del MIT, una cattedra
dedicata alla ricerca pedagogica con gli strumenti dell' intelligenza
artificiale.
Tra le sue opere ricordiamo:
- MINDSTORM (1986)
- THE CHILDREN'S MACHINE-RETHINKING SCHOOL IN THE AGE OF COMPUTER (1994)
(Bambini e computer Nuove idee per i nuovi strumenti
dell'educazione -Rizzoli)

Ecco il link ad alcune interviste:

TEORIA UNIFICATA DELL'APPRENDIMENTO
http://www.znort.it/Nexus/papert_i.html

"Come sarà la scuola del prossimo millennio"
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/p/papert02.htm

"Bambini e adulti a scuola con il computer"
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/p/papert.htm

Collegatevi alla rete, non è in classe che si impara (Telema 12, 1998)
http://www.fub.it/telema/TELEMA12/Papert12.html

Recent Essays (in
inglese)
http://www.connectedfamily.com/frame4/cf0413seymour/recent_essays/cf
0413_main.html

>
> (omissis)
> > L'idea dello studio come dovere e sofferenza, ben separato dal gioco
> > è ben radicata. Siamo rassegnati ad alunni che vengono a scuola
controvoglia
> (omissis)
>
> Anche in presenza della motivazione più radicata, di ottimi insegnanti e
> dell'approccio il più ludico possibile,
> si arriva necessariamente a dover fare i conti con la fatica, la noja e la
> distrazione: sono componenti ineliminabili di qualunque forma di
> apprendimento (tendenzialmente) completo, nella misura in cui occorre
> imparare *anche* cose che, sul momento, non ci piacciono (e che magari non
> ci piaceranno mai).

Se c'è la motivazione i problemi scompaiono solo che questo avviene assai
raramente nelle nostre scuole.

Già Platone (La Republica) sapeva che
mentre le fatiche fisiche non danneggiano affatto il corpo anche se
affrontate per forza, ciò che si fa entrare a forza nell'anima non vi rimane
a lungo.
Il problema della scuola non solo dell'attuale ma anche di quella seria,
faticosa, noiosa selettiva a cui sembra, per esempio voler tornare Lucio
Russo (segmenti e bastoncini) è l'apprendimento meccanico.
Un apprendimento scolastico (si può anche controllare sul vocabolario) è,
tradizionalmente, un apprendimento di poco valore.
(.....................)
(omissis sugli hacker)



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