Speciale
Funzioni-Obiettivo
ESITI DI UN'INDAGINE SUI DOCENTI DESIGNATI PER LE FUNZIONI-OBIETTIVO
NELLA PROVINCIA DI TORINO
Sintesi della relazione finale
Marco Masuelli,
responsabile di
progetto per la formazione delle F.O.
della provincia
di Torino
Le
motivazioni
Per
realizzare l’autonomia nelle scuole non sono sufficienti le leggi, i
decreti, i regolamenti, si devono creare una nuova cultura e nuove
professionalità. A tale fine la formazione in servizio, come risulta
dalle stesse indicazioni della recente Direttiva Ministeriale del
settembre '99, diventa un campo privilegiato per ridisegnare le tappe del
processo di riorganizzazione delle scuole autonome. La formazione dei
docenti designati a rivestire le funzioni strumentali al Piano
dell’offerta formativa, in tale prospettiva, è quindi un banco di prova
particolarmente importante dell’innovazione organizzativa.
Infatti,
per identificare criteri efficaci di aggiornamento è necessario
comprendere sia come il sistema locale delle scuole autonome ha recepito
questa importante novità e l'ha assunta nei modelli organizzativi e
gestionali che si vanno configurando, sia come l'investitura per le nuove
funzioni è stata assunta dai destinatari rispetto ai bisogni soggettivi
di formazione.
E'
così nata, nel Provveditorato agli studi di Torino, l'idea di chiedere ai
docenti destinatari di funzioni-obiettivo la compilazione di un
questionario, di semplice impostazione, per acquisire i primi dati
relativi alle caratteristiche generali di tali funzioni, alle loro
esigenze formative e ad alcune particolarità riguardanti l'organizzazione
dei corsi da effettuare in base alla norma contrattuale. Il questionario -
composto di 19 domande per un totale di 33 item, quasi tutti a risposta
chiusa e precodificata ma con uno spazio libero per alcune considerazioni
descrittive - è stato concepito in modo da acquisire riscontri
sufficientemente probanti delle varie posizioni e, contemporaneamente,
anche da arricchire l'analisi quantitativa di ulteriori contributi non
desumibili direttamente dai dati e dalla loro elaborazione.
Tutta
l'indagine, e in particolare l'elaborazione delle risposte (effettuata con
il programma di statistica Spss) e la relazione di presentazione, è stata
curata dal preside Masuelli con la collaborazione di alcuni docenti
distaccati presso l'Ufficio scolastico provinciale e facenti parte del
nucleo di supporto per l'autonomia.
Caratteristiche
generali dell'indagine
I
questionari restituiti dalle scuole si riferiscono a 1310 docenti, per un
totale di 375 istituzioni su 385 funzionanti nella provincia di Torino
nell'a.s. 1999/2000. Bisogna considerare che esso è stato inviato alle
scuole verso la fine di settembre '99, prima che il MPI rendesse noto
l'esito della contrattazione decentrata nazionale con la quale sono state
messe a disposizione ulteriori funzioni (per la provincia di Torino si è
passati dalle 1384 iniziali a 1809). Le risposte pervenute si riferiscono
all'assegnazione originaria, secondo un tasso elevatissimo (94.7%) che
garantisce in merito alla
attendibilità delle tendenze riscontrate, anche in rapporto alla totalità
dell'universo (72.4%).
Per
quanto la ricerca assuma tutte le caratteristiche dell'indagine
sociologica tuttavia le sue "ambizioni" sono volutamente
modeste. E ciò per ragioni di opportunità e di prudenza.
Di
opportunità, in quanto in questa fase iniziale dell'esperienza non è
sembrato utile ampliare il campo dell'indagine ad altri elementi di
osservazione, diversi da quelli delle esigenze di formazione, elementi che
per altro potrebbero essere assai interessanti, ma che, al momento, sono
ancora tutti da consolidare nella professionalità delle persone, quali,
ad esempio, quelli che riguardano le aspettative di ruolo, il nuovo
rapporto con i colleghi e con il dirigente, la percezione eventuale di un
diverso status professionale, ecc.
Di
prudenza, poiché l'indagine ha fatto capo alle scuole che hanno
provveduto anche alla riconsegna dei questionari compilati. E' evidente
che un questionario più ricco e più approfondito avrebbe troppo
facilmente permesso di identificare le persone non garantendo quindi a
sufficienza la riservatezza delle risposte.
L'indagine,
seppur limitata, ha una sua compiutezza e rilevanza rispetto al fenomeno
in atto. Alcune caratteristiche riscontrate sono di notevole interesse per
comprendere alcune delle trasformazioni in atto nel sistema scolastico
locale. L'analisi quindi, anche al di là dei suoi obiettivi diretti, che
sono circoscritti alle esigenze immediate di formazione in servizio delle
nuove figure professionali, può essere utile sotto tre diversi profili:
1)
per consentire alle singole scuole una migliore individuazione del
proprio assetto organizzativo rispetto al fenomeno osservato e per
agevolare un conseguente percorso di rete nella collaborazione con le
altre scuole;
2)
per conferire ai singoli docenti che ricoprono le nuove funzioni
una maggiore visibilità anche esterna della loro attività professionale;
il che è utile sotto il profilo dell'identificazione di ruolo, che è
sempre fattore decisivo per il miglioramento organizzativo;
3)
per contribuire ad una più specifica conoscenza del processo
autonomistico in atto nel sistema locale, che consenta una migliore
assunzione delle decisioni sia a livello amministrativo che contrattuale.
Se
l'obiettivo dell’indagine torinese è stato prioritariamente quello di
individuare, con il concorso degli stessi interessati, i bisogni di
formazione più immediati al fine di rendere operanti i principi contenuti
nella norma contrattuale e in quella amministrativa è evidente che essa
non può essere esaustiva, considerato che l'esperienza delle
funzioni-obiettivo, per quanto si situi in un momento storicamente maturo,
è ancora agli inizi sul piano della rimodellizzazione degli assetti di
governo delle scuole. La situazione, destinata a subire notevoli
evoluzioni, non è che l'inizio di un processo, in buona parte ancora da
tracciare, in cui sarà determinante il contributo di tutti gli attori, a
partire dagli stessi docenti incaricati di svolgere le funzioni-obiettivo.
La
formazione dovrà rispondere alle esigenze via via insorgenti, che al
momento non si è in grado di prevedere se non in minima parte, e quanto
fatto nei corsi non può proporsi che come "laboratorio" di
verifica di ipotesi formulate in base ad esigenze, esperienze, teorie.
Questa
precisazione è necessaria poiché in moltissimi questionari
dell'indagine, nella parte lasciata aperta per le osservazioni personali,
è sembrato di cogliere un insieme di aspettative, da parte degli
interessati, troppo elevate per poter essere adeguatamente soddisfatte;
aspettative che, per altro, sono una componente quasi naturale delle
situazioni caratterizzate da dinamiche innovative come sono le scuole
nella transizione verso l'autonomia.
Infatti,
proprio per le caratteristiche della transizione, i nuovi ruoli
professionali vanno in qualche modo costruiti, in assenza di regole
imposte dall'alto relative a compiti, mansioni e quant'altro talvolta si
vorrebbe da parte di chi si candida per rivestirli. In tale ottica,
pertanto, i corsi di formazione, mentre concorrono alla determinazione di
una qualificazione professionale arricchente, non possono esaurire i
bisogni di approfondimento che i ruoli professionali nelle organizzazioni
complesse e a regime non deterministico (come le scuole) esigono in
funzione dello sviluppo dell'organizzazione stessa.
I bisogni formativi
Quanto
si è appena registrato a proposito dei corsi di formazione torna utile
anche per precisare una circostanza che ha direttamente riguardato la
composizione del questionario. Individuare i bisogni formativi, per chi
voglia effettuare una ricognizione il più possibile articolata, significa
anche cimentarsi in proposte che si ritengono valide o per analogia con
altre esperienze, non troppo diverse, o per supposizione.
Per
i docenti incaricati di svolgere le nuove funzioni si è ritenuto di poter
riconoscere, a prescindere da più specifiche necessità connesse con le
varie aree, un quadro di competenze professionali polarizzato su quattro
centri di attenzione:
1.
La dimensione organizzativa, come momento fondante la vita stessa
del contesto operativo della scuola, il suo dinamismo evolutivo, la sua
capacità di rinnovamento e di crescita; l'organizzazione, dunque, nei
suoi momenti culturali.
2.
La dimensione della relazione con gli altri soggetti, interni ed
esterni, dal punto di vista comunicativo e dell'esercizio dei ruoli di
leadership.
3.
Le competenze "pedagogiche" inerenti alla nuova domanda
di formazione che insiste sui sistemi educativi, di cui le scuole sono
parte integrante ma non esclusiva.
4.
Il quadro normativo della riforma autonomistica delle scuole, i
soggetti pubblici in essa coinvolti, il sistema di coerenze con la
trasformazione e la riforma della Pubblica Amministrazione.
E'
in base a questi orientamenti che si sono formulati dodici item
corrispondenti a precise tematiche riconducibili alle questioni appena
riferite. Per ciascun item è stato richiesto di esprimere un giudizio, su
base quaternaria (da un minimo di "1 = non serve, serve poco", a
un massimo di "4 = è assolutamente decisivo"), relativo
all'importanza attribuita al corrispondente argomento.
Le
frequenze delle risposte attribuite a ciascun item si leggono
dettagliatamente nella tabella che segue:
Valutazioni
sugli ambiti proposti nei corsi di formazione
n
|
Ambiti
tematici identificati
|
1
|
2
|
3
|
4
|
1
|
Area
dell'organizzazione
|
Principi
generali di cultura dell'organizzazione
|
15.0
|
40.6
|
30.5
|
13.9
|
2
|
Teoria
e tecniche del controllo di gestione
|
7.7
|
25.9
|
41.5
|
24.9
|
3
|
I
fondamenti dell'organizzazione
|
5.2
|
28.0
|
42.1
|
24.7
|
4
|
Area
della relazione
|
Teoria
della formazione e promozione delle risorse professionali
|
6.0
|
21.6
|
43.9
|
28.6
|
5
|
Teoria
della comunicazione e della relazione
|
3.9
|
13.5
|
38.5
|
44.1
|
6
|
Teorie
della leadership
|
18.2
|
34.6
|
32.6
|
14.6
|
7
|
Area
pedagogico/di-dattica
|
Teorie
metadidattiche generali
|
10.5
|
30.5
|
37.9
|
21.1
|
8
|
Psicosociologia
dell'età evolutiva
|
14.2
|
32.5
|
30.2
|
23.1
|
9
|
Politiche
dei sistemi educativi
|
11.2
|
41.2
|
35.3
|
12.3
|
10
|
Area
amministrativa
|
Normativa
sull'autonomia
|
3.3
|
16.9
|
35.8
|
44.0
|
11
|
Principi
di amministrazione pubblica
|
21.8
|
44.0
|
27.1
|
7.1
|
12
|
Ruolo
e funzioni dei soggetti pubblici nella riforma autonomistica
|
9.3
|
28.4
|
40.8
|
21.5
|
Codici
di valore:
1 = non
serve/serve poco; 2 =
è abbastanza importante; 3
= è molto importante; 4
= è assolutamente decisivo
|
Una
prima lettura dei dati evidenzia alcuni orientamenti che, forse, la
semplice riflessione intuitiva non avrebbe individuato in modo così
netto. Va precisato che l'interpretazione del codice di valore che si è
assunto sta nel riconoscere l'intenzione dei docenti a ritenere comunque
più o meno importante una certa tematica, indipendentemente dai bisogni
soggettivi di approfondimento rispetto ad essa.
L'andamento
delle risposte ha fatto rimarcare immediatamente i seguenti aspetti:
1)
La comunicazione e la relazione da un lato, e il quadro
normativo-concettuale dell'autonomia delle scuole dall'altro, si impongono
come argomenti assolutamente prioritari; in posizione immediatamente
subordinata si colloca la questione connessa con la formazione delle
risorse professionali.
2)
La dimensione organizzativa è considerata in modo sostanzialmente
assai favorevole, ma più nei suoi aspetti gestionali e nei fondamenti
operativi che nei principi culturali di ordine generale.
3)
Tutta l'area pedagogico-didattica è oggetto di valutazioni
contrastanti o fortemente divergenti.
4)
E' oggetto di interesse l'approfondimento del ruolo dei soggetti
pubblici nella riforma autonomistica.
5)
Sono alquanto sottostimate, in generale, le questioni relative alla
riforma della Pubblica Amministrazione e quelle attinenti la leadership,
cosa che risulta abbastanza sorprendente rispetto alla valutazione
empirica.
L'argomento
è di particolare interesse perché rende possibile individuare momenti più
specifici e più caratterizzanti della composizione del sistema. Delle
illimitate possibilità di confronto e comparazione dei dati, l'indagine
ha necessariamente individuato solo le emergenze più significative.
La
prima di esse si riferisce al genere. Mediamente la componente femminile
apprezza i contenuti proposti in maniera nettamente superiore a quella
maschile. In particolare, tale maggior apprezzamento è cospicuo nella
seconda area (comunicazione e relazione) e nella terza (problematiche
educative), ma si rivela anche notevole nella prima (cultura
organizzativa) e in merito all’interpretazione della leadership
(differenza di oltre dieci punti percentuali). Resta da comprendere in
ogni caso la motivazione della notevole sottostima che riveste la
questione della leadership a partire da quegli istituti, come i
professionali, in cui essa forse è più praticata che altrove ed è
sicuramente anche più necessaria. Varrebbe la pena, nei corsi di
formazione, di sviluppare un'attenta riflessione metacognitiva
sull'argomento.
Le
valutazioni sui contenuti formativi secondo il genere per gradi e
dimensioni di scuola
Altro
aspetto significativo di differenza nelle valutazioni medie riguarda i
docenti vicari. Le differenze di apprezzamento si riferiscono interamente,
in misura più o meno ampia rispetto ai singoli contenuti, alla prima e
alla quarta area, a rappresentare, se si vuole, la preponderanza degli
elementi di ordine gestionale rispetto agli altri nell'attività
professionale dei vicari.
E'
molto interessante l'osservazione del diverso grado di valutazione delle
proposte di formazione a seconda della grandezza della scuola.
L'apprezzamento dei contenuti proposti è basso nelle realtà scolastiche
di piccole dimensioni, aumenta in quelle della seconda classe (15-24 cl.),
diventa più elevato ancora in quelle della terza per diminuire di nuovo
nelle scuole più grandi. Rispetto ai contenuti si osserva un'interessante
scambio di tendenze fra le scuole piccole e quelle grandi: in queste
ultime è alto l'apprezzamento per i contenuti dell'area
comunicativo-relazionale, che è, invece, relativamente basso nelle prime,
in cui è elevata la valutazione sugli aspetti amministrativi che
nelle scuole grandi è alquanto contenuta.
L'andamento
delle varie distribuzioni di valutazioni induce a confermare che nelle
scuole medio-grandi sembrano esistere condizioni ottimali per la
diffusione e l'approfondimento di contenuti e valori formativi, i quali
diventano via via oggetto di maggiore riflessione che non in altri
contesti; specularmente, le scuole molto piccole appaiono luoghi meno
favorevoli per l'attivazione di dinamiche formative, mentre in quelle
molto grandi si assiste ad un allentamento degli interessi sulle proposte
formative.
Un'ulteriore
interessante serie di considerazioni deriva dalla rielaborazione delle
valutazioni espresse dai docenti e
ricomposte in quattro classi di risposte
corrispondenti ai diversi livelli di apprezzamento delle proposte di formazione.
La
tabella riferisce i dati percentuali delle indicazioni espresse dai
docenti secondo la tipologia di scuola:
n.
|
Classificazioni
|
Gener.
|
S. prim.
|
S. media
|
I.Comp.
|
Istr.clas
|
Istr.tecn
|
Istr.prof
|
1
|
A
basso gradimento – Scettici
|
6.2
|
4.9
|
7.3
|
2.6
|
8.1
|
8.3
|
4.8
|
2
|
A
gradimento medio/basso – Tiepidi
|
26.4
|
20.0
|
31.7
|
21.1.
|
34.6
|
27.2
|
33.3
|
3
|
A
gradimento medio-alto – Convinti
|
44.3
|
46.3
|
43.1
|
57.9
|
37.9
|
43.0
|
41.3
|
4
|
A
gradimento elevato – Entusiasti
|
23.1
|
28.8
|
17.9
|
18.4
|
19.4
|
21.5
|
20.6
|
Si
evidenzia una notevole prevalenza, nella scuola primaria, di orientamenti
appartenenti alle due classi più elevate e, all'opposto, nell'istruzione
classica (ma in generale nella secondaria di II grado e anche nella media)
si registra la presenza di un'ampia area di orientamenti nelle due classi
più basse. Ciò significa, presumibilmente, che il livello delle
aspettative e il grado di attenzione verso alcune problematiche della
formazione è fortemente differenziato e sicuramente non ha mancato di
influenzare i comportamenti individuali nella partecipazione ai corsi.
Il
questionario ha reso possibile, per chi lo volesse, la presentazione di
altre proposte di contenuti formativi al di là di quelli descritti
(riguardano il 14% dei questionari per un totale di poco meno di 200
docenti).
Le
indicazioni sono state raccolte in cinque gruppi:
1.
Temi inerenti in modo specifico all'attività didattica:
curricolarità, curricoli integrativi, didattica modulare, fondamenti
epistemologici delle discipline, valutazione degli apprendimenti e
docimologia, pluri e interdisciplinarità, modalità di recupero, standard
formativi.
2.
Temi relativi alla dimensione pedagogico-educativa: continuità e orientamento, disagio giovanile, dispersione,
integrazione hc, peer education.
3.
Temi riguardanti le riforme del sistema scolastico:
riordino cicli scolastici, saperi essenziali, qualità dell'istruzione,
autovalutazione delle scuole, dimensione europea dell'insegnamento,
interculturalità, relazione scuola/lavoro, educazione degli adulti.
4.
Temi relativi alla gestione delle risorse:
dinamiche di gruppo, gestione dei gruppi di lavoro, collegialità, lavoro
di team.
5.
Temi riconducibili alle nuove tecnologie: multimedialità, reti telematiche, internet.
Si
è registrata, inoltre, una serie abbastanza nutrita di richieste sulle
specifiche questioni che riguardano le varie aree delle
funzioni-obiettivo.
Le
informazioni desunte da una serie di item del questionario sulla
formazione effettuata precedentemente negli argomenti proposti, hanno
offerto l'occasione per ulteriori riflessioni rispetto alla definizione
dei fabbisogni formativi, anche se i dati quantitativi desunti dalle
risposte rappresentano
semplici indicatori di riferimenti esperienziali e nulla dicono rispetto
alla qualità e all'efficacia della formazione effettuata.
area
|
Descrizione
|
Risp. posit. %
|
media ore
|
sc. prim. %
|
sc. media %
|
sc. sec. II° %
|
1
|
Area
dell'organizzazione
|
24.8
|
34
ore
|
33.8
|
17.7
|
19.8
|
2
|
Area
della relazione
|
50.9
|
38
ore
|
66.1
|
40.7
|
38.6
|
3
|
Area
pedagogico-didattica
|
57.4
|
50
ore
|
58.7
|
58.7
|
53.2
|
4
|
Area
amministrativa
|
24.4
|
17
ore
|
21.7
|
28.8
|
22.7
|
La
tabella illustra alcuni dati interessanti:
q
netta
superiorità della scuola primaria rispetto agli altri gradi nella
realizzazione delle iniziative di formazione in servizio;
q
netta
prevalenza delle esperienze di formazione in servizio da parte della
componente femminile;
q
più
elevata diffusione delle esperienze di formazione nelle scuole medio
grandi piuttosto che in quelle piccole o molto grandi;
In
definitiva l'indagine ha permesso di appurare l'esistenza di una quota
significativa di docenti incaricati di funzioni-obiettivo che presenta un
insieme di esperienze di formazione per nulla trascurabile o marginale,
esperienze che ovviamente i corsi di formazione hanno consentito di
valorizzare.
Considerazioni
generali sulla formazione
Rispetto
alla formazione in servizio ed ai corsi da organizzare - che hanno
rappresentato il motivo prioritario dell'indagine - si sono evidenziati
bisogni ed aspettative non sempre omogenei che meritano di essere
sottolineati.
Innanzitutto,
una massiccia, e si direbbe generalizzata, concentrazione di esigenze sul
versante del quadro istituzionale dell'autonomia. Ciò è tanto più
comprensibile quanto più si pensa al modo con cui l'intero processo è
stato concepito: non per deduzione, ma per composizione di tessere. Al
termine (o quasi) del processo è sicuramente necessario, anche con le
nuove professionalità intermedie, fare il punto della situazione per
conferire maggiori sicurezze di prospettiva.
Sono
poi stati espressi con una certa insistenza bisogni afferenti all'area del
"saper lavorare con gli altri" che investono sia le dinamiche
relazionali e comunicative sia quelle dell'organizzazione come soggetto
complesso.
Nella
predisposizione dei corsi è diventato importante, quindi, raccogliere la
diversità delle esperienze formative e professionali incanalandola in una
riflessione comune in cui il quadro di competenze da costruire per la
gestione di nuove responsabilità all'interno di un sistema diventasse la
risultanza di momenti significativi e arricchenti di incontro e di
convergenza.
In
tal senso gli aspetti "pedagogici" della formazione, più che
costituire componenti a se stanti rappresentano lo sfondo naturale su cui
si innestano tutte le altre argomentazioni, comprese quelle dedicate ad
approfondire le molteplici specificità di area.
Del
resto, una delle richieste che è emersa con evidenza è stata quella di
approfondire le nuove problematiche facendo ricorso all'esperienza in
corso, evitando astrazioni, pure teorie, modelli non misurati con la realtà
dei problemi. E' importante considerare che sussiste, all'interno
dell'universo che è stato preso in considerazione, un notevole patrimonio
di risorse professionali che anche nel processo successivo di formazione
dovrà essere adeguatamente valorizzato.
Ai
fini di un'efficace azione formativa sono sembrate dunque necessarie le
seguenti tappe:
1.
un momento comune di incontro per la messa a punto del quadro di
insieme;
2.
più incontri decentrati sul territorio in gruppi poco numerosi per
approfondire alcune tematiche trasversali, afferenti ai nuovi ruoli
professionali, e contenuti propri di area; caratteristiche dominanti di
tali incontri, forte interattività, scambio di esperienze, assunzione di
impegni comuni;
3.
un incontro successivo al periodo di autoformazione (a seguito
dell'utilizzo del pacchetto multimediale predisposto al Mpi) destinato a
raccogliere i risultati dell'esperienza effettuata e a predisporre impegni
futuri.
Alcune
caratteristiche sociologiche e professionali delle nuove figure
Composizione
per età e anzianità di carriera
L'esame
delle caratteristiche sociologiche generali dei docenti incaricati delle
funzioni-obiettivo nella provincia di Torino ha rivelato alcuni aspetti di
grande interesse. Innanzitutto l'età media, di 46 anni, risulta di poco
superiore a quella dei docenti (45 anni nella nuova ricerca Iard,
nell'Italia settentrionale) e sensibilmente inferiore, invece, a quella
dei capi di istituto (53 anni nel 1997). L'osservazione della
distribuzione presenta, inoltre, alcune particolarità che vanno
sottolineate: quasi la metà dei docenti è compresa nella fascia di età
fra i 45 e 51 anni; al di sopra di questa età si osserva una notevole
rarefazione delle frequenze, come se l'interesse degli "anziani"
per tali funzioni fosse, in genere, irrilevante; esistono, per contro,
numerosi docenti, in particolare nella scuola primaria, di età molto
giovane (intorno ai 30 anni); si registrano pochissimi casi (solo 10) di
docenti oltre i 59 anni. Il range dell'età è compreso fra 26 e 66 anni.
Altro
elemento di interesse ai fini dell'analisi è rappresentato dalla
composizione delle nuove figure professionali secondo il genere. Il dato
di base individua poco più del 72% di donne contro il 28% di uomini. Tale
dato è molto importante perché la percentuale di donne che rivestono le
nuove funzioni non è sostanzialmente dissimile da quella delle docenti in
genere.
Al
momento è difficile interpretare esattamente questo dato, ma una cosa
sembra essere evidente: per la componente femminile, e secondo dimensioni
quantitativamente assai rilevanti, l'investitura delle nuove funzioni
rappresenta un importante elemento di professionalizzazione e di
affermazione, nella prospettiva di assunzione di responsabilità
attraverso l'esercizio di ruoli gestionali.
Se
così fosse assisteremmo alla conferma di un fenomeno assai significativo:
il superamento, per grandi numeri e non solo per una ristretta élite,
della concezione del lavoro nella scuola da parte delle donne come impiego
di nicchia, compatibile con altre forme di impegno, e di per sé non
destinato a particolari attenzioni sul piano della professionalità.
Evidentemente queste sono solo ipotesi da vagliare più approfonditamente
alla luce di altri strumenti di osservazione, ma rappresentano comunque la
spia di una possibile tendenza che, se confermata, assumerebbe effetti
molto rilevanti in futuro sugli assetti organizzativi della vita delle
scuole.
I
grafici che seguono illustrano le caratteristiche delle funzioni obiettivo
nelle scuole della provincia di Torino secondo alcune variabili di
struttura.
Le funzioni obiettivo nei
gradi di scuola secondo il genere, rispetto all'età e anzianità di ruolo
Composizione
per area disciplinare di insegnamento
In
quale misura la disciplina insegnata o, che è lo stesso, l'area
disciplinare di appartenenza può aver influenzato l'adesione all'attività
di funzione-obiettivo? Esiste un nesso fra la disciplina e l'area
funzionale per la quale si lavora? In ogni caso, come si ripartiscono
all'interno dell'universo le varie figure secondo il profilo professionale
derivante dalla disciplina?
Nell'indagine
torinese la notevole molteplicità delle indicazioni espresse in sede di
compilazione del questionario (131 in tutto) è stata ricondotta a 16
"famiglie" di appartenenza. Le relative frequenze sono riportate
nella tabella seguente (valori %):
Doc.
di sc. materna
|
4.8
|
Doc.
di sostegno
|
2.8
|
Settore
filos./econ.
|
2.1
|
Educ.
scuola media
|
5.8
|
S.E.
area linguistica
|
18.4
|
Sett.
Linguist. sec.
|
20.8
|
Settore
artistico
|
0.8
|
Settore
tecnologico
|
3.3
|
S.E.
area matemat.
|
13.8
|
Settore
scient. sec.
|
14.1
|
Educazione
fisica
|
2.1
|
Settore
aziendale
|
1.9
|
S.E.
altre aree
|
2.7
|
Lingua
straniera
|
4.6
|
Religione
|
1.4
|
Altro
|
0.5
|
Non
si può disporre, per un limite di costruzione del questionario, dei dati
relativi alle funzioni gestionali "pregresse". Il problema è
che al di là di alcune classificazioni canoniche (vicario, componente
della G.E., "operatore" a vario titolo, "delegato" per
l'orientamento ecc.) le funzioni più innovative che si sono via via
sviluppate recentemente nell'organizzazione delle scuole sarebbero state
difficilmente riconducibili a codifiche congruenti con le rispettive
specificità.
E'
evidente che l'esperienza accumulata nell'arco degli ultimi dieci anni può
aver svolto un ruolo di forte influenza e di condizionamento da parte dei
collegi nei riguardi di docenti impegnati su progetti particolari (si
pensi, ad es. all'operatore psico-pedagogico o all'operatore tecnologico);
è altrettanto evidente che, in tal senso, possono aver giocato anche
talune preoccupazioni relative alla stabilità dell'organico, soprattutto
laddove alla funzione-obiettivo, eventualmente collegata ad un progetto
particolare, sia stato autorizzato un esonero parziale o totale; oppure
anche in quelle scuole in cui si sperimenta nell'anno in corso l'organico
funzionale, che ha sicuramente reso possibili articolazioni dell'orario di
lezione dei docenti non compatibili in regime ordinari.
L'argomento
ha meritato di essere trattato a parte, seppur brevemente, per due
ragioni:
1)
la rilevanza del ruolo rivestito dai vicari nel processo di
attuazione dell'autonomia, che opportunamente il CCNI ha inteso porre in
evidenza;
2)
la necessità di far un po' di ordine concettuale nella confusione
che si è generata intorno alla presenza o meno dei vicari tra le funzioni
obiettivo o alla loro presunta appartenenza ad una zona neutra che li
vedrebbe esclusi dal contesto delle iniziative in essere per gli altri
docenti.
E'
inevitabile che tale confusione abbia determinato comportamenti assai
diversi nelle scuole, tant'è che rispetto al questionario della ricerca
si sono registrati i seguenti dati:
-
65 scuole (17.3%) non hanno inviato il questionario del docente
vicario, ritenendoli evidentemente estranei all'indagine effettuata per le
altre funzioni;
-
134 vicari (36%) hanno risposto indicando semplicemente tale
funzione senza ulteriori precisazioni;
-
gli altri
(176 pari al 46.7%) hanno risposto indicando puntualmente le funzioni di
cui sono investiti; tra queste prevale quella di "coordinatore delle
attività del POF" (103), seguono quelle di "sostegno al lavoro
dei docenti" (28), di "coordinatore delle attività di
orientamento ed extracurricolari" (15), di "incaricato dei
rapporti con gli Enti esterni o per l'integrazione con il territorio"
(30).
Dunque,
la maggioranza relativa dei vicari della provincia di Torino ha
interpretato la propria funzione nel senso dell'appartenenza alle
funzioni-obiettivo.
Merita
far cenno, a conclusione di questa rassegna di elementi descrittivi, al
fatto che la durata degli incarichi attribuiti dalle scuole torinesi alle
funzioni-obiettivo è, nella stragrande maggioranza dei casi, limitata
all'anno in corso (93.2% del totale). La quota restante, suddivisa fra una
durata biennale (4.5) e triennale (2.3).
----------------------------------------
In
sintesi, dall'indagine torinese è emerso che quello dei docenti
incaricati delle funzioni-obiettivo sembra essere un universo alquanto
mosso, sfaccettato, eterogeneo, che risente indubbiamente delle molteplici
spinte endogene dei diversi ambiti di riferimento. Tale situazione, che
potrebbe essere sintomo di un notevole dinamismo interno al sistema
locale, in questa fase cruciale del passaggio a regime dell'autonomia
dovrebbe essere oggetto di particolare attenzione e approfondimento, al di
là di quanto avvenuto nei corsi di formazione, all'interno dello stesso
processo di riorganizzazione delle scuole autonome in funzione di un
generalizzato incremento del livello qualitativo del servizio offerto.
Alla "sintesi" della relazione finale,
pubblicata nelle precedenti pagine, si uniscono, nel seguito, due
documenti contenuti nella relazione stessa:
1. Il capitolo conclusivo, che delinea le ipotesi di
progettazione dei corsi di formazione per le funzioni-obiettivo.
2. Le frequenze delle risposte agli item del
questionario.
----------------------------------------------------
L'indagine
sui docenti designati per lo svolgimento di funzioni-obiettivo nella
provincia di Torino, in prima applicazione della norma contrattuale
all'inizio dell'a.s. 1999/2000, ha consentito di mettere in evidenza, pur
nei limiti delle sue intenzioni, alcuni aspetti della riorganizzazione
delle scuole in senso autonomistico che merita brevemente riassumere.
In
primo luogo va sicuramente apprezzata la tempestività con cui le scuole
hanno provveduto a tale designazione: è possibile affermare che ciò è
avvenuto senza particolari difficoltà poiché la norma non ha fatto altro
che recepire un'esigenza profonda e maturata nel tempo di
complessificazione dei modelli di servizio scolastico, di cui l'autonomia
è strumento indispensabile.
Al
di là di questo aspetto, sembra soprattutto di poter affermare che
l'investitura delle nuove funzioni, con la massiccia presenza nella prima
area, rappresenta la necessità che oggi le scuole avvertono come
primaria, di concentrare l'attenzione sulla costruzione del piano
dell'offerta formativa (curricoli disciplinari e transdisciplinari,
progetti particolari, gestione degli strumenti di flessibilità resi
possibili con il D.M.179/99, ecc.). Anche la designazione sulle altre
aree, date le specificità dichiarate, richiama la priorità di
quell'obiettivo.
Più
nel dettaglio delle caratteristiche particolari delle funzioni individuate
attraverso il questionario sono emersi dall'indagine alcuni rilievi
interessanti: la significativa e qualificata presenza femminile
nell'ambito di una professionalità rinnovata attraverso più elevate
responsabilità gestionali, la molteplicità di articolazioni attraverso
cui si esercita l'attività delle nuove funzioni in tutti i gradi di
scuola, la ricchezza di disponibilità innovative nella scuola elementare
e materna, le dinamiche composite in atto fra i diversi ordini della
secondaria di II grado.
Rispetto
alla formazione in servizio ed ai corsi da organizzare - che rappresentano
il motivo prioritario dell'indagine - si sono evidenziati bisogni ed
aspettative non sempre omogenei che meritano di essere sottolineati.
Innanzitutto,
una massiccia - e si direbbe generalizzata - concentrazione di esigenze
sul versante del quadro istituzionale dell'autonomia. Ciò è tanto più
comprensibile quanto più si pensa al modo con cui l'intero processo è
stato concepito: non per deduzione, ma per composizione di tessere. Al
termine (o quasi) del processo è sicuramente necessario con le nuove
professionalità intermedie fare il punto della situazione per conferire
maggiori sicurezze di prospettiva.
Sono
poi stati espressi con una certa insistenza bisogni afferenti all'area del
"saper lavorare con gli altri" che investono sia le dinamiche
relazionali e comunicative sia quelle dell'organizzazione come soggetto
complesso. Il fatto è che tali bisogni non affiorano con il medesimo
livello di consapevolezza e di indirizzo all'interno dell'universo
considerato; e ciò, sicuramente, non solo in relazione alla diversità di
esigenze proprie della funzione nei diversi gradi e ordini di scuola, ma
soprattutto alla pluralità degli orizzonti culturali e professionali che
rappresenta un forte elemento di divaricazione all'interno della
categoria. Probabilmente per alcuni le consapevolezze discendono da
esperienze formative e professionali recenti e continuative, per altri,
invece, sono più il frutto di un'intuizione che non di un'esperienza, per
altri ancora sono il risultato di opzioni effettuate per diversità e
contrapposizione rispetto ad altre esperienze.
Forse
è questo l'elemento su cui occorre riflettere e lavorare maggiormente
nella conduzione dei corsi: raccogliere la diversità delle esperienze
formative e professionali incanalandola in una riflessione comune in cui
il quadro di competenze (organizzative, relazionali, ecc.) da costruire per la gestione di nuove responsabilità all'interno di un
sistema diventi la risultanza di momenti significativi e arricchenti di
incontro e di convergenza. Soprattutto rispetto alla finalizzazione
didattico-formativa dell'operare di tutti, anche laddove l'azione
specifica è più ricca di contenuti specialistici e tecnici.
In
tal senso gli aspetti "pedagogici" della formazione, più che
costituire componenti a se stanti dovrebbero rappresentare lo sfondo
naturale su cui si innestano tutte le altre argomentazioni, comprese
quelle dedicate ad approfondire le molteplici specificità di area.
Del
resto, una delle richieste che emerge con evidenza nelle osservazioni
finali del questionario è quella di approfondire le nuove problematiche
facendo ricorso all'esperienza in corso, evitando astrazioni, pure teorie,
modelli non misurati con la realtà dei problemi.
Ai
fini di un'efficace azione formativa sembrano dunque necessari:
4.
un momento comune di incontro per la messa a punto del quadro di
insieme;
5.
più incontri decentrati sul territorio in gruppi poco numerosi per
approfondire alcune tematiche trasversali, afferenti ai nuovi ruoli
professionali, e ai contenuti propri di area; tali incontri dovrebbero
essere connotati da forte interattività, scambio di esperienze,
assunzione di impegni comuni;
6.
un incontro successivo al periodo di autoformazione (a seguito
dell'utilizzo del preannunciato pacchetto multimediale predisposto al Mpi)
destinato a raccogliere i risultati dell'esperienza effettuata e a
predisporre impegni futuri; la formazione programmata per quest'anno,
infatti, non potrà essere che un momento iniziale di un processo con più
ampia prospettiva.
E'
importante considerare che sussiste, all'interno dell'universo che abbiamo
preso in considerazione, un notevole patrimonio di risorse professionali
che nel processo di formazione dovrà essere adeguatamente valorizzato.
Al
di là di questi obiettivi, l'indagine ha anche la modesta ambizione di
rappresentare, per le scuole e per i singoli docenti, uno strumento di
lettura del proprio contesto operativo per comparazione e confronto con
gli indicatori di tendenza e i rispettivi indici che sono stati
evidenziati. Per i docenti, in particolare, la proposizione dei cluster
altro non vuol essere che un'occasione o un'opportunità per leggersi
rispetto ad un insieme.
Il
risultato di questi confronti potrebbe condurre, al termine della prima
attività di formazione, ad un ulteriore approfondimento dell'indagine
attraverso un approccio più qualitativo che statistico, capace di far
emergere le esperienze di qualità e di eccellenza per una loro
proposizione esemplare all'interno del sistema locale e delle iniziative
di rete.
Questionario e
frequenze (%)
|
Genere
|
Uomo
Donna
|
27.9
72.1
|
|
1
|
Area
disciplinare o disciplina insegnata
|
Docenti
scuola materna
Sc.
elementare area linguistica
Sc.
elementare area matematica
Sc elementare
altre aree
Docenti di
sostegno
Educazioni
scuola media
Sett.
Linguistico scuola sec.
Lingue
straniere
Sett
scientifico scuola sec.
Filosofia/economia
Discipline
artistiche
Educazione
fisica
Religione
Discipline
tecnologiche
Discipline
aziendali
Altro
|
4.8
18.4
13.8
2.7
2.8
5.8
20.8
4.6
14.1
2.1
0.8
2.1
1.5
3.3
1.9
0.5
|
|
2
|
Ore
settimanali di insegnamento che conserva
nel
corrente a.s. (da 0 a 25)
|
Varie
|
|
|
3
|
E'
docente vicario?
|
SI
NO
|
24.6
75.4
|
|
4
|
Anni
di servizio di ruolo
|
Fino a 12 anni
13-18 anni
19-24 anni
oltre 24 anni
Media generale: anni 18.2
|
17.0
36.7
26.8
19.5
|
|
5
|
Anno
di nascita (variabile convertita in anni di età)
|
Fino a 39 anni
40-45 anni
46-50 anni
oltre 50 anni
Media generale: anni 46
|
14.4
29.0
34.0
22.6
|
|
6
|
Comune in cui
è situata la scuola
|
139 comuni della provincia oltre
a Torino
|
|
|
7
|
Scuola
in cui presta servizio
|
Materne
Elementari
Medie
Istituti
comprensivi
Liceo cl/sc.
I.M.
ITCG/ITF
ITIS/ITA
IPSCT/IPSAR
IPSIA/IPAg
Liceo art/Ist
arte
|
5.6
35.9
30.6
3.0
8.2
6.4
3.8
2.4
2.6
1.5
|
|
8
|
Numero
classi della scuola
|
Fino a 15 cl
16-24 classi
25-41 classi
oltre 41
classi
|
12.1
21.3
51.2
15.4
|
|
9
|
Distretto
scolastico n.
|
Ripartizione
per zone:
Torino città
Area
metropolitana
Valsusa
Pinerolo/area
sud-ovest
Ciriè-Lanzo-Ivrea
|
38.5
28.9
7.5
10.6
14.4
|
|
10
|
A
quale/quali delle aree è riconducibile la funzione da Lei svolta
(indicare max due aree, secondo l'ordine numerico indicato
nell'allegato 3 del CCNI del 31.8.99?
|
Area 1
Area 2
Area 3
Area 4
|
42.4
27.3
19.3
10.8
|
|
|
Area
aggiuntiva di impiego in una funzione
|
Area 1
Area 2
Area 3
Area 4
|
8.4
35.4
35.4
20.7
|
|
11
|
Descrizione
sintetica della/e funzione-obiettivo
|
(vedi tabella riassuntiva a pag. 19)
|
|
|
12
|
Per
quanti anni è stato attribuito l'incarico?
|
Un anno
Due anni
Tre anni
|
93.2
4.5
2.3
|
|
13
|
Rispetto
ai corsi di formazione previsti dal contratto per le funzioni
obiettivo, lei pensa che sia più opportuno:
Un'organizzazione
il più possibile decentrata formando gruppi appartenenti a gradi e
ordini diversi di scuola.
Un'organizzazione
anche poco decentrata ma che rispetti il più possibile la divisione
per gradi e ordini.
Un'organizzazione
che divida la scuola elementare e media da un lato, la superiore
dall'altro
|
53.2
21.5
25.3
|
|
14
|
Secondo
lei, è in ogni caso importante che nell'organizzazione dei corsi
venga dedicato un significativo tempo di lavoro ad approfondire temi
comuni per aree di impegno operativo delle diverse funzioni
|
E'
non solo importante, ma fondamentale
E'
importante, ma non decisivo
E'
abbastanza indifferente
|
49.3
47.5
3.2
|
|
15
|
Secondo
il suo parere, nella parte teorica della formazione, quale
importanza può essere attribuita a ciascuna delle seguenti aree di
contenuti (attribuire un valore compreso fra 1 e 4
a ciascuna delle aree indicate: 1 = non serve o serve poco; 2
= è abbastanza importante; 3 = è molto importante; 4 = è
assolutamente decisivo)
|
|
15/1
|
Principi
generali di cultura dell'organizzazione
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
15.0
40.6
30.5
13.9
|
|
15/2
|
Teoria
e tecniche del controllo di gestione
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
7.7
25.9
41.5
24.9
|
|
15/3
|
I
fondamenti dell'organizzazione
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
5.2
28.0
42.1
24.7
|
|
15/4
|
Teoria
della formazione e promozione delle risorse professionali
|
Non serve o
serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
6.0
21.6
43.9
8.6
|
|
15/5
|
Teorie
della comunicazione e della relazione
|
Non serve o
serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
3.9
13.5
38.5
44.1
|
|
15/6
|
Teorie
della leadership
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
18.2
34.6
32.6
14.6
|
|
15/7
|
Teorie
metadidattiche generali
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
10.5
30.5
37.9
21.1
|
|
15/8
|
Psicosociologia
dell'età evolutiva
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
14.2
32.5
30.2
23.1
|
|
15/9
|
Politiche
dei sistemi educativi
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
11.2
41.2
35.3
12.3
|
|
15/10
|
Normativa
sull'autonomia
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
3.3
16.9
36.8
44.0
|
|
15/11
|
Principi
di amministrazione pubblica
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
21.8
44.0
27.1
7.1
|
|
15/12
|
Ruolo
e funzioni dei soggetti pubblici nella riforma
autonomistica
|
Non
serve o serve poco
E'
abbastanza importante
E'
molto importante
E'
assolutamente decisivo
|
9.3
28.4
40.8
21.5
|
|
|
Altri
argomenti che possano interessare
|
Ha risposto il
14% - v. pag.29
|
|
16
|
Eventuale
formazione già effettuata sulle precedenti aree:
|
Area
1. - SI 24.8 per ore: M = 34 ore
NO 75.2
Area
2. - SI 50.9 per ore: M = 38 ore
NO 49.1
Area
3. - SI 57.4 per ore: M = 51 ore
NO 42.6
Area
4. - SI 24.4 per ore: M = 17 ore
NO
75.6
|
|
17
|
Ovviamente
una parte importante dei corsi dovrà essere destinata ad
approfondimenti operativi (simulazioni, lavori di gruppo, stesura di
progetti, ecc.); quale potrebbe essere, a suo parere la percentuale
di tempo da destinare a questi aspetti, sul totale di 30 ore?
|
Circa
il 75%
Almeno
il 50%
Fra
il 20% e il 50%
|
8.6
49.9
41.5
|
|
18
|
L'articolazione
delle attività di formazione, a suo avviso, come dovrà essere
distribuita?
|
Solo
nei pomeriggi
In
poche giornate intensive
|
14.6
85.4
|
|
19
|
Ritiene
utile un incontro iniziale di mezza giornata tipo convegno,
riservato ad un numero molto elevato di partecipanti
1. SI
2. NO
|
SI
NO
|
45.2
54.8
|
|
20
|
Osservazioni
sulle funzioni-obiettivo e/o sui corsi di formazione
|
Ha
espresso osservazioni il 30%
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|