La Pineta in chiaro e scuro

 

La pineta di Ostia la conosciamo tutti, chi prima o poi non ha fatto un picnic estivo all’ombra dei grandi verdi pini della splendida macchia mediterranea di Castel Fusano. Certo il primo impatto quando si arriva dal lungo mare, l’unica entrata raggiungibile da Ostia perché la strada sul Canale dei Pescatori è ancora percorribile solo verso il lungomare …. , è quello di una zona verde un po’ trasandata. Le lampade dei lampioni sono rotte, qualcuno è divelto, i contenitori delle immondizie sono pieni e sgangherati.

Le ombre sono però subito rischiarate dal piccolo, pulito, tutto sommato caratteristico, bar della signora Maria che oramai è diventata una istituzione. Sul piazzale antistante sono allineati in bell’ordine i tavoli dove si danno appuntamento, per due chiacchiere i pensionati, quelli che arrivano dopo un giro in bici, e noi che abbiamo fatto footing. All’entrata del bar c’è il cavalluccio che per un euro dà ai bambini la sensazione di fare una cavalcata, accompagnati dalla musica da luna park che dovrebbe ricordare un film di cowboy. Per me prendere il caffé con gli amici, respirando al sole l’aria pulita che porta il sapore del vicino mare e vedendo un bambino che è felice solo perché il cavallo meccanico dondola e una musica metallica lo accompagna è una sensazione profonda di una semplicità unica. Da anni sicuramente il sabato mattina e in ogni caso quando posso durante la settimana sono in pineta a correre.

Lavorando al centro della città la dose di smog giornaliera è garantita quindi cerco di compensare con un po’ di ossigeno.

Spesso quando non si discute dei “massimi sistemi” si parla delle condizioni della pineta, il grosso incendio del ….. ha dato un duro colpo all’integrità del bosco ma anche i tagli dei pini che a detta dei “tagliatori” dovevano essere malati, all’occhio di un profano come me i tronchi recisi sembravano integri, hanno peggiorato la situazione. Sulle stradine interne dovunque sonosparsi pezzi di tronchi, pezzetti di legno e materiali residui delle operazioni del taglio. I primi tempi era quasi impossibile correre con tutti quei rami in terra. Oggi l’azione del tempo e il nostro ripetuto passaggio ha riaperto i sentieri,

 

ma tutto intorno è ancora uno sfacelo. I “tagliatori” oltre a non pulire hanno anche rotto, probabilmente facendoci schiantare sopra i tronchi, una delle panche e la sbarra che qualche volenteroso aveva allestito e messo a disposizione di tutti noi frequentatori del parco. Anche i grossi pini caduti restano a terra e come giganteschi mostri immobili ci guardano, quando passiamo. Certo in alcuni punti la pineta sembra proprio malata e a me pare che la sua sorte sia affidata in gran parte alla forza della natura. Non che questa ultima non abbia delle buone armi per difendersi, ma anche le istituzioni preposte potrebbero fare di più e se non di più meglio di quel che fanno.

A questo punto visto che parliamo di istituzioni vorrei fare due proposte, una riguarda le forze di sicurezza: sarebbe importante pattugliare con regolarità la pineta per tenere sotto controllo il territorio evitando così di far “imboscare” ogni genere di irregolari ottenendo un livello di sicurezza migliore per consentirebbe anche al gentil sesso di correre in tranquillità; un’ altra riguarda i politici: la pineta è tagliata in due dalla Colombo, un piccolo ponte pedonale anche in legno restituirebbe continuità al parco. Certo si potrebbe parlare di punti attrezzati per il picnic, ci sono alcuni residui di vecchi interventi, ma forse si chiede troppo. Una visibile politica dei piccoli passi in una costante direzione sarebbe già sufficiente.

            Buona passeggiata in pineta a tutti voi.

                 

                                                          Antonio Buratti

 

Donne lavoratrici e donne manager nel terziario

 

 Sappiamo che negli ultimi anni l’ aumento dell’ occupazione femminile si è manifestata soprattutto nelle attività terziarie, nelle quali sono impiegate i tre quarti delle lavoratrici. Le donne hanno dimostrato una buona capacità di adattamento alle nuove forme contrattuali atipiche, infatti, i contratti a tempo parziale nell’ ultimo anno hanno fatto segnare una crescita cinque volte superiore per le donne rispetto agli uomini (+17,3% contro +3,2%).

L’anno 2004 si è chiuso positivamente per la donna lavoratrice. Infatti i dati ISTAT di gennaio

registrano una crescita rispetto all’ anno precedente dell’ occupazione femminile del 2,7%, nettamente più elevata di quella maschile (+1,2%). Il tasso di occupazione della popolazione femminile in età lavorativa nel gennaio 2005 è risultato pari al 41,5% mentre quello complessivo pari al 54,9%. Sono aumentate anche le iniziative imprenditoriali: i dati Movimprese rilevano che circa un terzo dei manager è donna. In particolare, secondo dati INAIL, le imprese a carattere artigianale dirette da donne sono circa il 16%, di queste oltre la metà operano nei servizi, superando in questo settore il numero dei titolari uomini. La parte restante si concentra, prevalentemente, nell ’ industria manifatturiera.

LAVORARE IN GRAVIDANZA, UN RISCHIO AGGIUNTO

L ’ esposizione della donna in gravidanza ad alcuni agenti fisici, chimici e biologici presenti nell ’ ambiente di lavoro può mettere in pericolo la salute delle gestanti e soprattutto incrementare sia il rischio di teratogenesi, cioè di malformazioni nel nascituro, sia l ’ eventualità di aborti. La suscettibilità ai teratogeni è diversa secondo il genotipo, la specie del soggetto esposto, ma anche secondo la variabilità individuale. Questa diversa reattività, iscritta nella conformazione genetica, quindi, è una qualità innata come nel caso, tristemente noto, della talidomide: un teratogeno al quale gli umani, e in generale i primati più elevati come i babuini, sono estremamente sensibili, a differenza di quasi tutti gli altri mammiferi che sono resistenti. Passando ai teratogeni occupazionali, questi sono classificati in fisici, chimici e biologici. Fisici come le radiazioni ionizzanti, le vibrazioni, le microonde; chimici come le sostanze antineoplastiche, i solventi organici, le sostanze chimiche usate nell ’ industria delle materie plastiche; biologici come gli agenti infettivi. Il pericolo, per la salute della donna e del nascituro, viene anche dalle condizioni di lavoro e dal processo operativo. Un caso esemplare è quello della movimentazione manuale dei carichi, molto rischiosa per la salute della donna in gravidanza; i cambiamenti legati all ’ incremento della lordosi lombare, infatti, lo spostamento del centro di gravità, la riduzione della capacità di flessione ed estensione del bacino e del tronco causati dall ’ addome sporgente, determinano un maggior affaticamento e una riduzione della capacità di resistenza al carico. E ’ importante, per prevenire l ’ insorgenza di lesioni, che le donne imparino a familiarizzare con i principi dell ’ ergonomia e con la tecnica corretta del sollevamento dei pesi.

 

                              Federica Santos e Francesca Buratti

 

Odysseus: luci e ombre nella <<dance opera>>          di Renato Greco

 

<<Narrami o Musa dell’eroe multiforme che tanto vagò>>… Così Omero introduce il poema di Ulisse, epopea di gesta eroiche e sentimenti affatto umani, viaggio del mortale che, forte dell’acuto ingegno accompagnato dal senso caratterizzante della pietas, riuscì a compiere il <<folle volo>> con la volontà ferma di oltrepassare i limiti della conoscenza umana. Le peregrinazioni di Ulisse sono fonte inesauribile di continue rivisitazioni artistiche, gli spunti lirici e umani che ci giungono da un canto così lontano nei secoli ma quanto mai attuale, infiniti. E quando il testo omerico funge da base letteraria incontaminata all’opera di un coreografo del calibro di Renato Greco, ecco che il risultato non può che essere soddisfacente. L’Odysseus armonizza in perfetta simbiosi danza, musica e poesia, esprimendo con una concretezza quasi palpabile, stimolante, i sentimenti più alti che l’anima umana possa concepire. Sulle note di Dino Scuderi si muove l’Ulisse impetuoso e chiaro nelle movenze di Luca Notari, a cui presta la voce Franco Favaro. Il timbro caldo e carezzevole di Ennio Coltorti, alterna alle scene danzate e cantate, la recitazione di alcuni versi tratti dall’Odissea di Omero, mentre un gioco sapiente di luci e ombre colora di sé l’atmosfera, interpretando i sentimenti nella divisione cromatica delle sfumature. Le scenografie di Massimo Roth e i costumi di Alessandra Saroli contribuiscono a saldare l’omogeneità del tutto, e lo spettacolo si snoda attraverso momenti di graziosa leziosità, come la danza iniziale sulla spiaggia di Nausicaa e delle sue ancelle, a momenti di voluttà sensuale con Circe, ad altri di tensione e pathos con la scena della distruzione di Troia o durante la discesa nell’Ade. Forse un po’ forzata la scena dell’universo/famiglia, un po’ troppo forte e lontana dalla linea omerica, più sottile, ma comunque giustificata nel suo significato quale uno dei motivi portanti dell’Odissea. Tessuti, colori, suoni, immagini visive palpitanti e vive, ottenute da una ricercatezza coreografica all’effetto ottico quasi impeccabile, fanno di questa <<dance opera>> come lo stesso Greco l’ha definita, uno spettacolo completo e coinvolgente, che riesce a fornire un quadro panoramico dell’arte nelle sue diverse manifestazioni. L’opera, rappresentata per la prima volta al Colosseo il 19 Maggio scorso, in occasione della VII Settimana della Cultura, dedicata alla memoria di Karol Wojtyla, Sua Santità Giovanni Paolo II, è stata in scena al Teatro Greco fino al 5 Marzo.

 

  Maria Emanuela Lattanzi

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