Chi era Galla Placidia?
Principessa romana (nata nel 390 d.C. circa e morta nel 450), figlia dell'Imperatore Teodosio I. Presa in ostaggio dal re visigoto Alarico nel 410 ne sposò il cognato Ataulfo. Morto questi e sposato il patrizio Costanzo, fu reggente (435-437) per l' Imperatore Valentiniano III, suo figlio, attenta soprattutto a mantenere un rapporto di fedeltà verso il papato.
Siamo nel 402 d.C. barbari a valanga. Stilicone, generale a sua volta di origine barbarica, fedele a Roma e al servizio dell'Imperatore Onorio affronta e scendono i Attila e i suoi Unni e li batte costringendoli alla fuga. Subito dopo calano, prevenienti da Danubio, gli Ostrogoti, sorpassano l'imprendibile Ravenna, dove s'è rintanato Onorio e raggiungono Roma, prendendola d'assedio. Dentro alla città eterna, insieme ai senatori e alla sua corte, è prigioniera Galla Placidia, sorella dell'Imperatore Onorio. Dopo due anni di assedio, nel 410, i barbari entrano in Roma e la saccheggiano. Galla Placidia, riparatasi in una chiesa, viene catturata e portata al cospetto di Alarico I, re dei Visigoti. Pare proprio che Alarico fosse rimasto turbato dall'apparizione della giovane figlia dell'imperatore; come ci assicura più di uno storico, la nobile fanciulla divenne l'amante del maturo re dei Visigoti. Ma la figlia dell'ultimo imperatore romano è un ostaggio troppo prezioso; il consiglio dei capi decide che Galla Placidia verrà data in sposa ad Ataulfo, giovane e valoroso ufficiale dei Visigoti, fratello della moglie di Alarico. La nostra eroina viene avvertita dell'imminente trasloco in altro letto direttamente dall'amante stesso. Ataulfo è uno splendido uomo ben educato, che parla latino, se pur con forte accento germanico, e che le sorride dolce ed estasiato. Ma Alarico è preso da una botta di gelosia travolgente e scopre di non poter vivere senza la sua divina farfalla. Spedisce Ataulfo, prima che si celebri il matrimonio. A Roma, delegato di guarnigione. Si carica la giovane amata sul carro più bello ed alla testa di tutto l'esercito comprese donne, bambini e bestiame si avvia alla volta dello stretto di Messina dove l'attende una flotta di centinaia di navi che li dovrà portare sulla costa siriana dove il grande re ha deciso di vivere beato. Non si sa bene cosa successe; sembra che appena fuori del porto di Reggio una terrificante tempesta distrusse la flotta. Alarico morì e Galla Placidia si salvò. La delicata farfalla, vedova del focoso leone venne presto raggiunta da magnifico Ataulfo, suo promesso sposo. La carovana matrimoniale risale costeggiando il Tirreno, sorpassa Genova e raggiunge Narbonne, nella cui cattedrale si celebra il matrimonio. Ataulfo è davvero il suo primo grande amore. Negli stessi giorni Ataulfo viene incoronato re dei Visigoti. Galla Placidia, solo dopo qualche giorno, è già gravida. Ataulfo non vive che per lei. Ataulfo, verso la fine del 415 è costretto a recarsi in Spagna per affari di normale conquista, saccheggio e rapina. E' laggiù che il giovane re riceve la notizia della nascita di suo figlio Teodosio II, ma non fa in tempo ad essere informato della repentina morte del neonato che quasi immediatamente viene ucciso in una rissa da un compagno d'armi. Disperata, la povera Galla Placidia può finalmente tornare a casa: a Ravenna. Ma il re visigoto che prende il posto di Ataulfo chiede a Onorio un pesante riscatto: 600.000 misure di farro. Riavutala a corte il fratello, nel 417, la manda in sposa a Costanzo, generale ungaro-croato più che maturo e di stazza esagerata. Puntuale, nella primavera del 418, partorisce una figlia. Galla Placidia è una donna inquieta, che non accetta di vivere in sottotono nel ruolo della buona moglie tutta casa, letto e chiesa. Dà consigli al marito. Consigli che assomigliano più a degli ordini, gli impone di controllare e dirigere l'economia del governo, compresa la macchina delle tassazioni. Il 2 luglio 419 nasce a Ravenna Valentiniano, bello, sano e di buon peso. Due anni dopo Costanzo muore. I cronisti ufficiali del tempo informano che il marito di Galla Placidia era deceduto soffocato dall'inattività e dal tedio. Qualcuno specifica che Tedio e Inattività erano i soprannomi di due sgherri di Onorio. "Destino crudele, due mariti, due bare". Galla cade in grave crisi, soprattutto quando i giudici la invitano a rimborsare i denari che il marito aveva estorto, da vivo, a un gran numero di cittadini e sudditi. Galla Placidia si trova coi suoi figlioli a Costantinopoli, quando la raggiunge la notizia che l'Imperatore Onorio sta male. Qualche giorno dopo muore (423). La famiglia imperiale torna a Ravenna. Passano gli anni, il piccolo imperatore, Valentiniano III è divenuto ragazzo e, per la giovane età, viene guidato dalla madre. La sorella Onoria s'è fatta fanciulla di notevole bellezza. Si fa sedurre da un giovane della corte (o fu lei a sedurre il suo "procuratore"); gli amanti, colti in fallo, vengono sciolti dall'amplesso con grande clamore. Il giovane viene giustiziato e alla fanciulla l'imperatrice promette il convento. La giovane, disperata e piena di rancore verso la madre assassina del suo amante, invia uno schiavo da Attila, in Pannonia per comunicare al terribile re la sua volontà di offrirsi come sposa. Lo invita a scendere in Italia per venire a liberarla. Dovrà solo eliminare sua madre e il fratello, quindi, finale trionfante, dovrà impalmarla. Il congiungimento gli darà l'immediato diritto di farsi eleggere imperatore. Galla Placidia scopre il tradimento ed ordina che la figlia venga spedita in convento e tenuta in clausura, praticamente murata viva.
Questa era l'Italia intorno al 400 d.C.: guerre, massacri inauditi, popoli intieri costretti a emigrare in lunghedisperate carovane da una terra all'altra, dolore e violenza a ogni passo. E tutt'intorno criminali scoperti o truccati da benefattori che succhiano l'ultimo sangue ai disperati. Roma è completamente svuotata della sua popolazione. Abbandonata anche dai gatti e dai topi…
CROCE MOSAICO
Mausoleo di Galla Placidia
Galla Placidia (386-452), sorella di Onorio, l'imperatore romano che trasferì nel 402 la capitale dell' impero d'occidente da Milano a Ravenna, fece costruire intorno al 425-450 fece costruire da un artista di cui non si sa il nome questo piccolo Mausoleo, un edificio a forma di croce latina oggi famoso per lo splendore dei mosaici. L'esterno dell'edificio è molto semplice, in contrasto con la ricchezza della decorazione musiva dell'interno, la più antica di Ravenna. I mosaici rivestono le pareti delle colte, delle lunette e della cupola. I temi iconografici sviluppati nelle decorazioni rappresentano il tema della vittoria della vita sulla morte, in accordo con la destinazione funeraria dell'edificio.
L'incanto del cielo stellato di Galla Placidia
L'atmosfera del mausoleo di Galla Placidia è sicuramente magica: entrando nel piccolo edificio a croce latina si rimane colpiti dall'improvviso passaggio dalla luce del giorno alla riproduzione dell'atmosfera notturna. Azzurro notte è la cupola, cosparsa di stelle con la gran croce d'oro al centro, azzurro vivido il fondo delle volte, con calici bianchi e rossi, incorniciate da greche di colori rutilanti. Nelle lunette le figure del Buon Pastore (lunetta sopra l'ingresso), di san Lorenzo (lunetta di fondo), dei cervi alla fonte (lunette dei bracci trasversali), degli Apostoli (lunette del tamburo) sembrano emergere da uno spazio arcano. Le innumerevoli stelle della cupola hanno colpito la fantasia e la sensibilità dei visitatori di Ravenna. Si narra che Cole Porter, in viaggio di nozze nella nostra città alla fine degli anni '20 rimase talmente colpito dall'atmosfera del piccolo mausoleo, che compose la sua famosissima Night and Day pensando al cielo stellato di Galla Placidia.
La pianta dell'edificio è a croce latina e presenta una leggera quanto anomala caratteristica: i bracci sono impercettibilmente torti verso ovest, con l'effetto di non formare mai angoli precisamente retti; tutto il mausoleo, inoltre, si presenta oggi interrato per circa un metro e mezzo, falsando così la percezione delle sue reali proporzioni, decisamente più slanciate. L'edificio che originariamente era annesso alla Chiesa di Santa Croce da un portico oggi purtroppo scomparso, è fatto risalire attorno al 450.
All'interno la ripartizione delle superfici della volta crea sei principali aree sulle quali si sviluppa l'apparato iconografico: le volte a botte dei bracci, ornate da volute d'acanto; le volte a botte della navata, decorate con figure geometriche circolari; le lunette dei bracci, su ciascuna delle quali è raffigurata una coppia di cervi che si abbevera; le lunette della navata, con il mosaico del Buon Pastore e il martirio di San Lorenzo; i quattro lunettoni del tiburio con le figure degli apostoli; infine, la cupola con la volta stellata. Nella Cupola del tiburio, infatti, vi è rappresentato un cielo notturno, con la croce centrale e il firmamento di piccole stelle a otto punte, che si dipartono da essa.
Quattro esseri alati, simbolo degli evangelisti nella metafora introdotta da Ezechiele, sostengono idealmente la volta del firmamento; nell'immagine l'aquila e il bue simboleggiano Giovanni e Luca.
Il messaggio che milioni di minuscole pietre lucenti, animate da mani di artisti, costruiscono nel Mausoleo di Galla Placidia è veramente appassionante ed affascinante. In tre dei quattro bracci, in quanto uno è occupato dall'ingresso,sono collocati tre sarcofagi di diversa datazione; secondo la leggenda Galla Placidia è sepolta nell'arca di fronte all'ingresso, ma è impossibile che sia così perchè Galla Placidia morì a Roma e non fu mai sepolta a Ravenna.
Innalzandosi verso la volta, il tamburo forma quattro lunettoni; su ciascuno dei quali si trovano due figure virili separate da una stretta finestra, chiusa con una lastra di alabastro; ai piedi della finestra è sempre presente una coppia di colombe che si abbevera, mentre verso la sommità del cielo una valva di conchiglia decorata a festoni di perle chiude l'orizzonte.
Sempre in tema di decorazioni si può ricordare quella della navata una fantasia di motivi geometrici e vegetali su fondo blu.
Sopra l'ingresso si trova la raffigurazione del Buon Pastore; il Cristo è visto come un giovane glabro con le insegne della regalità, il manto purpureo e la veste d'oro , circondato da un gregge che si protende verso di lui.
Infine opposta all'ingresso troviamo la raffigurazione del martirio di San Lorenzo; sulla sinistra una teca conserva i quattro Evangeli, sulla destra una figura virile stringe in una mano una croce astile e nell'altra un libro aperto, su cui campeggiano caratteri ebraici; nel centro, al di sotto della finestra, una grande graticola, strumento del supplizio di San Lorenzo, rende riconoscibile la rappresentazione. All'interno dell'edificio i bracci hanno volta a botte, mentre al centro vi è un largo tiburio da cui si eleva la cupola impostatas su quattro lunettoni; la luce penetra attraverso sette feritoie chiuse da lastre di alabastro, una al centro di ogni braccio - tranne quello dell'ingresso - e quattro sul tiburio.
L'impressione più forte per chi entra è sicuramente data dalla tonalita turchina dominante sui verdi, sui rossi, sugli ori ed i bianchi, che ne punteggiano scintillando la superficie.
Sulla lunetta di fronte all'ingresso è effigiato S. Lorenzo che corre verso il martirio. Nel mosaico delle volte e delle lunette greca prospettica, cervi simbolici sono riprodotti un grande festone di frutta, una che si dissetano fra variopinti fogliami, rami d'acanto e tralci di vite, colombe abbeveranti e otto figure di Apostoli. Nei pennacchi della cupola stanno i simboli dei quattro Evangelisti, mentre la calotta è tutta cosparsa di stelle con la Croce nel centro del Redentore col piede rivolto verso il lato che reca le figure di S. Pietro e S. Paolo. Sopra all'ingresso visibile soltanto in uscita la lunetta che raffigura il Cristo-Buon Pastore assiso al centro di un paesaggio idilliaco fra le pecorelle del suo gregge.
Il mausoleo di Galla Placidia oggi rimane uno dei tesori più importanti ed imponenti di Ravenna e del patrimonio culturale italiano.