Il testo che il laboratorio di teatro italiano propone per la messa in scena, quest’anno, è “Il cerchio di gesso del Caucaso” di Bertold Brecht. Il cuore di quest’opera e il suo tema centrale può essere riassunto in una profonda riflessione sui temi dell’essere e dell’avere, in quanto scelte esistenziali. Ma, come sempre nella drammaturgia dell’autore, l’argomento è affrontato con una concretezza ed una pragmaticità totale e si serve prima di tutto della leggenda, della fiaba, come strumento narrativo di elezione. La storia che si racconta è quella di una sguattera di palazzo – in un tempo ed in un luogo indecifrabili ed imprecisati e, tanto più, favolosi e insieme sempre attuali – che, allo scoppiare di una sanguinosa rivolta, salva la vita al figlio del Governatore messo a morte. La sua fuga insieme al neonato ci porrà di fronte al tema: si è genitori o si ha un figlio? La domanda, naturalmente, va estesa a tutte le categorie del vivere umano ed è proprio in questa direzione che il lavoro laboratoriale, che ha portato alla messa in scena, si è sviluppato. Abbiamo cercato di cogliere le contraddizioni dei ruoli imposti, come categorie dell’avere, e quella delle scelte e degli slanci, come categorie dell’essere.
La precisa scelta registica, che asseconda pienamente il testo brechtiano, è stata quella di lavorare sul registro comico e grottesco della narrazione e sul potenziale corale e buffonesco del testo, bilanciando così il peso della riflessione con la licenza e la leggerezza del gioco teatrale.
Regia: Francesca Satta Flores; Aiuto regia: Carlotta Chiari; Assistente alla regia: Luigi Pulvirenti.