Il Corano
Il Corano ("la Lettura" per eccellenza), è libro sacro dei musulmani. Comprende 114 capitoli in prosa rimata, chiamati sure (surat), ordinati secondo il criterio inverso della lunghezza, dalla sura II (256 versetti) alla CX (3 versetti), o alla CXIV (6 versetti). Ognuna di queste sure è divisa in versetti (ayat) e ha un suo nome particolare, tratto da qualche vocabolo o episodio in essa contenuto.
Gli studiosi si accordano con l'ortodossia musulmana (secondo la quale la rivelazione sarebbe discesa su Maometto, tramite l'arcangelo Gabriele, direttamente da Dio, che essa considera il vero e solo autore dell'opera) soltanto nel ritenere che il testo coranico, così come ci è pervenuto, non sia stato scritto da Maometto, che lo avrebbe trasmesso oralmente; esso fu scritto, su vario materiale (ossa piatte, foglie di palma, ecc.), dai discepoli del Profeta, e raccolto soltanto dopo la sua morte. Non v'è dubbio, comunque, che nel suo insieme il Corano è sostanzialmente opera di Maometto. Circa il tempo di composizione si accetta la tradizione musulmana che la pone nei ventitré anni che intercorrono tra la prima rivelazione (anno 609 d.C.) e la morte del Profeta (632).
Secondo una tradizione islamica sarebbe stato il primo califfo, Abu Bakr, che per consiglio di 'Umar I avrebbe ordinato al segretario di Maometto, Zayd ibn Thabit, di radunare tutto quello che si trovava già scritto o affidato alla memoria a proposito del libro sacro; questi l'avrebbe sistemato in capitoli e gli esemplari del libro sarebbero stati diffusi in molte province; il terzo califfo, 'Othman (644-656), poiché il testo si era alquanto corrotto, avrebbe incaricato quattro dotti di scrivere, insieme con Zayd ibn Thabit, un certo numero di esemplari autorizzati, e di distruggere tutti gli altri. Tuttavia per varie ragioni seguitarono e seguitano tuttora a esistere alcune varianti del Corano. Attualmente le due redazioni autorizzate sono quella cufense, usata in Egitto e nei paesi orientali limitrofi, e quella medinese, usata in tutto il resto del mondo islamico.
Il contenuto del Corano è estremamente vario. Una delle prime distinzioni, da tutti ammessa, è la seguente: sentenze, cioè parte giuridica e normativa ; storie, cioè parte leggendaria; parenesi, cioè esortazioni mescolate con altro materiale. La parte leggendaria, oltre a racconti biblici, talvolta travisati, contiene anche molte leggende di origine diversa; la parte parenetica è forse quella che contiene i brani più belli come l'esortazione al monoteismo, alla penitenza, alla vigilanza per la fine del mondo e per il giudizio universale.
La lingua del Corano è l'arabo classico; l'opera, considerata il modello della più pura lingua araba, è il primo grande libro della letteratura musulmana.
Per la lettura liturgica il Corano è diviso in trenta sezioni di uguale lunghezza, chiamate giuz', e in sessanta parti chiamate hizb; queste parti vengono recitate salmodiando durante le cerimonie. La recitazione dell'intero libro (khatm) è considerata particolarmente meritoria.
L'ortodossia islamica proibisce le traduzioni del Corano in lingue straniere, ma alcune sette ammettono queste versioni. Dopo la costituzione della repubblica turca il governo di Ankara ne fece curare una traduzione in turco; nel 1955 l'università del Cairo Al-Azhar si pronunciò invece contro la diffusione del Corano in inglese. La prima traduzione europea fu quella dell'abate di Cluny Pietro il Venerabile (1092-1156), pubblicata solo nel 1543; celebre e ancora utile è la grande opera di L. Marracci, Alcorani textus universus (1698). Fra le più recenti edizioni italiane si ricorda quella del Bonelli (1929 e 1940) e quella del Bausani (1961).