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Nell’
antica Roma
MORENA:
IL NOME
Il
nome Morena si riferisce, probabilmente, alla gens romana dei Murena che avevano
una villa in questa zona. Due, tra i membri della famiglia, ad essere ricordati:
Lucio Licino Morena padre e figlio.
Il padre fu legato di Silla nella Prima Guerra Mitridica
(89-
85 a
.C.), durante la quale si distinse nell’assedio del Pireo e nella battaglia di
Cheronea (
86 a
.C.).
Rimasto
governatore in Asia dopo la pace di Dardano (
85 a
.C.), desideroso di gloria, provocò di sua iniziativa,
la Seconda Guerra
Mitridica (83-
81 a
.C.) e subì una grave sconfitta, tanto che Silla gli ordinò di sospendere le
ostilità. Nonostante la sconfitta, ebbe il suo trionfo (
81 a
.C.).
Il
figlio militò, insieme al padre, nella seconda guerra Mitridica, fu legato di
Lucullo nella terza guerra Mitridica (66-
63 a
.c), pretore nel
65 a
.c. e console tre anni più tardi (
62 a
.c). Nelle elezioni per il consolato fu accusato di broglio, ma fu assolto nel
processo nel quale ebbe come difensori Crasso, Ortensio e Cicerone. Legò il suo
nome alla Lex Licinia Iunia.
ANCORA
SUL NOME:
Un’altra
possibile ipotesi relativa
al nome di Morena
viene rintracciata in altri documenti, i quali trascrivendo il nome con
le varianti Morano, Moreni, Morreni, Morene, si collegano alla radice “MAR”
e “MOR” e fanno risalire il
vocabolo MARRANA. Questo rivo che ha origine nella valle di Molara scorre
per la valle Marciana e Preziosa, vicina a Grottaferrata, entra a Morena, e
nella zona del Casalotto, lascia il suo corso naturale presso le rovine di
Centroni ed entra a Roma. Nella pianta
Bufalini
del 1951k
è detto Acqua Mariana, in quanto la scorreva
sul territorio detto “ager marianus”. Popolarmente il toponimo fu
corretto in Marrana, termine finito per identificare i fossati che ancora oggi
circolano
sotterranei, a volte riemergendo come risorgive.
L’acqua
passava per Morena sulla via Latina, dove fu costruita una torre soprannominata
dell’Acqua Sotterra.
Il
percorso iniziale utilizzava un fosso preesistente detto dell’ acqua Crabia e
prendeva le sue acque da Squarciarelli e dalla fonte
La Preziosa
, tra Marino e Grottaferrata , cioè dalle stesse acque che rifornivano gli
antichi acquedotti romani Tepula e Julia.
Il canale seguiva gli antichi acquedotti e scendeva verso Roma. Vicino a
Villa dei Centroni, a Morena, tramite una diga, l‘acqua veniva incanalata in
un condotto sotterraneo appartenente all’ antico acquedotto Claudio,
percorrendo il tratto della Via Latina.
LA
VIA LATINA
La Via
Latina
era una delle più antiche strade consolari di Roma.
Lunga
216 km
, nasceva, insieme alla Via Appia, da Porta Capena e percorreva il versante del
Lazio e della Campania.
A
partire già dal VI sec. a.C. esisteva in alcuni tratti, favorendo
omogeneizzazione culturale e religiosa dei popoli italici.
La
strada, larga circa quattro metri, ampiezza standard delle antiche strade
consolari, era pavimentata con lastroni di basalto, mentre ai margini correvano
due marciapiedi per il transito dei pedoni.
Lungo
il suo percorso vi erano stazioni di posta per il cambio di cavalli(mutationes),
locande, fontane, sepolcri ed edicole.
Purtroppo,
oggi, eccetto brevi frammenti, il suo tracciato è andato quasi del tutto
perduto.
Nel tratto compreso tra il IV e il X miglio essa
attraversa l’attuale territorio del nostro municipio il decimo appunto,
toccando l’acquedotto Marcio (arco di Travertino) e percorrendo quasi
completamente l’attuale Parco degli Acquedotti. Fino a pochi anni fa un tratto
della strada, di circa
200 m
., era ancora visibile in località
Osteria del Curato, poi distrutto per la costruzione del deposito della
metropolitana. Da questo punto, il percorso della via Latina combacia con quello
della moderna Via Anagnina. Ne rimangono, come testimonianza, alcune costruzioni
prospicienti l’antico percorso: Casale Gregna, edificio eretto su un’
antica cisterna romana e Casal Morena, un intero complesso medievale sorto sulle
rovine della villa romana appartenente probabilmente proprio al magistrato Lucio
Licinio Murena.
A
300 metri
dal casale, al km 4 della Via Anagnina, si trova la famosa Torre di Morena.
Essa controllava, oltre il vicino Casale, anche la via Latina
e la via Castrimeniense. Era nota già a partire dal X secolo, ma la
torre attuale risale al XIII e XIV secolo.
E’
ricoperta di mattoni, ma in pochi punti si vedono parallelepipedi di peperino
con frammenti di marmo e mattoni. La
sommità in origine era coronata da una cornice in laterizio, poi modificata con
un’apertura a tetto per essere adibita ad abitazione.
Le
finestre presentano stipiti in marmo e in peperino. Attualmente alla torre è
addossato un edificio moderno.
CASAL
MORENA
Si
trova al km 4 della via Anagnina ed era nota già nel X secolo. E' rappresentato
da un insieme di edifici, circondati da un vasto recinto, probabilmente
corrispondente a quello della curtis medievale. E' costituito da un corpo a tre
piani(forse in origine una torre) e da una serie di casali a due piani databili
dal XVI al XVII secolo. Il complesso sorge sulle rovine della villa romana,
attribuita a Lucio Licinio Murena, se ne conservano ancora alcuni resti di
ambienti: il criptoportico; il settore termale; l’allevamento di pesci.
GLI SCAVI DELL’IKEA
La conferma della presenza dei Romani in questa zona, ci
viene fornita dai ritrovamenti di scavi realizzati in occasione dei lavori per
la costruzione dell’Ikea,nell’anno 1995
Durante
l’attuazione dei saggi preventivi, sempre effettuali dalla Sovrintendenza ai
Beni Culturali, prima di avviare l’apertura dei
cantieri, venne alla luce, grazie a foto aeree e scavi, una via
preromana, risalente al VI
a.C.: una strada
di
60 metri
pavimentata da ciottoli.
UNA
TESTIMONIANZA SPECIALE SU MORENA NEL ‘900
IL
PRIMO ‘900
La
testimonianza di Domenico Romalli da
lui fornita ad un giornale locale ci fornisce un ricco ed esauriente quadro di
Morena ai primi del novecento.
Egli
nacque nel 1921, proprio nell’anno in cui suo nonno Domenico acquistò la
tenuta “Casal Morena “ dalla duchessa Maria Lavaggi Grazioli.
A
quell’epoca Morena era una immensa distesa
di terre a culture prative e cerearicole
che si estendeva sulla destra e sulla sinistra della via Anagnina. Questa
era una strada stretta non asfaltata percorsa sul lato destro in uscita da Roma
dal tram della STEFER che proprio a Morena aveva una fermata con lo scambio. Le
carrozze erano esternamente rivestite in legno, caratteristico il famoso
imperiale a due piani. I pochi abitanti si spostavano anche col carretto con
l’asino, utilizzato quest’ultimo specialmente dai piccoli vignaioli di
Grottaferrata che scendevano ai combattenti. Erano queste le prime vigne sorte a
Morena, allorché dopo la guerra (1915-1918), le terre appartenenti ai grandi
proprietari terrieri (Colonna, Lavaggi e Senni) furono per
buona parte espropriati dallo Stato per essere cedute agli ex
combattenti.
Così
sorsero a Morena i primi vigneti, nella zona compresa tra via della Stazione di
Ciampino e via dei Sette Metri ed anche in quella dei Centroni.
Durante questo periodo la tenuta di Morena che aveva una
estensione di circa duecentocinquanta ettari,
non fu espropriata tutta, ma un quarto del suo territorio fu lasciato a
condizione che la proprietaria permettesse la costruzione di efficienti
strutture agricole per un possibile insediamento
abitativo. Infatti vennero
effettuati i seguenti lavori:
dissodamento
dei terreni, realizzazione di un reticolo di strade, costruzione
di una
vaccheria, di un grosso fienile, di un’abitazione per
salariati ( il casalotto).
Venne
mantenuta integra la struttura dei vecchi casali, cui la caratteristica del
nucleo aziendale circondato da un vasto recinto (sul modello della Curtis
del Medio Evo)
Effettuate
le opere di modifica, la contessa ha venduto la tenuta
al Romalli.
Intorno
a Morena c’erano soltanto la vaccheria di Casalotto, ed una dispensa. Verso
Roma, il vecchio Casale di Gregna, mentre dall’ altra parte, verso
Grottaferrata, si incontrava qualche casa
di campagna.
Il
punto d’ incontro dei residenti di allora, bovari e vaccari, era costituito
dalla dispensa: una specie di emporio dove si poteva acquistare il pane, la
ventresca, il pecorino, il vino.
Al
tempo della fienagione e della mietitura la popolazione cresceva improvvisamente
grazie all’arrivo di grossi gruppi provenienti dalla Ciociaria, i quali,
giunti con muli carichi di masserizie, si sistemavano alla meglio in fabbricati
aziendali. Il loro lavoro veniva ricompensato anche in natura con grano, olio,
ventresca, sigarette.
La
presenza della malaria rendeva obbligatoria, per tutti i residenti, la
distribuzione e l’assunzione del
chinino di stato.
Lavoravano sia uomini che donne, suddivisi in squadre
dall’alba al tramonto, dandosi il cambio.
Le
donne provvedevano anche all‘ approvvigionamento
dell’acqua e delle vivande.
In
ogni “squadra” c’era un suonatore che nei momenti di stanchezza rallegrava
i compagni cantando stornelli ciociari,
accompagnandosi con
l’organetto.
In
quel periodo non c’erano ancora le
mietitrici-legatrici americane (Mac Cormick)
che arrivarono a Morena
solo alla
fine degli
anni ‘20. La preparazione
dei terreni per la semina del grano veniva compiuta da
aratri in ferro tirati da due o tre coppie di buoi.
La funzione del bovaro era per questo tipo di attività importantissima.
In primavera e in autunno, dopo qualche grosso temporale la marrana si
gonfiava ed inondava la valle di Morena. Avveniva,
allora, la cosiddetta pesca miracolosa, in quanto l’acqua
trasportava a riva
grosse anguille che venivano catturate con i bastoni.
Lungo
il decennio degli anni Trenta iniziò gradualmente il processo di
meccanizzazione e l‘utilizzo di energia elettrica consentì lo scavo dei primi
pozzi e permise il conseguente sollevamento dell’acqua. Migliorarono così le
coltivazioni e si cominciò ad allevare bestiame da latte, oltre che quello da
lavoro.
Si
arrivò così alla vigilia della seconda guerra mondiale con l’incremento dei
residenti e l’inizio di qualche modesta costruzione che venne realizzata
principalmente nella zona di via Della Stazione di Ciampino e dei Centroni.
LA
SECONDA GUERRA
MONDIALE
L’aeroporto
di Ciampino diviene la base sia di aerei da caccia che da bombardamento.
Durante le continue esercitazioni, che riempiono l’aria
di rombi, un aereo da caccia cade nei pressi della vaccheria ed il pilota muore.
Una notte, un aereo da bombardamento
effettua un atterraggio di emergenza sull’attuale campo sportivo, va in pezzi
ma non ci sono vittime.
Poco
prima dello scoppio delle ostilità viene installata all’incrocio di via
Pazzano, dove ora c’è il bar, una batteria contraerea, potenziata con i
famosi cannoni tedeschi da 88mm. e da un gruppo di lampade fotoelettriche, man
mano che le truppe anglo-americane si avvicinavano.
Il
bombardamento di Frascati ed il conseguente esodo della popolazione verso le
campagne circostanti porta molte famiglie a sistemarsi nelle grotte dei Centroni
ed in quelle di Morena.
Si
arriva all’armistizio (8 settembre 1943).
Iniziano
subito le razzie del bestiame da parte dei Tedeschi (o presunti tali) che
approfittano della confusione per appropriarsi di tutto ciò che è utile alla
sopravvivenza. Un nucleo tedesco, esperto nelle requisizioni, si installa al
Casalottino. Una notte salta un treno sulla linea Roma-Cassino, proprio in fondo
alla valle di Morena: è un fuggi fuggi degli uomini per paura di rappresaglie.
Con
lo sbarco degli Americani ad Anzio, Morena diventa la base logistica di un
reggimento di carri armati. La chiesetta diventa la camera mortuaria per i
carristi uccisi. Ogni giorno è un continuo via vai di morti e di truppe di
rincalzo. I caccia americani incombono e sparano a tutto ciò che si muove. La
notte è sempre illuminata dai bengala degli aerei che sganciano su Ciampino
alla ricerca del treno corazzato che spara sul porto di Anzio, ma che dopo pochi
colpi va a nascondersi dentro la galleria della linea Roma-Frascati.
Con
l’aiuto di tutti, viene costruito un rifugio, dove ogni famiglia si ricava una
nicchia. La sera si gioca a carte ed il giorno si sta fuori per cercare di
asciugarsi dall’umidità.
Una
notte, una serie di esplosioni fa tremare le fragili strutture e subito dopo il
rifugio è invaso da soldati tedeschi. La mattina, alle prime luci dell’alba,
si scopre che una serie di bombe ha attraversato in diagonale il bivio di
Morena. Una di queste notte una donna partorisce, al neonato si fa gran festa:
è un segno che la vita continua.
Un
caccia tedesco inseguito a bassissima quota da un caccia americano precipita
all’altezza di Ponte Linari; un quadrimotore viene abbattuto dalla contraerea
tedesca che ha sostituito quella italiana a via Pazzano e cade nei pressi di
Vernicino.
Gli
ultimi giorni sono angosciosi. E’ iniziata la ritirata. I combattenti tedeschi
del fronte di Anzio si trascinano lungo la via Anagnina con ogni mezzo, dalla
bicicletta al carrettino a mano. Sono stanchi, laceri e violenti. Sfasciano
tutto alla ricerca di cibo e vino.
Poi,
la notte del 3 giugno, il silenzio.
La
mattina del 4 un plotone di tedeschi, armi in pugno, fa uscire tutti dal
rifugio. Con un po’ di pane e di vino si cerca di tener buoni i tedeschi,
quando, improvvisamente, le campane di Grottaferrata si mettono a suonare a
stormo; sembra la fine, invece una scarica di armi automatiche convince i
tedeschi a rifugiarsi nella buca di una bomba. Appena gli americani li scovano,
inizia una grandine di colpi, urla concitate, poi il silenzio. Restano sul
terreno cinque tedeschi morti; altri, feriti, vengono portati via; alcuni
illesi, fuggono verso il fosso della marrana. Verranno catturati alcuni giorni
dopo.
E’
una gioia irrefrenabile!
Inizia
il lento ritorno dei profughi, piovuti negli ultimi giorni d’ogni dove. E’
una colonna interminabile di persone con al seguito povere cose: c’è in tutti
il desiderio di tornare a vivere, di lavorare, di ricostruirsi un focolare.
Purtroppo per Morena non è ancora finito. Dopo un paio di
giorni dal passaggio degli americani, si attestano sulla via Anagnina e fino al
Quadraro i soldati dell’esercito di liberazione francese costituito, ad
eccezione di ufficiali e di sottoufficiali, da marocchini dall’aspetto
selvaggio. Passa un ciclone di barbarie. Viene razziata e portata via ogni cosa.
Le donne ed i bambini vengono rinchiusi in alcune case, sorvegliati giorno e
notte da uomini armati di forconi, di falci, di vecchi fucili. C’è qual che
episodio di violenza. Finalmente se ne vanno verso nord.
Morena
è isolata. Manca la luce. La linea del tram è interrotta a Cinecittà, il
primo telefono a Tor di Mezza Via. Inizia lentamente l’espansione
dell’originario nucleo abitato. Sorge il primo ambulatorio medico alloggiato
tra i ruderi della casermetta della contraerea. Si incrementa la popolazione.
Nasce la borgata.
LA
CHIESETTA DELLA
NATIVITA’
Un’attenzione particolare merita
la Chiesetta
della Natività, una piccola cappella posta all’interno del Casale dei
Romalli. E’ stata, fino alla costruzione della Chiesa di San Matteo, in
funzione dal 1953, l’unico luogo di culto qui a Morena.
La
domenica, veniva un sacerdote da Frascati e vi celebrava
la Messa.
Poca
gente, rappresentata quasi esclusivamente dai salariati e dalle loro famiglie:
gente modesta ma pulita e vestita a festa, che attendeva la domenica per
ascoltare la parola del Vangelo e per vivere l’unico momento di aggregazione
della settimana, dedicata altrimenti solo al lavoro.
Ora
la campana della chiesetta, che con la sua caratteristica voce chiamava a
raccolta i pochi abitanti di Morena, tace.
I
NONNI RICORDANO
Mia
madre è nata a Morena nel 1963.
A
quel tempo le strade non erano ancora asfaltate ed erano piene di buche.
C’era
solo la scuola elementare Socciarelli; per frequentare le medie e le superiori
era necessario andare nelle scuole dei Castelli romani
o verso il centro. Per utilizzare i mezzi di trasporto bisognava arrivare
fino all’Anagnina.
Gli
abitanti erano pochissimi rispetto ad oggi; alcune case c’erano anche tanto
tempo fa, ma non rifinite.
Vivo
a Morena da quando sono nato, ossia da 75 anni. Ricordo che era tutta campagna,
c’erano solo casolari e pochissime case. I terreni venivano lavorati con
l’aiuto dei bovini. Non c’erano scuole; gli unici mezzi di trasporto erano
la bicicletta e il carro. Gli abitanti erano pochi, ci conoscevamo tutti,
eravamo amici e ci aiutavamo. Non c’erano divertimenti, soltanto a carnevale i
contadini si riunivano in un casolare. Il bucato veniva fatto nel fontanile o
nei fossi. Le strade erano di terra,
perciò piene di buche. C’era un piccolo negozio di generi alimentari.
Nel
1938 in via
dei Sette
Metri le
case non
erano molte
ed erano
rurali. In casa avevano
la luce
e anche l’acqua che
veniva da
un acquedotto
chiamato Barbuta.
A
quell’epoca c’era un
mezzo di
trasporto ed
era il
tram, altrimenti si andava a Ciampino a prendere il
treno.
Si
allevavano mucche, maiali,
pecore, galline e tutti
gli animali
da cortile .
Si
coltivavano ulivi
e vigne
le quali
si trovavano
lungo la
strada ed è
per questo
che una
via ha preso
il nome “via
delle Vigne
di Morena”.
Le
strade non
erano asfaltate, bensì
fatte di
ghiaia.
C’era
il negozio
di Remo
che era
un negozio di generi
alimentari.
Sono
cambiate molte cose qui a Morena, non posso
ricordarle tutte, ricordo che in via della Stazione di Ciampino n° 31 c’era
una scuola (
la Socciarelli
) dove adesso c’è l’A.S.L ; l’ufficio
postale si trovava dove ora c’è la casetta degli orsi ( una ludoteca );
vicino al Morena Calcio non c’era il ripetitore della Wind; in via Anagnina,
dove hanno costruito l’IKEA, c’erano tutti prati dove pascolavano i cavalli.
Sono
state costruite molte case, isolate
o in grossi agglomerati
con strade e negozi. In via
dei Sette Metri non esisteva il marciapiede
e questo recava molti problemi ai residenti, negli ultimi tempi lo hanno
realizzato pur sacrificando alcuni
pini secolari.
Morena
è nella X circoscrizione di Roma nella parte esterna del GRA, si sviluppa lungo
l’asse direzionale di Via Anagnina e
Via Tuscolana fino al comune di
Ciampino, confina con Ciampino, Grottaferrata, Frascati.
Coordinate 41°
47’
55’’ latitudine nord; 12 °
35’
42’’ latitudine
est; ad una altitudine di
160 m
sul livello del mare.
Morena
è un piccolo agglomerato di case,
una borgata sviluppatasi con
una edilizia di tipo prevalentemente residenziale e in parte abusiva.
Morena
degli anni 50 era in maggior parte
coltivata a grano e vigneti e c’erano poche case,
qualche casolare e molte
vaccherie. Le strade non erano asfaltate. Mancavano le fogne, l’acqua
e l’illuminazione pubblica.
Roma,
nel corso dei secoli, ha dovuto più volte affrontare il problema della propria
difesa.
Nel
Medioevo l’elemento costante di
questo sistema difensivo fu la
torre. Dapprima avamposto delle mura difensive, le torri ricoprono poi funzioni
di avvistamento e segnalazione. Come tutte le altre torri, anche la torre di
Morena aveva funzioni di vedetta e
di difesa. Sorvegliava infatti la
via Latina e la via Castrimeniense che collegavano Roma con Latium.
Sono venuta a vivere a Morena 42 anni fa. Le strade erano
molto strette e non asfaltate; non c’erano parchi nei quali giocare, ma
c’erano campi dove si coltivavano ortaggi e viti. Non c’erano le case che ci
sono oggi, ma abitazioni ad un solo piano. C’era soltanto la scuola elementare
Felice Socciarelli.
Negli
anni trenta Morena era una vasta campagna dove c’erano molti prati e terre
coltivate. Successivamente i terreni furono
suddivisi in lotti e venduti.
Chi
acquistava il terreno spesso vi costruiva la casa. Nelle prime case non
c’erano l’acqua e la corrente elettrica. Per illuminare le case si usava il
lume a petrolio.
L’acqua
si prendeva dal pozzo che
solitamente si costruiva nel terreno che circondava
la casa, si usava una carrucola
alla quale era legata una
corda e alla sua estremità c’ era
un gancio con un secchio che si mandava lentamente
nel pozzo e poi si faceva risalire pieno d’ acqua fresca.
Negli
anni cinquanta arrivò
l’illuminazione nelle case, mentre si dovette attendere circa un
decennio per vedere le strade illuminate. Negli anni sessanta arrivò il gas
per cucinare; l’illuminazione e
l’asfalto nelle strade.
C’era
un solo mezzo di trasporto pubblico: il tram e ne passava uno ogni ora. I
contadini usavano il carretto trainato dal cavallo e lo utilizzavano per portare
in alcuni mercati della città i prodotti agricoli che coltivavano. Negli anni
sessanta il tram è stato sostituito dagli autobus di Zeppieri e della Stefer
che transitavano su via Anagnina. Soltanto dopo, la società dei trasporti ha
preso nome Acotral diventata successivamente Cotral ed è stata anche istituita
una linea urbana, il 551, per far passare gli autobus all’ interno del
quartiere che diventava pian piano più popolato.
Per
il culto religioso si andava a Ciampino o si utilizzava
la chiesetta che c’è all’interno della struttura del Casal Morena.
Negli
anni 50 fu costruita la prima chiesa, quella di S. Matteo in via Anagnina.
Anche
le scuole non c’erano; era necessario prima andare a Ciampino, poi negli anni
‘50 la scuola elementare utilizzava alcune stanze della casa cantoniera che
sta all’incrocio tra via Anagnina e via Stazione di Ciampino e infine le aule
della scuola Socciarelli.
Pochissimi
erano i negozi: la dispensa di
Bellizzi; poi i negozi di generi alimentari di Ottaviani e di Remo.
Negli
anni sessanta è sorto l’impianto industriale chiamato FATME e sono venuti a
vivere nel nostro quartiere molti operai che lavoravano nella fabbrica.
Sono venuto a vivere a Morena nel 1950. Le strade erano
tutte di terra, c’era una sola grande strada cioè l’attuale via Stazione di
Ciampino. L’unica scuola era
la Socciarelli
dove ora c’è l’ A.S.L.
Gli
alberi che ricordo erano pini e frutteti; nei
campi si coltivavano il grano, le viti, le olive e le verdure; si allevavano
pecore, mucche, galline e conigli.
Le
poche case belle erano di proprietà di alcune famiglie benestanti che avevano
operai e fattori per la cura dei campi e degli animali, mentre le altre case
erano semplici e sprovviste di servizi.
Per
spostarsi dal quartiere si prendeva il tram che passava su via Anagnina o il
treno e bisognava andare fino alla stazione ferroviaria di Ciampino.
A
quell’epoca c’era una sola chiesetta che si trova dentro il Casale Morena di
proprietà della famiglia Romalli.
Zia
Lucia vive
qui a
Morena dal
1963, cioè
da quando
è nata.
Mi
ha detto che Morena, da quel che si ricorda,
era molto
diversa da oggi. C’erano poche strutture: qualche negozio di generi
alimentari, qualche bar e due
chiese.
Mi
ha detto
anche che
le strade principali
erano asfaltate
mentre le
altre erano di terra
battuta; alcune le
hanno ampliate e asfaltate, mentre le
principali non
sono cambiate.
Per
giocare dovevano
andare nei prati
perché i parchi
non c’erano.
Era
molto faticoso
andare a
scuola: per frequentare le scuole medie e le superiori
bisognava allontanarsi dal
quartiere perché
in zona
c’erano solo l’asilo e le
elementari.
Per
viaggiare si
doveva prendere il pullman
dell’Acotral che
transitava in
via Anagnina,
in seguito
è stata
istituita la
linea 551.
C’erano
molti alberi
da frutta e piante d’ulivo;
molti campi da
coltivare e prati che
venivano lottizzati e
venduti.
Alcune
case nel
tempo sono
state demolite,
altre ampliate
e molte altre
costruite in
seguito. Tutte erano
in cemento.
La
corrente e
l’ acqua non
mancavano .
Il
centro abitato
si è
ingrandito con
la costruzione
di altre
case.
Visto
che c’era
la campagna,
la gente
aveva molto
spazio per
allevare polli
e galline.
Sono
venuta a vivere a Morena nel 1970.
Un
tempo le strade erano sterrate e non c’erano parchi giochi, ma si poteva
correre e giocare su vastissimi prati.
C’erano
vigneti, ulivi, vari alberi da frutta che ognuno decideva di piantare nel
proprio lotto, i pini marittimi, i cedri del Libano e le canne lungo la marrana.
Negli orti si coltivavano pomodori, insalata, fagioli, cicoria, si trovavano
anche la camomilla, la menta, le more e quando pioveva anche le chiocciole.
Venivano
allevate galline, pecore, mucche,
maiali, conigli e
piccioni.
Quando
sono venuto a vivere qui c’era la parrocchia Cristo Re e ricordo il parroco
Don Giancarlo.
Un
tempo c’erano pochissimi abitanti; c’era la scuola elementare Socciarelli
dove oggi ha sede l’ A S L RMB.
Le
case, un tempo,
non erano come oggi, ma erano
fatte in muratura, con blocchetti di tufo, ed inoltre ce n’erano pochissime.
Prima gli unici mezzi di trasporto
erano il pullman N 551, poche macchine e molte biciclette. Molto tempo fa non
c’erano le luci per strada, ma nelle case l’illuminazione c’era. C’era
già la posta. Qui a Morena si viveva molto bene.
Lavoro
prodotto 
Insegnanti:
Graziani e Vona
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