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a cura di Laura Melancia e Rita Salomone IL
RUOLO DEI GENITORI NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI Una volta i genitori erano più severi. Troppo forse. Come e perché è cambiato il modello familiare?
Da cinquant’anni a questa parte il
modello genitoriale è cambiato: dalla famiglia allargata e severa, capace di
condividere con il resto della società la
responsabilità di un eventuale fallimento nell’educazione dei figli, a quella
mononucleare bambino-centrista, dove non ci sono regole. Secondo vari psicanalisti c’è un nuovo modo di pensare
l’educazione. L’amore che i genitori provano per i propri figli è la base
della relazione, il primo nutrimento affettivo, eppure, anche se non può
mancare, non basta. Innanzitutto bisogna chiedersi di quale amore hanno bisogno i
figli e quale invece viene dato loro. Un amore morboso da parte dei genitori rende il bambino insicuro
e dipendente. L’amore fraterno, invece, quello del genitore-amico crea
problemi nel bambino che non ha più un modello cui seguire. Ma anche l’amore
trattenuto, quello dei genitori troppo severi, convinti che amare sia
scegliere
al posto dei figli, può creare dei bambini introversi o ribelli. Il “giusto” amore dovrebbe dar vita a una relazione “autorevole”, dove l’autorità non è imposta, ma guadagnata, in cui il genitore è in grado di fare da modello, di porre dei limiti, di dire di no, motivando le sue decisioni.
CONSIGLI
PER I GENITORI È un buon genitore quello che:
ammette di sbagliare; solo così ha la possibilità di modificare
il proprio comportamento;
ascolta e osserva con attenzione i propri figli e coglie
eventuali difficoltà;
accoglie il conflitto invece di evitarlo dando sempre la
possibilità di risolverlo;
riesce a conquistare autorevolezza presso i figli, motivando le
proprie decisioni e senza cadere nell’autoritarismo e nella severità
eccessiva e alla poca considerazione da parte del genitore il bambino può
reagire con la sottomissione o ribellandosi;
educa i propri figli al rispetto e all’accettazione degli altri
e delle loro convinzioni;
effettua scelte informate e consapevoli riguardo all’educazione
che i figli devono ricevere. Concludendo… Educare viene dal latino educere, che significa portare fuori,
liberare, far venire alla luce ciò che è sommerso. Educare significa anche cogliere le potenzialità, i desideri, le
emozioni e aiutare il bambino a tirarle fuori.
Per maggiori informazioni si possono
consultare i seguenti siti: -
www.genitori.it; oppure
consultare il seguente testo: -
“ 100 risposte sull’educazione dei figli”
Erickson, Trento BAMBINI E TELEVISIONE
Da
numerose ricerche effettuate emerge che, in Italia, i bambini in età prescolare
guardano la televisione in media due ore e mezza al giorno, con punte fino a
cinque ore. Tale dato appare ancora più preoccupante sapendo che la maggior
parte del tempo i bambini guardano la televisione da soli e che il gioco e lo
studio si vedono dedicato un tempo inferiore a quello passato davanti allo
schermo. Passare tutto il pomeriggio davanti a uno schermo li porta
all’isolamento, alla perdita di dialogo, di confronto. Si rischia di
provocare la crescita di piccoli “robot” che sempre più spesso non riescono
ad esprimere le proprie emozioni. Il bambino infatti può arrivare a confondere
la violenza vera con quella televisiva, a identificarsi in personaggi violenti e
a considerare l’aggressività come il modo migliore per gestire le situazioni
in cui viene a trovarsi in difficoltà; può trovarsi davanti a messaggi che,
anziché rafforzare i valori, ampliare la conoscenza e sviluppare le capacità
critiche, possono incrementare atteggiamenti distruttivi per se stesso e per gli
altri. TELEVISIONE:
CONSIGLI PER I GENITORI v non lasciare un televisore nella stanza dei bambini con un uso libero del telecomando, perché si troveranno di fronte a messaggi che non sempre sono in grado di decodificare; v non consentire ai ragazzi di guardare la televisione prima di andare a dormire e la mattina appena svegli (in particolare se si deve affrontare una giornata scolastica); v essere presenti il più possibile nei momenti in cui i figli guardano la televisione, v scegliere insieme i programmi più adatti a loro e motivare sempre la scelta, poiché i divieti immotivati suscitano sempre una forte curiosità; v essere sempre disponibili a parlare con loro di quanto vedono in televisione e cercare di stimolarli a esprimere pareri, gusti e perplessità; v evitare di utilizzare la televisione come “premio-castigo”, attribuendole un “valore morale” che non le compete; v essere sempre consapevoli che la valenza positiva o negativa della televisione nella crescita dei bambini dipende non solo dalla qualità e dai contenuti delle trasmissioni cui vengono esposti, ma anche dal tempo che trascorrono davanti al video; v
fornire ai propri
figli alternative alla televisione come sport, passeggiate, letture, incontro
con gli amici, giochi all’aperto, perché sono molto importanti per
l’esperienza di autonomia e di libertà che i bambini devono fare. -
Mente e media, gli effetti della televisione, del computer e dei
videogiochi sui bambini
Roma, Armando Editore -
“Tv e bambini”
Anna Oliviero Ferraris |
Scuola Primaria Vittorio
Piccinini |