MINISTERO DELLA
PUBBLICA ISTRUZIONE
Commissione di studio per il programma di Riordino dei Cicli di istruzione
(L.
n. 30 del 10/02/2000)
“VERSO I NUOVI
CURRICOLI”: Sintesi dei
Gruppi di lavoro Roma,
07 Febbraio 2001
La legge n. 30/2000 sancisce il definitivo
riconoscimento del ruolo educativo della scuola dell’infanzia per i bambini dai
3 ai 5 anni, inserendo a pieno titolo questa istituzione nel sistema educativo
nazionale di istruzione e formazione. Si delinea, quindi, un percorso formativo
coerente ed unitario nella sua ispirazione pedagogica, dai 3 ai 18 anni, con il
compito di accompagnare le nuove generazioni alle soglie della piena
cittadinanza, con pari opportunità di inserimento attivo e consapevole nella
vita sociale, civile e lavorativa.
All’interno di questo disegno etico-politico, oltre che culturale e pedagogico, la scuola dell’infanzia rappresenta, in aperta collaborazione con i genitori, un momento fondativo per lo sviluppo di identità, autonomie e competenze di tutti i bambini e le bambine. Le sue peculiari caratteristiche di ambiente di vita, di relazione e di apprendimento la configurano, infatti, come esperienza decisiva per la crescita personale e sociale, grazie all’incontro con i coetanei, con gli adulti responsabili professionalmente, con i segni e i linguaggi della cultura di appartenenza.
Questa ispirazione trova un sicuro riscontro nella storia della scuola infantile italiana, nel pluralismo culturale e istituzionale che l’ha da sempre contraddistinta, nell’impegno – più recente, ma non meno significativo - delle istituzioni pubbliche in favore della espansione e qualificazione del servizio educativo. La legge n. 444 del 1968 ha “segnato” positivamente l’intervento dello Stato nel settore, permettendo di ampliare la rete di strutture e servizi anche nelle aree più svantaggiate. Gli Orientamenti educativi del 1991, frutto della ricerca pedagogica più avanzata e del rapporto con le esperienze più vive del paese, hanno dato forma e consistenza ad una piattaforma pedagogica e culturale che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento essenziale per insegnanti ed operatori del settore; essi mantengono pertanto la loro validità ed anzi rappresentano la base a partire dalla quale le scuole dell’infanzia definiscono il loro curricolo.
La frequenza generalizzata della scuola dell’infanzia, che benché non obbligatoria si attesta sul 95 % degli aventi diritto, è la testimonianza più probante di un riconoscimento “sociale” diffuso del significato di questa precoce esperienza educativa e della affidabilità che il servizio ha saputo guadagnarsi nell’opinione pubblica.
La recente legge n. 62 del 10-03-2000 (sulla parità scolastica) prende atto dell’articolazione pluralistica del servizio educativo nel nostro paese (particolarmente significativa per il ciclo scolastico dell’infanzia) e si orienta verso l’integrazione delle diverse esperienze (nel rispetto delle scelte dei genitori), dettando alcune regole comuni all’intero sistema a presidio e garanzia della funzione pubblica riconosciuta.
Da questi dati prende le mosse il piano quinquennale per l’attuazione della legge n. 30/2000, che offre strumenti culturali, amministrativi e finanziari per la realizzazione degli impegnativi obiettivi di “generalizzazione e qualificazione” del servizio posti in capo alle istituzioni pubbliche (“La Repubblica assicura la generalizzazione dell’offerta formativa … e garantisce a tutti i bambini e le bambine, in età compresa tra i tre e i sei anni, la possibilità di frequentare la scuola dell’infanzia”). In tal modo, la Repubblica, attraverso al generalizzazione, garantisce a tutti i bambini l’esercizio del diritto ad acquisire i traguardi formativi previsti dalla scuola dell’infanzia e responsabilizza i genitori che non si avvalgono.
Gli atti di indirizzo per l’applicazione della legge, approvati dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica (in particolare la Risoluzione 6-00057 votata dal Senato il 21-12-2000), riconfermano l’impegno alla “generalizzazione, quantitativa e qualitativa” del servizio, mediante “l’attivazione di adeguate politiche di sostegno, affinché vengano forniti sia strutture edilizie che i necessari supporti (trasporti, mense ecc.).”
a) Caratteri del curricolo della scuola dell’infanzia
La L.
30/2000 prevede una rivisitazione complessiva del curricolo, dal ciclo
dell’infanzia al ciclo secondario, in una logica di progressività, essenzialità
e continuità. Tale logica implica una specifica attenzione alle connessioni e
ai raccordi, nel quadro della riorganizzazione dell’intero percorso formativo
dai 3 ai 18 anni. La riforma assume infatti la continuità come concetto
ordinatore, in base al quale identificare obiettivi formativi e competenze da
sviluppare longitudinalmente.
Tale prospettiva, in cui ogni ciclo di
istruzione esercita una funzione specifica nel progressivo ed unitario sviluppo
del curricolo, comporta l’abbandono di ogni tentazione enciclopedica,
nozionistica e contenutistica, per abbracciare invece un’idea ampia di
competenza, in grado di rendere concreto il bisogno di ogni soggetto di
orientarsi ed incidere sull’ambiente circostante, grazie all’uso consapevole e
critico dei diversi linguaggi offerti dalla cultura.
In particolare, la scuola dell’infanzia,
nell’ipotizzare un curricolo che tenga conto delle peculiari dimensioni dello
sviluppo infantile, al tempo stesso mette in evidenza quale progressività esso
delinei nei confronti della scuola di base.
La specificità del curricolo della scuola dell’infanzia deriva, tra l’altro, dal fatto che l’apprendimento, specie nei primi anni di scolarità e nel passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola di base, va interpretato come un processo di progressiva, attiva e creativa rielaborazione della realtà nell’incontro con i linguaggi della cultura.
In base a tale approccio, il curricolo
del ciclo dell’infanzia non può scaturire ne’ da un’idea riduttiva e
monolaterale di competenza, ne’ da una polarizzazione dell’attenzione sulle
strutture storico-epistemologiche interne ad ogni disciplina, ne, infine, da
un’enfatizzazione delle strutture psicologiche dello sviluppo in senso funzionale.
Analogamente, sul piano dei modelli di apprendimento cui riferirsi, la
processualità e la progressività del curricolo, fin dalla scuola dell’infanzia,
implicano l’abbandono di impostazioni di tipo cumulativo e gerarchico che,
interpretando l’apprendimento come comportamento indotto, finirebbero, ancora
una volta, col privilegiare gli aspetti ricettivo-riproduttivi della
conoscenza.
In tale
ottica, il curricolo della scuola dell’infanzia non coincide con la definizione
di competenze identificate solo in riferimento ai concetti, ai nodi
epistemologici e metodologici che strutturano una disciplina. L’epistemologia e
la metodologia di una disciplina rappresentano un fattore costitutivo del
complesso processo di socializzazione ed elaborazione culturale che si promuove
nei diversi gradi scolastici con la proposizione dei curricoli, ma non l’unico.
Nell’elaborazione del curricolo occorre coniugare in una dimensione unitaria
l’esigenza di una mediazione sia culturale che psicopedagogica e didattica.
In tal senso, proseguendo il cammino tracciato dagli
Orientamenti del 1991, la rivisitazione del curricolo della scuola
dell’infanzia si pone essenzialmente come ricerca integrata dei criteri, dei
contenuti e dei modi più efficaci per organizzare la conoscenza, a partire
dall’individuazione di significative correlazioni tra i diversi campi
disciplinari ed i peculiari modi della trasmissione culturale, relativi alle
diverse fasi del percorso formativo.
Pertanto, il centro del discorso risiede non tanto nel
semplificare o ridurre, ma nell’identificare ed essenzializzare una serie di
competenze fondamentali da promuovere progressivamente nei diversi livelli di
scolarità, esplorando qualità, significatività, organizzazione e flessibilità
delle esperienze conoscitive sollecitate da ogni linguaggio, indagando e
rendendo esplicita la struttura formativa di ogni disciplina.
Si tratta, in definitiva, di elaborare, dal ciclo
dell’infanzia al ciclo secondario, un impianto curricolare unitario che, pur
valorizzando le peculiarità connesse ai diversi cicli scolastici e alle
oggettive discontinuità dello sviluppo, sia capace di interpretare in modo
progressivo, processuale, organico e coerente le correlazioni esistenti tra
modi di apprendere del soggetto in crescita, strategie e contenuti della
conoscenza postulati dai diversi campi disciplinari, competenze specifiche e
traguardi formativi da promuovere.
Questa visione consente di considerare in termini evolutivi le
competenze intermedie, proprio per significare il carattere non definitivo, ma
aperto, progressivo dello sviluppo delle competenze, in una dimensione
processuale della costruzione dell’apprendimento. Da qui la convinzione che il
curricolo della scuola dell'infanzia sia generativo del curricolo complessivo.
b) Campi di esperienza
I "campi di esperienza" previsti dagli
Orientamenti del 1991 mantengono intatta la loro validità, anche se vanno visti
nella prospettiva di uno sviluppo progressivo del curricolo quale è quella
indicata dalla L. 30/2000.
La scuola dell’infanzia colloca in una prospettiva
evolutiva i vissuti e le esperienze del bambino, mediandoli culturalmente
all’interno di un contesto sociale ed educativo intenzionalmente orientato alla
progressiva costruzione delle conoscenze e delle competenze.
A questo proposito ogni scuola dovrà tenere presenti ed
esplicitare le competenze che gli Orientamenti pongono come traguardi formativi
per i bambini dai 3 ai 6 anni all’interno dei singoli campi di esperienza e che
possono essere considerati la mappa del percorso formativo da promuovere dalla
scuola dell’infanzia alla scuola di base.
Assumendo come documento di riferimento gli Orientamenti
del 91, gli obiettivi formativi della scuola dell’infanzia vanno pensati nella
forma di traguardi relativi ad aree di sviluppo irrinunciabili in quanto
fondamentali nella crescita di un bambino dai tre ai sei anni e in vista delle
possibilità di apprendimento future. Lo sviluppo del bambino sul piano
affettivo, sociale e intellettuale costituisce la “missione” educativa specifica
della scuola dell’infanzia. Tale sviluppo è anche condizione e garanzia di un
avvio progressivo al processo di socializzazione secondaria e di
alfabetizzazione la cui responsabilità principale è affidata alla scuola di
base.
Questa impostazione esclude che gli obiettivi formativi
della scuola dell’infanzia vengano espressi in termini di contenuti di
apprendimento, aree o aspetti del “sapere” che vanno trasmessi; essi vanno
invece declinati nella forma di atteggiamenti e capacità che si vogliono sollecitare,
promuovere ed affinare.
Nello stesso tempo, questa impostazione esclude una
articolazione “separata” dei percorsi di sviluppo: le esperienze che possono
essere allestite a favore dello sviluppo sociale vanno pensate,
contemporaneamente, come situazioni a favore dell’esperienza intellettuale ed
emotiva. La crescita della soggettività del bambino, il suo divenire sociale,
l’affinarsi di capacità intellettuali (rappresentazione, pensiero, soluzione di
problemi) ha luogo secondo un processo che non può essere promosso per
compartimenti stagni, ma proponendo situazioni di esperienza che lo coinvolgano
emotivamente, che sollecitino la sua mente, che lo spingano a immaginare e a
riflettere, che lo invitino a socializzare, condividendoli con altri, i frutti
delle sue elaborazioni.
I tre traguardi dello sviluppo indicati negli Orientamenti
- maturazione dell’identità, conquista dell’autonomia, sviluppo della
competenza - vanno ripensati in questo senso, come frutto di un percorso nel
quale, offrendo situazioni significative di esperienza, a ciascun bambino venga
data la possibilità di esprimere la propria soggettività e, progressivamente,
di governarla (maturazione dell’identità), di interagire e comunicare con altri
in maniera produttiva e sempre più raffinata (conquista dell’autonomia, ma
anche sviluppo della competenza), di sviluppare quelle abilità “sensoriali,
percettive, motorie, linguistiche e intellettive” che lo impegnano nelle prime
forme “di riorganizzazione dell’esperienza e di esplorazione e ricostruzione
della realtà” (sviluppo della competenza).
Il curricolo proposto dagli Orientamenti ’91 per la scuola
dell’infanzia risulta coerente con tale concezione. Infatti, la struttura
curricolare, articolata in sei campi di esperienza educativa, è il risultato di
una stretta correlazione tra finalità educative, dimensioni dello sviluppo e
sistemi simbolico-culturali. In tal senso, il testo programmatico chiarisce che
i campi di esperienza costituiscono “i
diversi ambiti del fare e dell’agire del bambino e quindi i settori specifici
di competenza nei quali il bambino conferisce significato alle sue molteplici
attività e, acquisendo anche le strumentazioni linguistiche e procedurali,
persegue i suoi traguardi formativi, nel concreto di un’esperienza che si svolge
entro confini definiti e con il costante suo attivo coinvolgimento.”
In altre parole, la concezione di campo di esperienza
espressa negli Orientamenti evidenzia che l’apprendimento e le conoscenze
possono scaturire dall’incontro di ogni soggetto con i sistemi
simbolico-culturali con i quali ogni società rappresenta se stessa e la realtà,
a condizione che tale incontro sia mediato in chiave psicopedagogica e
didattica, in relazione alle specifiche finalità educative della scuola e alle
peculiari dimensioni dello sviluppo infantile.
Inoltre, l’impianto degli Orientamenti è in sintonia con i
caratteri che i curricoli vanno ad assumere nel sistema dell’autonomia.
Infatti, le indicazioni curricolari sono strutturate intorno ad alcuni
fondamentali traguardi e ad una serie di competenze essenziali, mentre le
tematiche ed i contenuti portanti delle attività sono proposti dal testo
programmatico in maniera spiccatamente orientativa. Da tale impostazione deriva
una forte responsabilizzazione dei docenti nell’articolare, progettare e
contestualizzare il curricolo nell’ambito della singola istituzione scolastica.
In definitiva, l’impianto curricolare degli Orientamenti
risulta coerente con l’idea di competenza condivisa nel recente dibattito sui
curricoli e con i caratteri di essenzialità richiesti dal processo di
autonomia.
c) Competenze e traguardi di sviluppo
Nella scuola
dell’infanzia, l’operazione di rilettura dell’attuale curricolo può essere
affrontata identificando, all’interno del testo degli Orientamenti, gli
avvertibili traguardi di sviluppo e le competenze/abilità da acquisire nel
corso del triennio. In ogni caso, è opportuno rifuggire dalla tentazione di
stilare un arido e decontestualizzato elenco di obiettivi e competenze desunti
dai diversi campi di esperienza o di puntare l’attenzione solo su specifiche e
isolate abilità. I campi di esperienza rappresentano chiavi interpretative
della realtà, in grado di promuovere competenze specifiche e trasversali che
danno forza al pensiero del bambino, in una visione integrata e unitaria delle
diverse dimensioni dello sviluppo infantile.
La complementarità
dello sviluppo affettivo, sociale e intellettuale dei bambini dai tre ai sei
anni invita a proporre i seguenti aspetti irrinunciabili da promuovere nella
scuola dell’infanzia:
a) La capacità di esprimere e dare forma
al mondo interno attraverso un linguaggio simbolico, evocativo di realtà
immaginarie, è un primo aspetto irrinunciabile dello sviluppo del bambino da 3
a 6 anni. Tale capacità - che si esprime nel gioco del “far finta”, nel
disegno, nella narrazione, nella costruzione di realtà immaginarie, e che si
trova operante anche nella elaborazione di ipotesi e di “teorie” sul mondo -
costituisce un dispositivo forte di affermazione dell’io (costruzione dell’identità)
e uno strumento potente di organizzazione dell’esperienza (la capacità
crescente di fare uso e di manipolare simboli sta alla base della
rappresentazione della realtà, della possibilità di fare comparazioni,
generalizzare, ecc.), oltre a costituire la via per accedere ai sistemi
simbolici propri della cultura (arte, scienza, matematica, ecc.).
b) La capacità di esprimersi verbalmente
per sollecitare le azioni altrui, ma anche per condividere con altri emozioni,
pensieri, ricordi, per partecipare la propria esperienza, per creare mondi
immaginari, per collegare concetti e conoscenze è una competenza fondamentale
che va acquisita e affinata nella scuola dell’infanzia in quanto costituisce
uno strumento essenziale di acquisizione di un senso del sé in relazione
all’”altro”, di interazione sociale, di organizzazione dell’esperienza. Un
linguaggio articolato, impiegato per una pluralità di funzioni e secondo
registri differenti costituisce anche un requisito essenziale per accedere alle
prime forme di alfabetizzazione culturale.
c) La capacità di tenere conto del punto
di vista altrui nell’azione e nella comunicazione costituisce un terzo aspetto
irrinunciabile dello sviluppo alla base di qualsiasi forma di interazione
sociale. La capacità di compiere esami di realtà, di riflettere sulle
conseguenze sociali delle proprie azioni e di controllarle di conseguenza, di
interpretare le intenzioni e le condotte altrui, costituiscono la base degli
apprendimenti sociali che consentono al bambino di instaurare interazioni
produttive, di affinare le proprie capacità comunicative, di apprendere
dall’esperienza sociale.
Ciò non toglie che, pur espressi nella
forma di capacità da promuovere, gli obiettivi irrinunciabili di sviluppo
vadano declinati in maniera specifica. Occorre dichiarare che cosa ci si
aspetta che un bambino diventi alla fine del percorso formativo compiuto nella
scuola dell’infanzia, definendo con chiarezza quali aspetti dello sviluppo
sociale, intellettuale e emotivo si intendono promuovere. Tenendo presenti gli
Orientamenti del 1991, tale
declinazione può essere la seguente:
a. Sviluppo
sociale. Il bambino che entra nella scuola dell’infanzia ha già
un’esperienza sociale, maturata soprattutto, ma non solo, nell’ambito della
famiglia. L’ingresso nella scuola dell’infanzia rappresenta la possibilità di
un’estensione e di una articolazione di tale esperienza. Rendere fruttuoso
l’ingresso in una collettività più estesa dove il singolo può arricchirsi
attraverso il confronto e lo scambio tra pari e con adulti diversi dai
famigliari è uno dei compiti più importanti della scuola dell’infanzia.
Comunicare, cooperare, apprendere tramite lo scambio sono le competenze che
vanno promosse e affinate negli anni che precedono l’ingresso nella scuola di
base, sia perché consentono di godere appieno delle esperienze che la scuola
dell’infanzia offre, sia perché costituiscono la base per ogni successiva
esperienza sociale e di apprendimento. Tali competenze non vanno considerate
genericamente, ma vanno declinate in relazione alle specifiche offerte che la
scuola dell’infanzia fa a ciascun bambino e all’ampia gamma di contesti e di
funzioni in cui e per cui tali competenze possono essere spese. Il Piano
dell’offerta formativa di ciascuna scuola dovrebbe essere il luogo nel quale
avviene tale declinazione, a partire da una ricognizione iniziale delle
capacità di ciascun bambino; tale piano dovrebbe anche esprimere attraverso
quali esperienze, attività, modalità e strategie relazionali si intendono
promuovere le capacità sociali di “quei” bambini, oltre che dichiarare
attraverso quali strumenti lo sviluppo delle capacità può essere monitorato e
valutato.
b. Consolidamento
dell’identità personale. Sicurezza, fiducia, autonomia, senso di
appartenenza, capacità di dirigere le proprie azioni, autocontrollo,
perseveranza, sono alcuni degli aspetti più importanti dello sviluppo emotivo
da sostenere e promuovere negli anni della scuola dell’infanzia. Non solo
costituiscono gli ingredienti di una personalità “sana”, ma sono anche i prerequisiti
essenziali per qualsiasi tipo di apprendimento. Il curricolo della scuola
dell’infanzia deve tener conto di questo aspetto dello sviluppo, considerare
attentamente quali situazioni, modalità, strategie possano contribuire a
promuoverlo, prevedere strumenti per valutarlo, ipotizzare piani di sviluppo
personalizzati, verificare in itinere la loro efficacia. La difficoltà di
“operazionalizzare” tali condizioni di base dello sviluppo affettivo non deve
far dimenticare la loro importanza. Semmai deve far riflettere sulla
specificità degli strumenti da adottare per valutare i progressi in questo
campo e sulla peculiarità delle modalità e delle strategie da utilizzare per
promuoverli.
c. Sviluppo intellettuale. Molteplici sono le capacità e gli atteggiamenti che la scuola dell’infanzia ha il dovere di esercitare, promuovere e affinare in questo ambito. I più importanti, anche in vista delle possibilità di apprendimento future, sono: un atteggiamento di curiosità da canalizzare in attività di esplorazione, scoperta, soluzione di problemi e prima sistematizzazione delle conoscenze; la capacità di elaborare, organizzare, ricostruire l’esperienza in maniera personale attraverso forme di rappresentazione condivisibili con altri. Nello stesso tempo, la scuola dell’infanzia presta una particolare attenzione allo sviluppo di capacità culturali e cognitive tali da consentire la comprensione, la rielaborazione e la comunicazione di conoscenze relative ai diversi campi di esperienza.
Anche
rispetto a questo ambito andrebbero meglio declinate le specifiche abilità e i
tipi di esperienza che si ritiene siano più opportune da promuovere, in
relazione all’età e alle peculiarità dei soggetti cui sono rivolte.
d)
Continuità
La complessiva ridefinizione
del sistema scolastico richiede una maggiore attenzione alle connessioni e ai
raccordi nel quadro di una coerente riorganizzazione dell’intero percorso
formativo.
In questo quadro, occorre
riservare specifica attenzione al raccordo tra scuola dell’infanzia ed altri
contesti educativi, precedenti, collaterali e successivi, nei quali ogni
bambino vive ed elabora le sue personali esperienze.
La scuola dell’infanzia deve
prevedere un sistema di rapporti interattivi con le altre istituzioni ad essa
contigue, ponendosi in continuità ed in complementarità, in direzione sia
orizzontale che verticale, con le esperienze che il bambino compie nei diversi
ambiti di vita. Particolare attenzione va posta nell’assicurare una coerenza
degli stili educativi, con specifico riguardo alle esperienze educative
maturate in famiglia e nell’asilo nido, esperienze che il ciclo dell’infanzia
colloca a sua volta in una prospettiva di sviluppo educativo.
Tale prospettiva, per la
scuola di base, implica l’esigenza di porsi in continuità e dare sviluppo, prima
ancora che ad una serie di traguardi e abilità, ai caratteri specifici che
assumono le esperienze educativo-formative nella scuola dell’infanzia. In
particolare, nel costruire il percorso formativo in continuità con la scuola
dell’infanzia, la scuola di base parte dunque non solo dall’insieme dei
traguardi e competenze che il contesto educativo precedente ha promosso, ma
anche dallo specifico approccio curricolare che tale contesto ha assunto.
In primo luogo, la costruzione di un
percorso formativo continuo tiene conto
che nel ciclo dell’infanzia si sperimenta un curricolo aperto, che parte
dalla concretezza del bambino, dei suoi modi di guardare il mondo e di
apprendere. Al tempo stesso, è un curricolo dinamico, che guarda al futuro, ai
traguardi di sviluppo e alle competenze da promuovere nell’arco di un triennio.
Inoltre è un curricolo flessibile e
contestualizzato, libero da rigidità disciplinari: esso non si risolve in una
scansione predeterminata di obiettivi e contenuti settorializzati, definiti e
“confezionati” astrattamente, vale a dire a prescindere dai vissuti, dalle
esperienze, dall’identità personale e culturale di ogni bambino e dalle
specifiche condizioni ambientali. Al centro del progetto educativo della scuola
dell’infanzia vi sono quindi gli alfabeti del vivere, del pensare, del
comunicare, del riflettere insieme, dell’esprimersi e del rappresentare tramite
i diversi linguaggi della cultura.
Pertanto, per la scuola di base, si
tratta di porsi in continuità con un curricolo che muove dal contesto
sensoriale e percettivo in cui il bambino esplora ed agisce a contatto diretto
con gli oggetti, con i materiali, con le persone. Inoltre, la scuola di base
muove dalla consapevolezza che nel ciclo precedente il contesto educativo ha
già promosso nei bambini un primo momento di riorganizzazione delle esperienze,
tramite la ricontestualizzazione dei vissuti, la creazione di condizioni che
hanno favorito l’evoluzione delle esperienze spontaneamente prodotte dai
bambini in esperienze culturali, favorendo dunque un progressivo passaggio
dall’esperienza diretta verso la sua rappresentazione, dal contesto al testo,
dall’uso diretto dei linguaggi della cultura verso la comprensione dell’esistenza di codici formalizzati.
In tale ottica, porsi in continuità nella
costruzione degli itinerari curricolari significa riuscire a non separare le
diverse dimensioni dello sviluppo, a sviluppare percorsi che non siano rivolti
esclusivamente al settore cognitivo o alla sfera socio-affettiva, poiché lo
sviluppo dell’intelligenza è un processo che si alimenta con l’affettività e la
passione del conoscere, nelle situazioni di scambio e di relazione con l’altro,
nella condivisione di significati affettivi, simbolici e culturali, da
attribuire alle esperienze.
Dunque, porsi in continuità
con le esperienze e le competenze che ha promosso la scuola dell’infanzia non
significa proporre attività già formalizzate e distinte per aree disciplinari,
ma implica piuttosto un cammino concreto e graduale nel procedere in
quell’incontro con i linguaggi della cultura, che la scuola dell’infanzia ha
già avviato. Il bambino al suo ingresso nella scuola dell’infanzia percepisce e
vive la realtà in modo intero ed unitario. La scuola dell’infanzia si pone in
sintonia con tali modalità promuovendo la progressiva conquista di specifiche
abilità e di concrete autonomie entro situazioni di vita, a contatto diretto
con oggetti e materiali e attraverso il costante confronto con gli altri. Il
contesto educativo del ciclo dell’infanzia ha fatto evolvere le attività
spontaneamente condotte dal bambino in esperienze culturali. E’ un cammino che
deve proseguire nella scuola di base. In questo senso le competenze acquisite
nella scuola dell’infanzia diventano una condizione per un qualificato accesso
alla scuola di base.
La particolare attenzione al
raccordo con le esperienze precedenti, parallele e successive del bambino
dovrebbe tradursi nella elaborazione di specifici progetti di collaborazione,
all’interno della definizione del piano dell’offerta formativa, in particolare
per quanto riguarda il contesto familiare e sociale, l’asilo nido, i primi anni
della scuola di base.
e) Valutazione
La definizione di un curricolo così caratterizzato comporta per la scuola dell’infanzia un approccio specifico al tema della valutazione, che non può essere intesa solo in termini strettamente docimologici. Infatti, se per gli altri cicli scolastici le prestazioni finali degli allievi possono costituire dei dati su cui ragionare per una valutazione di quanto realizzato nelle scuole, oltre che dei possibili indicatori dell'efficacia delle pratiche educative ed elementi sulla cui base procedere a comparazioni, per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, occorre tenere presente che l’enorme variabilità dei ritmi di sviluppo crea oggettive difficoltà ad applicare a soggetti di questa fascia evolutiva delle situazioni di testing. Naturalmente, ciò non significa che non vi sia anche per la scuola dell'infanzia l'esigenza di un controllo e di una incentivazione della qualità, ma comporta una riflessione accurata sul tipo di valutazione appropriata e sugli strumenti da adottare.
La valutazione del contesto e dell'offerta formativa
La promozione della qualità appare un’esigenza ineludibile per le scuole operanti nella dimensione dell’autonomia. In questa prospettiva la forma di valutazione più adeguata da adottare è quella di carattere formativo, mentre l'oggetto da valutare è la scuola come ambiente educativo, inteso come quell'insieme interagente di elementi che si suppone abbiano una ricaduta formativa sui soggetti che ne sono destinatari. Giudicare la qualità della scuola significa, in questa prospettiva, considerare l'insieme delle opportunità formative che essa offre (spazi, tempi, attività, occasioni sociali e di apprendimento, ecc.) e delle risorse di cui dispone, interrogarsi sulle condizioni che la garantiscono e la promuovono, giudicare la opportunità delle soluzioni adottate in rapporto alle finalità condivise e auspicate.
L'apprezzamento della qualità dell'ambiente educativo è dunque il tipo di valutazione più adatto a promuovere la riflessione e a incentivare l'innovazione. Ma perché le forme di valutazione formativa servano davvero al miglioramento delle scuole, e non si riducano a procedure e pratiche burocratiche, è necessario che:
a)
la valutazione della qualità del servizio vada intesa come
apprezzamento dell'offerta
e dell'ambiente
educativi, sia prevista nel POF e strettamente connessa ad esso;
b) si utilizzino a tal fine strumenti valutativi adeguati e affidabili;
c) la valutazione coinvolga i diversi soggetti che operano nella scuola e promuova una discussione corale sugli aspetti che fanno di una scuola una buona scuola;
d) l'autovalutazione delle scuole sia sostenuta da esperti esterni che potrebbero affiancare gli operatori interni;
e) siano incentivate le scuole che dimostrano di aver compiuto e di compiere valutazioni attendibili della propria scuola;
f) si prospetti una formazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici sul tema della valutazione e sull'uso di metodologie e strumenti valutativi.
Il controllo della qualità.
Esiste anche un problema di controllo della qualità educativa delle scuole. L'attribuzione di autonomia alle istituzioni scolastiche richiede un'opera di governo del processo di decentramento decisionale. In un momento, quale quello attuale, nel quale il mercato dell'offerta formativa si fa sempre più concorrenziale, l'esigenza di controllo nasce dal bisogno di conoscere se l'impegno finanziario investito sia stato ben speso e se i servizi convenzionati assicurano standard organizzativi ed educativi adeguati.
La scuola ha il compito di trasmettere conoscenze, formare competenze, fare circolare e produrre cultura e la scuola dell'infanzia non fa eccezione. E' su questa base che va giudicata ed è a questo scopo che va sostenuta. Andrebbero pertanto definiti quali aspetti della scuola concorrono a identificarne la qualità educativa (ad esempio, l'aver prospettato un piano ragionato dell'offerta formativa, l'attuazione regolare di procedure di valutazione del servizio, la programmazione e lo svolgimento regolare delle attività educative, la frequenza e le modalità della partecipazione delle famiglie, l'organizzazione del lavoro e la distribuzione delle responsabilità, l'introduzione di procedure di osservazione sistematica delle condotte infantili, la disposizione e l'organizzazione dei materiali e degli spazi, la gestione dei tempi, ecc.).
La valutazione dei processi di apprendimento e del raggiungimento degli obiettivi formativi.
Altra cosa, rispetto alla valutazione della qualità della scuola, è la verifica in itinere degli apprendimenti infantili, non solo perché soddisfa esigenze differenti ma anche perché va condotta con mezzi diversi: strumenti di osservazione, griglie di rilevazione di condotte e di analisi delle produzioni infantili, strumenti che consentano all'insegnante di verificare l'andamento del processo di apprendimento e di ricalibrare di conseguenza il proprio intervento formativo.
Da questo
punto di vista, valutare nella scuola dell'infanzia significa accentuare e
perfezionare l'osservazione e l’ascolto delle bambine e dei bambini,
posti nella possibilità di agire indipendentemente dal continuo intervento
degli adulti. In ogni caso, la valutazione relativa agli obiettivi specifici di
apprendimento va interpretata all’interno di un sistema complesso, aperto,
dinamico e finalizzato ad una lettura qualitativa dei processi formativi,
strettamente raccordata alle effettive condizioni di realizzazione di tali processi.
Tale concezione, che appare in sintonia con quanto espresso negli Orientamenti,
pone al centro dell’attenzione la fluidità e la dinamicità dello sviluppo
infantile, assumendo come presupposto della valutazione il carattere
decisamente contestualizzato dell’apprendimento.
Le capacità non si affinano nel vuoto ma
in contesti di esperienza. Per questo motivo il curricolo della scuola
dell’infanzia, volto a promuovere capacità e competenze, non può prescindere
dal delineare con chiarezza le situazioni di esperienza (contesti, attività,
modalità di svolgimento, ecc.) che si presuppone possano favorire la crescita
delle diverse capacità; situazioni di vita quotidiana, dunque, che l’adulto
allestisce in quanto motivanti e coinvolgenti e entro le quali opera
“promuovendo dall’interno”, calibrando i propri interventi e le proprie
proposte sulla base di intenzionalità deliberatamente assunte. Le competenze
vanno quindi intrecciate con i lineamenti di metodo descritti dagli
Orientamenti (esplorazione, ricerca, valorizzazione del gioco, vita di
relazione, mediazione didattica, osservazione, progettazione, verifica,
documentazione). La vitalità della scuola dell’infanzia (e buona parte della
sua specificità) risiede proprio nell’attenzione rivolta alle forme
relazionali, organizzative e didattiche che consentono un incontro
significativo con i saperi formalizzati e che favoriscono un uso consapevole e
critico dei diversi linguaggi offerti dalla cultura.
C’è bisogno di dare un senso a quel che si fa, che sia coerente col come lo si fa e che renda chiaro e comprensibile il perché. Occorre rafforzare e rendere coerente il contesto, l’ambiente scuola nel suo complesso, con connotazioni anche diversificate, ma con codici di regolamento condivisi. La scuola deve essere considerata l’ambiente privilegiato in cui il bambino, poi ragazzo, può incontrare e decifrare la prima traduzione ‘in concreto’ degli alfabeti e dei regolamenti, già incontrati nella pratica della quotidianità ‘altra’. L’ambiente scolastico dovrebbe in pratica rappresentare il contesto primario in cui, attraverso alcuni passaggi esemplificativi, i linguaggi, proposti e presentati a livello teorico o ‘virtuale’, trovano applicazioni concrete e coerenti.
L’intenzionalità andrà quindi applicata
alla strutturazione e connotazione degli spazi scolastici, alla definizione e
scansione dei tempi, alla distribuzione dei compiti e dei ruoli, nonché alla
attribuzione di responsabilità, e, ovviamente, all’articolazione del lavoro
secondo gruppi di varia composizione.
Senza l’allestimento di situazioni di
esperienza opportune, le capacità embrionali infantili non hanno modo di
affinarsi e di svilupparsi. Inoltre, in tali situazioni è possibile, ed opportuno,
presentare modelli evoluti delle capacità che si intendono esercitare, scelti
in quanto hanno un valore anche nel mondo adulto.
Accanto, dunque, e di pari passo alla
determinazione degli obiettivi formativi da promuovere, andrebbero definite e
realizzate le situazioni di esperienza atte a conseguirli. Non appare
necessario giungere a una standardizzazione di tali situazioni (ad esempio per
quanto riguarda il numero di ore da dedicarvi) in quanto va salvaguardata la
progettualità dei docenti. Occorre invece ragionare in termini di equilibrio e
di qualità delle occasioni formative offerte, relativamente a ciascun ambito di
esercizio delle diverse abilità. La garanzia della qualità dipende dalla
chiarezza dei fini nell’allestimento delle situazioni e dalla verifica della
efficacia delle stesse in termini di crescita delle competenze deliberatamente
scelte come importanti da promuovere. Il progredire delle abilità va pertanto
monitorato e le situazioni di esperienza vanno continuamente ridefinite in
relazione alla crescita delle competenze stesse.
Perché i bambini siano messi in
condizione di sviluppare tali capacità, sono necessarie alcune condizioni la
cui declinazione in termini qualitativi può essere presentata nella forma di
standard minimi:
1.
che nel POF
della scuola sia chiaramente delineato il progetto relativo allo sviluppo delle
capacità previste;
2.
che venga
allestita in maniera sistematica un’ampia gamma di situazioni di esperienza che
favoriscano lo sviluppo di tali capacità e l’incontro del bambino con i diversi
saperi;
3.
che nello
svolgimento delle diverse attività si solleciti la riflessione su quanto fatto
e su quanto si ha intenzione di fare;
4.
che,
attraverso l’allestimento di opportune situazioni di esperienza i bambini
vengano avviati progressivamente alla comprensione del significato dei segni e
alla convenzionalità dei diversi sistemi di segni;
5.
che le
insegnanti verifichino in itinere nel corso stesso delle attività (secondo un
piano stabilito che specifichi le metodologie osservative da adottare, gli
aspetti salienti da rilevare, le modalità di analisi dei dati, i criteri di
valutazione adottati), i progressi dei bambini, in modo da ricalibrare le
offerte formative nell’ambito della promozione delle varie capacità;
6.
che vengano
pianificate e realizzate a scansione regolare momenti di accertamento della
qualità delle offerte formative allestite (giornate di osservazione, diari di
bordo, ecc.) e successivi momenti di discussione collegiale e di valutazione di
quanto realizzato.
Tali
condizioni, che sono passibili di accertamento, se meglio definite e
articolate, potrebbero costituire dei criteri per valutare la qualità
dell’offerta formativa e degli stimoli per forme non impressionistiche di
autoanalisi.
Riguardo alla
definizione del problema del rapporto tra quota nazionale del curricolo e quota
riservata alle singole istituzioni scolastiche, una rigida suddivisione tra
queste due quote non appare auspicabile nella scuola dell’infanzia. Sul piano
educativo e organizzativo appare più pregnante esplicitare
il panorama delle attività che la scuola dell’infanzia è tenuta a curare
nell’ambito del curricolo, e sollecitare le istituzioni scolastiche a dare un
equilibrato spazio ad ognuna delle attività previste in modo da elaborare un
articolato progetto educativo in grado di sviluppare tutte le dimensioni della
personalità del bambino. Data dunque la particolare struttura curricolare della
scuola dell’infanzia, così come si è consolidata nel corso di questi anni, e
che vede nei campi di esperienza, nel curricolo implicito e nelle varie
attività a forte valenza formativa, gli elementi di maggiore significatività,
si ritiene che la quota di curricolo riservata alle istituzioni possa essere
intesa in differenziati modi:
-
per potenziare l’identità
della scuola caratterizzandone l’intervento educativo in relazione a
determinate dominanze culturali (es. rafforzando il legame con il territorio
attraverso specifici progetti educativo-didattici; oppure curando in modo
particolare la dimensione dell’accoglienza; oppure introducendo dominanze di
carattere scientifico o espressivo o di altro segno, facendo ricorso a percorsi
laboratoriali di più ampio spessore o ad altre forme di organizzazione
didattica);
-
per introdurre linguaggi non inclusi nella quota nazionale di
curricolo.
b) Condizioni organizzative
Come
si è detto, la dimensione organizzativa costituisce un fattore essenziale della
qualità educativa e professionale della scuola dell’infanzia. Tale dimensione
non si identifica con i soli aspetti funzionali dell’organizzazione, ma mira
alla creazione di un ambiente didattico e relazionale di qualità, in grado di
rispondere ai bisogni evolutivi di tutti i bambini e le bambine.
In questo quadro, una gestione efficace dell’organico
funzionale consente alle singole istituzioni scolastiche di adottare ogni forma
di flessibilità per garantire il pieno successo formativo, attraverso un
approfondimento delle principali variabili dell’organizzazione scolastica e la
promozione di una decisionalità maggiormente finalizzata alla qualità del
progetto educativo della scuola. A tale proposito, l’impiego ottimale delle
competenze di ogni docente implica la condivisione della responsabilità
educativa e didattica e la ripartizione di compiti in una logica di unitarietà
e integrazione degli interventi. L’articolazione flessibile e intenzionalmente
programmata dell’organizzazione degli orari dei docenti – anche nei momenti di
contemporaneità – consente di migliorare l’offerta formativa complessiva della
scuola. In ogni caso, un’organizzazione flessibile del lavoro costituisce uno
snodo fondamentale per un più razionale e produttivo utilizzo delle competenze
professionali presenti nell’istituzione.
La stessa scansione dei tempi nella scuola dell’infanzia
assume un’esplicita valenza educativa in riferimento alle esigenze di
apprendimento e di relazione dei bambini. Nell’ambito dei tempi di
funzionamento previsti, va operata una distribuzione ordinatamente varia ed
equilibrata delle opportunità formative nel corso della giornata, della settimana
o per periodi temporali di maggiore durata, comunque in una dimensione di
valorizzazione di tutti i momenti in cui si articola la vita della scuola.
L’impiego funzionale dei docenti offre inoltre maggiori opportunità per attuare
diverse forme aggregative tra i bambini, garantendo una gamma più ricca e
stimolante di relazioni e di apprendimenti.
Benché non sia
prevista, negli atti parlamentari citati in premessa, una specifica data di
attuazione della legge 30/2000 nel settore della scuola dell'infanzia, è
opportuno che si definito un tempo congruo (pari, ad esempio, al triennio che
coincide con la fase di prima applicazione e verifica parlamentare della legge
di riforma) per la predisposizione e l’attuazione delle politiche di sostegno e
di sviluppo della scuola dell’infanzia richieste negli indirizzi parlamentari.
Le note seguenti propongono un piano di interventi per dare piena attuazione a
tale obiettivo.
L’iniziativa dovrebbe esplicarsi in almeno tre direzioni di lavoro, tra di loro concomitanti e concorrenti, ma indirizzate ad obiettivi diversificati. Si tratta di affrontare i seguenti nuclei problematici:
a) politiche per la espansione, la generalizzazione e la qualificazione del servizio scolastico dai 3 ai 6 anni, in connessione con i compiti di programmazione dell’offerta formativa che si esplicano oggi a livello regionale, anche alla luce delle azioni per il diritto allo studio, la tutela dell’infanzia, l’integrazione dei servizi scolastici (parità).
b) Iniziative (anche di carattere amministrativo) per l’implementazione di modelli organizzativi e di funzionamento richiamati dal Regolamento dell’autonomia organizzativa e didattica, con riferimento alle indicazioni offerte dal Parlamento in merito agli orari di funzionamento della scuola dell’infanzia. La messa a punto di tali politiche deve essere ispirata dalla individuazione di profili di qualità (standard di servizio) che consentano un effettivo miglioramento delle caratteristiche di funzionamento della scuola.
c) Azioni di carattere culturale e professionale (ricerca/azione e formazione degli insegnanti) che consentano di “rivisitare” gli Orientamenti vigenti nell’ottica di una migliore coerenza dell’intero percorso formativo dai 3 ai 18 anni, anche per assicurare ogni forma di raccordo con i servizi educativi della prima infanzia e con la nuova scuola di base.
Gli oggetti della riflessione curricolare, che potranno
dare luogo anche a specifici piani di intervento sperimentale, sono
rappresentati dalla:
- qualità dell’impostazione curricolare per la scuola dell’infanzia (ove si fanno preferire ambientazioni contestuali e relazionali, piuttosto che rigide delimitazioni di insegnamenti);
- interpretazione dei campi di esperienza, che si presentano come ambiti di azione e di rappresentazione che vedono al centro l’esperienza dei bambini e la sapiente e delicata regia degli adulti;
- natura degli esiti formativi da assicurare al termine della frequenza della scuola dell’infanzia (per i quali non si dovrà parlare di livelli di uscita, ma piuttosto di “avvertibili traguardi di sviluppo” per i bambini, per mettere in evidenza il carattere plastico e integrato delle dimensioni di crescita e apprendimento, non avulso dalla qualità delle esperienze organizzate dalla scuola);
- caratteristiche della valutazione, da estendere all’intero contesto di esperienza dei bambini piuttosto che a prestazioni ed abilità parziali riferite ai singoli alunni.
La revisione degli Orientamenti educativi del 1991 non si pone in termini immediati, tenuto conto della loro attualità pedagogica e del loro impianto già curricolare (in quanto nel testo non vengono prescritti i programmi da attuare, ma presentati i criteri per la costruzione del curricolo di scuola).
La riforma dei curricoli trova oggi una doppia fonte di legittimazione giuridica e culturale nel riordino dei cicli (Legge 30/2000) e nell’autonomia (all’art. 8 del Dpr 275/99). In base a tali norme, dettagliate con precisione nel regolamento dell’autonomia, spetta al Ministro fissare finalità educative, obiettivi specifici di apprendimento, quadri orari, ecc. per ogni ciclo scolastico (ivi compresa, dunque, la scuola dell’infanzia). Il pieno dispiegarsi dell’autonomia, richiede pertanto un ripensamento anche per gli Orientamenti della scuola dell’infanzia, per meglio esplicitarne i rapporti con le nuove responsabilità in materia di curricolo riconosciute alle singole unità scolastiche.
L’eventuale revisione dovrà
scaturire da un percorso di riflessione e analisi critica dei curricoli
realmente praticati nella scuola dell’infanzia. L’impressione è che non tutte
le potenzialità contenute negli Orientamenti del 1991 siano state sviluppate.
Un tale processo richiede il coinvolgimento attivo degli insegnanti e può
tradursi in una vera e propria azione di formazione in servizio. Le migliori
esperienze di aggiornamento sono infatti rappresentate dall’autoanalisi prolungata
dei propri stili educativi e delle pratiche di insegnamento, con l’aiuto di
“colleghi” (tutor) in qualità di facilitatori dei processi di riflessione.
L’analisi dei contesti educativi e delle differenze di qualità che ancora si
manifestano nelle condizioni “reali” del fare scuola potrà suggerire ulteriori
iniziative sul piano normativo, organizzativo e professionale.
Nel corso dell’anno scolastico 2001/2002 (e con prospettiva triennale) possono essere attuate forme di raccordo pedagogico, curricolare ed organizzativo tra scuole dell’infanzia e scuola di base, anche mediante la sperimentazione di diverse modalità operative (anni ponte, team integrati, curricoli passerella, ecc.). Sul piano nazionale potrà essere definito – prima dell’inizio del prossimo anno scolastico - un apposito protocollo per il raccordo curricolare tra scuola dell’infanzia e ciclo di base. Le scuole che si impegnano a sviluppare forme di raccordo organico potranno beneficiare di appositi interventi di consulenza, formazione e monitoraggio. La gestione degli organi funzionali sarà orientata a sostenere la progettualità espressa dalle scuole in materia di continuità curricolare.
La legge n. 30/2000 introduce il
principio della garanzia giuridica della frequenza della scuola dell’infanzia
che la Repubblica (nelle sue diverse articolazioni istituzionali) deve
assicurare. L’obiettivo della generalizzazione
richiede un’analisi approfondita delle situazioni ambientali, territoriali e
culturali che determinano fenomeni di mancata scolarizzazione. Va anche
monitorata con attenzione la mancata risposta del servizio alla domanda degli
utenti, che si manifesta anche in zone ad alto sviluppo sociale.
L’obiettivo della piena risposta alla
domanda, nonché la promozione e l’incremento della medesima, va assicurata
mediante la collaborazione e l’integrazione delle diverse opportunità formative
(sistema integrato). Va, in ogni
caso, garantito il rispetto delle scelte espresse dalle famiglie nei confronti
delle diverse tipologie di servizio, di cui dovrebbe essere assicurata la più
ampia presenza
Le aree metropolitane meridionali
rappresentano i punti di maggiore sofferenza nelle politiche di espansione
della scolarizzazione. E’ necessario un impegno
straordinario per il Sud, a partire dalle decisioni da sottoscrivere nella
Conferenza Stato-Regioni-Autonomie locali, per il riorientamento dei
finanziamenti relativi al personale (organici), all’edilizia scolastica, ai
servizi di supporto, alla promozione culturale.
L’espansione
dell’offerta va garantita anticipando, fin dall’anno 2001/2002, l’avvio di un
piano straordinario di espansione delle sezioni (nella media di 500 sezioni
annue), così come previsto negli allegati al piano di attuazione della legge
30/2000. Lo sviluppo della scuola dell’infanzia deve essere inserito negli
impegni prioritari e qualificanti da sottoscrivere nei patti educativi
territoriali.
La Direzione
regionale della Pubblica Istruzione rappresenta la sede
politico-amministrativa presso la quale vanno collocate le azioni per la
generalizzazione del servizio scolastico per i bambini dai tre ai sei anni,
anche mediante la costituzione di un’apposita unità operativa, che veda il
coinvolgimento delle diverse istituzioni interessate (Regione, enti locali, rappresentanze
scuole statali e non statali, IRRE, ecc.).
La definizione di standard di
funzionamento
L’espansione quantitativa del servizio
educativo va accompagnata dalla diffusione di standard qualitativi, come presupposto ed incentivo alla
integrazione dei servizi a diversa gestione. Gli standard vanno intesi come
criteri di qualità cui ispirare i comportamenti amministrativi, di gestione
delle risorse, di investimento, che potrebbero essere incentivati attraverso
l’adozione di un atto di indirizzo politico-amministrativo, che riassuma gli
aspetti più significativi del funzionamento della scuola dell’infanzia. Ci si
riferisce, a titolo di esempio, ai seguenti punti:
-
orari di
funzionamento annuali, settimanali, giornalieri, ecc.;
-
consistenza
delle sezioni, flessibilità organizzative ottimali, ecc.;
-
tipologia
degli organici funzionali, in modo da garantire fasce qualificate di
compresenza in rapporto alla flessibilità degli orari ed alla consistenza delle
sezioni;
-
tipologia
funzionale degli spazi interni ed esterni, degli arredi, delle attrezzature,
ecc.;
-
presenza e
qualità dei servizi di supporto (mensa, trasporti, servizi per l’igiene e il
riposo, ecc.);
-
profili
professionali degli operatori che intervengono nella scuola dell’infanzia
(dirigenti, insegnanti, personale ausiliario, figure intermedie e di staff,
operatori specializzati, ecc.);
-
standard
professionali (responsabilità e collegialità, formazione in servizio, forme di
autovalutazione, ecc.).
La forma giuridica di tale provvedimento
potrebbe essere costituita da un decreto applicativo dell’art. 8 del Dpr
275/99, nel quale siano indicate le caratteristiche di funzionamento della
scuola dell’infanzia, da adottare in via sperimentale e graduale nel corso del
triennio 2001-2004. Il provvedimento potrebbe essere anticipato, in via
amministrativa, attraverso un dispositivo transitorio che riassuma ed
esemplifichi le caratteristiche ottimali del funzionamento del servizio e le
sottoponga ad una verifica partecipata con gli operatori sul loro significato
pedagogico e non puramente organizzativo.
L’introduzione degli standard impegna l’amministrazione scolastica centrale (per la definizione degli indirizzi nazionali di riferimento e la provvista delle risorse finanziarie e di personale), le direzioni regionali (per la gestione delle risorse umane e finanziarie e la promozione di iniziative di formazione continua e ricerca, d’intesa con gli IRRE ed i Servizi territoriali di consulenza), le singole unità scolastiche (per l’adozione delle soluzioni pedagogiche ed organizzative più coerenti), le Regioni (per le azioni di programmazione e integrazione dell’offerta formativa, per il sostegno al diritto allo studio), gli enti locali (per la “messa a norma” pedagogica degli ambienti educativi destinati alla scuola dell’infanzia).
L’impegno ad adottare gli standard di riferimento costituisce condizione di accesso al sistema paritario delle scuole dell’infanzia e principale parametro per i connessi controlli di qualità.
L’introduzione progressiva di standard
qualitativi dovrà essere accompagnata dal monitoraggio
delle azioni dei diversi soggetti: scuole, amministrazione scolastica, enti
locali, enti gestori di scuole. La costituzione di un Osservatorio nazionale
per la qualità dei servizi educativi –un’authority di elevato profilo
scientifico che dovrebbe operare d’intesa con l’Istituto Nazionale per la
Valutazione del Sistema di Istruzione - può costituire una garanzia
istituzionale per lo sviluppo della qualità nella scuola dell’infanzia.
L’integrazione
del sistema formativo dai 3 ai 6 anni va accompagnata da incentivi finanziari
locali per progetti di sviluppo qualitativo integrato (formazione degli
operatori; progetti innovativi; legami con il territorio; ecc.) che devono
riguardare tutte le istituzioni scolastiche. Le politiche locali di
integrazione andrebbero accompagnate dalla costituzione di Osservatori locali –
a livello provinciale - per lo sviluppo del sistema integrato, in cui siano
rappresentati lo Stato, gli enti locali, le scuole a diversa gestione, le
competenze tecniche. La cultura dell’integrazione e della parità va diffusa nei
comportamenti e nei contesti territoriali, come stimolo ai processi di
qualificazione, con vantaggi per il sistema nel suo insieme.
Il rafforzamento dell’identità culturale e progettuale della scuola dell’infanzia implica l’adozione di adeguate politiche per lo sviluppo della professionalità dei docenti.
Abbandonata l’idea di piani pluriennale
eterodiretti, va però costruito un sistema di opportunità formative personalizzate:
periodi sabbatici brevi, borse di ricerca didattica, partecipazione a stage
qualificati, scambi e gemellaggi tra istituzioni scolastiche, collaborazioni
con sedi universitarie e istituti di ricerca, incentivazione nella fruizione di
beni culturali e nuove tecnologie.
Una quota consistente dei finanziamenti
disponibili per la formazione (Piano annuale, legge 440, legge sui cicli) va
orientata, in termini integrati, per la promozione di azioni di formazione
secondo le metodologie innovative sopra citate.
La scuola dell’infanzia non può rimanere estranea
allo sviluppo delle nuove tecnologie. Ogni scuola dell’infanzia va dotata di
una postazione multimediale per gli insegnanti, i genitori, i bambini. Vanno
incentivati progetti di ricerca, formazione, sperimentazione che si avvalgono
dell’uso delle nuove tecnologie.
La percezione
della professionalità docente nella scuola dell’infanzia è ancora debole e
marginale. Occorre incentivare la permanenza degli insegnanti migliori nella
scuola dell'infanzia, con opportunità di crescita professionale e di sviluppi
di carriera, secondo gli orientamenti più volte affermati nei documenti di
lavoro della commissione.
Nella scelta delle funzioni obiettivo,
nella costituzione di staff, ad esempio negli istituti verticali, vanno
garantite presenze qualificate di operatori della scuola dell’infanzia.
Gli istituti comprensivi rappresentano, nel medio periodo, l’ambiente professionale in cui avviare ed approfondire la ricerca sui nuovi curricoli verticali a partire dai tre anni. In ogni istituto comprensivo va istituito uno staff pedagogico, in cui siano rappresentati gli operatori scolastici della scuola dell’infanzia.
Nella definizione di nuove regole per la formazione universitaria dei docenti, nell’ottica della riforma dei curricoli formativi universitari e del riordino dei cicli, occorre garantire la valorizzazione della professione di insegnante di scuola dell’infanzia.
Si conferma l’unitarietà
della funzione docente a prescindere dal ciclo scolastico nel quale si insegna,
riconoscendo la specificità della funzione docente, che non può essere
assicurata soltanto da una preparazione disciplinare di tipo specialistico;
Il curricolo formativo per gli
insegnanti non deve essere pensato come
giustapposizione di insegnamenti specialistico-disciplinari e di insegnamenti
relativi alle scienze dell’educazione, salvaguardando una equa proporzione tra
crediti relativi all’area degli insegnamenti pedagogici, psicologici, didattici
e l’area degli insegnamenti disciplinari, fermo restando il tempo da dedicare
ai laboratori ed al tirocinio.
Occorre evitare percorsi formativi a sbocco limitato, attraverso un sistema di crediti formativi che consenta agli insegnanti di modificare anche in itinere la scelta iniziale o di integrare con più specializzazioni la formazione di base.
Gruppo di lavoro
Aggregazione disciplinare linguistico-letteraria: documento conclusivo
(Coordinatori: V. Masiello, M.T. Calzetti, C.Lavinio; Moderatore: M. Ambel.)
ITALIANO e lingue europee moderne
Nel processo di crescita e di trasformazione delle bambine e dei bambini, che caratterizza il "ciclo lungo" della scuola di base tra la fine della scuola dell’infanzia e la scelta della scuola secondaria, assume un ruolo fondamentale il progressivo consolidamento delle competenze comunicative e linguistiche,
La lingua, infatti, è strumento del pensiero, risorsa essenziale della costruzione consapevole dell'identità personale e mezzo di comunicazione interpersonale e sociale, che consente l'espressione di sé e la comprensione dell'altro; strumento della costruzione della conoscenza in tutte le aree di sapere e del progressivo consolidamento dei processi di apprendimento, destinati a durare per l'intero arco della vita. La lingua, inoltre, è anche oggetto di progressiva consapevolezza linguistica, oggetto e veicolo di crescita culturale.
In questa prospettiva la scuola di base opera in stretta continuità con la scuola dell'infanzia, con particolare attenzione al recupero di ogni forma di disparità iniziale o di svantaggio, anche perché un precoce ed efficace consolidamento delle competenze linguistiche e comunicative è una componente fondamentale e decisiva del successo formativo, immediato e futuro.
Le bambine e i bambini giungono alla scuola di base con un patrimonio linguistico che è già parte integrante della loro identità soggettiva e culturale e della loro esperienza comunicativa. Infatti hanno già fatto esperienza di forme diverse di comunicazione e hanno già elaborato idee, per quanto ingenue, sulla comunicazione, sul funzionamento della lingua e sulla scrittura.
La scuola di base, in continuità con gli obiettivi raggiunti nella scuola dell'infanzia, dovrà realizzare un ambiente di apprendimento che consenta loro, in modo via via più consapevole, di consolidare e arricchire le capacità espressive e comunicative, di acquisire un repertorio ricco e differenziato di abilità linguistiche riferito agli usi funzionali e creativi della lingua e a scopi diversi della comunicazione, di avviare un incontro gratificante con il piacere di leggere e con la fruizione di testi narrativi e poetici adeguati all'età e ai propri bisogni di conoscenza, di imparare progressivamente a riflettere sulle caratteristiche della lingua, dei testi e della comunicazione, infine di acquisire e rielaborare nuove conoscenze in campi diversi del sapere.
Un patrimonio linguistico solido e differenziato è garanzia di sviluppo del pensiero e della personalità e di integrazione sociale: deve quindi essere strumento di superamento di ogni forma di discriminazione e di emarginazione. Un'attenta valutazione degli effettivi livelli iniziali di padronanza della lingua italiana, che sono tuttora caratterizzati da vaste aree di carenza e indice di sensibili disparità geografiche e sociali, è condizione preliminare di una progettazione educativa tesa a evitare che la diversità/distanza linguistica e culturale diventino fattori di svantaggio scolastico.
L'arricchimento del patrimonio linguistico e delle capacità comunicative si realizza in dimensione europea e con una forte attenzione agli elementi interculturali, in termini di cittadinanza, di confronto fra culture, di educazione plurilingue e di flessibilità cognitiva finalizzata ad integrare anche in futuro i propri repertori linguistici.
Per questo la scuola dovrà garantire a tutti gli allievi livelli adeguati di controllo e di uso della lingua italiana, di una o più lingue europee moderne. Nello stesso tempo agli allievi la cui lingua d'origine sia diversa dall'italiano o da una delle lingue oggetto di apprendimento (sia essa una lingua minoritaria o un’altra lingua), la scuola dovrà consentire, eventualmente nella quota locale del curricolo, un adeguato mantenimento della competenza linguistica nativa, che è garanzia di un armonico sviluppo delle facoltà intellettive e degli atteggiamenti relazionali. Per gli allievi di origine straniera, in particolare i figli degli immigrati stranieri, l'italiano è lingua di contatto, sia nel caso che i figli degli immigrati siano nati in Italia e che abbiano pertanto una competenza nativa o quasi nativa in italiano, sia in quanto oggetto di apprendimento per i giovani che arrivano avendo già una competenza nella propria lingua d'origine. Il progetto formativo rivolto a tali allievi deve tenere conto delle specificità dei processi di apprendimento dell'italiano come lingua di contatto, e deve fissare gli obiettivi in termini di abilità e di competenze entro un quadro di intercultura.
Il consolidamento del patrimonio linguistico e comunicativo, infine, assume particolare efficacia se la scuola sa coniugare, nel suo progetto formativo, la progressiva scoperta delle dimensioni culturali e delle radici storiche della lingua e delle forme di comunicazione con l'attenzione costante e critica alle trasformazioni continue delle forme di comunicare tipiche della realtà contemporanea, che incidono sui modi stessi di pensare e di organizzare la propria esperienza e le proprie conoscenze, oltre a condizionare in modo costante la fruizione di messaggi nel tempo libero.
L'intero progetto formativo concorre in modo unitario e coerente a sviluppare le competenze comunicative e linguistiche, che riguardano, anche se in modo diverso, tutte le discipline e le attività e che trovano nell'area linguistica occasioni e percorsi specifici di apprendimento e di progressiva sistemazione conoscitiva e culturale.
Il curricolo nazionale dell'area linguistica si articola, progressivamente nel corso dei sette anni, in questi apprendimenti disciplinari:
· Italiano, anche come lingua di contatto per gli allievi di origine straniera°
· Prima lingua europea
· Seconda lingua europea
Nei primi cinque anni della scuola di base le discipline dell’area linguistica concorrono a definire la programmazione e le attività dell’ “ambito dei linguaggi”, che comprende anche immagine e arte, musica e scienze motorie, nonché a definire finalità, raccordi e attività con gli altri ambiti e discipline sulla base della definizione di obiettivi trasversali e per costruire e rinforzare l’unitarietà dei processi di apprendimento.
Allo stesso fine, negli ultimi due anni della scuola di base, le singole discipline dell’area linguistica curano e realizzano attività anche interdisciplinari sulla base di diverse aggregazioni finalizzate a progetti e obiettivi condivisi.
______________________
° Per gli allievi di origine straniera la continuità e gradualità degli apprendimenti si fondano sugli specifici processi di sviluppo della competenza in italiano: nel definire gli obiettivi in termini di abilità e di competenze appare utile fare riferimento a una prospettiva europea comune di diffusione delle lingue, quale quella delineata nel Quadro comune di riferimento del Consiglio d'Europa, in particolare per le scale di livelli di competenza attesa in uscita. Anche per l'italiano come lingua di contatto per gli allievi di origine straniera i Livelli A1 e A2 rappresentano parametri di riferimento per una programmazione didattica capace di attuare una prospettiva trasversale anche entro l'educazione linguistica fra tutte le lingue in essa coinvolte.
Le discipline e attività dell'area linguistica concorrono, con le altre materie, al raggiungimento delle competenze trasversali personali e sociali, comunicative, conoscitive e metodologiche. (Vedi Appendice)
Inoltre, per le caratteristiche proprie della lingua, l'area linguistica è al centro di un fascio di interessanti possibilità di progettazione di occasioni di apprendimento che devono essere attuate nell'ambito di attività progettate e realizzate con il concorso di più discipline.
In questa prospettiva, ciascuna istituzione scolastica potrà provvedere, tra le attività che concorrono a definire il curricolo nazionale obbligatorio, alla progettazione e alla realizzazione di percorsi e occasioni di apprendimento interdisciplinari, mirati a sviluppare queste competenze:
· l’uso della lingua e dei linguaggi per la comprensione, lo studio e il riuso delle conoscenze nelle diverse discipline, acquisendo e rinforzando gradualmente un adeguato metodo di studio;
· la comprensione, la produzione, il confronto di messaggi realizzati attraverso l'integrazione di linguaggi diversi: della parola orale e scritta, dell'immagine, del suono, del corpo;
· l’uso di strumenti e tecnologie per realizzare testi e messaggi anche multimediali e per usare in modo consapevole le molteplici forme della comunicazione contemporanea.
2. Elementi di
trasversalità nell’ "ambito" dei linguaggi
Il raggiungimento degli obiettivi relativi all’italiano, alle lingue europee comunitarie, all’immagine e arte, alla musica e alle scienze motorie definisce l’ ”ambito dei linguaggi”, che è caratterizzato anche da forti elementi di trasversalità.
Gli obiettivi trasversali a questi apprendimenti sono perseguibili mettendo in modo forte i testi al centro dei percorsi didattici delle varie discipline dell’ambito; tali percorsi sono tesi ad ampliare capacità di comprensione, produzione, riflessione sul significato e sui caratteri formali di testi intesi in un’accezione molto ampia, che li considera come prodotti realizzati ora utilizzando singoli specifici linguaggi (es.: verbale, pittorico o grafico-espressivo, musicale), ora una sinergia di linguaggi diversi (come accade per esempio nel cinema o negli spot pubblicitari). Le capacità sopra indicate possono risultare amplificate dal confronto tra i testi prodotti utilizzando linguaggi di volta in volta diversi oppure dosando al proprio interno i vari linguaggi in modi differenti. La manipolazione dei vari linguaggi, attraverso il controllo dei loro elementi essenziali e costitutivi, può permettere di ottenere dagli allievi dei prodotti testuali (spesso provvisti di una certa dose di creatività) su cui va esercitata una continua attività di riflessione/autovalutazione critica da parte degli alunni, ai quali fornire indicazioni o suggerimenti precisi per un progressivo miglioramento delle capacità espressivo-comunicative.
3. Elementi di trasversalità fra italiano e
lingue europee moderne
L’insegnamento di italiano e delle lingue europee perseguono obiettivi comuni:
· acquisire consapevolezza della varietà delle lingue, del loro legame con la cultura che in esse si esprime, e, insieme, della profonda unitarietà del loro funzionamento;
· acquisire consapevolezza della variazione interna alle lingue, in particolare rispetto alle diverse situazioni comunicative (registri dai più informali a quelli formali) e al mezzo utilizzato (parlato o scritto);
· assumere il testo (parlato o scritto) come unità di comunicazione su cui esercitare progressive capacità di comprensione e produzione; essere in grado, a partire dalla fruizione di testi concreti, di formulare ipotesi sul loro significato e la loro funzione, utilizzando a tale scopo indizi che rinviino al contesto sia linguistico che extralinguistico;
· capire che il parlato, in particolare quello conversazionale, manifesta caratteri simili nelle varie lingue: ha uno stretto legame, espresso anche linguisticamente, con il contesto, presenta pause spesso non sintattiche, allungamenti e riempitivi di silenzio, ricorre alle parole più frequenti e dal significato più generico ecc.
· farsi un’idea della natura composita e stratificata del lessico di qualunque lingua, in cui ci sono parole più frequenti e meno frequenti, forestierismi, parole simili da una lingua all’altra, ma con significato differente (i ‘falsi amici’), ecc.
· capire, anche grazie al confronto tra sistemi diversi di resa grafica di suoni (o di gruppi di suoni) simili, la convenzionalità della scrittura e il rapporto non biunivoco tra lettere e suoni;
· capire che tutte le lingue hanno modi per esprimere alcune nozioni fondamentali, come per esempio quelle legate alle dimensioni della temporalità (presente e passato);
· capire che nelle frasi un ruolo centrale è occupato dal verbo;
· imparare a giocare con enunciati, parole e suoni, con meccanismi di formazione delle parole (es.: composizione e suffissazione)
· imparare a consultare i dizionari.
Questi obiettivi sono tanto più e meglio conseguibili quanto più gli insegnanti di italiano e lingue moderne riescono a collaborare, puntando a un notevole risparmio cognitivo degli allievi, garantito da un’azione didattica coerente e produttiva, anche al fine di economizzare il tempo orario a disposizione e con il risultato di rafforzare i rispettivi specifici apprendimenti:
ITALIANO
1. L’italiano nel passaggio dagli “ambiti”
alle “discipline”
Per l’area linguistica, nel corso della scuola di base, il progressivo passaggio degli apprendimenti dalla dimensione di “ambito” a quella “disciplinare” avviene gradualmente a partire dal terzo anno e si completa negli ultimi due anni, con la definizione dei percorsi disciplinari di lingua italiana, di prima e seconda lingua europea moderna. Anche l’insegnamento e l’apprendimento di italiano, nel corso della scuola di base, si caratterizza per un graduale e progressivo emergere degli aspetti che caratterizzano la specificità della disciplina e che si consolideranno nel passaggio fra gli ultimi due anni della scuola di base e i primi due anni della scuola secondaria.
Infatti, nel corso della scuola di base, gli apprendimenti linguistici relativi alla lingua italiana sono inizialmente caratterizzati da un più forte legame con l'esperienza e le conoscenze e le abilità già acquisite, il vissuto individuale e collettivo, la dimensione ludica e di scoperta soggettiva e di gruppo. Nella fase intermedia, vengono valorizzate le attività anche interdisciplinari, nelle quali gli allievi fanno esperienza del concreto esercizio delle abilità linguistiche in contesti operativi e progettuali particolarmente significativi, motivanti e caratterizzati da una forte attenzione agli obiettivi trasversali e comuni a più ambiti disciplinari e a diversi contesti di apprendimento. Negli ultimi anni l'apprendimento linguistico assume progressivamente caratteri di osservazione più sistematica e problematica sugli usi della lingua e sulle caratteristiche stesse della lingua, dei testi e della comunicazione. Sempre negli ultimi due anni si incrementano le conoscenze che consentono la graduale definizione dei diversi settori di apprendimento che caratterizzano la disciplina: l’educazione agli usi della lingua, l'educazione letteraria e la riflessione sulla lingua, che nella scuola di base restano sempre fortemente integrati.
Tali progressioni e i relativi scarti nelle modalità di insegnamento devono comunque rispettare i ritmi di apprendimento, anche individuali, degli allievi, poiché nel corso della scuola di base, l'acquisizione di un uso via via più articolato e impegnativo della lingua accompagna il processo di graduale decentramento da sé, di stabilizzazione emotiva e di arricchimento delle relazioni interpersonali, di crescita culturale. Questo processo è rinforzato anche da una crescita della consapevolezza e del controllo delle procedure che è necessario mettere in atto per capire e produrre testi.
La riflessione sulla lingua, sui testi e sulla comunicazione diviene progressivamente più esplicita e sistematica, a partire dall’attenzione con cui l’insegnante valorizza le ipotesi e le domande ingenue che ciascun allievo, seppure in modi diversi, si pone sulla lingua e sui testi e accompagna la progressiva e spesso personale capacità di comprendere e autovalutare il proprio rapporto con la lingua e i processi di comprensione e di produzione. Negli ultimi due anni, la riflessione sugli usi linguistici potrà anche essere occasione di osservazioni comparative e contrastive fra lingue diverse (limitatamente a contenuti effettivamente capaci di generare consapevolezza, incremento di competenza, confronto fra culture), fra lingua e linguaggi non verbali (con attenzione alle esperienze di fruizione e realizzazione consapevoli di prodotti multimediali), fra lingua e altri processi di simbolizzazione. In particolare, le osservazioni comparative tra lingue diverse potranno essere favorite sia dalle lingue straniere sia dal tenere nel debito conto la competenza linguistica nativa degli allievi, quando essi siano portatori di lingue extracomunitarie o provengano da ambienti e famiglie di forte dialettofonia. Anche l'attenzione alla dimensione diacronica e geostorica delle lingue e della loro evoluzione potrà gradualmente costituire un punto di osservazione sulle radici storiche e sui rapporti tra le varie lingue venute in contatto nel contesto europeo e mediterraneo nel corso dei secoli.
In ogni caso la lingua, nell'intera scuola di base, resta prioritariamente uno strumento la cui acquisizione si consolida attraverso l'uso. La riflessione sulla lingua accompagna e rinforza l'uso, attraverso la scoperta anche ludica e creativa, l'indagine sui fenomeni linguistici, l'osservazione, l'abitudine al ragionare problematico e analitico, per giungere poi in modo graduale alla sistematizzazione e alla rielaborazione culturale sull'uso
Accanto alla dimensione strumentale e riflessiva, che deve garantire solide competenze linguistiche di base, in particolare l'attività di lettura, sollecitata anche come scelta personale di argomenti e di generi, deve consentire una progressiva scoperta del piacere di leggere e di ampliare le proprie conoscenze e rappresentazioni della realtà attraverso la personale frequentazione di testi motivanti e sempre comunque adeguati all'età, ai gusti personali e alle conoscenze possedute. La lettura di idonei testi narrativi e poetici rinforza la progressiva costruzione di identità, attraverso la conoscenza di sé e dell’altro, del mondo reale, l’accesso all’immaginario, alla costruzione di mondi possibili, alla iniziale consapevolezza della permanenza e del mutamento nel tempo e nello spazio di temi, figure, problemi.
L’insieme degli obiettivi di apprendimento della disciplina nella scuola di base deve garantire un buon livello di alfabetizzazione e porre solide basi per un iter formativo che si completa solo nei primi due anni della scuola secondaria, quando un ulteriore scarto delle potenzialità cognitive e conoscitive consentirà di garantire a tutti gli allievi e le allieve in uscita dall’obbligo scolastico adeguati livelli di cittadinanza linguistica, comunicativa e culturale.
Per l'intero percorso formativo della scuola di base sarà particolarmente curata la dimensione formativa e orientativa degli apprendimenti linguistici che, progressivamente e poi in particolare negli ultimi due anni, deve accompagnare gli allievi alla scoperta di sé, alla valorizzazione delle potenzialità individuali, concorrendo alla scelta della scuola secondaria e del relativo indirizzo.
2. Continuità e gradualità degli
apprendimenti
Per tutta la scuola di base l'insegnamento e l'apprendimento della lingua italiana mantengono caratteri unitari di continuità, garantiti dal graduale sviluppo delle abilità di base, dalla centralità del testo, dal ricorso costante all'operatività che rappresenta anche un sostegno alle motivazioni, dalla scelta di aree tematiche e culturali effettivamente significative per gli allievi, dalla realizzazione di prestazioni verificabili in cui si concretizzano gli obiettivi di apprendimento.
Nello stesso tempo, all'interno della scuola di base, in coerenza con il graduale sviluppo cognitivo e culturale degli allievi, vengono garantiti scarti progressivi di apprendimento. Gli usi linguistici e comunicativi divengono gradualmente più impegnativi, sulla base dell'intreccio di alcuni fondamentali elementi di progressione, che sono strettamente connessi con i contenuti dei processi di apprendimento:
§ la graduale scoperta delle molteplici potenzialità e degli usi diversi della lingua, che consenta anche di sperimentare come ciascuno di questi presenti livelli diversi di complessità: gli usi funzionali (per stabilire rapporti con altri di tipo interpersonale e sociale, per scopi pratici di studio), gli usi creativi (espressivi, ludici); gli usi espressivi e rappresentativi (esprimere emozioni e stati d'animo, immaginare mondi possibili, rappresentare e interpretare la realtà), gli usi culturali (per arricchire il bagaglio di conoscenze, per fare nuove esperienze conoscitive);
§ la progressione dei contesti e delle situazioni comunicative, da quelli più noti, pratici e immediati a quelli meno usuali, più ampi e organizzati;
§ la progressione di tipi testuali (narrativo, regolativo, descrittivo, espositivo), che comportano in parte un ordine crescente di difficoltà, ma che possono essere caratterizzati ciascuno da livelli graduali di complessità;
§ la progressiva acquisizione delle tecniche, procedure e strategie con le quali si progettano e si realizzano gli atti linguistici, i testi e le forme della comunicazione, dall'esperienza immediata e diretta ad un graduale acquisizione della consapevolezza e del controllo su ciò che si sa, che si fa e si sa fare;
§ la progressione delle aree tematiche e culturali di riferimento, da quelle più vicine e legate all'esperienza personale, familiare e di gruppo, alla dimensione ludica e creativa, all'immaginario infantile verso quelle legate alla consapevolezza della realtà interiore e interpersonale, alla conoscenza della realtà storica e sociale, alla dimensione creativa dei linguaggi nei confronti della stessa realtà, alle forme codificate di espressione dell'immaginario.
3. Settori di attività, finalità e
obiettivi di apprendimento
E’ compito specifico, anche se non esclusivo, dell’insegnamento dell’italiano sviluppare percorsi e occasioni di apprendimento tesi a realizzare l’educazione a tutti gli usi della lingua, compresi quelli creativi e dotati di un grado più o meno evidente di letterarietà. Tali percorsi devono essere attraversati da momenti via via più forti di riflessione sulla lingua. Né questa si può escludere fin dai primi anni del curricolo, se la si intende come attenzione dell’insegnante a rispondere alle molte curiosità metalinguistiche che i bambini hanno spontaneamente, rafforzando e indirizzando la loro capacità di osservazione e di ragionamento sui fenomeni linguistici e comunicativi.
Nella scuola di base l’educazione agli usi della lingua ha la preminenza ed è tesa a sviluppare la padronanza orale e scritta dell’italiano, finalizzata
- allo sviluppo di abilità linguistiche e cognitive;
- a sviluppare la capacità di capire testi e messaggi via via più articolati e complessi;
- alla progressiva capacità di verbalizzare le proprie esperienze;
- al progressivo padroneggiamento di un vocabolario sempre più ricco, a partire da quello di base;
- al graduale e consapevole inserimento in relazioni interpersonali e sociali;
- all’incremento della capacità di apprendere e alla progressiva crescita culturale;
- alla scoperta della ricchezza, flessibilità e creatività della lingua;
L’educazione agli usi creativi e letterari della lingua costituisce un primo avvio all’educazione letteraria, che si fonda sulla capacità di leggere e capire semplici testi letterari in prosa e in versi. Nella scuola di base, è finalizzata a
- sviluppare la creatività e rafforzare la consapevolezza sulla flessibilità della lingua;
- promuovere il piacere della lettura disinteressata e le capacità di scelta e di valutazione personale;
- porre le basi per la successiva comprensione del valore estetico di alcune forme di comunicazione;
- incrementare l’educazione all’immaginario e potenziare lo sviluppo cognitivo tramite l’accostamento a più mondi ‘possibili’ al cui interno fare esperienza di innumerevoli situazioni (ambientali, situazionali, psicologiche), comprese quelle più fantastiche o distanti culturalmente, nello spazio e/o nel tempo. Il racconto in particolare si presta a queste finalità di conoscenza e costruzione di mondi e tramite il racconto il bambino può prendere coscienza anche di sé e della propria identità rispetto all’ ‘altro’.
L’educazione ai vari usi della lingua sopra definiti risulta potenziata da una riflessione sulla lingua da farsi il più possibile a partire da enunciati o da testi, orali e scritti, compresi quelli prodotti dagli stessi alunni. è raccomandata la dimensione della discussione e del ragionamento collettivo, della scoperta di regolarità e di tentativi di classificazione di fenomeni. Sconsigliate invece le procedure meramente definitorie e dichiarative: classificazioni e denominazioni di fenomeni linguistici dovrebbero essere solo il punto di arrivo di processi di osservazione ragionata e critica condotti in classe.
La riflessione sulla lingua è tesa principalmente a:
- costruire la capacità di guardare alla lingua come a un oggetto degno di attenzione e analisi;
- costruire una mentalità problematica e un atteggiamento scientifico nell’analisi di fenomeni linguistici e testuali;
- dare consapevolezza delle principali funzioni e strutture della lingua;
- contribuire allo sviluppo delle abilità linguistiche nei loro aspetti più complessi e consapevoli
- offrire una strumentazione concettuale utile al confronto tra lingue diverse
- accrescere la capacità di giudizio e selezione delle forme di comunicazione più adeguate rispetto ai diversi contesti e destinatari
- dare consapevolezza del profondo legame fra lingua e cultura.
Gli obiettivi di apprendimento relativi alle competenze degli allievi e alle scansioni interne al ciclo sono articolati rispetto a questi nuclei operativi degli apprendimenti linguistici nella scuola di base:
§ ascolto e parlato
§ lettura
§ scrittura e riscritture
§ riflessione sulla lingua.
Per ciascuno, sono indicati i profili di uscita, quali risultati attesi in rapporto alle competenze maturate dagli allievi.
Solo ragioni di ordine espositivo giustificano la presentazione di tali obiettivi in maniera distinta. Più obiettivi e soprattutto più contenuti o attività diversi possono concorrere a costruire una medesima competenza; né le ripartizioni indicate corrispondono a filoni didattici da seguire in modi rigidamente separati.
Tocca infatti alla programmazione didattica definire percorsi e occasioni di apprendimento che, in rapporto agli allievi reali, perseguano il raggiungimento di questi obiettivi, ovviamente anche integrandoli fra loro in attività didattiche che spesso coinvolgono più abilità linguistiche (di ascolto e parlato, di lettura e scrittura, di lettura e parlato, di ascolto e scrittura, ecc.) e che quindi favoriscono l’esercizio e l’incremento di quelle abilità in modo integrato.
A fondamento degli usi e quindi della progettazione degli apprendimenti linguistici va collocata la nozione di testo, poiché la attività linguistiche hanno per oggetto testi, unità comunicative dotate di organicità e di riconoscibilità.
Per testo si possono intendere unità linguistiche di estensione diversa, sia orali che scritte, e anche parti di testi più ampi, qualora dotate di unitarietà (ad esempio le voci di una enciclopedia, i capitoli di un romanzo, i paragrafi di un manuale, i singoli articoli o gli inserti pubblicitari di un giornale, le singole didascalie di un testo con immagini, ecc.)
Gli usi linguistici e l'idea stessa di testo sono strettamente connessi con altri elementi costitutivi della comunicazione e quindi dell'acquisizione di competenze linguistiche:
§ la consapevolezza che ogni atto linguistico si svolge in una situazione, determinata da soggetti che producono o ricevono testi, usando determinati mezzi strumentali e per scopi specifici;
§ l'esistenza di varietà linguistiche e testuali (registri, linguaggi settoriali) che mutano in relazione alle diverse situazioni comunicative e cambiano nel tempo;
§ l'esistenza di tipi di testo (testo descrittivo, narrativo, espositivo, regolativo, argomentativo) definiti da particolari caratteristiche formali e tematiche;
§ l'esistenza di generi testuali (la lettera, l'articolo di cronaca, la poesia lirica, il romanzo, l'enciclopedia, la conferenza, ecc.) la cui configurazione è il risultato di consuetudini, istituzioni, tecniche comunicative che variano nel tempo e nelle diverse realtà sociali e culturali.
3. Il profilo di uscita relativo alle competenze degli alunni
conclusive del ciclo della scuola di base
Alla fine della scuola di base le allievi e gli allievi dovrebbero essere in grado di esercitare le competenze linguistiche qui elencate, che costituiscono il complessivo profilo di uscita dalla scuola di base.
Comprende e produce testi orali di varia natura e
provenienza, in situazioni e per diversi scopi, legati all’esperienza personale
e ai rapporti interpersonali. In situazioni note è in grado di interagire in modo
efficace con persone conosciute, per scopi diversi: chiedere e dare
informazioni, collaborare allo svolgimento di attività, confrontare opinioni;
è consapevole della necessità di usare registri adeguati alle diverse
situazioni e ai destinatari cui si rivolge. è in grado di selezionare, fra i messaggi che riceve, le fonti e le occasioni di arricchimento personale e culturale e di ascoltare adottando opportune strategie di attenzione e comprensione. |
Legge e comprende una discreta varietà di forme testuali
relative ai principali tipi di testo (in particolare narrativo, descrittivo,
espositivo e regolativo) caratterizzate da una pluralità di scopi
comunicativi e di usi funzionali. Applica strategie adeguate a diversi scopi di lettura
(leggere per orientarsi su un argomento, informarsi, acquisire conoscenze e
studiare, per orientare attività pratiche, per il puro piacere della
lettura). Usa le principali tecniche di supporto alla comprensione di testi
complessi (appunti, schemi, mappe). Riconosce, per averne fatta concreta esperienza, le
principali forme in cui si realizzano gli usi creativi e letterari della
lingua, sia in prosa che in versi. Riconosce le caratteristiche essenziali
dei principali generi letterari antichi e moderni (fiabe, miti, leggende,
poemi, poesia lirica, teatro, racconti, romanzi). Legge autonomamente testi
narrativi di vario genere liberamente scelti e congeniali ai propri
interessi. Scrive, sulla base di modelli sperimentati, una varietà di
forme testuali riconducibili ai tipi di testo narrativo, descrittivo,
espositivo, regolativo per una pluralità di scopi, utili in circostanze e
situazioni a lui note. Applica strategie di scrittura adeguate ai testi da produrre
e controlla il processo di scrittura, dalla ideazione alla revisione. Esplora in forme ludiche la funzione espressiva della
lingua per elaborare in modo creativo testi narrativi e testi poetici. Sa ricercare, raccogliere e rielaborare in forma scritta
informazioni, dati, concetti, a partire da testi narrativi ed espositivi, di
tipo divulgativo e disciplinare, per utilizzarli nelle proprie attività di
studio e per organizzare e sistematizzare le proprie conoscenze. Sa produrre
forme diverse di sintesi sulla base di precise indicazioni sulle procedure da
seguire. è
in grado di usare in modo adeguato un vocabolario metalinguistico che gli
consenta di ragionare e di esprimere giudizi sui principali caratteri
comunicativi e linguistici di un testo o di un enunciato. Applica conoscenze
metalinguistiche e sa servirsi di strumenti di consultazione per trovare
risposta ai propri dubbi linguistici e per risolvere problemi di comprensione
e produzione di testi. è consapevole della variabilità della lingua e delle forme della comunicazione nel tempo e nello spazio geografico, sociale e comunicativo. Usa le conoscenze metalinguistiche per riconoscere e confrontare i messaggi e per riconoscere elementi comunicativi che appartengono a culture diverse. |
4. Gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle scansioni interne del ciclo settenale
ascolto
e parlaTO
Profilo
di uscitA |
A) Ascolto e parlato per comunicare. L’allievo comprende e produce testi orali di varia natura e provenienza, in situazioni e per diversi scopi legati all’esperienza personale e ai rapporti interpersonali. B) Interazione
in situazioni di dialogo. In situazioni note è in grado di interagire
in modo efficace con persone conosciute, per scopi diversi: chiedere e dare
informazioni, collaborare allo svolgimento di attività, confrontare opinioni;
è consapevole della necessità di usare registri adeguati alle diverse
situazioni e ai destinatari cui si rivolge. C) Ascoltare
per arricchire il bagaglio di conoscenze e di esperienze L’allievo è in grado di selezionare, fra i
messaggi che riceve, le fonti e le occasioni di arricchimento personale e
culturale e di ascoltare adottando opportune strategie di attenzione e
comprensione. |
|
1° - 2° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
A |
comprendere un
testo narrativo, individuando gli elementi essenziali e la successione
temporale, o un testo descrittivo di persone, oggetti, animali, ambienti
familiari, individuando l’argomento e alcune caratteristiche essenziali |
A |
raccontare ai
compagni o all’insegnante brevi esperienze personali, rispettando la sequenza
temporale delle azioni |
B |
in situazioni
note dialogare con persone conosciute per scopi diversi: scambiare saluti,
chiedere e dare informazioni, capire affermazioni e istruzioni, formulare
richieste e rispondere a domande, partecipare a conversazioni su argomenti
noti |
C |
ascoltare brevi
testi informativi, ricordandone l'argomento e le informazioni principali |
C |
ascoltare,
mantenendo la concentrazione e l’interesse, la lettura ad alta voce da parte
dell’insegnante di testi narrativi anche di discreta lunghezza, riconoscendo
personaggi, ambienti, situazioni tipiche e ricorrenti |
C |
ascoltare testi
in versi, cogliendo alcune caratteristiche del suono e del ritmo |
|
Tipi e generi testuali |
A |
testi descrittivi
e narrativi letti o prodotti da insegnanti e compagni |
A |
narrazione di
esperienze personali |
B |
scambi
comunicativi, dialoghi e conversazioni con persone conosciute in situazioni e
ambienti familiari |
C |
vari testi
informativi purché brevi e su argomeni noti |
C |
fiabe, leggende,
miti, racconti |
C |
filastrocche,
poesie |
|
3° - 4° - 5°
anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
A |
comprendere e
produrre testi narrativi e di cronaca per scopi diversi; comprendere e
produrre semplici descrizioni riferite a oggetti, animali, ambienti familiari,
usando un lessico adeguato |
A |
dare e ricevere
oralmente semplici istruzioni per l'esecuzione di compiti, la progettazione e
l'esecuzione di attività di gioco, la pianificazione di azioni |
A |
raccontare
proprie esperienze o esperienze vissute da altri, rispettando l'ordine
temporale e causale e inserendo alcuni elementi descrittivi |
B |
esprimere in modo
chiaro e comprensibile idee, opinioni, stati d'animo |
B |
partecipare a una
discussione di gruppo, individuando il problema affrontato e le principali
opinioni espresse, facendo domande per avere chiarimenti, esprimendo accordo
o disaccordo con altri interventi |
C |
ascoltare testi
informativi, sapendone ripetere l'argomento e le informazioni principali;
esporre a voce argomenti noti, fornendo informazioni in modo chiaro e lineare |
C |
ascoltare la
lettura di testi narrativi e poetici cogliendone gli aspetti essenziali |
|
Tipi e generi testuali |
A |
testi descrittivi
e narrativi letti o prodotti da insegnanti e compagni |
A |
racconto di
esperienze |
A |
dialoghi in situazioni scolastiche o di rapporti interpersonali in contesti abituali scambi
comunicativi tra pari per condividere istruzioni e definire comportamenti |
B |
confronto di
opinioni |
C |
vari tipi di
testi informativi in contesto scolastico |
C |
testi narrativi
(fiabe, favole, racconti) |
|
6° - 7° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
A |
ascoltare e
produrre testi narrativi, descrittivi, espositivi in circostanze e per scopi
diversi |
A |
strutturare e
realizzare brevi esposizioni adatte a situazioni e circostanze diverse per dare
informazioni o per esporre conoscenze, esperienze o opinioni |
A |
riconoscere e
utilizzare differenti funzioni dei discorsi orali: esortativo, regolativo,
informativo, creativo |
B |
porre domande in
modo adeguato per chiarire concetti e sviluppare idee |
B |
partecipare a
confronti a più voci in situazioni e su temi noti, rispettando le convenzioni
dello scambio comunicativo, seguendo lo sviluppo degli argomenti, rendendosi
conto dei diversi punti di vista e intervenendo in modo coerente,
contribuendo al procedere dei ragionamenti |
C |
ascoltare testi
informativi, sia in ambito scolastico che dai principali media, cogliendone
l'argomento e le principali informazioni e sapendone riconoscere le
intenzioni comunicative dell’emittente |
C |
ascoltare la
lettura di testi narrativi e poetici cogliendone gli aspetti essenziali e
sapendone poi riferire in modo adeguato |
C |
ascoltare e
confrontare opinioni su testi letti, spettacoli visti, esperienze culturali |
|
Tipi e generi testuali |
A |
testi narrativi,
descrittivi, espositivi adeguati a contesti scolastici o a situazioni di
comunicazione interpersonale simulata |
B |
confronto di
opinioni, discussione organizzata e strutturata |
C |
vari tipi di
testi informativi radiofonici e televisivi |
C |
testi narrativi
(in particolare racconti) e poetici idonei alla lettura ad alta voce |
|
Livello di prestazione |
|
registro adeguato
alla diverse situazioni |
|
lessico
appropriato |
|
pronuncia e
intonazione accurate |
LETTURA
Profilo di uscitA |
A) Leggere per capire. L'allievo legge e comprende una discreta varietà di forme testuali relative ai principali tipi di testo (narrativo, descrittivo, espositivo e regolativo) caratterizzate da una pluralità di scopi comunicativi e di usi funzionali. B) Leggere per scopi diversi. L'allievo applica strategie adeguate a diversi scopi di lettura (leggere per orientarsi su un argomento, informarsi, acquisire conoscenze e studiare, per orientare attività pratiche, per affrontare problematiche di suo interesse, per il puro piacere della lettura). Usa le principali tecniche di supporto alla comprensione di testi complessi (appunti, schemi, mappe). C) Leggere testi letterari. L'allievo riconosce, per averne fatta concreta esperienza, le principali forme in cui si realizzano gli usi creativi e letterari della lingua, sia in prosa che in versi. Riconosce le caratteristiche essenziali dei principali generi letterari antichi e moderni (fiabe, miti, leggende, poemi, poesia lirica, teatro, racconti, romanzi). Legge autonomamente testi narrativi di vario genere liberamente scelti e congeniali ai propri interessi. |
|
1° - 2° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
A |
acquisire e consolidare la tecnica della lettura, come premessa ai successivi incrementi dell'abilità di comprensione di testi |
A |
leggere, ad alta voce o silenziosamente, e comprendere brevi testi di vario tipo, su argomenti diversi ma comunque noti |
A |
comprendere il significato di brevi testi regolativi e informativi (ad esempio etichette, insegne, titoli, liste di parole) |
|
Tipi e generi testuali |
A |
brevi testi di vario tipo relativi a situazioni e argomenti abituali |
|
3° - 4° - 5° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
A |
comprendere brevi testi narrativi, individuando i protagonisti e le principali sequenze temporali degli avvenimenti, ambienti, relazioni causali, circostanze |
A |
comprendere, nelle linee essenziali, descrizioni di personaggi, ambienti, paesaggi, oggetti, fenomeni |
A |
comprendere e utilizzare le sequenze informative di testi regolativi (ad esempio fogli di istruzioni per l'uso, regole di giochi, ricette) |
B |
ricavare informazioni da semplici grafici, schemi, tavole e tabelle e utilizzare in modo opportuno immagini e apparati iconografici |
B |
eseguire la lettura ad alta voce di testi noti e non in modo scorrevole e comprensibile |
|
eseguire la lettura silenziosa di vari tipi di testo, dimostrando di cogliere l'argomento, le informazioni essenziali, le intenzioni comunicative del testo |
B |
comprendere testi disciplinari, cogliendone le informazioni centrali anche di singole parti e paragrafi |
C |
leggere e comprendere testi narrativi individuando i personaggi e le loro azioni, gli eventi principali e la loro distribuzione nel tempo e nello spazio, le relazioni di causa ed effetto, i temi e le situazioni ricorrenti, le analogie e le differenze con altri testi letti, la relazione con esperienze personali proprie o di altri |
C |
leggere testi poetici, individuandone alcune caratteristiche formali (versi, strofe, rime, ecc.) e tematiche |
C |
leggere autonomamente testi narrativi, liberamente scelti |
|
Tipi e generi testuali |
A |
testi narrativi e descrittivi, sia realistici che fantastici, comprese cronache, lettere, testi autobiografici |
A |
testi regolativi legati a situazioni note |
B |
testi espositivi, anche di carattere disciplinare |
C |
fiabe, leggende, miti, racconti, narrativa per l’infanzia |
C |
filastrocche, giochi linguistici, poesie |
|
6° - 7° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
A |
comprendere e confrontare testi narrativi (anche di cronaca, biografie, diari, individuando personaggi e loro caratterizzazione essenziale, sequenze temporali degli avvenimenti ed eventuali alterazioni dell'ordine cronologico, ambienti, relazioni causali, circostanze |
A |
comprendere e confrontare testi descrittivi, individuando gli elementi della descrizione, la collocazione nello spazio, le caratteristiche essenziali, il punto di vista dell'osservatore |
A |
comprendere argomento centrale e informazioni essenziali di testi espositivi (come ad esempio voci di enciclopedie, testi di divulgazione scientifica adeguati alle conoscenze, manuali scolastici |
A |
comprendere la tesi centrale e l'intenzione comunicativa di semplici testi argomentativi su temi noti e di effettivo interesse |
B |
leggere ad alta voce testi noti o sconosciuti di varia natura, usando in modo adeguato pause e intonazioni e dimostrando di capire il contenuto |
B |
eseguire la lettura silenziosa (d'esplorazione o più analitica) di vari tipi di testo, applicando in modo semplice tecniche di supporto alla comprensione: sottolineare, evidenziare, annotare a margine, prendere appunti |
B |
utilizzare in modo adeguato le varie parti di un testo disciplinare complesso: indice, capitoli, titoli, sommari, riquadri, immagini, didascalie, apparati grafici |
B |
riconoscere le componenti essenziali di un testo disciplinare: frasi che sintetizzano porzioni di testo, definizioni, esempi, approfondimenti |
B |
leggere e confrontare su uno stesso argomento, informazioni provenienti da testi diversi |
C |
leggere ad alta voce e in modo espressivo testi in versi e in prosa |
C |
ricostruire in modo essenziale la trama di testi narrativi, cogliendo il senso complessivo della vicenda, i temi trattati e riconoscendo le diverse funzioni delle parti descrittive |
C |
leggere testi poetici, individuandone gli aspetti formali e le immagini (versi, strofe, rime, effetti sonori complessivi, procedimenti metaforici, ecc.), in rapporto ai temi trattati e formulando semplici ipotesi interpretative |
C |
riconoscere i principali generi della narrativa letteraria, sulla base di caratteristiche formali o tematiche |
C |
sulla base di precedenti esperienze di lettura, scegliere autonomamente testi narrativi per il piacere di leggere e saperne poi parlare in modo essenziale |
|
Tipi e generi testuali |
A |
testi narrativi e descrittivi, sia realistici che fantastici, comprese cronache, diari, lettere, testi biografici |
A |
testi espositivi di carattere disciplinare |
B |
vari tipi di testo |
C |
testi di canzoni, poesia epica o lirica |
C |
racconti, diari, testi autobiografici |
C |
narrativa per l’infanzia e l’adolescenza, romanzi |
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Livello di prestazione |
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fluenza ed espressività nella lettura ad alta voce (pause e intonazioni adeguate) |
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buona esecuzione di vari tipi di lettura silenziosa (esplorativa, analitica, letture successive con obiettivi diversi) |
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parziale autonomia nel controllo delle diverse tecniche di supporto alla lettura silenziosa |
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controllo e uso di soluzioni adeguate al livello di consapevolezza delle difficoltà difficoltà incontrate nella lettura e nella comprensione (in rapporto alla lunghezza del testo, al lessico usato, alle caratteristiche sintattiche del testo) |
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scritturA
Profilo
di uscita |
A) Scrivere per comunicare. L'allievo scrive, sulla base di modelli sperimentati, una varietà di forme testuali riconducibili ai tipi di testo narrativo, descrittivo, espositivo, regolativo per scopi diversi, utili in circostanze e situazioni a lui note. Applica strategie di scrittura adeguate ai testi da produrre e controlla il processo di scrittura, dalla ideazione alla revisione. B) Scrittura
creativa. L'allievo esplora in forme ludiche la funzione espressiva
della lingua per elaborare in modo creativo testi narrativi e testi poetici. C) Scrivere
per pensare e per rielaborare conoscenze. L'allievo sa ricercare,
raccogliere e rielaborare in forma scritta informazioni, dati, concetti, a
partire da testi narrativi ed espositivi, di tipo divulgativo e disciplinare,
per utilizzarli nelle proprie attività di studio e per organizzare e
sistematizzare le proprie conoscenze. L’allievo sa produrre forme diverse di
sintesi sulla base di precise indicazioni sulle procedure da seguire. |
|
1° - 2° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
A |
acquisire o consolidare la competenza tecnica della scrittura, come premessa ai successivi incrementi dell'abilità di produzione di testi |
A |
scrivere brevi testi di vario tipo (ad esempio cartoline, saluti, brevi messaggi); comunicare per scritto esperienze ed idee; scrivere testi per immagini (ad esempio fumetti, battute di dialogo, didascalie) |
|
Tipi e generi testuali |
A |
brevi testi relativi a situazioni e argomenti abituali |
A |
brevi testi per immagini |
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3° - 4° - 5° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
A |
scrivere un breve testo narrativo a funzione espressiva e/o informativa (ad esempio una pagina di diario, il resoconto di un'esperienza personale o condivisa con la classe, una lettera) |
A |
scrivere un breve testo descrittivo a carattere soggettivo (ad esempio un autoritratto, una presentazione di sé o di altri) |
A |
scrivere progetti schematici per la realizzazione di attività o per l'esecuzione di prestazioni (ad esempio liste di azioni, semplici istruzioni per l’uso) |
B |
realizzare giochi linguistici manipolando i significati e i suoni delle parole |
B |
inventare ed elaborare brevi racconti di fantasia a partire da stimoli sensoriali (suoni, colori), da parole-stimolo (binomi fantastici, personaggi archetipici) |
C |
saper produrre sintesi, anche parziali, di testi narrativi |
C |
saper titolare i propri testi |
|
Tipi e generi testuali |
A |
testi narrativi e descrittivi sia realistici che fantastici |
A |
semplici testi regolativi per l’esecuzione di prestazioni o di attività in contesti e situazioni note |
B |
brevi testi creativi in prosa o in versi |
C |
varie modalità di sintesi, in forma semplice, soprattutto per punti o sotto forma di schema |
|
6° - 7° anno |
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Obiettivi di apprendimento |
A |
scrivere cronache di fatti, resoconti o racconti di esperienze, anche in forma di lettera, di pagina autobiografica |
A |
scrivere un breve testo descrittivo a carattere oggettivo (ad esempio descrizioni di oggetti di uso quotidiano, immagini, ambienti) |
A |
semplici testi regolativi o progetti schematici per l'esecuzione di attività (ad esempio regole di gioco, ricette, istruzioni per l’uso |
A |
scrivere semplici e personali commenti a testi letti (romanzi, racconti, poesie), film o spettacoli visti |
A |
realizzare testi che comportano particolari soluzioni grafiche (ad esempio avvisi, locandine, depliant) |
B |
inventare giochi linguistici e filastrocche o altri semplici componimenti in versi |
B |
scrivere o rielaborare testi narrativi (ad esempio fiabe, favole, leggende e racconti mitici, racconti realistici o fantastici), a partire da esperienze di lettura e dalla considerazione dei modelli testuali |
C |
saper sintetizzare le informazioni di un testo (letto o ascoltato) sotto forma di schemi, mappe, schede oppure in forme fluenti, controllandone l'estensione, anche nella prospettiva di usarli successivamente |
C |
saper raccogliere, organizzare e gestire in modo diverso informazioni e dati provenienti da diverse fonti (riviste, giornali, enciclopedie, manuali scolastici) |
C |
utilizzare scalette per punti per pianificare la propria produzione orale e scritta |
C |
saper utilizzare programmi di videoscrittura, sfruttandone in particolare le opportunità di supporto cognitivo, grafico e pragmatico (progettazione, per punti o mappe, evidenziazione, copia e incolla, integrazione, impaginazione, ecc.) |
|
Tipi e generi testuali |
A |
testi narrativi e descrittivi sia realistici che fantastici; cronache, resoconti di espe rienze |
A |
testi regolativi per la progettazione e realizzazione di attività legate ad esperienze note individuali e di gruppo |
B |
testi creativi in prosa o in versi |
C |
varie modalità di sintesi: discorsive o per punti, sotto forma di schemi, tabelle, mappe |
|
Livello di prestazione |
|
efficace realizzazione linguistica e testuale (coerenza e adeguatezza alla consegna); parziale proprietà del lessico, rispetto delle convenzioni d'uso della correttezza ortografica, della punteggiatura, del taglio in capoversi, della morfosintassi) |
|
gestione efficace delle variabili grafiche relative ad alcune attività di scrittura (lunghezza, uso dello spazio, corpi e caratteri, impaginazione). |
|
parziale autonomia nella gestione del processo di scrittura, dalla progettazione alla revisione |
|
controllo e uso di soluzioni adeguate al livello di consapevolezza delle difficoltà incontrate nella scrittura (in rapporto alla messa a fuoco dell'argomento, alla raccolta e sistemazione delle idee, alla stesura del testo, ai tipi di errori commessi, alle fasi di rilettura e correzione) |
RIFLESSIONE SULLA LINGUA
Profilo di uscita |
La riflessione sulla lingua e sui testi per ragionare e per migliorare le prestazioni linguistiche. L’allievo è in grado di usare in modo adeguato un vocabolario metalinguistico che gli consenta di ragionare e di esprimere giudizi sui principali caratteri comunicativi e linguistici di un testo o di un enunciato. Applica conoscenze metalinguistiche e sa servirsi di strumenti di consultazione per trovare risposta ai propri dubbi linguistici e per risolvere problemi di comprensione e produzione di testi. La riflessione sulla lingua e sui testi come strumento di crescita culturale e interculturale. è consapevole della variabilità della lingua e delle forme della comunicazione nel tempo e nello spazio geografico, sociale e comunicativo. Usa le conoscenze metalinguistiche per riconoscere e confrontare i messaggi e per riconoscere elementi comunicativi che appartengono a culture diverse. |
|
1° - 2° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
|
riconosce e distingue nelle diverse attività che accompagnano l’acquisizione della competenza tecnica di lettura e scrittura, i momenti di osservazione, di esplorazione e riflessione sulla realtà linguistica e comunicativa |
|
seguire, comprendere e produrre osservazioni non sistematiche sulla realtà comunicativa e linguistica che accompagnano le prime fasi di apprendimento delle competenze |
|
attraverso l’apprendimento tecnico della scrittura (intesa come capacità di rappresentare graficamente il corpo fonico di frasi e parole) diventare consapevoli della sua natura convenzionale e del rapporto non biunivoco tra suoni fondamentali dell’italiano (fonemi) e lettere o gruppi di lettere che li rappresentano |
|
3° - 4° - 5° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
|
distinguere la lingua nazionale dai dialetti |
|
conoscere i principali elementi di differenziazione fra scritto e parlato |
|
avere qualche percezione delle differenze fra usi formali e informali |
|
riflettere sul lessico, sui significati, sulle principali relazioni tra le parole (somiglianze, differenze) e conoscere i principali meccanismi di formazione e alterazione delle parole |
|
essere consapevoli della centralità del verbo nelle frasi e saper distinguere predicati che esprimono la caratteristica di un soggetto e predicati che mettono in relazione il soggetto con altri elementi |
|
conoscere le parti del discorso, modi e tempi verbali |
|
a partire dall’osservazione di testi scritti, essere in grado di riconoscere la funzione dei principali segni di punteggiatura |
|
saper utilizzare il dizionario come fonte di informazioni (anche grammaticali, oltre che ortografiche e semantiche) sulle parole |
|
6° - 7° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
|
conoscere e valutare gli elementi fondamentali della comunicazione |
|
riconoscere la funzione e gli scopi di un testo (che informa, esorta o comanda, descrive o rappresentala realtà, crea mondi immaginari) |
|
saper individuare nei testi parlati gli elementi che rinviano alla situazione comunicativa (in particolare al momento e al luogo in cui il testo è stato prodotto) |
|
ragionando sui testi, essere in grado di individuare le diverse parole (sinonimi, pronomi, ripetizioni, parole dal significato più generale) che si riferiscono allo stesso elemento (persona, luogo, cosa, concetto, ecc.) |
|
riconoscere in un testo i principali connettivi e la loro funzione |
|
diventare consapevoli dell’importanza dell’ordine delle parole nella frase (ad esempio attraverso manipolazioni di frasi e riformulazioni che ne mantengano le medesime informazioni essenziali e/o attraverso il confronto con altre lingue studiate a scuola o comunque note) |
|
riconoscere gli elementi fondamentali della struttura del periodo (distinguere la principale dalle subordinate) e riconoscere i principali tipi di subordinate) |
|
riconoscere le principali relazioni tra i significati (sinonimia, contrarietà, polisemia, gradazione, inclusione) |
|
essere consapevoli delle principali peculiarità (fonetiche, lessicali, sintattiche) dell’italiano parlato nella propria regione |
|
avere conoscenze semplici ma non casuali sull’evoluzione della lingua, con particolare riferimento all’origine e alla storia di alcune parole |
|
riconoscere la presenza e il significato di tracce linguistiche, tematiche, figurative di altre culture, sia passate che contemporanee, nelle più comuni forme di comunicazione o comunque presenti sul territorio in cui vive. |
Allegato: COMPETENZE
E obiettivi TRASVERSALI
1. Le competenze
trasversali
Tutte le aree disciplinari, in modo diversi, coerenti con i differenti modi di elaborare e organizzare la conoscenza e di esercitare abilità, concorrono all'acquisizione di competenze trasversali finalizzate a sviluppare il pensiero e le capacità cognitive e metacognitive, a realizzare rapporti interpersonali anche come modalità di uso delle conoscenze acquisite, a comprendere e produrre messaggi, ad acquisire e rielaborare informazioni e conoscenze, a svolgere prestazioni, a controllare semplici strategie per realizzare prodotti.
In ciascun ambito e in ciascun campo disciplinare queste finalità trovano modalità diverse di attuazione e si concretizzano in specifici obiettivi di apprendimento, che garantiscono anche la dimensione formativa delle singole discipline. L'osservazione degli atteggiamenti, dei comportamenti e delle prestazioni che corrispondono a questi obiettivi costituiscono una base comune a tutte le occasioni di apprendimento e contribuiscono a determinare l'unitarietà dei processi di apprendimento.
Questi stessi obiettivi sono inoltre la condizione affinché i diversi processi di apprendimento contribuiscano a sollecitare e rinforzare la disponibilità ad apprendere sia nel proseguimento delle attività formative che lungo l'arco della vita. Infine, la consapevolezza di questi obiettivi e dei personali modi di confrontarsi con il loro raggiungimento è anche alla base della capacità di ciascun allievo di orientarsi all’interno dei processi di insegnamento/apprendimento e quindi di compiere scelte adeguate alle proprie potenzialità e ai propri livelli di apprendimento.
Si fornisce un elenco esemplificativo delle finalità e degli obiettivi relativi a diverse aree di competenze, che trovano applicazione e riscontro negli obiettivi specifici di ciascuna disciplina. (Vedi tabella 1)
2. L'uso della
lingua e dei linguaggi nelle discipline e le abilità di studio
Tutte le discipline usano la lingua verbale, le immagini e le rappresentazioni grafiche per elaborare, conservare e trasmettere conoscenze e modelli di descrizione e interpretazione della realtà. Il controllo progressivo dei linguaggi in ambito disciplinare è quindi condizione essenziale dell'acquisizione e rielaborazione della conoscenza nei vari campi di sapere e di esperienza conoscitiva e si rinforza gradualmente e contestualmente all'acquisizione delle conoscenze in ciascun approccio disciplinare.
Gli obiettivi di apprendimento relativi all'uso della lingua e delle immagini nei diversi percorsi di apprendimento sono obiettivi trasversali alla cui acquisizione concorrono tutte discipline e che possono trovare nell'area linguistica occasioni di rinforzo e di ulteriore consapevolezza. è quindi compito delle singole discipline affrontare in modo concreto e operativo l'incremento lessicale e i processi di concettualizzazione, i rapporti e gli eventuali conflitti linguistici e cognitivi fra il linguaggio disciplinare e la lingua comune, le modalità di verbalizzazione tipiche della disciplina (modelli narrativi, descrittivi, espositivi, regolativi, argomentativi; uso delle definizioni, di affermazioni ed esempi), l'uso delle immagini e le modalità di rappresentazione grafica, schematica o concettuale.
Un settore particolare della competenza linguistica nei vari contesti disciplinari è rappresentato dall'uso della lingua per apprendere dai testi e per rielaborare informazioni e conoscenze, che trova applicazione anche in un adeguato metodo di studio. Al raggiungimento di questi obiettivi concorrono i singoli approcci disciplinari, le discipline dell'area linguistica e specifiche attività realizzate sulla base di progettazioni condivise (Vedi tabella 2).
sviluppo del pensiero e della identità personale, anche nella prospettiva della progettazione consapevole del proprio progetto di vita; |
affrontare situazioni impreviste |
incremento delle capacità di relazioni interpersonali e di collaborazione con altri; |
ascoltare gli altri, accettare l'opinione di altri |
|
modificare il proprio atteggiamento in rapporto alle situazioni |
|
modificare il proprio punto di vista |
|
conoscere le proprie risorse e capacità |
|
accrescere capacità di autogoverno in situazioni diverse |
|
mettere in atto relazioni interpersonali in modo adeguato alle situazioni |
|
rinforzare la capacità di adattamento a contesti diversi lavorare con gli altri |
Competenze comunicative
controllo dei
linguaggi e delle modalità di comunicazione
in contesti diversi, con particolare attenzione all'esercizio di una
cittadinanza piena e consapevole; |
esprimersi in modo chiaro |
|
ricavare
informazioni da una pluralità di fonti orali e scritte |
|
comunicare le proprie idee |
|
confrontare testi
e messaggi |
|
sviluppare la
propria creatività |
|
sviluppare il
senso estetico |
Competenze conoscitive
uso dei linguaggi
nei processi di costruzione delle conoscenze e quindi nei diversi contesti
disciplinari; |
mantenere la
concentrazione |
incremento e gestione
consapevole delle proprie risorse intellettive nella prospettiva
dell'apprendimento lungo l'intero arco della vita |
rinforzare le
capacità di memoria |
|
ricercare,
acquisire e rielaborare dati e informazioni |
|
scoprire
somiglianze e differenze |
|
collocare nello
spazio e nel tempo |
|
riconoscere e
confrontare situazioni, oggetti, eventi |
|
acquisire
capacità di pensiero astratto, ragionamento logico |
|
delimitare i
campi di indagine, scegliere dati pertinenti |
|
spiegare fenomeni |
|
impostare e
risolvere problemi |
|
formulare ipotesi |
|
immaginare
soluzioni nuove |
|
elaborare nuove
conoscenze |
|
accrescere
motivazione e disponibilità ad apprendere |
Competenze procedurali o metodologichE
utilizzo di
strumenti, alla pianificazione di processi, alla progettazione e realizzazione
di prodotti |
eseguire un
compito |
|
darsi degli
obiettivi precisi |
|
tenere in ordine
i materiali |
|
organizzare il
proprio lavoro |
|
fare scelte per
raggiungere uno scopo |
|
prendere
decisioni |
|
pianificare
l'esecuzione di una prestazione |
|
impiegare in modo
adeguato strumenti |
|
applicare
semplici strategie per ottenere risultati |
Tabella 2
apprendere
dai testi e rielaborare informazioni
e conoscenze |
Profilo
di uscita
L'allievo è in grado di utilizzare testi espositivi di tipo disciplinare e testi divulgativi per ricercare, acquisire e rielaborare informazioni, dati, concetti con lo scopo di utilizzarli nelle proprie attività di studio o di produrre semplici testi, orali o scritti, su argomenti noti e sulla base di precise indicazioni delle procedure da seguire. è in grado di seguire brevi esposizioni orali di carattere disciplinare, riconoscendone l'argomento e le informazioni essenziali.
Riconosce e usa il lessico disciplinare in modo adeguato alle sue conoscenze. Sa produrre brevi testi di carattere disciplinare su argomenti noti.
Sa valutare le difficoltà che gli pone un testo di carattere disciplinare, confrontando l'argomento e l'insieme delle informazioni fornite con le conoscenze in suo possesso e sa adottare e pianificare autonomamente adeguate strategie di studio.
1° - 2° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
|
· --------------------- |
· ----------------- |
3° - 4° - 5° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
|
§ comprendere testi disciplinari, cogliendone l'argomento e le informazioni centrali, anche di singole parti e paragrafi § ricavare informazioni da semplici grafici, schemi, tavole e utilizzare in modo opportuno gli apparati iconografici § richiamare alla mente conoscenze in suo possesso sulla base di una prima lettura esplorativa del testo, prima di affrontare letture più analitiche § usare informazioni e conoscenze ricavate dai testi in semplici testi propri, per facilitare lo studio e la memorizzazione § relazionare oralmente su un argomento studiato, un'esperienza, un'attività |
|
Testi utilizzati |
|
§ testi disciplinari scritti, gradualmente adatti alle conoscenze possedute § testi informativi e divulgativi su tematiche disciplinari oggetto di studio § testi orali ben strutturati |
|
6° - 7° anno |
|
Obiettivi di apprendimento |
|
§ usare in modo adeguato le varie parti di un testo disciplinare complesso: indice, capitoli, titoli, sommari, testi, riquadri, immagini, didascalie, apparati grafici § riconoscere, attraverso letture attente, le componenti essenziali di un testo disciplinare: frasi che sintetizzano porzioni di testo, definizioni, esempi, approfondimenti § confrontare, su uno stesso argomento, informazioni provenienti da testi diversi § accrescere gradualmente il proprio bagaglio lessicale disciplinare, anche attraverso semplici esplorazioni sul diverso significato che assumono alcuni concetti in contesti disciplinari diversi; § realizzare, sulla base di istruzioni precise, sintesi diverse dei testi disciplinari oggetto di studio: riassunti schematici, liste di argomenti, semplici schemi concettuali, linee del tempo, tabelle, ecc. § raccogliere e rielaborare informazioni e conoscenze ricavate da testi di carattere disciplinare in brevi testi adeguati alle proprie conoscenze |
|
Testi utilizzati |
|
§ testi disciplinari scritti, adatti alle conoscenze possedute § informativi e divulgativi su tematiche disciplinari oggetto di studio § testi orali ben strutturati § testi divulgativi, enciclopedie di livello adeguato § navigazioni e prodotti multimediali |
LINGUE EUROPEE MODERNE
Le
lingue moderne fanno parte del corredo culturale essenziale del cittadino
europeo. La scuola di base garantisce agli allievi l’opportunità di imparare
due lingue oltre la lingua materna con un’articolazione degli interventi che
tiene conto sia del loro sviluppo sia dell’esigenza di costruire un curricolo
continuo e progressivo per i nove anni dell’ obbligo scolastico e oltre.
L’insegnamento
delle lingue mira a fornire a tutti gli alunni gli strumenti essenziali per
comunicare in ambito europeo e per porre le basi del dialogo interculturale. Comunicazione ed educazione interculturale sono quindi i fondamenti
del curricolo plurilingue.
Le
finalità dell’educazione plurilingue nella scuola di base sono in particolare
le seguenti:
a)
promuovere la consapevolezza della comune cittadinanza europea attraverso il
contatto precoce con due lingue europee moderne;
b)
sviluppare la competenza comunicativa in un rapporto di complementarità e di
reciproco rinforzo tra le due lingue e tra queste e la lingua materna;
c)
potenziare la flessibilità cognitiva e la capacità di continuare a imparare le
lingue in un’ottica di apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
L’apprendimento linguistico implica rapporto, intreccio stretto fra lingua e cultura e contribuisce, in questa dimensione, ad ampliare ed arricchire gli orizzonti mentali e culturali degli alunni.
L’interagire
con lingue e culture altre per tutto
l’arco dell’obbligo
§ rende gli alunni coscienti dell’esistenza
di modi diversi di esprimersi e comunicare;
§ li sollecita a riconoscere la propria
identità culturale attraverso un’esperienza multipla dell’alterità;
§ arricchisce lo sviluppo cognitivo
individuale potenziando la capacità di decentrarsi e di assumere punti di vista
diversi;
L’introduzione
di due lingue comunitarie facilita lo sviluppo di un “saper fare culturale” e
di una competenza di ordine relazionale intesa sia come capacità di
interpretare in maniera corretta e razionale altre realtà, sia come capacità di
acquisire una condotta di vita responsabile e partecipativa. L’apprendimento di
due lingue comunitarie riveste, quindi, un ruolo essenziale e strategico nella
realtà della scuola italiana ormai connotata dalla presenza di culture che si
basano su regole, modelli, comportamenti differenti.
Una attenzione particolare va posta
nell’individuazione di alcune competenze trasversali, da raggiungere nelle
varie fasi, che devono costituire obiettivi da condividere e costruire con le
altre discipline a partire dalla lingua madre.
Tali competenze possono coprire sia l’area dello sviluppo della
personalità in termini di coraggio ad esprimersi, senso di sé, consapevolezza
del mondo circostante, curiosità, apertura al nuovo e al diverso, sia lo
sviluppo della capacità di apprendere ad apprendere e della coscienza dei
propri stili cognitivi, nella prospettiva del potenziamento e utilizzo delle
strategie migliori per ottimizzare la propria risorsa tempo e per continuare ad
imparare.
Tenendo
conto del Quadro comune di riferimento europeo per le lingue moderne del
Consiglio d’Europa, delle esperienze maturate nelle scuole, dei risultati della
ricerca glottodidattica, il curricolo plurilingue privilegia, in ciascuna delle
due lingue, lo sviluppo delle competenze di comunicazione orale, in quanto
l’oralità è la forma primaria della vitalità e dell’uso sociale delle lingue.
La prima lingua
si sviluppa sull’intero percorso della scuola di base (con un monte ore
complessivo di 420 ore). Nel primo
biennio essa viene introdotta nell’ambito linguistico-espressivo con un monte
ore ‘leggero’ e si sviluppa successivamente come disciplina autonoma attraverso
un percorso articolato in un triennio e in un biennio conclusivo. I profili di uscita
vengono distinti per attività linguistico-comunicative (ascolto,
produzione/interazione orale, lettura, scrittura, riflessione su lingua e
cultura) e obiettivi specifici espressi in termini di competenze parziali. Tale lingua è destinata ad ampliamenti,
approfondimenti e/o ad attività di mantenimento nella scuola secondaria.
Nei primi due anni della scuola di base la prima lingua sviluppa ‘la consapevolezza linguistica’, mira cioè a sensibilizzare i bambini e le bambine alla pluralità di lingue e culture, al rapporto con la lingua madre e all’intreccio tra i linguaggi; l’attenzione è quindi su obiettivi parziali legati alle competenze generali dell’individuo (scoperta e riconoscimento da parte della scuola di una pluralità di lingue e culture, preparazione al distacco dall’etnocentrismo, relativizzazione, ma anche conferma della propria identità linguistica e culturale, attenzione al linguaggio del corpo e della mimica, agli aspetti del suono, della musica e del ritmo, all’esperienza della dimensione estetica....) e alla loro relazione con la competenza comunicativa, ma senza che vi sia un tentativo strutturato ed esplicito di sviluppare questa specifica competenza.
A partire dal terzo anno
della scuola di base, la prima lingua enfatizza la comunicazione orale
elementare e verte su un contenuto linguistico chiaramente determinato
(finalizzato all’acquisizione linguistica di base, in particolare riguardo alle
dimensioni fonetiche e sintattiche).
La seconda lingua viene introdotta negli ultimi due anni della scuola di base con lo stesso impianto della prima lingua e con profili di uscita e obiettivi specifici correlati al minor tempo di insegnamento/apprendimento (120 ore), nella prospettiva di uno sviluppo delle competenze in continuità nell’obbligo scolastico e oltre. Si coordina con le attività previste in lingua materna, recuperando altresì apporti di quanto appreso nella prima lingua in un rapporto di mutuo rinforzo e arricchimento.
In particolare gli obiettivi sono prevalentemente caratterizzati da scelte di tipo pragmatico-comunicativo e tendono a favorire lo sviluppo di competenze trasversali sia sul versante delle abilità di studio, sia sul versante della comunicazione interculturale. Alcuni obiettivi, più in particolare, possono essere perseguiti attraverso attività di interazione tra lingue e forme espressive non verbali (laboratori) in modo da avviare gradatamente gli allievi ad un uso veicolare delle lingue.
Le singole scuole, nella loro autonoma attività di progettazione, potranno ‘modulare’ i percorsi in tappe intermedie, tenendo presente l’esigenza di garantire uno sviluppo integrato, continuo e progressivo delle competenze parziali e dei profili di uscita.
Rispetto al Quadro comune di riferimento europeo del Consiglio d’Europa, al termine del ciclo della scuola di base, si prevedono i seguenti traguardi complessivi:
per la prima lingua: competenze audio–orali e di lettura corrispondenti al livello A2; competenze in scrittura corrispondenti al livello A1;
per la seconda lingua: competenze corrispondenti al livello A1 sia in lingua orale sia in lingua scritta.
Obiettivi specifici di
apprendimento relativi alle competenze degli alunni conclusive del ciclo
Prima lingua
Al
termine dei sette anni, gli allievi e le allieve saranno in grado di:
-
comprendere semplici messaggi orali con riferimento a esperienze quotidiane
proprie e dei parlanti la lingua oggetto di studio; cogliere il rapporto tra le
varie situazioni comunicative e semplici variazioni di registro (colloquiale
vs. formale) nelle relazioni familiari e sociali;
-
seguire il discorso di un parlante ‘nativo’ su temi e attività familiari
cogliendone gli aspetti essenziali;
-
partecipare a brevi scambi sociali, ad una semplice conversazione;
-
descrivere persone, oggetti, attività svolte; raccontare semplici esperienze.
-
ritrovare in un testo scritto le informazioni pertinenti rispetto ad uno scopo;
individuare gli elementi costitutivi essenziali di un messaggio
iconico-grafico, di un breve articolo di giornale, di un messaggio in rete;
-
comporre brevi testi scritti per ricordare, per comunicare a distanza in
maniera essenziale, per informare, per esprimere gusti personali o sentimenti
ed emozioni;
-
raggruppare parole in base a criteri formali o semantici; cogliere regolarità e
semplici variazioni nel funzionamento della lingua; formulare ipotesi su
significati e su ‘comportamenti’ utilizzando sia gli elementi linguistici sia
il contesto extralinguistico; correggere i propri errori in base alle regole
linguistiche e alle convenzioni comunicative interiorizzate.
-
mettere in atto semplici strategie quali:
· identificare
indizi linguistici e extralinguistici in testi o enunciati per inferire il
significato di parole sconosciute;
· usare
tecniche per attirare l’attenzione, iniziare/sostenere/concludere una breve
conversazione, riformulare quanto detto, chiedere chiarimenti o chiedere di
ripetere quando non si è capito;
· fare
domande su quanto ascoltato, su un testo da leggere o durante la lettura;
· scusarsi
per non conoscere elementi dei codici di comportamento stranieri;
· usare
fattori paralinguistici ed extralinguistici per esprimere sentimenti, indicare
oggetti non noti, ecc.
Seconda lingua
Al
termine dei due anni, gli allievi e le allieve saranno in grado di:
-
comprendere il senso globale di semplici messaggi orali, con riferimento a
situazioni quotidiane proprie e dei parlanti la lingua oggetto di studio;
-
rispondere a domande e fare domande su argomenti familiari e su aspetti
personali;
- descrivere persone, oggetti, ambienti usando
frasi molto brevi, anche stereotipate;
-
ritrovare in un testo scritto le informazioni pertinenti rispetto ad uno scopo;
-
elaborare semplici didascalie, ordinare/coordinare frasi su sequenze di azioni;
compilare moduli e questionari;
-
mettere in atto semplici strategie quali:
· identificare
indizi linguistici e extralinguistici in testi o enunciati per inferire il
significato di parole sconosciute;
· fare
domande su quanto ascoltato, su un testo da leggere o durante la lettura.
Obiettivi/competenze
relativi alle scansioni interne del ciclo settennale
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli
alunni |
Contenuti essenziali
|
|
|
Attribuire un senso globale a unità fonico-acustiche. Comprendere semplici istruzioni per eseguire movimenti,
per disegnare, per giocare, per cantare. Comprendere il senso globale di canzoncine, conte,
filastrocche, storielle reali o immaginarie. Collegare espressioni e parole con persone, animali,
oggetti, luoghi, eventi (reali o immaginari). Riprodurre con pronuncia chiara e articolata canzoncine,
conte, filastrocche, storielle, ecc. Riutilizzare in modo creativo schemi
intonativi, gruppi ritmici assimilati associandoli a linguaggi non verbali. |
Ascolto/riproduzione di: unità fonico-acustiche, gruppi ritmici, intonazioni in semplici contesti espressivo-creativi, semplici istruzioni, canzoncine, conte, filastrocche, storielle reali o immaginarie |
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli
alunni |
Contenuti essenziali
|
Identificare in base a variabili come ritmi, accenti e semplici curve prosodiche la principale funzione comunicativa ed espressiva di un enunciato. Comprendere messaggi orali brevi, semplici, articolati in modo chiaro. Intervenire nel
corso delle attività con i compagni e con l’insegnante per segnalare che non
si è capito, per chiedere di ripetere, chiedere come si dice una cosa,
chiedere e dare qualcosa, eseguire indicazioni o dare indicazioni semplici,
confermare, parafrasare ecc. Porre domande semplici e rispondere a domande riguardanti
bisogni immediati o argomenti molto familiari. Rispondere a domande semplici e dirette su aspetti
personali, espresse lentamente e chiaramente (semplice intervista). Mettere in relazione il sistema grafematico della lingua straniera con i relativi fonemi tramite l’esempio di parole e frasi semplici. Riconoscere nomi, parole e frasi familiari su cartelli nelle più comuni situazioni quotidiane. Comprendere testi iconico-grafici, brevi messaggi personali, descrizioni e indicazioni per andare da un posto all’altro (itinerari). Copiare parole familiari e brevi frasi. Produrre un breve testo scritto costituito da parole che fanno parte del proprio repertorio orale. Scrivere cifre e date, nomi di
persone, di località, didascalie, elenchi, ecc. Confrontare parole o brevi frasi per coglierne elementi di
somiglianza/differenza sia sul piano formale, sia a livello di significati. Applicare consapevolmente regole esplicite. Riconoscere i propri errori e
correggerli in base alle regole linguistiche e alle convenzioni comunicative
interiorizzate. |
Interazione tra pari, con l’insegnante salutare chiedere alle persone come stanno e reagire appropriatamente alle informazioni che vengono date ringraziare, accettare/rifiutare qualcosa esprimere gusti e preferenze Leggere e comprendere: parole-testo cartelli, etichette didascalie descrizioni essenziali (persone, luoghi, oggetti reali e immaginari) cartolina Scrivere: istruzioni, indicazioni, brevi appunti numeri e date didascalie elenchi (funzionali e non) Riflettere su: forma delle parole funzioni e intenzioni comunicative strutture grammaticali elementari abitudini e comportamenti propri e altrui. |
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli
alunni |
Contenuti
essenziali
|
Comprendere messaggi orali brevi attinenti a bisogni di
tipo concreto della vita quotidiana. Comprendere semplici differenze di registro (colloquiale
vs. formale) nelle relazioni familiari e sociali. Comprendere ed estrarre le informazioni essenziali da un
breve testo registrato. Individuare il punto principale in una sequenza
audio-visiva. Comprendere semplici istruzioni
per collaborare con i compagni e con l’insegnante, per utilizzare i sussidi
didattici, per seguire un percorso di autoapprendimento. Mettere in atto semplici strategie quali, ad esempio,
attirare l’attenzione, iniziare/terminare una breve conversazione, chiedere
di ripetere, ecc. Partecipare ad una semplice conversazione. Gestire brevi dialoghi di tipo sociale. Rispondere a domande e fare domande sul tempo libero, su
abitudini e attività giornaliere. Descrivere se stesso o un compagno di scuola o il proprio
corrispondente/ospite straniero unendo le parole o le espressioni con
connettivi semplici. Raccontare, anche con frasi isolate, un evento reale o
immaginario, situando persone e fatti nel tempo e nello spazio in maniera
essenziale. Fare domande (su quanto ascoltato, su un testo da leggere
o durante la lettura, ecc.). Scusarsi per non conoscere elementi dei codici di
comportamento stranieri (anche facendo riferimento ai propri e chiedendo
consiglio). Usare fattori paralinguistici (accento, ritmo intonazione)
ed extralinguistici (linguaggi non verbali: es. gesti, espressioni del viso,
disegni) per esprimere sentimenti, indicare oggetti non noti e chiedere
chiarimenti in situazioni di interazione con ‘nativi’. Identificare informazioni specifiche in documenti scritti
semplici. Utilizzare indizi linguistici ed extralinguistici per
capire il significato di parole sconosciute. Prevedere l’inizio, la continuazione, la fine di un testo
a partire da indizi extralinguistici, da elementi paratestuali, dal titolo,
da parole-chiave. Saper ritrovare in un semplice testo scritto le informazioni pertinenti rispetto ad uno scopo di azione o a un interesse personale (es. istruzioni per montare un modellino, pubblicità per la ricerca di corrispondenti). Saper usare il dizionario per controllare i significati, la grafia delle parole ecc. Produrre brevi testi descrittivi e narrativi a partire da supporti iconico-grafici. Prendere nota di una informazione. Redigere un biglietto di auguri, una cartolina, una e-mail, una breve lettera personale. Analizzare esempi, fatti, situazioni specifiche per
ipotizzare e verificare ‘regole’ linguistiche o ‘modelli’ di comportamento. Spiegare fenomeni propri della
lingua/cultura straniera anche utilizzando schemi e concetti appresi in
lingua materna |
Parlare e interagire
Interazione tra pari, semplici interviste, brevi conversazioni con l’insegnante e con ‘nativi’ su argomenti familiari e in situazioni di comunicazione strutturate invitare qualcuno fare proposte esprimere un’opinione, l’accordo e il disaccordo chiedere e dare informazioni su percorsi, su persone, su eventi familiari raccontare Leggere e comprendere: brevi lettere personali, e-mail brevi articoli di giornale brevi descrizioni di persone,
luoghi,oggetti reali e immaginari istruzioni e semplici regolamenti (es. per usare un telefono pubblico, per la sicurezza, ecc.) annunci messaggi pubblicitari brevi sequenze audio-visive messaggi in rete un lemma del dizionario (bilingue e monolingue) Scrivere: appunti relativi a bisogni immediati messaggi brevi e semplici ad amici, insegnanti o persone note (es. cartolina) brevi lettere personali (per informare/chiedere un’informazione, ringraziare, accettare/rifiutare un invito, fare una proposta) brevi descrizioni-narrazioni di eventi, di esperienze personali, di attività svolte, di ambienti familiari Riflettere su: |
Scansione
interna 6° e 7° anno
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli
alunni |
Contenuti essenziali
|
Identificare in base a variabili come ritmi, accenti e semplici curve prosodiche la principale funzione comunicativa ed espressiva di un enunciato. Comprendere messaggi orali brevi, semplici, articolati in modo chiaro. Intervenire nel
corso delle attività con i compagni e con l’insegnante per segnalare che non
si è capito, per chiedere di ripetere, chiedere come si dice una cosa,
chiedere e dare qualcosa, eseguire indicazioni o dare indicazioni semplici,
confermare, parafrasare ecc. Porre domande semplici e rispondere a domande riguardanti
bisogni immediati o argomenti molto familiari. Rispondere a domande semplici e dirette su aspetti
personali, espresse lentamente e chiaramente (semplice intervista). Mettere in relazione il sistema grafematico della lingua straniera con i relativi fonemi tramite l’esempio di parole e frasi semplici. Riconoscere nomi, parole e frasi familiari su cartelli nelle più comuni situazioni quotidiane. Comprendere testi iconico-grafici, brevi messaggi personali, descrizioni e indicazioni per andare da un posto all’altro (itinerari). Copiare parole familiari e brevi frasi. Produrre un breve testo scritto costituito da parole che fanno parte del proprio repertorio orale. Scrivere cifre e date, nomi di
persone, di località, didascalie, elenchi, ecc. Confrontare parole o brevi frasi per coglierne elementi di
somiglianza/differenza sia sul piano formale, sia a livello di significati. Applicare consapevolmente regole esplicite. Riconoscere i propri errori e correggerli in base alle
regole linguistiche e alle convenzioni comunicative interiorizzate. |
Interazione tra pari, con l’insegnante salutare chiedere alle persone come stanno e reagire appropriatamente alle informazioni che vengono date ringraziare, accettare/rifiutare qualcosa esprimere gusti e preferenze Leggere e comprendere: parole-testo cartelli, etichette didascalie descrizioni essenziali (persone, luoghi, oggetti reali e immaginari) cartolina Scrivere: istruzioni, indicazioni, brevi appunti numeri e date didascalie elenchi (funzionali e non) Riflettere su: forma delle parole funzioni e intenzioni comunicative strutture grammaticali elementari abitudini e comportamenti propri e altrui. |
Tipi di attività che possono dar vita a ‘laboratori’ tra lingua materna, lingue moderne e linguaggi non verbali.
Esempi:
· Riutilizzazione
creativa di schemi intonativi e prosodici, gruppi ritmici delle lingue in
associazione con linguaggi non verbali.
· Produzione
di un fumetto o di una breve storia illustrata da immagini e disegni.
· Produzione
di una sequenza audiovisiva su esperienze di vita scolastica e o sociale.
· Confronto tra messaggi pubblicitari (anche in rete) prodotti in lingue diverse per cogliere somiglianze e differenze.
· Scambio culturale con classi europee dei paesi di cui si studiano le lingue.
· Itinerari di scoperta dentro i dizionari (bilingue e monolingue).
N.B. Tali attività sono tra quelle che permettono più facilmente di perseguire alcuni degli obiettivi indicati nel curricolo sia della prima lingua sia della seconda.
Al termine del settennio del ciclo di base, gli
allievi sosterranno prove orali e scritte differenziate nelle due lingue
comunitarie studiate.
Prima
lingua:
1. Le competenze audio-orali saranno verificate con
una prova che richieda sia comportamenti sia reazioni verbali: l’allievo/a sarà
messo/a in condizione di eseguire azioni e di interagire in uno scambio
comunicativo con uno-due compagni, con l’insegnante o in presenza di un
‘nativo’ a partire da una traccia (canovaccio in lingua) che indichi gli
interlocutori, l’argomento, lo scopo, le azioni, le circostanze. Nella
valutazione dell’orale si terrà conto della coerenza rispetto ai significati e
al contesto, della pronuncia, dell’intonazione, della fluenza della produzione
orale, dell’ampiezza del lessico rispetto
ai parametri quantitativi di massima fissati nel curricolo. (eventualmente da quantificare)
2.
Le competenze di comprensione e di produzione scritta saranno verificate con
due prove distinte: a) risposte ad un questionario a partire da un breve testo
scritto accompagnato da elementi visivo-situazionali (scelta multipla);
b)
redazione, con uso del dizionario, di un testo di circa 100 parole in forma di:
· breve
lettera personale a partire da una traccia (data in lingua) che espliciti il
destinatario, l’intenzione o lo scopo dello scrivente, l’argomento, i possibili
sotto-temi;
· breve
descrizione a partire da un supporto iconico o grafico (trascodifica);
· breve
racconto di evento reale o immaginario a partire da un titolo, da
parole-chiave, da un input visivo.
Nella valutazione della prova di comprensione
scritta si terrà conto non solo della coerenza delle risposte rispetto ai
significati del testo e al contesto, ma anche del grado di complessità
cognitiva delle operazioni di comprensione richieste. Nella valutazione della
prova di produzione scritta si terrà conto della aderenza alla forma di testo
richiesta, della ricchezza tematica, della varietà del lessico, del grado di
controllo ortografico e grammaticale.
Seconda lingua:
1. Le competenze audio-orali saranno verificate con
una prova che richieda semplici reazioni verbali: l’allievo/a sarà messo/a in
condizione di interagire in uno scambio comunicativo con uno-due compagni o con
l’insegnante a partire da una traccia (canovaccio in lingua) che indichi gli
interlocutori, l’argomento, lo scopo. Nella valutazione dell’orale si terrà
conto della coerenza rispetto allo scopo della comunicazione, della pronuncia e
dell’intonazione.
2. La competenza di comprensione scritta sarà
verificata attraverso le risposte ad un questionario a partire da un breve
testo scritto accompagnato da elementi visivo-situazionali (scelta multipla).
nella valutazione della prova di comprensione scritta si terrà conto non solo
della coerenza delle risposte rispetto ai significati del testo e al contesto ma anche del grado di
complessità cognitiva delle operazioni di comprensione richieste.
Gruppo di lavoro Aggregazione disciplinare Matematica: documento conclusivo
(Coordinatori: C. Sbordone, M.Palma; Moderatore: L.Ciarrapico.)
La matematica nella
scuola di base
1. L'educazione matematica deve contribuire a una formazione culturale del cittadino, in modo da consentirgli di partecipare alla vita sociale con consapevolezza e capacità critica. Le competenze del cittadino, al cui raggiungimento concorre l'educazione matematica, sono per esempio: esprimere adeguatamente informazioni, intuire e immaginare, risolvere e porsi problemi, progettare e costruire modelli di situazioni reali, operare scelte in condizioni di incertezza. Infatti, la conoscenza dei linguaggi scientifici, e tra essi in primo luogo di quello matematico, si rivela sempre più essenziale per l'acquisizione di una corretta capacità di giudizio. Per questo la matematica concorre, insieme con le scienze sperimentali, alla formazione di una dimensione culturale scientifica. In particolare, l'insegnamento della matematica deve avviare gradualmente a partire da campi di esperienza ricchi per l'allievo, all'uso del linguaggio e del ragionamento matematico, come strumenti per l'interpretazione del reale, non unicamente come bagaglio astratto di nozioni. La formazione del curriculum scolastico non può prescindere dal considerare sia la funzione strumentale, sia quella culturale della matematica: strumento essenziale per una comprensione quantitativa della realtà da un lato, e dall'altro sapere logicamente coerente e sistematico, caratterizzato da una forte unità culturale. Entrambe sono essenziali per una formazione equilibrata degli studenti: priva del suo carattere strumentale, la matematica sarebbe un puro gioco di segni senza significato; senza una visione globale, essa diventerebbe una serie di ricette prive di metodo e di giustificazione. I due aspetti si intrecciano ed è necessario che l'insegnante li introduca entrambi in modo equilibrato fin dai primi anni. Dentro a competenze strumentali come contare, eseguire semplici operazioni aritmetiche sia mentalmente che per iscritto, saper leggere dati rappresentati con una tabella, un istogramma, un diagramma a torta, o un grafico, misurare una grandezza, calcolare una probabilità è infatti sempre presente un aspetto culturale, che collega tali competenze alla storia della nostra civiltà e alla complessa realtà in cui viviamo. D'altra parte l'aspetto culturale che fa riferimento a una serie di conoscenze teoriche, storiche ed epistemologiche, quali la padronanza delle idee fondamentali di una teoria, la capacità di situarle in un processo evolutivo, di riflettere sui principi e sui metodi impiegati, non ha senso senza i riferimenti ai calcoli, al gioco delle ipotesi, ai tentativi ed errori per validarle, ecc che costituiscono il terreno concreto e vivo da cui le conoscenze teoriche della matematica traggono alimento. Per questo entrambi i tipi di competenze costituiscono obiettivi di lungo termine, alcuni dei quali potranno essere conseguiti compiutamente nella scuola secondaria; la loro costruzione si deve però iniziare già nella scuola di base, realizzando una didattica di tipo elicoidale, che riprende gli argomenti approfondendoli di volta in volta. Il nesso profondo tra aspetti strumentali e culturali potrà in particolare essere colto dagli alunni proponendo loro opportune riflessioni storiche, introdotte gradualmente, senza forzature e anticipazioni. Essendo per sua natura di carattere critico, la riflessione storica dovrà infatti attendere che i concetti relativi si siano consolidati, in modo da non generare confusione e quindi incertezza negli scolari. D'altra parte, è importante che non si operino delle forzature, o peggio si inventi una storia inesistente, per adattare le problematiche storiche alle conoscenze degli alunni: la narrazione storica potrà e dovrà essere semplificata, ma non falsata.
Con riferimento alla doppia modalità introdotta sopra, si individuano alcuni nuclei essenziali su cui costruire le competenze matematiche dell'allievo; quattro sono nuclei tematici e caratterizzano i contenuti dell'educazione matematica nella scuola di base: il numero, lo spazio e le figure, le relazioni, i dati e le previsioni. L'insegnante dovrà cercare di svilupparli in modo coordinato, cogliendo ogni occasione di collegamenti interni e con altre discipline. Vi sono poi tre nuclei trasversali, centrati sui processi degli allievi: misurare, argomentare e congetturare, risolvere e porsi problemi. Il primo consente un approccio corporeo ed esperienziale ai concetti di numero e spazio, in collegamento con le scienze. Il secondo caratterizza le attività che favoriscono il passaggio dalle nozioni intuitive e dai livelli operativi a forme di pensiero più avanzate che, nella scuola superiore, saranno coinvolte nella dimostrazione matematica, nel calcolo algebrico, nell'uso di modelli matematici in contesti vari. Il terzo offre occasioni importanti agli allievi per costruire nuovi concetti e abilità, per arricchire di significati concetti già appresi e per verificare l'operatività degli apprendimenti realizzati in precedenza.
2. Nella Scuola di base la costruzione di competenze matematiche va perseguita in contesti culturalmente ricchi e motivanti, che permettano agli allievi esperienze cognitive significative e consonanti con quelle condotte in altri ambiti: scientifici, linguistici, motori, figurativi, ecc. Occorre comunque avere ben presente che il percorso per il raggiungimento dei concetti matematici e della loro formalizzazione non è lineare, ma passa necessariamente per momenti cruciali che costituiscono salti cognitivi in quanto affrontano concetti che possono costituire ostacoli per l'apprendimento o essere fonte di fraintendimenti e misconcetti. Un tipico esempio è l'introduzione dei decimali o delle frazioni. Ad es., nell'introdurre le moltiplicazioni con i numeri decimali gli allievi si scontrano con l’ostacolo, indotto dal modello dei naturali, che non sempre il prodotto fra due numeri decimali è maggiore dei due fattori; analogamente, nel confronto fra numeri decimali, è bene evidenziare, per esempio, che 0,45 è minore di 0,6 (e non viceversa come alcuni allievi credono sulla base che 6 è minore di 45). Per le frazioni, il modello forte dei naturali anche qui può essere fonte di ostacoli; occorrono interventi didattici opportuni per porvi rimedio; ad es., si sconsiglia di introdurre la procedura di addizione di due numeri razionali rappresentati sotto forma di frazione che fa uso della scomposizione in fattori dei denominatori: è invece opportuno insistere sul concetto di frazioni equivalenti, e far notare che, per addizionare due numeri razionali rappresentati sotto forma di frazioni, è sufficiente trasformare le due frazioni date in frazioni equivalenti, ma aventi lo stesso denominatore.
In tutti questi casi, è comunque
fondamentale l'attivazione di esperienze cognitivamente ricche in campi di
esperienza significativi per l'allievo, in sinergia con esperienze parallele
condotte nei vari ambiti disciplinari;
in tali attività sarà essenziale la mediazione del linguaggio naturale,
sia parlato che scritto. La trasposizione didattica
della matematica va infatti effettuata dall'insegnante nel concreto della sua
classe, tenendo conto che la matematica deve essere strutturata opportunamente
in campi di problemi, che hanno sia
uno statuto epistemologico che cognitivo (ad es., i problemi moltiplicativi fanno riferimento, da un lato, a un
complesso di situazioni concrete in cui gli allievi compiono esperienze
cognitive varie; dall'altro, corrispondono a concetti matematicamente rilevanti
che gli allievi appunto costruiscono imparando a sintetizzare quanto esperito
col linguaggio aritmetico). Gli aspetti ludici possono parimenti favorire
situazioni di apprendimento significative per gli allievi e contribuire
all'immagine di una matematica dal volto umano.
L'esperienza e la verbalizzazione col linguaggio naturale dovranno precedere la formalizzazione e la riflessione sui sistemi di notazione simbolica propria della matematica. Per esempio prima di imparare a formalizzare una strategia risolutiva per mezzo dei segni dell’aritmetica i bambini dovranno esplorare e operare in campi di esperienza in cui attuare attività di quantificazione utilizzando strumenti e sistemi di rappresentazione che sono caratteristici del campo stesso (il calendario lineare per risolvere problemi legati al tempo; monete o loro rappresentazioni per risolvere problemi di compravendita di beni….). Analogamente per le conoscenze legate allo spazio e alle figure sarà essenziale l'esplorazione dinamica in contesti vari, supportata eventualmente da opportuni software di geometria dinamica, e l'uso del linguaggio naturale su cui fondare la transizione dalle esperienze alle notazioni matematiche. In alcuni contesti, l'esposizione al linguaggio simbolico potrà anche precedere l'attività di verbalizzazione, purché essa sia funzionale alla possibilità di provocare negli alunni processi interpretativi fruttuosi in relazione alle problematiche del contesto.
In entrambi i casi
l'acquisizione di un linguaggio rigoroso deve essere un obiettivo da
raggiungere nel lungo periodo e una conquista cui gli allievi giungono, col
supporto dell'insegnante, a
partire dalle loro concrete produzione verbali, messe a confronto e
opportunamente discusse nella classe.
E’ quindi necessario che l’insegnante progetti e realizzi ambienti di apprendimento adeguati nei vari campi di esperienza: in tali ambienti saranno privilegiate l'attività di costruzione e di soluzione di problemi nonché quella di matematizzazione e modellizzazione. In questo contesto è opportuno distinguere tra esercizi, problemi, situazioni da modellizzare. I primi richiedono solo l'applicazione di regole e procedure note e codificate; nei problemi la scelta delle strategie risolutive è lasciata al solutore ed esige un pizzico di fantasia e di inventiva; nella situazione da modellizzare non è nemmeno esplicitata la formulazione delle domande per le quali si intenderebbe cercare una risposta (si parla in questo caso anche di problema aperto). La distinzione è naturalmente relativa al bagaglio di conoscenze degli allievi: ciò che è problema a una data età può diventare esercizio in età successiva. Proporre problemi e situazioni da modellizzare è un'attività che va proposta dai primi anni di scolarità; naturalmente si dovranno alternare momenti di posizione e di risoluzione di problemi con fasi di sistemazione e consolidamento delle conoscenze, dove anche gli esercizi hanno un importante ruolo per l'acquisizione e il consolidamento dei principali automatismi di calcolo e di ragionamento. E' comunque cruciale che l'insegnante utilizzi problemi e situazioni da modellizzare al fine di mobilitare le risorse intellettuali degli allievi anche al di fuori delle competenze strettamente matematiche, contribuendo in tal modo alla loro formazione generale.
Grande importanza come mediatori nei processi di acquisizione di conoscenza e nel supporto alla comprensione del nesso tra idee matematiche e cultura assumono i contesti ludici e gli strumenti, dai più semplici, come i materiali manipolabili, il compasso, il righello, fino agli strumenti tecnologici più complessi (tipicamente il computer o le calcolatrici numeriche e simboliche, ma anche le 'macchine', nel senso più ampio del termine, dagli orologi al distributore di bibite, ecc). Varie ricerche suggeriscono l’importanza di software che, nella loro interfaccia, rendono disponibili oggetti computazionali con i quali l’alunno può interagire per esplorare un dominio di conoscenza matematico o la matematica che caratterizza un campo di conoscenza extramatematico.
3. Il conseguimento delle competenze e conoscenze sopra elencate richiede tempo e partecipazione attiva degli allievi al progetto formativo. I ritmi dell'azione di insegnamento-apprendimento devono essere adeguati alle reali esigenze degli allievi e non possono essere dettati da programmi caratterizzati da un'eccessiva segmentazione dei contenuti che presuppongano improbabili percorsi quasi indipendenti fra loro. In altri termini, la progettazione dell'insegnante va condotta secondo una logica di una didattica lunga, attenta a garantire agli allievi possibilità di costruzioni di significato per gli oggetti di insegnamento-apprendimento.
I tempi lunghi necessari per l'acquisizione delle competenze matematiche e la loro rilevanza nel quadro formativo della scuola di base richiedono un numero sufficiente di ore dedicate continuativamente a tale ambito e una sua definizione precoce quale disciplina specifica: nella parte terminale del settennio sarà necessario altresì un docente 'dedicato'.
4. L’ambito matematico-scientifico-tecnologico
La matematica, nei primi due anni della scuola di base, costituisce un ambito con le scienze e la tacnologia. L’insegnamento in tale ambito ha lo scopo di sviluppare la capacità di conoscere e rappresentare in modo via via più consapevole la realtà umana, naturale e del mondo tecnologico.
Il percorso di alfabetizzazione matematico-scientifico-tecnologico non inizia, tuttavia, nella scuola di base, poiché il bambino ha già fatto una serie di esperienze - nella scuola dell’infanzia, in contesti di gioco e di vita familiare e sociale - ed ha già consolidato alcune fondamentali competenze. Verso i sei anni, infatti, egli ha maturato esperienze relativamente a:
-confrontare, ordinare, classificare, porre in relazione oggetti in rapporto a diverse proprietà (estensione, lunghezza, altezza, forma, colore,...), ricorrendo a modi più o meno sistematici;
-utilizzare concretamente semplici strumenti di misura:
-usare simboli per la registrazione:
-risolvere semplici problemi tratti dalla vita quotidiana e di interesse immediato;
-orientarsi nello spazio (sopra/sotto; avanti/indietro::::9 e nel tempo (prima/dopo);
-localizzare persone e oggetti nello spazio;
-rappresentare percorsi ed eseguirli anche dietro semplici indicazioni verbali.
Infine il bambino comincia a formulare semplici ipotesi in ordine e fatti di vita quotidiana.
La scuola di base, nei primi due anni, in piena continuità con le precedenti esperienze del bambino, consolida e sviluppa ulteriormente i traguardi promossi dalla scuola dell’infanzia perseguendo specifici obiettivi di apprendimento nella matematica e nelle scienze, con una forte interconnessione tra loro e con le tecnologie.
L’ambito si configura attraverso il parallelo e ed integrato svolgimento di percorsico-scientifico-tecnologici che rispondono alla imprescindibile esigenza cognitiva del bambino, in modo da intrecciare competenze propriamente scientifiche e di applicazione delle scienze con competenze specificamente formali. Nel capitolo delle attività suggerite, sono presentate esperienze che realizzano la stretta connessione tra i vari “saperi” dell’ambito.
5. La struttura del documento
Il presente documento é suddiviso in 5 parti.
La presente premessa individua alcune linee guida per l'insegnamento della matematica nella scuola di base.
Il secondo punto definisce alcune competenze trasversali per tale ciclo, da raccordare con le analoghe competenze individuate negli altri ambiti.
La terza parte descrive sia i
quattro Nuclei fondanti, evidenziando le competenze disciplinari e i relativi
contenuti (articolati secondo la
scansione 2+3+2, suggerita dal legislatore quale articolazione nel ciclo di
base) sia i tre Nuclei di processo in termini di competenze; i nuclei
trasversali non hanno contenuti specifici ma si riferiscono a quelli propri dei
quattro nuclei fondanti. Da notare i suggerimenti per
l'inserimento di specifiche riflessioni storiche in varie sezioni dei Nuclei, indicate in carattere corsivo.
Conclude il documento una serie di allegati che comprende:
1. una riflessione sui contesti
di apprendimento per la matematica;
2. alcune sintetiche considerazioni sulla valutazione specifica in matematica;
3. alcuni orientamenti per l'insegnante;
4. alcune considerazione sull'uso delle tecnologie in matematica
5. una raccolta di esempi di attività didattiche e di laboratorio di matematica corrispondenti alle competenze individuate per i vari nuclei; tali esempi hanno un valore puramente esemplificativo ed esplicativo: leggendoli si comprenderà meglio il significato dei contenuti e delle competenze elencate nei vari nuclei.
LE COMPETENZE TRASVERSALI
Collocare nel tempo e nello spazio
Avere consapevolezza della dimensione storica e della collocazione spaziale di eventi considerati.
Comunicare, comprendere e interpretare informazioni
Individuare forme e strumenti di espressione orali, scritta, grafica o iconica per trasmettere
un messaggio.
Cogliere i significati di un messaggio ricevuto.
Costruire ragionamenti
Organizzare il proprio
pensiero in modo logico e consequenziale. Esplicitare
il proprio pensiero attraverso esemplificazioni e argomentazioni.
Formulare ipotesi e congetture
Intuire gli sviluppi di
processi analizzati e di azioni intraprese.
Generalizzare
Individuare regolarità e
proprietà in contesti diversi. Astrarre caratteristiche generali e trasferirle
in contesti nuovi.
Inventare
Costruire ‘oggetti’ anche simbolici rispondenti a determinate proprietà.
Porre in relazione
Stabilire legami tra fatti, dati, termini.
Porre problemi e progettare possibili
soluzioni
Riconoscere situazioni problematiche e individuare al loro interno dati, noti e non noti, e le relazioni esistenti tra essi. Verificarne la risolubilità. Stabilire le strategie e le risorse necessarie per la loro soluzione. Validare gli esiti delle scelte operate.
Rappresentare
Scegliere
forme di presentazione simbolica per rendere evidenti relazioni esistenti tra
fatti, dati, termini. Utilizzare forme diverse di rappresentazione, acquisendo
capacità di mobilità dall’una all’altra. Operare in situazioni rappresentate.
OBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO RELATIVI ALLE COMPETENZE DEGLI ALUNNI ALLA CONCLUSIONE DEL CICLO
IL NUMERO
In situazioni varie,
significative e problematiche, relative alla vita di tutti i giorni, alla
matematica e agli altri ambiti disciplinari:
·
comprendere il significato dei numeri, i modi per
rappresentarli, il valore posizionale delle cifre nei numeri naturali e
decimali
·
comprendere il significato delle operazioni
·
operare tra numeri mentalmente, per iscritto e con
strumenti di calcolo
·
usare
il ragionamento aritmetico e la modellizzazione numerica per risolvere semplici
problemi tratti dal mondo reale o interni alla matematica
LE FIGURE E LO SPAZIO
In contesti diversi di
indagine e di osservazione:
·
esplorare,
descrivere e rappresentare lo spazio
·
riconoscere
e descrivere le principali figure piane e solide
·
utilizzare
le trasformazioni geometriche per operare su figure
·
determinare
lunghezze, aree volumi
·
usare
la visualizzazione, il ragionamento spaziale e la modellizzazione geometrica
per risolvere problemi del mondo reale o interni alla matematica
· sviluppare argomenti e semplici concatenazioni di proposizioni in ambiente geometrico
LE RELAZIONI
In vari contesti matematici e
sperimentali:
·
Individuare relazioni tra elementi e rappresentarle
·
mettere in relazione
·
utilizzare forme diverse di rappresentazione
·
classificare e ordinare in base a determinate proprietà e
relazioni
·
utilizzare lettere e formule per generalizzare o per astrarre
·
individuare
funzioni
·
usare
coordinate cartesiane, diagrammi e tabelle per rappresentare relazioni e funzioni
· rappresentare ed interpretare legami di proporzionalità diretta, inversa e dipendenza quadratica
I DATI E LE PREVISIONI
In
situazioni varie, relative alla vita di tutti i giorni e agli altri ambiti
disciplinari:
·
organizzare
una ricerca: formulare domande, raccogliere informazioni quantitative,
reperire, organizzare e rappresentare i dati
·
interpretare
i dati usando i metodi statistici
·
sviluppare
e valutare inferenze, previsioni ed argomentazioni basate sui dati.
·
effettuare valutazioni
di probabilità di eventi mediante conteggio dei casi favorevoli e di quelli
possibili o rilevando di frequenze relative.
ARGOMENTARE E CONGETTURARE
In
contesti diversi, sperimentali, linguistici e matematici:
·
osservare
individuare e descrivere regolarità
·
produrre
congetture
·
verificare
le congetture prodotte testandole su casi particolari
·
validare
le congetture prodotte, sia empiricamente, sia mediante argomentazioni, sia
ricorrendo a eventuali controesempi
·
caratterizzare
oggetti matematici mediante le
proprietà di cui godono e confrontare tali caratterizzazioni con le loro
definizioni
·
giustificare le
proprie idee durante una discussione matematica anche con semplici
concatenazioni di proposizioni
RISOLVERE E PORSI PROBLEMI
In diversi contesti
sperimentali, linguistici e matematici, in situazioni varie, relative a campi
di esperienza scolastici ed extrascolastici:
-
riconoscere
e rappresentare situazioni problematiche
-
avviare,
discutere e comunicare strategie risolutive
-
risolvere
problemi posti da altri
- porsi e risolvere problemi
Il numero
Competenze
In
situazioni varie, significative e problematiche, relative alla vita di tutti i
giorni, alla matematica e agli altri ambiti disciplinari:
-
comprendere il significato dei numeri, i modi per
rappresentarli, il valore posizionale delle cifre nei numeri naturali e
decimali
-
comprendere il significato delle operazioni
-
operare tra numeri mentalmente, per iscritto e con
strumenti di calcolo
-
usare
il ragionamento aritmetico e la modellizzazione numerica per risolvere semplici
problemi tratti dal mondo reale o interni alla matematica
1° - 2°
anno
|
Obiettivi
specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziali |
· Contare sia in senso
progressivo che regressivo · Contare oggetti e
confrontare raggruppamenti di oggetti · Confrontare e ordinare
numeri, sviluppandone il senso della grandezza; collocare numeri sulla retta · Leggere e scrivere numeri
in base dieci · Usare consapevolmente i
numeri nelle situazioni quotidiane in cui sono coinvolte grandezze e misure
(lunghezze, pesi, costi ecc.) · Esplorare e risolvere
situazioni problematiche che richiedono addizioni e sottrazioni, individuando
le operazioni adatte a risolvere il
problema; comprendere il significato delle operazioni · Verbalizzare le strategie
risolutive e usare i simboli dell'aritmetica per rappresentarle · Collegare le operazioni
(addizione / sottrazione) tra numeri ad operazioni tra grandezze (lunghezze,
pesi, costi ecc.) · Calcolare il risultato di
semplici addizioni e sottrazioni, usando metodi e strumenti diversi in
situazioni concrete · Eseguire semplici calcoli
mentali con addizioni e sottrazioni · Eseguire semplici
operazioni del tipo :doppio/metà;
triplo/un terzo |
· Numeri naturali · Rappresentazione dei
numeri naturali in base dieci · Addizione e sottrazione
tra numeri naturali |
Si suggerisce di non
introdurre i numeri e le loro operazioni ricorrendo alla teoria degli insiemi,
ma partendo dalla realtà concreta degli allievi. Il linguaggio degli insiemi
può essere un comodo strumento per esprimere in modo sintetico certi concetti.
3° - 4° - 5° anno |
Obiettivi
specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziali |
? Esplorare
situazioni problematiche che richiedono moltiplicazioni e divisioni
tra numeri naturali ? Verbalizzare
le strategie risolutive scelte per la
risoluzione dei problemi e usare i simboli dell'aritmetica per
rappresentarle ? Calcolare
il risultato di semplici moltiplicazioni e divisioni ? Eseguire
semplici calcoli mentali con moltiplicazioni e divisioni, utilizzando le
tabelline e la proprietà distributiva ? Riconoscere
e costruire relazioni tra numeri naturali (multipli, divisori) ? Comprendere i significati delle frazioni
(parti di un tutto unità, parti di una collezione) ? Riconoscere scritture diverse (frazione
decimale, numero decimale) dello stesso numero, dando particolare rilievo
alla notazione decimale ? Comprendere il significato e l’uso dello
zero e della virgola ? Comprendere il significato del valore
posizionale delle cifre nel numero naturale e nel numero decimale (1) ? Confrontare e ordinare numeri decimali ? Comprendere il significato dei numeri
interi relativi attraverso applicazioni in contesti conosciuti ? Rappresentare
i numeri naturali, i decimali e gli interi relativi sulla retta ? Riconoscere le differenze tra diversi
sistemi di numerazione (es.
additivo, posizionale); utilizzare i sistemi numerici necessari per esprimere
misure di tempo e di angoli ? Eseguire addizioni, sottrazioni,
moltiplicazioni, divisioni con padronanza degli algoritmi, usando metodi e
strumenti diversi (calcolo mentale, carta e matita, abaco, calcolatrici, …);
controllare la correttezza del calcolo, stimando l’ordine di grandezza). ? Modellizzare e risolvere situazioni
problematiche in campi diversi di esperienza con il ricorso a numeri e
operazioni in notazioni diverse (es. percentuali) ? Costruire e rappresentare semplici
sequenze di operazioni tra interi |
? Moltiplicazione e divisione tra numeri naturali ? Proprietà dei numeri. Il numero zero e il numero uno ? Numeri decimali, frazioni ? Scrittura posizionale dei numeri naturali e decimali ? Operazioni tra numeri decimali ? Numeri interi relativi ? Addizione e sottrazione tra numeri interi relativi ? Proprietà delle operazioni ? Composizione di operazioni e significato delle parentesi. |
(1)
Aspetti
storici connessi (ad es. origine e diffusione dei numeri indo-arabi; evoluzione
della forma delle cifre, dalle cifre arabe a quelle attuali; sistemi di
scrittura non posizionali:le notazioni egizie e i numeri romani)
Si sconsiglia di affrontare
in questi tre anni della scuola di base le operazioni e le espressioni con le
frazioni. E’ bene, infatti, che i bambini imparino a comprenderne il
significato dalla loro scrittura, la quantità che rappresentano, il numero
decimale corrispondente l e l’uso in situazioni concrete.
6° - 7°
anno
|
Obiettivi specifici di
apprendimento relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti
essenziali
|
? Comprendere il significato di elevamento a
potenza e le proprietà di tale operazione: elevare a potenza numeri naturali
e interi ? Leggere
e scrivere numeri (naturali e
decimali) in base dieci usando la notazione polinomiale ? Scomporre in fattori primi un numero
naturale, anche con l’ausilio della
calcolatrice ? Determinare il massimo comune divisore ed
il minimo comune multiplo di due numeri naturali ? Comprendere i significati delle frazioni
come rapporto e come quoziente di numeri interi ? Modellizzare e risolvere situazioni problematiche in campi
diversi di esperienza, anche con il
ricorso alle proporzioni ? Riconoscere frazioni equivalenti ? Confrontare numeri razionali e rappresentarli sulla retta ? Eseguire semplici calcoli con numeri razionali usando metodi e
strumenti diversi (calcolo mentale, carta e matita, calcolatrici) ? Comprendere il significato di radice
quadrata, come operazione inversa dell’elevamento al quadrato ? Effettuare semplici sequenze di calcoli approssimati |
? Potenze di numeri naturali e interi ? Numeri primi ? Massimo comune divisore e minimo comune multiplo ? Rapporti e proporzioni ? Frazioni equivalenti ? Numeri razionali ? Confronto tra numeri razionali ? Operazioni tra numeri razionali |
Lo spazio e le figure
Competenze
In contesti diversi di indagine e di osservazione:
- esplorare, descrivere e rappresentare lo
spazio
- riconoscere e descrivere le principali
figure piane e solide
- utilizzare le trasformazioni geometriche
per operare su figure
- determinare lunghezze, aree volumi
- usare la visualizzazione, il ragionamento
spaziale e la modellizzazione geometrica per risolvere problemi del mondo reale
o interni alla matematica
- sviluppare argomenti e semplici concatenazioni di proposizioni in ambiente geometrico
1° - 2° anno |
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziali |
· Riconoscere
e descrivere alcune delle principali relazioni spaziali (sopra/sotto,
davanti/dietro, dentro/fuori, …) · Eseguire
un semplice percorso partendo dalla descrizione verbale o dal disegno e
viceversa. · Riconoscere,
nel mondo circostante e nel disegno, alcune delle principali forme
geometriche del piano e dello spazio, riflettendo sulle relazioni tra forma e
uso · Progettare
e costruire oggetti con forme semplici |
· Collocazione
di oggetti in un ambiente. · Mappe,
piantine e orientamento. · Le
prime figure del piano e dello spazio (triangolo, quadrato, cubo…) |
3° - 4° - 5° anno
|
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziali
|
· Costruire
e disegnare con strumenti vari le principali figure geometriche · Individuare
gli elementi significativi di una figura (lato, angolo, altezza…) · Individuare
simmetrie in oggetti e figure date; realizzarle e rappresentarle col disegno · Effettuare
traslazioni e rotazioni (movimenti rigidi) di oggetti e figure · Usare
in maniera operativa, in contesti diversi, il concetto di angolo (anche
mediante rotazioni) · Conoscere
le principali proprietà delle figure geometriche · Riconoscere
figure equiscomponibili e usare il concetto di equiscomponibilità per la
determinazione di aree e di volumi in casi semplici, senza ricavare formule · Calcolare
perimetri, aree e volumi delle più semplici figure geometriche · Utilizzare
il piano cartesiano per localizzare punti e figure · Utilizzare,
in vari contesti, software di geometria dinamica |
· Le
principali figure del piano e dello spazio · I
principali enti geometrici · Simmetrie,
traslazioni, rotazioni · Gli
angoli e la loro ampiezza · Rette
incidenti, parallele, perpendicolari · Uguaglianza
tra figure · Scomposizione
e ricomposizione di poligoni · Semplici
scomposizioni di figure spaziali · Equivalenza
di figure · Unità
di misura di lunghezze, aree e volumi · Perimetro
di poligoni · Area
di semplici poligoni · Volume
di semplici solidi · Sistema
di riferimento cartesiano |
Si eviterà di fare ricorso a
formule di aree di poligoni più complessi attraverso l’uso dei numeri fissi.
6° - 7° anno
|
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziali |
· Visualizzare
oggetti tridimensionali a partire da una rappresentazione bidimensionale e,
viceversa, rappresentare su un piano una figura solida · Riconoscere
grandezze proporzionali e figure simili in vari contesti (1) · Risolvere
problemi, usando con proprietà
geometriche delle figure ed ,
eventualmente, software di geometria dinamica · Riconoscere
figure uguali e descrivere le isometrie necessarie per portarle a coincidere · Riprodurre
in scala · Misurare da lontano (ad
esempio l’altezza di una torre) (2) · Calcolare
perimetri, aree e volumi delle principali figure · Calcolare
lunghezze di circonferenze e aree di cerchi (3) |
· Rappresentazione
piana di figure solide · Rapporto
tra grandezze · Somma
degli angoli di un triangolo e di un poligono · Teorema
di Pitagora · Traslazioni,
rotazioni, simmetrie · Lunghezza
della circonferenza e area del cerchio · Descrizione
di alcuni numeri irrazionali |
(1)
Aspetti storici connessi: il metodo di Eratostene per la misura del raggio della terra
(2)
La misura a distanza
nella geometria medioevale
(3)
Determinazione
di alcuni valori di π
Competenze
In vari contesti matematici e sperimentali:
-
Individuare relazioni tra elementi e rappresentarle
-
mettere in relazione
-
utilizzare forme diverse di rappresentazione
-
classificare e ordinare in base a determinate proprietà e
relazioni
-
utilizzare lettere e formule per generalizzare o per astrarre
-
individuare
funzioni
-
usare
coordinate cartesiane, diagrammi e tabelle per rappresentare relazioni e
funzioni
- rappresentare ed interpretare legami di proporzionalità diretta, inversa e dipendenza quadratica
1° - 2° anno |
Obiettivi
specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziali |
· In situazioni concrete,
classificare oggetti, figure, numeri in base a una data proprietà e,
viceversa; indicare una proprietà che spieghi una data classificazione |
· Relazioni (equivalenze,
ordinamenti) e prime loro rappresentazioni · Semplici relazioni tra
numeri naturali |
· In situazioni concrete,
ordinare elementi in base a una determinata grandezza e riconoscere
ordinamenti dati |
|
· Scoprire semplici
relazioni tra numeri a partire da esperienze concrete |
|
3° - 4° - 5° anno |
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti
essenziali
|
· Rappresentare dati
numerici · Classificare oggetti,
figure, numeri in base a due o più proprietà e realizzare adeguate
rappresentazioni delle stesse classificazioni · Sapere passare da una
rappresentazione all’altra Utilizzare simboli adeguati per indicare relazioni
d'ordine tra numeri (>, <) |
· Relazioni e loro
rappresentazioni (tabelle, frecce, piano cartesiano) · Rappresentazioni di
insiemi e relazioni con diagrammi di vario tipo · Equivalenze, ordinamenti |
6° - 7° anno |
Obiettivi
specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziale |
· In contesti vari,
individuare, descrivere e costruire relazioni significative: riconoscere
analogie e differenze · Combinare in vario modo
elementi di un insieme · Utilizzare le lettere per
esprimere in forma generale semplici proprietà e regolarità numeriche · Costruire, leggere e
interpretare formule · Riconoscere in fatti e
fenomeni relazioni tra grandezze · Usare coordinate
cartesiane, diagrammi, tabelle per rappresentare relazioni e funzioni · Usare modelli dati o
costruire semplici modelli per descrivere fenomeni ed effettuare previsioni |
· Alcune relazioni
significative (essere uguale a, essere multiplo di, essere maggiore di,
essere parallelo o perpendicolare a, …) · Semplici questioni di tipo
combinatorio · Grandezze direttamente e
inversamente proporzionali |
|
|
Si limiterà la memorizzazione di
formule, abituando i ragazzi a ricavare formule inverse
I dati e le previsioni
Competenze
In situazioni varie, relative alla vita di tutti i giorni e agli
altri ambiti disciplinari:
·
organizzare una ricerca: formulare domande, raccogliere
informazioni quantitative, reperire, organizzare e rappresentare i dati
·
interpretare i dati usando i metodi statistici
·
sviluppare e valutare inferenze, previsioni ed argomentazioni
basate sui dati.
·
effettuare valutazioni
di probabilità di eventi mediante conteggio dei casi favorevoli e di quelli
possibili o rilevando di frequenze relative.
1° - 2° anno
|
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziali |
· Raccogliere dati su se
stessi e sul mondo circostante e organizzarli in base alle loro
caratteristiche · Classificare dati e
oggetti · Rappresentare i dati
raccolti · Descrivere un insieme di
dati · Identificare la modalità
più frequente |
· Il collettivo statistico e suoi
elementi. · Semplici tabelle di
frequenze · Semplici rappresentazioni
grafiche · Confronti di frequenze |
3° - 4° - 5° anno
|
Obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli
alunni |
Contenuti essenziali |
· Raccogliere dati mediante
osservazioni e questionari · Classificare i dati · Rappresentare i dati con
tabelle e grafici · Osservare e descrivere un
grafico, usando: moda, mediana e media aritmetica · Confrontare fra loro modi
diversi di rappresentare gli stessi dati · (1) · Riconoscere gli eventi
certi, possibili, impossibili, equiprobabili, più probabili, meno probabili
(2) |
· Caratteri qualitativi e
caratteri quantitativi · Diagrammi di vario tipo · Moda, mediana, media
aritmetica · Evento certo, possibile,
impossibile · Valutazione di probabilità
in casi elementari |
(1) Aspetti storici connessi: Le prime tavole statistiche sulla natalità e
mortalità, battesimi ed epidemie,
nell’Inghilterra del 1600
Gli eventi incerti e le predizioni al tempo dei Greci e di popoli antichi
6° - 7° anno |
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni |
Contenuti essenziali |
· Classificare dati ottenuti
da misurazioni · Rappresentare e interpretare
dati, anche utilizzando un foglio elettronico · Usare ed interpretare
misure di centralità e dispersione · Confrontare due
distribuzioni rispetto allo stesso carattere · Scegliere, in modo
casuale, un elemento da un collettivo · Riconoscere eventi
complementari e eventi incompatibili · Prevedere, in semplici
contesti, i possibili risultati di un
esperimento e le loro probabilità (1) |
· Caratteri derivanti da
misurazioni · Classificazione di dati
con intervalli di ampiezza uguale o diversa · L'istogramma di frequenze · Calcolo di frequenze
relative e percentuali, e loro confronti · Campione estratto da una
popolazione: esempi di campioni rappresentativi e non · Probabilità di un evento;
valutazione della probabilità di semplici eventi |
(1) Aspetti storici
connessi: Questioni probabilistiche nel passato (ad es. I
primi giochi con i dadi nella Francia del 1600)
Argomentare e congetturare
Competenze
In contesti
diversi, sperimentali, linguistici e matematici:
·
osservare individuare e descrivere regolarità
·
produrre congetture
·
verificare le congetture prodotte testandole su casi particolari
·
validare le congetture prodotte, sia empiricamente, sia mediante
argomentazioni, sia ricorrendo a eventuali controesempi
·
caratterizzare oggetti
matematici mediante le proprietà di cui godono e confrontare tali
caratterizzazioni con le loro definizioni
·
giustificare le
proprie idee durante una discussione matematica anche con semplici
concatenazioni di proposizioni
1° - 3° anno |
·
Individuare
e descrivere regolarità in in semplici contesti concreti
·
Produrre
semplici congetture
·
Verificare
le congetture prodotte testandole su casi particolari
3° - 4° -5° anno |
·
Individuare
e descrivere regolarità in contesti matematici e non, tratti dalla propria esperienza o proposti per l’osservazione
·
Produrre
semplici congetture
·
Verificare
le congetture prodotte testandole su casi particolari
·
Validare le congetture prodotte, sia
empiricamente, sia mediante argomentazioni, sia ricorrendo a eventuali
controesempi
·
Attribuire
denominazioni a “oggetti e stabilire definizioni, anche carenti o
sovrabbondanti, con riferimento alle caratteristiche ed alle proprietà
osservate
·
Giustificare le proprie idee durante una
discussione matematica con semplici argomentazioni
6° - 7° anno |
·
Descrivere
proprietà di figure con termini appropriati
·
Individuare
regolarità in fenomeni osservati
·
Produrre
congetture
·
Verificare
le congetture prodotte testandole su casi particolari
·
Validare le congetture prodotte, sia empiricamente, sia mediante
argomentazioni, sia ricorrendo a eventuali controesempi, sia producendo
euristici e semplici ragionamenti matematici
· Comprendere il ruolo delle definizioni in matematica. Giustificare affermazioni durante una discussione matematica anche con semplici ragionamenti concatenati
Misurare
Competenze
In contesti interni ed esterni alla matematica, con particolare
riferimento alle scienze sperimentali:
·
Misurare, leggere e scrivere misure di grandezze con incertezze di
misura
·
Rappresentare misure utilizzando grafici, tabelle e strumenti
tecnologici
·
Stimare misure
·
Effettuare scelte di grandezze misurabili, di unità di misura in
contesti problematici
·
Risolvere problemi in cui sono coinvolte misure di grandezze
·
Individuare relazioni a partire da dati di misura
·
Modellizzare situazioni e fenomeni tratti dal mondo
reale o interni alla matematica
Obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni
1° - 2° anno |
·
Osservare oggetti e fenomeni individuando in essi alcune
grandezze misurabili; compiere
confronti diretti e indiretti in relazione alle grandezze individuate, ordinare
grandezze
·
Effettuare misure per conteggio (ad es. passi, monete, quadretti),
, con oggetti e strumenti elementari
·
Effettuare misure con oggetti e strumenti elementari (ad es. il
metro, la bilancia, l’orologio la tazza…); esprimere le misure effettuate con
numeri utilizzando le unità di misura scelte (ad esempio passi) e rappresentazioni grafiche
·
·
3° - 4° - 5° anno |
·
Analizzare oggetti e fenomeni individuando in essi le grandezze misurabili
·
Effettuare misure dirette e indirette di grandezze (ad.es
lunghezze tempi, masse..) ed esprimerle secondo unità di misure convenzionali
·
Cambiare misure utilizzando multipli e sottomultipli delle unità
di misure
·
Stimare misure in semplici casi, anche attraverso strategie di
calcolo mentale e col calcolo approssimato
·
Rappresentare graficamente le misure di grandezze
·
Risolvere problemi di calcolo con le misure (scelta delle
grandezze da misurare, unità di misura, strategie operative)
·
Mettere un relazione misure di due grandezze (ad es. statura e
lunghezza dei piedi)
·
Si eviterà di fare apprendere le relazioni
tra le unità campione nei sistemi di misura utilizzati in modo meccanico e
ripetitivo, sganciato da processi operativi concreti in contesti significativi
6° - 7° anno |
·
Analizzare
oggetti e fenomeni, scegliendo le grandezze da misurare e gli strumenti di
misura, eventualmente anche tecnologici
· Esprimere le misure in unità di misura del Sistema Internazionale
· Effettuare e stimare misure in modo diretto e indiretto; esprimere, rappresentare e interpretare i risultati di misure, con particolare riferimento agli ordini di grandezza e alla significatività delle cifre
Risolvere e porsi problemi
Competenze
In diversi contesti
sperimentali, linguistici e matematici, in situazioni varie, relative a campi
di esperienza scolastici ed extrascolastici:
-
riconoscre
e rappresentare situazioni problematiche
-
avviare,
discutere e comunicare strategie risolutive
-
risolvere
problemi posti da altri
- porsi e risolvere problemi
Gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli
alunni, soprattutto per quanto riguarda i problemi, difficilmente possono
essere conseguiti in tempi medio-brevi. Per tale motivo, tutti gli obiettivi
elencati in un determinato ciclo della scuola di base, devono essere
considerati caratterizzanti anche per il ciclo successivo. Ciò deve essere
tenuto presente nella lettura delle tabelle che seguono, anche se in esse, per
semplificare la lettura, si è evitato di ripetere, per ogni ciclo, gli
obiettivi elencati nel precedente
1° - 2° anno |
·
Porsi
con chiarezza un problema da risolvere e individuare l'obiettivo da raggiungere
in una situazione problematica
·
Rappresentare
in modi diversi (verbali, iconici, infine anche simbolici) una situazione
problematica, al fine di creare un ambiente di lavoro favorevole per la
risoluzione del problema.
·
Collegare
le informazioni utili (ricavate dal testo o dal contesto della situazione
problematica) all'obiettivo da raggiungere scegliendo e concatenando le azioni
necessarie (azioni concrete, o disegni, o calcoli).
·
Esporre
con parole, disegni, schemi grafici, un procedimento risolutivo seguito
·
Individuarne
eventuali carenze di un procedimento risolutivo seguito, attraverso il
confronto con altre risoluzioni.
3° - 4° - 5° anno |
·
Individuare
le risorse necessarie per raggiungere un obiettivo (selezionando i dati forniti
dal testo e le informazioni ricavabili dal contesto) e gli strumenti che
possono risultare utili durante la risoluzione.
·
Individuare
eventuali dati mancanti in un problema.
·
Collegare
le risorse all'obiettivo da raggiungere scegliendo opportunamente le azioni da
compiere e concatenandole in modo efficace.
·
Tenere
sotto controllo il processo risolutivo con riferimento alla situazione
problematica e all'obiettivo da raggiungere, con particolare attenzione per la
validità delle soluzioni prodotte.
6° - 7° anno |
A ogni livello scolastico il risolvere problemi offre occasioni
importanti agli allievi per costruire nuovi concetti e abilità, per arricchire
di significati concetti già appresi e per verificare l'operatività degli
apprendimenti realizzati in precedenza. Affinché il porre e risolvere problemi
sia effettivamente utile a mobilitare risorse intellettuali anche al di fuori
delle competenze strettamente matematiche, contribuendo in tal modo alla
formazione generale degli allievi, è necessario che quelli proposti siano autentici problemi per gli
allievi e non semplici esercizi a carattere ripetitivo.
Gruppo di lavoro Aggregazione disciplinare scientifica: documento conclusivo
(Coordinatori: V.Cogliati Dezza, R.Habel, C. Todaro; Moderatore: F. Rigola)
L’educazione scientifica,
entrata di diritto anche nella scuola elementare con i Programmi Nazionali del
1985, diviene ora una delle aree fondamentali dell’intero ciclo settennale.
Il
curricolo di scienze, secondo quanto indicato dal documento “I saperi
essenziali” del 1998, si svolge lungo tutto il ciclo settennale, esplorando
diversi argomenti con tempi lunghi e sempre con stretto riferimento ad attività
concrete. Nella scuola di base, l'area scientifica costruisce le capacità di indagine
e di astrazione dei bambini e dei ragazzi, essenziali per raggiungere gli
obiettivi formativi necessari sia per la formazione comune del cittadino, sia
per l'avvio al successivo ciclo di studi.
In
quest’area della scuola di base è evidente la continuità con le attività
manipolative e cognitive sviluppate
nella scuola dell’infanzia, che mettono i bambini in rapporto diretto con
realtà concrete sviluppando in parallelo la capacità di parlarne, di spiegarle
e di rappresentarle in modi diversi. Nella scuola dell’infanzia le esperienze
scientifiche si pongono come campo dell’esplorazione, scoperta e prima
sistematizzazione delle conoscenze sul
mondo della realtà naturale e artificiale.
Il valore sociale delle scienze si dispiega oggi con rilevanza ed
incisività ben più significative che nel recente passato sia in riferimento
agli scenari di sviluppo della nostra società, sia in riferimento alla
“intrusione” delle scienze e dei suoi risultati nella vita di tutti i giorni.
Ogni cittadino si trova infatti quotidianamente di fronte a fenomeni e problemi
in cui ha bisogno di dipanare il complesso e ricorrente intreccio tra ricerca
scientifica, innovazione tecnologica, etica, processi economici ed
atteggiamenti sociali, che richiedono scelte personali consapevoli e motivate,
sapendo che la scienza non dà soluzioni certe e definitive.
Sapersi orientare nella
complessa dimensione sociale delle scienze rappresenta oggi un fondamentale
diritto di cittadinanza.
Si costata, tuttavia, sia
nella popolazione adulta che tra i giovani, un sempre più diffuso analfabetismo scientifico, rinforzato da
una profonda demotivazione
all’approfondimento e alla partecipazione. Non si tratta solo di preoccupanti carenze
logico – linguistiche, ma anche di un’evidente incapacità di orientamento
culturale di base in ambito scientifico, che spesso degrada in atteggiamenti
superficiali ed ingenui.
Per rimuovere tali carenze la
scuola deve giocare un ruolo decisivo. Cultura scientifica, oggi, significa
essenzialmente capacità di orientamento ed interpretazione in un ambito del
sapere in sempre più rapida e continua evoluzione. La persona colta, per
partecipare con consapevolezza ai processi sociali e culturali, non ha bisogno
di un voluminoso bagaglio di informazioni, ma deve saper dominare fenomenologie complesse, che richiedono complesse
modalità di comprensione e controllo e deve saper utilizzare in modo
consapevole le sue informazioni per orientarsi nel mondo e continuare a farlo
per tutto l’arco della vita.
La costruzione di tali
competenze, a partire da contesti semplici ma significativi, e la capacità di
trasferirle e utilizzarle in situazioni
via via più complesse, rappresenta l’obiettivo
formativo del ciclo dell’obbligo.
Il contributo, che
l’insegnamento scientifico può e deve dare al perseguimento di questo
obiettivo, consiste nella costruzione di percorsi didattici la cui efficacia
(successo formativo) dipende in modo decisivo dalle modalità di lavoro a scuola. Si tratta cioè di passare dalla
dimensione informativa (trasmissione di nozioni e conoscenze) a quella
formativa e costruttiva. Il processo di apprendimento, infatti, procede
attraverso un lento e ricorrente percorso
di esperienze, riflessioni e formalizzazioni, a partire da quelle
linguistiche e rappresentative, che portano a strutturare il pensiero spontaneo
verso forme sempre più coerenti ed organizzate. I bambini ed i ragazzi,
lentamente, si appropriano così delle basi dei saperi disciplinari, fino ad
arrivare alla padronanza delle discipline scientifiche quali si presenteranno
nella scuola secondaria nel biennio di conclusione dell’obbligo.
Tale processo di costruzione
e cambiamento si può realizzare impostando la pratica didattica non più sui
contenuti delle discipline ma sulla centralità
ed autonomia del soggetto che apprende, ovvero sulle strategie di
mediazione messe in atto dall’insegnante per collegare le modalità del
conoscere spontaneo e i nuclei fondanti del sapere scientifico. Si tratta dunque
di porre attenzione ai saperi generativi, a quei saperi cioè che sono in grado
promuovere continuamente la ricerca di altri saperi, alimentando la motivazione
a continuare ad imparare.
Pertanto il presupposto di un
efficace insegnamento delle scienze è
il contatto diretto dei bambini e dei ragazzi con gli oggetti di osservazione e
di studio, il saper fare su cui costruire esperienza e sviluppare riflessione,
ponendo sempre attenzione a rendere consapevoli i bambini e i ragazzi della
dimensione sia concettuale, sia sperimentale delle scienze. D’altra parte
l’acquisizione e lo sviluppo di abilità cognitive relative all’area scientifica
è possibile quando le informazioni in ingresso si integrano con conoscenze già
consolidate. Le osservazioni concrete devono perciò stimolare e sostenere le
interpretazioni che divengono via via
più articolate e formalizzate, seguendo la strategia di ogni corretto
procedimento scientifico. Il coinvolgimento diretto costruisce infatti motivazione,
attiva il lavoro mentale, prospetta soluzioni ai problemi e guida il desiderio
di continuare a capire.
Il curricolo di scienze si
sviluppa attraverso percorsi didattici,
progettati dalle scuole, che
introducono i bambini e i ragazzi a:
à
la dimensione disciplinare, che riguarda
l’emergere e la progressiva padronanza di saperi scientificamente impostati,
intesi come diversi modi di guardare la realtà naturale, che necessitano sia di
analisi e distinzione di diversi aspetti, sia di correlazione e ricomposizione
per interpretare in modo significativo fenomeni e fatti,
à
la dimensione cognitiva, che riguarda l’uso
consapevole di strategie di pensiero cruciali, presenti già nell’attività
conoscitiva spontanea, che permettono la costruzione di pensiero scientifico
organizzato intorno ai nuclei fondanti che caratterizzano i diversi saperi
disciplinari (ad es. relazione, sistema, trasformazione, evoluzione, limite,
incertezza, interazione, tempo / spazio, equilibrio, ecc).
In questi percorsi trovano
spazio:
dimensioni monodisciplinari , quando si lavora
intorno a modi di guardare, agire,
pensare, interni ad una singola disciplina;
dimensioni pluridisciplinari, quando si arriva a
spiegare un fatto o un fenomeno attraverso punti di vista e schemi disciplinari diversi;
dimensioni relative a problemi complessi e controversi (che
presentano cioè molteplici soluzioni possibili), che sono da scandagliare per
trovare e realizzare soluzioni possibili e che devono sempre essere adatti
all'età degli alunni.
Tutte queste dimensioni
offrono la possibilità di ragionamento ed intervento cooperativo.
In questa prospettiva
particolare attenzione va dedicata all’attività metacognitiva in modo che i bambini ed i ragazzi possano dedicare
il tempo necessario alla riflessione sul percorso compiuto, sulle competenze
acquisite, sulle strategie poste in atto, sulle scelte effettuate e su quelle
su quelle da compiere.
Inoltre, nello sviluppo del
processo di apprendimento nell’area scientifica, saper descrivere, argomentare
e convincere, usando linguaggio appropriato e rappresentazioni efficaci, è una competenza linguistica che i bambini possono acquistare dando forma
al pensiero scientifico che nasce dalla loro stessa esperienza. Compito della
scuola è quindi anche quello di aiutare i bambini e i ragazzi a rintracciare
nelle parole la molteplicità dei loro significati e la loro relazione
problematica con i concetti, per facilitare la formazione delle capacità di
astrazione e generalizzazione.
Un curricolo di scienze
infine deve presentare correlazioni
trasversali tra l’area scientifica e le altre aree disciplinari, in
particolare con lingua italiana, matematica, tecnologia, per quanto riguarda i
processi di formalizzazione e attualizzazione delle conoscenze, e con le altre
aree (geo – storico – sociale, artistica, motoria, musicale) per mettere in
rilievo le differenze e le analogie nelle strategie di conoscenza e negli
approcci alla complessità del mondo reale.
L’area scientifica, come
generale ambito formativo, sia per il forte carattere trasversale, sia per la
necessità di una forte e diffusa innovazione metodologica, rende opportuno
indicare un insieme di suggerimenti che possono favorire la qualità degli
itinerari educativi.
- Fin dal primo anno della scuola di base i percorsi didattici prendono l’avvio da fatti interessanti, da oggetti da guardare, da situazioni problematiche. Nelle fasi iniziali del lavoro è importante prevedere e selezionare alcune domande-stimolo che si considerano utili per mobilitare dinamiche cognitive interessanti.
- All’inizio le esperienze devono partire da osservazioni reali ed essere quindi complesse e non pre-schematizzate. Una delle componenti fondamentali del lavoro sarà proprio l’individuazione di modi per semplificarle e schematizzarle, mettendone in evidenza i caratteri significativi.
- Gli itinerari di lavoro sono caratterizzati da una sistematica produzione, discussione e documentazione di modelli sempre più complessi elaborati dai bambini e dai ragazzi, sotto lo stimolo della mediazione adulta.
- La progressività consiste essenzialmente nella capacità dei bambini e dei ragazzi di utilizzare schemi di spiegazione/interpretazione e modelli via, via più generali e potenti, riuscendo a correlare sempre meglio informazioni ricavate da contesti diversi di esperienza, da libri o da altre fonti.
- La capacità di elaborare modelli personali e di sostenerli con argomentazioni adeguate permette di sviluppare sia il sapere individuale che quello socialmente condiviso nella classe o in altri contesti (discussioni di gruppo e di classe, seminari, forum, gruppi di discussione, chatline, ecc.).
Dalla scienza i bambini ed i
ragazzi dovranno attingere la fiducia che i fatti del mondo, per quanto
complessi, possono essere interpretati con metodi attendibili e che, pur
consapevoli dei propri limiti, i ragazzi stessi possono prospettare e
realizzare soluzioni.
Per questo il possesso di una
cultura scientifica contribuisce a formare i ragazzi come cittadini:
vigili nei
confronti di qualsiasi forma di affermazione aprioristica non documentata;
curiosi ed
aperti verso il mondo nella sua molteplicità;
disposti ad
assumersi responsabilità interpretative ed operative, individuali e
socializzate;
disposti a
lavorare e collaborare con gli altri, capaci di esprimere le proprie opinioni,
di ascoltare quelle degli altri e di gestire i conflitti, non su basi
personalistiche ma con riferimenti intersoggettivi.
La finalità più specifiche della
formazione scientifica sono quelle di fornire al bambino e al ragazzo la capacità
di:
ragionare
collegando in reti di interpretazione significative sia gli indizi raccolti
dall’esperienza, sia quanto ha già imparato;
interpretare
e progettare lo svolgersi di fenomeni più o meno semplici fondando le sue
argomentazioni e le sue azioni su ampi repertori di dati di fatto e di
spiegazioni convincenti;
sviluppare
schematizzazioni, modellizzazioni, formalizzazioni di fatti e fenomeni,
applicandoli anche ad aspetti della realtà quotidiana;
“pensare
per relazioni”, individuando i modi, le strategie ed i comportamenti più adatti
a padroneggiare la complessità dei sistemi e delle loro interazioni;
sviluppare
un atteggiamento esplorativo a partire dalle proprie conoscenze per affrontare
e risolvere problemi di ambito anche non scolastico;
avviare
riflessioni sulle relazioni tra comprensione dei fenomeni, valori e scelte
personali.
La sostanziale unitarietà del
curricolo può essere scandita in un primo biennio di ambito matematico –
scientifico – tecnologico, in cui si avviano pratiche ed atteggiamenti
scientifici di base e in un quinquennio in cui si realizza un graduale
passaggio dall’ambito scientifico a percorsi che pongano le basi per lo sviluppo
successivo delle discipline nel biennio finale dell’obbligo.
Tale unitarietà viene
costruita fin dall’inizio attraverso la collaborazione degli insegnanti che si
occupano di scienze, lungo tutto il settennio, i quali dedicano un tempo
specifico alla progettazione dei percorsi, costituiti dall’intreccio tra
aspetti disciplinari, esperienze di vita e attività operative, partendo dai
temi che verranno sviluppati, ed individuando attività, materiali ed ambienti
di lavoro idonei (laboratori, ecc.).
Comune alle varie competenze
è il graduale e progressivo approfondimento di ciascuna di esse, che può
realizzarsi a livelli molto elementari nei primi anni e articolarsi ed
arricchirsi di complessità negli anni
successivi, con un andamento processuale che induca gli insegnanti a correlare
ogni nuova proposta didattica a quelle
precedenti.
L’allievo, al termine
del ciclo di base, dovrà avere conseguito i seguenti obiettivi/competenze e,
pertanto, per ogni tipologia di competenza, essere in grado di mettere in atto
processi di:
OSSERVAZIONE E DESCRIZIONE
· Esplorare la realtà naturale e riconoscere segni che gli consentano di interpretarla.
· Osservare fenomeni e coglierne gli aspetti caratterizzanti: differenze, somiglianze, regolarità, fluttuazioni, andamento temporale.
· Individuare grandezze significative relative ai singoli fenomeni e processi, ed identificare le unità di misura opportune.
· Eseguire misure di alcune grandezze fondamentali (volume, peso, temperatura, tempo).
· Comprendere significato ed uso di variabili composte (prezzo, velocità, peso specifico, ecc.).
· Orientarsi in sistemi di misura a scala diversa.
RAPPRESENTAZIONE E MODELLIZZAZIONE
· Rappresentare la complessità dei fenomeni in molteplici modi: disegno, descrizione orale e scritta, simboli, tabelle, diagrammi, grafici, semplici simulazioni; elementari formalizzazioni dei dati raccolti.
· Rappresentare e costruire modelli interpretativi di fatti e fenomeni, anche provvisori e parziali, utilizzando sistematicamente il linguaggio simbolico e il formalismo disponibile.
CORRELAZIONE
· Confrontare fenomeni e fatti, cogliere relazioni tra proprietà e grandezze che descrivono uno stato o un fenomeno, partendo soprattutto dalla realtà quotidiana.
· Collegare cause ed effetti, quando è possibile, di diverso tipo e livello (tenendo anche conto del rapporto tra locale e globale).
· Cogliere relazioni tra spazio, tempo e rapidità dei cambiamenti.
ARGOMENTAZIONE
· Discutere su fatti, fenomeni, dati, risultati di un’esperienza e sulla interpretazione dei vari aspetti coinvolti.
· Argomentare le proprie opinioni con esempi ed analogie.
· Utilizzare metafore per interpretare fenomeni nuovi facendo riferimento a situazioni più conosciute.
· Riconoscere incoerenze ed errori nel ragionamento proprio e degli altri servendosene per migliorare le spiegazioni e guardare i fatti da più punti di vista.
INDAGINE, RICERCA,
· Raccogliere e selezionare informazioni e dati.
· Fare esperienza per trovare segni, indizi, prove utili alla formulazione di ipotesi sullo svolgersi di un evento e per la soluzione di problemi semplici.
· Agire sperimentalmente sui fatti per comprenderne le regole ed intervenire sul loro svolgersi.
· Passare gradualmente dall’analisi dell’esperienza all’esperimento controllabile;
· Avviare semplici processi per integrare, adattare e trasferire ad altri contesti le strategie e le informazioni apprese.
· Integrare nel campo di indagine prescelto idee e metodi provenienti da diversi settori disciplinari già esplorati.
· Usare il computer come strumento per l’elaborazione e la rappresentazione dei dati.
· Costruire e utilizzare semplici strumenti ed apparecchiature.
· Organizzare un percorso esplorativo o sperimentale, tenendo conto delle proprie esperienze e conoscenze, e confrontandosi con la fattibilità dell’intervento.
·
Affrontare problemi aperti,
che spesso pongono di fronte a soluzioni incerte o controverse, per progettare
e realizzare soluzioni possibili.
COMUNICAZIONE E DOCUMENTAZIONE
· Ricavare informazioni da un testo scientifico di livello adeguato.
· Produrre testi orali e scritti: relazioni di lavoro, presentazioni schematiche su temi scientifici, documentazioni di un’esperienza.
· Scoprire gradualmente, attraverso le svariate esperienze di utilizzo, le molteplici possibilità di supporto alla comunicazione offerte dal computer, sviluppando progressivamente le competenze relative alla ricerca di informazioni e alla organizzazione e visualizzazione di dati per documentare in forma multimediale i percorsi svolti.
· Integrare, adattare, generalizzare e trasferire ad altri contesti le conoscenze apprese e saper riportare informazioni extra-scolastiche sul fenomeno in esame.
· Sviluppare atteggiamenti di curiosità, attenzione e rispetto della realtà naturale, di riflessione sulle proprie esperienze, di interesse per l’indagine scientifica, di collaborazione sulla base di valori e criteri condivisi.
· Essere consapevole della non – neutralità di chi compie qualunque osservazione e saper adeguare il proprio comportamento a quello che si desidera osservare.
· Individuare relazioni elementari tra la comprensione di fenomeni, i valori etici, i processi sociali e le conseguenti scelte personali.
· Adottare comportamenti per la salvaguardia della sicurezza propria, degli altri e dell'ambiente in cui si vive.
· Aver cura degli organismi e degli ambienti di cui si è responsabili.
Primo Biennio
All’Interno della sostanziale
unitarietà del curricolo settennale, il primo biennio dell’insegnamento delle scienze concorre in modo determinante
a dare senso e significato ai processi
di apprendimento del bambino. Nel ciclo dell’infanzia il bambino ha trovato un
ambiente educativo e situazioni esperenziali che gli hanno offerto
l’opportunità di esplorare, manipolare, giocare con i materiali, scoprire,
osservare, ragionare, per alimentare e soddisfare le curiosità e le
esigenze di conoscenza e, al tempo
stesso, per stimolarlo a coordinare e collegare, senza vincoli troppo rigidi,
le scoperte fatte di giorno in giorno.
Le scienze, con il loro stretto
riferimento alla realtà concreta, costituiscono un campo privilegiato per le proposte didattiche iniziali di
qualsiasi area e consentono, in continuità con la scuola dell’infanzia, di
sviluppare nel bambini abilità e competenze complesse che si riferiscono alla
capacità di:
rappresentare
con il disegno oggetti, piante, animali;
mettere in
ordine, in relazione, in corrispondenza, oggetti e fatti;
confrontare
oggetti diversi, formare raggruppamenti sulla base di varie proprietà;
riconoscere
somiglianze e differenze tra le proprietà degli oggetti;
percepire e
collocare gli eventi nel tempo;
sperimentare
e scoprire dimensioni di tipo temporale come la simultaneità, la successione,
la durata;
usare
misure non convenzionali sui dati dell’esperienza;
utilizzare
semplici apparecchiature;
elaborare e
verificare previsioni, anticipazioni, ipotesi;
formulare
piani di azioni tenendo conto dei risultati;
usare un
lessico specifico come strumento per descrivere, riflettere, argomentare,
spiegare eventi;
usare i
primi livelli di formalizzazione numerica, spaziale e logica (già posseduti o
sviluppati in parallelo) per sostenere il passaggio da un'organizzazione
dell'esperienza strettamente legata al contesto ai primi schemi di astrazione.
Tali competenze si costruiscono a partire
da esperienze concrete, che consentano al bambino di definire, esprimere e
confrontare con altri le sue idee, mentre sarà compito dell’insegnante dar
spazio alle domande, evitare risposte premature, attivare costantemente
l’osservazione, la sperimentazione, la discussione, valorizzare il pensare con
la propria testa, l’incertezza, l’errore.
Quinquennio
successivo
Le competenze da acquisire nel corso del
quinquennio successivo sono quelle già indicate come finali per l’intero ciclo
di base. Questa seconda fascia dell’insegnamento scientifico si presenta quindi
come prosecuzione di un processo evolutivo, già strategicamente impostato,
eventualmente articolabile in segmenti diversi secondo le progettualità delle singole
scuole.
Una formazione scientifica che pone
l’elaborazione delle conoscenze al centro dell’azione educativa e le organizza
intorno al saper fare, richiede sistemi di verifica e valutazione adeguati
all’impostazione della progettazione curricolare nella scuola di base. Le schede usuali, con domande a scelta
multipla o con parole più o meno corrette da scegliere, con frasi o schemi da
completare, non sono sufficienti né affidabili. La valutazione delle competenze
scientifiche richiede invece una pluralità di mezzi, alcuni si presentano come
sistemi di documentazione di processo (quaderni
di lavoro degli allievi, diario dell’insegnante, sbobinature, registrazioni
video, ecc.), altri come rilevamenti della capacità di utilizzare in modo
significativo specifici concetti e
modelli più o meno formalizzati (disegni, grafici e tabelle, rapporti
su esperimenti compiuti, racconti,
resoconti e verbali, brevi questionari a domande aperte, saggi brevi, ecc.),
altri, infine, come vere e proprie variazioni
sul tema, in cui all'allievo viene proposta la gestione completa di una
situazione già analizzata, in forma più o meno variata.
A partire dalle diverse tipologie di
materiale che documenteranno il complesso lavoro didattico realizzato dalla
classe, e le procedure messe in atto dai singoli alunni e alunne, è opportuno
costruire con la collaborazione di ciascun allievo un adeguato "portfolio". Tale strumento,
sulla base di criteri esplicitati e condivisi, può da un lato sintetizzare e
memorizzare lo sviluppo delle diverse
acquisizioni concettuali e operative, dall'altro può documentare le tappe più
emblematiche del lavoro svolto e il grado di approfondimento e stabilità delle
competenze sviluppate.
La progettazione curricolare di scienze,
elaborata collegialmente dagli insegnanti, deve essere adattata sia al contesto
in cui opera la scuola, sia all’insieme di esperienze, conoscenze, motivazioni
dei bambini e dei ragazzi. La vasta rete di concetti e conoscenze relative agli
aspetti naturali della realtà, che la scuola di base deve costruire, attraversa
quattro grandi temi:
1.
Viventi
2.
Materia -
proprietà, stati, trasformazioni
3.
Terra e
universo
4.
Ambiente
naturale ed umano: strutture e cambiamenti.
Ognuno dei temi è a sua volta articolato
in:
Nuclei
fondanti
Proposte di
lavoro.
I temi, che rappresentano solo una possibile scansione di una visione
"scientifica" del mondo, devono essere attraversati dai vari modi di
guardare e modellizzare, propri delle diverse discipline. D'altra parte, come
già detto, la formazione scientifica è caratterizzata principalmente dai
processi posti in atto, ed effettivamente acquisiti come strategie complessive.
Per questo nel caso delle scienze è cruciale che la progettazione sia rivolta
in primo luogo a definire percorsi coerenti e significativi sia correlati
trasversalmente, attraverso le
competenze, sia curati nel loro sviluppo longitudinale, attraverso gli anni.
Questa progettazione deve essere elaborata dagli insegnanti, collegialmente ed
individualmente, nell’ambito della loro programmazione iniziale e periodica,
tenendo conto dei tempi e delle risorse di cui dispone la scuola, perché è
compito specifico delle scuole autonome la scelta di quali attività
privilegiare, in quale misura e a quale livello di approfondimento.
Le proposte di lavoro che accompagnano i temi non sono prescrittive.
Piuttosto sono un repertorio di esemplificazioni a cui l’insegnante potrà
attingere per costruire il curricolo di scuola. Per operare in questa direzione
è auspicabile che le scuole, insieme alle istituzioni interessate alla ricerca
didattica, possano rendere fin da subito disponibili (per esempio con archivi
di esperienze in rete) i loro patrimoni di linee di lavoro ricche ed efficaci.
Le proposte di lavoro, inoltre, non possono essere interpretate come
sequenze lineari, piuttosto l’insegnante potrà utilizzarle per organizzare
propri percorsi specifici (per esempio proponendo attività raccolte da temi diversi
per costruire un percorso sulla “relazione”). Così facendo l’insegnante
potrà arricchire il repertorio proposto
con nuove soluzioni didattiche, approfondendolo in varie direzioni secondo le
competenze disponibili o proponendo altri argomenti ritenuti appropriati alla
formazione dei ragazzi.
TEMA |
PROPOSTE DI
LAVORO
|
VIVENTI Nuclei fondanti:
relazioni,
sistema, evoluzione, trasformazioni, varietà, diversità, energia, |
·
Curare
l'allevamento di piccoli animali e la coltivazione di piante. Semina e
germinazione. ·
Analizzare
parti di animali e piante. Dissezione di organi di piante e di animali di uso
alimentare (pesci, pollo, organi interni). ·
Inviare e
ricevere messaggi con il corpo utilizzando canali diversi. Costruire semplici
modelli e strumenti di comunicazione, interazione, retroazione. ·
Osservazione
del proprio corpo – Star bene/star male.
Modelli del corpo come sistema (tipo “cosa esce, cosa entra”). I
movimenti e lo spazio occupato dal corpo. ·
Modelli
bidimensionali del corpo (tipo "sagoma da riempire"), modelli
tridimensionali. ·
Correlare le
funzioni principali del vivente (alimentazione, respirazione, escrezione,
trasporto, percezione…). Modelli di funzionamento complessivo ·
Attività ed
informazioni sul mantenimento della salute ·
Ricerca delle
somiglianze ereditarie. Impollinare
fiori; seguire la trasformazione di un uovo e la nascita di un pulcino
costruendo una piccola incubatrice.
Primi modelli di trasmissione genetica. ·
Modelli
sistemici della relazione organismo-ambiente |
TEMA |
PROPOSTE DI LAVORO |
MATERIA- PROPRIETA’, STATO,
TRASFORMAZIONI - Nuclei fondanti:
tempo / spazio, interazioni, relazioni,
trasformazioni |
·
Individuare le
qualità di oggetti e materiali trovando modi per misurarle. ·
Provocare
trasformazioni e costruire modelli per darsene conto: cosa succede se… cosa
succede quando… ·
Fare miscugli e
soluzioni, studiare i comportamenti
delle sostanze in acqua. Le proprietà dell’acqua: bagnare, sciogliere, legarsi con , scorrere… Riscaldare
l'acqua: passaggi di stato ·
Oggetti che
vanno a galla, oggetti che vanno a fondo: modelli di peso specifico ·
Calore e
temperatura: le trasformazioni provocate dal calore. Scaldare, cuocere e
bruciare: primi modelli di trasformazioni chimiche. ·
Riconoscere
sostanze acide e sostanze basiche; semplici reazioni ·
Fare forza e
deformare. Osservare gli effetti del peso (e della gravità) – Trovare situazioni di equilibrio – Usare e
costruire semplici bilance ·
Gare di
velocità - Rappresentazioni grafiche temporali – Rappresentazioni di
andamenti . Interpretazioni delle
pendenze nei grafici ·
Percezione,
produzione e rappresentazione dei
suoni (sorgenti/mezzi/recettori) – Modelli di trasmissione e analogie con le onde meccaniche su una
corda ·
Produrre e
disegnare ombre con diverse sorgenti
di luce – Attività con lenti e
specchi. Modelli di trasmissione e assorbimento della luce. Modelli di visione. ·
Costruire
semplici circuiti elettrici – modelli di conduzione elettrica. · Uso dell'energia in situazioni controllabili (piano inclinato, riscaldamento…) |
TEMA |
PROPOSTE DI LAVORO |
TERRA E UNIVERSO Nuclei
fondanti: dinamiche, cicli, trasformazioni, interazioni |
· Descrivere il paesaggio da una foto o direttamente sul campo, con
uscita sul territorio; · Ricercare e collezionare sassi , rocce, minerali e fossili; · Osservare e descrivere campioni di rocce e trovare indizi per
ricostruirne la storia; · Riconoscere differenze nelle caratteristiche dei suoli. Far crescere la stessa piantina in suoli diversi; · Cercare tracce dei cambiamenti avvenuti nel tempo, nello spazio e in
differenti condizioni; · Raccolta di dati sul tempo meteorologico della propria regione e relativa
elaborazione grafica..; · Costruzione di semplici strumenti di misura ( barometro, igrometro ); · Costruzione di una meridiana; · Indizi e osservazioni sulla Terra come sistema geologico; · Raccogliere dati sul rischio idrogeologico, vulcanico, e sismico
della propria regione; · Costruzione di semplici modelli relativi ai movimenti della terra e
alla durata del dì e della notte nel corso dell’anno. · Indizi e osservazioni sulla Terra come pianeta. Modelli del sistema
solare. Osservazione del cielo di giorno – esperienze con le ombre prodotte
dalla luce del sole - percorso del sole nel
cielo – modelli notte/giorno – modelli estate/inverno. ·
Osservazione del cielo notturno .
|
TEMA |
PROPOSTE DI LAVORO |
AMBIENTE NATURALE ED
UMANO: STRUTTURE E CAMBIAMENTI Nuclei fondanti: sistema, energia, interazione,
equilibrio, limite, incertezza, cicli e flussi, processi. |
·
Costruire un
terrario, cambiare le condizioni fisiche (controllando costanti e variabili)
e scoprire le trasformazioni individuando risorse e fattori limitanti ·
Esplorare un
ambiente nel tempo per individuarne elementi e connessioni significative –
Orientare la propria esplorazione secondo uno scopo – Individuare
nell’ambiente i fattori costitutivi e gli aspetti che possono essere
modificati. ·
Analisi della
scuola come eco – socio – sistema, ·
Individuare un
problema ambientale adeguato all’età dei bambini e dei ragazzi, acquisire le
conoscenze necessarie per proporre una soluzione, individuare diverse ipotesi
di soluzione, progettare secondo criteri di fattibilità e realizzare
l’intervento, cercando le collaborazioni opportune. Discutere l’efficacia del
cambiamento proposto controllandone i risultati. · Confronti tra il lavoro svolto dall'uomo,
dagli animali, dalle macchine · Individuazione degli elementi tipici di un ambiente urbano inteso
come sistema ecologico. · Ricostruzione di processi di recupero differenziato e di riciclaggio. · La storia di un prodotto, le sue trasformazioni, l’uso, il recupero |
Gruppo di lavoro Aggregazione disciplinare tecnologica:
documento conclusivo
(Coordinatori: V. Marchis, D. Chiesa; Moderatore: M. Genoviè de Vita.)
a) La cultura della tecnica nel curricolo
progressivo
I sostanziali cambiamenti che connotano la società contemporanea, particolarmente dovuti alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dimostrano quanto la tecnica sia in grado di cambiare le forme e i ritmi della vita quotidiana e come stiano cambiando le stesse mappe della conoscenza. La tecnica, da quando ha fatto la comparsa nel processo evolutivo dell’uomo, ne ha condizionato non solo lo sviluppo cognitivo e culturale, ma anche biologico. La nostra struttura del pensiero non può fare a meno della dimensione materiale e la stessa memoria sarebbe ben poca cosa se non esistessero supporti fisici capaci di renderla meno labile. D’altro lato, i mutamenti prodotti dalla tecnica in tutti i campi (economia, scienze, letteratura, arte, sport) determinano un tale intreccio fra conoscenze e azioni che non consente ormai di relegarla sul piano della semplice operatività.
Pertanto, la presenza nel curricolo verticale 3-18 anni di
attività e insegnamenti connessi alla
cultura tecnologica si motiva perché ha lo scopo di:
- rendere consapevoli i giovani su come si
struttura una parte importante della società in cui vivono, società che sempre più diffusamente sviluppa i suoi
processi in stretta correlazione con
sistemi produttivi nei quali si pongono in essere “oggetti” artificiali,
virtuali, digitali;
- far acquisire saperi relativi al mondo
degli artefatti che sono oggi diventati fondamentali nei processi cognitivi
relativi a una consistente parte della
esperienza giovanile;
- dotare i giovani di competenze
indispensabili per potersi efficacemente inserire nella società come cittadini
e lavoratori;
- inquadrare storicamente la tecnica sia nei
rapporti con la scienza che con lo sviluppo economico.
b)
Lo sviluppo curricolare
Nel definire come il mondo
della tecnica e i saperi che l’accompagnano
devono essere presenti nel percorso scolastico, si può a buona ragione
affermare che il loro studio
richiede sia momenti di
insegnamento specifico sia momenti di attività
trasversale, strettamente correlati con altre discipline e da svolgere in
copresenza con altri insegnanti.
Un aspetto a cui dedicare particolare
attenzione riguarda la ricerca di un
adeguato spazio per le
tecnologie dell’informazione e della comunicazione perchè solo così si
potrà assicurare agli allievi il raggiungimento di quelle competenze che la
società contemporanea considera indispensabili.
In tale contesto, si propone uno sviluppo
del curricolo verticale che, con un approccio sempre caratterizzato da forte valenza esperenziale e laboratoriale,
preveda:
· attività
interna ai campi di esperienza, soprattutto per le manipolazioni e l’uso di
materiali, così come sono indicati negli attuali orientamenti, per quanto attiene la scuola dell’infanzia;
· attività
modulare integrata nei diversi ambiti disciplinari, per quanto attiene i primi anni del ciclo di base;
· insegnamento
disciplinare con moduli organicamente inseriti nell’impianto del percorso
curricolare collegialmente definito, per
quanto attiene gli ultimi anni del ciclo di base ;
· insegnamento
disciplinare, comune a tutti gli indirizzi, riferito alle Tecnologie
dell’informazione e della comunicazione, per
quanto attiene i primi due anni del ciclo secondario;
· insegnamenti
disciplinari, anche approfonditi, per
quegli indirizzi con terminalità che espressamente li richiedono, per quanto attiene l’intero ciclo
secondario;
· insegnamenti
disciplinari di indirizzo coerenti con i rispettivi percorsi curricolari, per quanto attiene l’intero ciclo secondario
· attenzione
particolare al mondo dell’artificiale e ai suoi effetti sull’ambiente naturale
e sociale da sviluppare all’interno degli altri grandi temi con i quali formare
il cittadino di domani, per quanto
attiene l’intero percorso scolastico.
Tutta l’attività formativa e didattica dovrà accertare e valorizzare le capacità possedute dal bambino e dal ragazzo, derivanti dalla sua spontanea curiosità e dal contesto in cui vive, oggi sempre più caratterizzato da stimoli con forti componenti tecnologiche. Un aiuto in questo senso potrà essere assicurato dalla ricerca di un dinamico equilibrio fra operatività e concettualizzazione che si svilupperà adeguandosi all’età degli allievi.
Gli aspetti organizzativi connessi alla gestione di questa attività richiedono una particolare attenzione e la definizione di modalità che devono trovare un reale riscontro nella normativa, nella mirata formazione dei docenti e nel loro specifico impiego.
c) Finalità formative
Le attività e gli insegnamenti
tecnologici consentono un’efficace interazione fra conoscenze dichiarative
e procedurali poiché si fondano su
azioni di tipo esperenziale che sono improntate alla manualità e alla
manipolazione di oggetti materiali o digitali, ma anche connesse a processi di
astrazione, concettualizzazione e modellizzazione. Il sapere tecnologico è
infatti finalizzato a dare strumenti operativi e concettuali che consentono di
interagire con il mondo materiale e virtuale costruito dall’uomo. Operare sugli
artefatti significa sviluppare
competenze reticolari, provenienti da diversi ambiti e riferiti a
differenti tipi di conoscenza, utilizzando le strutture, le procedure e i
linguaggi tipici di tali saperi.
Oltre a ciò, va sottolineato che
proiettare l’azione formativa verso la dimensione progettuale significa
utilizzare forme e metodologie dell’apprendere prevalentemente proprie di
contesti esterni alla scuola, con una
ricaduta positiva anche sull’orientamento.
Questo insegnamento ha quindi l’intento
sia di aiutare a comprendere come le tecnologie costituiscano potenti strumenti
di estensione delle prestazioni umane
sia di sviluppare la dimensione etica nei confronti del loro utilizzo.
In altri termini, lo studio delle tecnologie deve sviluppare capacità dei
progettazione autonoma e di autoregolazione delle azioni, ma contribuire anche al ripensamento critico
della società e dei suoi valori.
d) Paradigmi e azioni didattiche
Le attività della tecnica - che includono
sia la produzione di oggetti materiali
e, oggi sempre più, di oggetti informatici sia la pratica del loro uso - si
dispiegano lungo l’asse della creatività, dell’invenzione, della progettazione
e della organizzazione.
L’insegnamento della tecnica, come ogni
altro, deve poi tener conto del reticolo concettuale e dei processi formativi
che connotano il proprio specifico
disciplinare per cui, onde consentirne una generale identificazione, si
indicano i nodi fondanti di tale reticolo (paradigmi di base) e un repertorio
di possibili azioni didattiche particolarmente idonee a stimolare
apprendimento.
· Paradigmi
·
materiali e
materialità
·
struttura e
forma
·
funzioni e
funzionalità
·
scenari e
contesti
·
evoluzione e
trasformazione
·
prodotti e
processi produttivi
·
informazioni e
comunicazioni
·
costi e benefici
·
sostenibilità e
rinnovabilità
· Azioni (in ordine alfabetico)
- controllare
- progettare
- costruire - rapportare
- descrivere - rappresentare
- documentare
- ricercare
- esplorare - scegliere
- manipolare - simulare
- memorizzare
- sperimentare
- modellizzare
- trasformare
- montare/smontare
- trasmettere
- organizzare
- usare
- produrre - valutare
La cultura della tecnica, per essere completa, deve anche includere la riflessione sull’interazione con altri saperi e altri contesti di cui , a puro titolo orientativo, si riportano alcuni esempi:
- rapporto tra uomo e
natura,
- rapporto tra naturale e
artificiale,
- valutazione dei rapporti
tra sviluppo tecnologico e evoluzione del linguaggio,
- analisi delle ricadute
sociali delle innovazioni tecnologiche,
- individuazione dei
processi che legano l'invenzione, alla innovazione di prodotto, alla sua diffusione
sociale,
- identificazione delle interrelazioni tra un sistema tecnico
(o anche più semplicemente una "cosa") e le procedure che ne
gestiscono la produzione e l’impiego,
- sperimentazione della
complessità che una "misura" comporta in relazione all'ambiente in
cui si svolge,
- dimensione antropologica
degli oggetti tecnici,
- correlazione tra dimensione tecnologica e
dimensione economica.
e) Organizzazione didattica
Le modalità che caratterizzano la
didattica di questo insegnamento sono volte a sollecitare sia comportamenti
operativi da ricondurre poi a organica conoscenza sia riflessioni sulle
interconnessioni fra artefatti e processi tecnologici con altri soggetti ed
elementi del contesto.
L’approccio didattico, quindi, dovrà
essere in primo luogo sistemico e teso anche a far cogliere l’irreversibilità
dell’azione realizzata nella sfera del reale contrapponendola alla ripetibilità della sfera virtuale o della
simulazione.
Lo sviluppo del pensiero tecnologico deve
prendere l’avvio fin dai primi anni della scuola di base e proseguire secondo
una progressione che potrebbe così articolarsi: partire da semplici attività
(quali lo smontaggio e il rimontaggio di oggetti di uso comune a scopo
interrogativo e conoscitivo) per cominciare a cogliere il legame
funzione-struttura fino alla osservazione, analisi e rappresentazione di
processi artificiali per imparare a riorganizzare il sapere con il ricorso a
strumenti (grafi, tabelle, mappe ecc.) e modelli logici (formule, regole,
algoritmi, strutture di dati ecc.).
L’azione didattica assumerà valenze
formative diverse a seconda dei metodi a cui farà ricorso e, pertanto, si suggerisce di utilizzarli in
modo alternato e ciclico. A titolo di esempio, si citano:
· il
semplice uso di oggetti legati al vivere quotidiano, la loro denominazione, la
ricerca di regole che ne facilitino l’identificazione e la classificazione;
· l’analisi
tecnica che, attraverso le azioni di ricerca sulla natura delle componenti
di un oggetto/processo (strutturale, comportamentale, funzionale,
teleologica), sulle procedure e sul controllo, permette all’alunno di
selezionare le conoscenze secondo ottiche differenti;
· la
progettualità che, passando da una situazione problematica alla ricerca di
soluzioni e alla loro realizzazione (fisica, grafica, virtuale), consente di
potenziare il pensiero divergente, le capacità operative e di
verifica/revisione;
· l’identificazione
di modelli a scatola nera che, attraverso la strategia prova/errore applicata a
un sistema funzionante di cui sono noti solo l’input e l’output, permette di
ipotizzare sequenze ordinate e logiche di una procedura;
· la
costruzione di modelli tridimensionali di tipo analogico che, attraverso l’uso
di materiali di facile consumo e di attrezzature adeguate associate alle azioni
di strutturare, far funzionare, controllare, descrivere, consente di far
comprendere i limiti di risorse e strumenti e di rapportare l’idea alla sua
realizzazione;
· la
simulazione reale o virtuale che, attraverso l’analisi degli effetti prodotti da
interventi su variabili in contesti non direttamente controllabili, educa a
cogliere le relazioni, a cercare regole di comportamento, a leggere le
situazioni in termini sistemici, a confrontare esiti;
· le
prove sperimentali che, attraverso attività laboratoriali opportunamente
organizzate, consentono di scoprire o
di verificare principi, regole, processi.
L’applicazione di questi approcci cognitivi implica lo svolgimento di attività di cui costituiscono casi tipici:
· manipolazione percettiva e sensoriale di semplici materiali o oggetti rapportandoli alle loro funzioni d’uso;
· utilizzo di oggetti per memorizzarne e descriverne gli elementi significativi nella forma e nella funzionalità;
· montaggio e smontaggio di semplici oggetti (reali o virtuali) per rilevarne le caratteristiche strutturali e funzionali;
· organizzazione e realizzazione di prove e saggi su materiali/oggetti per rilevarne e documentarne i risultati;
· messa a punto e collaudo di semplici apparecchiature;
· controllo degli effetti positivi e negativi provocati dall’uso di prodotti tecnologici;
· rappresentazione di oggetti e processi;
· costruzione di oggetti tridimensionali;
· programmazione e attuazione di visite guidate;
· partecipazione diretta ad azioni sul campo e ad iniziative esterne, meglio se socialmente utili e legate all’ambiente;
· svolgimento di operazioni svolte in ambienti simulati (reali o virtuali);
· ricerca, raccolta e selezione di informazioni con l’uso di strumenti informatici e telematici;
· organizzazione, rappresentazione, memorizzazione ed elaborazione di informazioni in forma digitale;
· riconoscimento e descrizione delle componenti e delle funzioni di un esecutore automatico;
· utilizzo di diverse forme di presentazione delle informazioni;
· impiego di strumenti informatici per presentare elaborati, documenti e prodotti;
· uso di forme elementari di comunicazione interattiva con supporti telematici.
2 -
COMPETENZE TRASVERSALI
Lo studio della tecnica sviluppa formazione non solo specialistica, ma a più ampio spettro perché incide sulla struttura cognitiva e comportamentale del giovane. Ciò fa sì che questo insegnamento possa, alla pari di altri, concorrere a far acquisire primarie competenze trasversali che, in particolare, attengono al saper:
·
attivare
processi di analisi e di analogia
·
correlare dati
·
formulare
ipotesi e verificarle
·
commisurare i
mezzi ai fini
·
valutare e
validare prodotti e processi in base a indicatori predefiniti
·
sequenzializzare
azioni rispetto a un obiettivo dato
·
costruire e
rappresentare modelli logici e analogici
·
progettare,
organizzare e realizzare un oggetto/processo
reale o virtuale
·
raccogliere,
elaborare, organizzare informazioni.
3
- OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO RELATIVI
ALLE COMPETENZE
DEGLI ALUNNI
Premesso che:
· la tecnica, come insegnamento, deve essere considerata una forma di conoscenza tendente a rapportare lo studente a mondo esterno sul piano del saper fare,
· il saper fare non significa saper costruire, bensì avere consapevolezza dei processi con cui le cose si realizzano ordinando materia disordinata,
· il saper fare non va confuso con la conoscenza manualistica di sequenze di operazioni che ridurrebbero a puro agire meccanicistico ciò che invece deve stimolare processi creativi e inferenziali di conoscenza,
si è proceduto alla definizione degli obiettivi di apprendimento partendo dalla individuazione di alcune metacompetenze ricorrenti in tutte le fasi del ciclo di base per giungere a generare competenze diversificate a seconda del progresso verticale del curricolo. Si è così costruito una struttura a spirale in cui le competenze variano al variare del contesto di riferimento e dello sviluppo anagrafico e culturale del soggetto che apprende.
Ciclo
di base – I e II anno
METACOMPETENZA
|
COMPETENZE
degli ALUNNI
|
· Interpretare il mondo fatto dall’uomo · Produrre e organizzare · Contestualizzare la tecnica e la sua evoluzione nell’ambiente e nella società |
· Descrivere e rappresentare elementi del mondo artificiale cogliendone le differenze per forma materiali e funzioni · Distinguere gli oggetti naturali da quelli artificiali · Usare oggetti coerentemente con le funzioni e i principi di sicurezza · Seguire procedure e processi finalizzati · Manipolare materiali
di vario tipo in modo finalizzato · Comporre e scomporre
oggetti nei loro elementi · Raccontare storie di
oggetti/processi |
Ciclo
di base – III, IV, e V anno
METACOMPETENZA
|
COMPETENZE
degli ALUNNI
|
· Interpretare il mondo fatto dall’uomo · Produrre e organizzare · Contestualizzare la tecnica e la sua evoluzione nell’ambiente e nella società |
· Descrivere le
operazioni compiute nel rappresentare artefatti · Individuare le
funzioni di un oggetto (costruito o naturale) e distinguere fra funzioni e
funzionalità anche in rapporto alla forma · Valutare il tipo di
materiali in funzione dell’impiego · Rapportare un prodotto
al suo processo di produzione a partire dalle risorse · Esaminare le
trasformazioni di utensili o semplici dispositivi e inquadrarle nelle tappe
evolutive della storia dell’uomo |
Ciclo
di base – VI e VII anno
METACOMPETENZA
|
COMPETENZE degli ALUNNI
|
· Interpretare il mondo fatto dall’uomo · Produrre e organizzare · Contestualizzare la tecnica e la sua evoluzione nell’ambiente e nella società |
· Rappresentare
oggetti/processi con forme, mate-riali e modelli logici diversi da scegliere
anche in funzione del destinatario · Riconoscere e
descrivere le caratteristiche e le funzioni di dispositivi automatici (dal
distributore di caramelle al computer) · Esaminare
oggetti/processi rispetto all’impatto con l’ambiente o il contesto
sociale · Ideare, progettare e
realizzare oggetti (fisici o virtuali) seguendo una definita metodologia
progettuale · Rapportare dispositivi
e sistemi tecnici alle vicende storiche che ne hanno connotato il divenire e
che da essi sono state influenzate |
Gruppo di lavoro
Aggregazione disciplinare storico-geografico-sociale: Documento conclusivo
(Coordinatori: D. Antiseri, L. Cajani, G. Mori, G. Timpanaro; Moderatore: C. Croce.)
L’ambito storico-geografico-sociale è uno degli assi portanti del
percorso formativo dai tre ai diciotto anni. Esso concorre, insieme agli altri
ambiti, a far acquisire agli studenti competenze civiche e culturali, che
permettano loro di svolgere, consapevolmente e con riferimento ai valori
personali e sociali sanciti dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione
universale dei diritti umani, un ruolo attivo nella società, nonché di
continuare ad imparare per tutto l’arco della vita.
L’ambito ha una funzione fondamentale nella costruzione dell’identità personale e sociale:; a questo fine uno spazio adeguato sarà riservato alle tematiche che toccano più da vicino bambini e ragazzi nella loro soggettività nei diversi momenti del loro sviluppo, trattandoli, anche attraverso lavori di gruppo ed attività sociali, da sviluppare attraverso la collaborazione di più docenti e di più saperi.
L’ambito comprende la storia, la geografia e l’area degli studi sociali, che sono fra loro strettamente collegate, avendo in comune lo studio della convivenza umana in tutte le sue dimensioni. Nei primi due anni del percorso formativo esse costituiscono un campo di lavoro unitario. Nei due anni successivi, sempre in una logica unitaria, si avvia la progressiva e graduale caratterizzazione dei saperi. In quinta classe la storia, la geografia e l’area degli studi sociali diventano autonome avendo ciascuna di esse, pur in un contesto fortemente integrato, obiettivi formativi specifici.
Obiettivo formativo specifico della storia è far acquisire agli studenti una visione di insieme della storia dell’umanità, attraverso la conoscenza di fenomeni storici su scala mondiale, da esplorare e interpretare utilizzando il linguaggio proprio della disciplina (lessico, concetti, e metodologie).
Per la sua natura
epistemologica, la storia ha una valenza educativa trasversale a tutti gli
ambiti, in quanto le categorie storiche sono una delle chiavi fondamentali di
lettura di tutta la realtà. Al tempo stesso essa svolge un ruolo fondamentale
nella strutturazione della memoria e coscienza storica.
Per queste ragioni la storia
si colloca nell’area di equivalenza e il suo curricolo è unico per tutti gli
studenti fino alla conclusione dell’obbligo.
Obiettivo
formativo specifico della geografia è far acquisire agli studenti una visione su
una pluralità di scale spaziali, mondiale, europea, nazionale e locale, delle
complesse relazioni esistenti sulla superficie terrestre tra fenomeni fisici e
antropici, ispirata ai valori della tutela ambientale, dell’integrazione e
cooperazione tra i popoli nel processo di sviluppo umano, sociale, economico.
Obiettivo formativo specifico degli studi sociali è sviluppare l’educazione alla cittadinanza democratica, promuovendo negli studenti sia l’acquisizione di conoscenze relative alla struttura e all’organizzazione sociale sia la maturazione di atteggiamenti e comportamenti critici e responsabili ispirati ai valori della libertà e della solidarietà a tutti i livelli della vita organizzata (locale, nazionale, europea e mondiale).
Obiettivi specifici di apprendimento
dell’ambito storico-geografico-sociale relativi alle competenze degli
alunni alla fine della scuola di base 1. Competenze di ambito
|
Il curricolo dell’ambito storico-geografico-sociale della scuola di base, nella logica della continuità fra i tre momenti del percorso formativo dai tre ai diciotto anni, si articola secondo la seguente scansione:
- nei primi due anni che si raccordano, soprattutto dal punto di vista metodologico, con la scuola dell’infanzia, l’ambito presenta un carattere di forte unitarietà;
- nei due anni successivi, sempre in una visione unitaria, si avvia la progressiva e graduale differenziazione dei saperi;
- negli ultimi tre anni la storia, la geografia e l’area degli studi sociali assumono caratteristiche disciplinari specifiche, ma sempre in un rapporto di forte interazione reciproca. Questi anni si raccordano sul piano curriculare ai primi due anni della scuola secondaria, conclusivi dell’obbligo.
Lo scopo principale di questa fase del curricolo è condurre i bambini all’acquisizione del lessico fondamentale specifico di questo ambito e all’elaborazione di alcuni concetti di uso quotidiano, in modo che su queste basi si fondi il successivo processo di formazione delle conoscenze storiche, geografiche e sociali. Il bambino sarà guidato a ricavare dai contesti di relazione in cui è immerso (io-famiglia, io-gruppo dei pari, io-ambiente sociale, io-ambiente naturale), le parole e i concetti sui quali operare per cominciare ad avere una prima consapevolezza della complessità della realtà. Il processo di insegnamento/apprendimento si svolgerà, integrando anche saperi appartenenti ad altri ambiti, intorno a nodi problematici che scaturiscono dai contesti di relazione della vita quotidiana.
Entrando nella scuola di base il bambino, che ha già fatto l’esperienza educativa della scuola dell’infanzia, dovrebbe avere già esplorato parole e concetti relativi ai seguenti temi:
famiglia: sentimenti/legami e ruoli parentali
gruppo: regola/autorità/collaborazione
natura-società: vivente/non vivente; animali e vegetali, ambienti di vita
tempo: durata, ripetizione, sviluppo
spazio: percezione/punto di vista/direzione.
Da essi si partirà perché, attraverso attività esplorative, manipolative, di comunicazione linguistica, grafica e motoria, si costruiscano il lessico e i concetti relativi alle seguenti dimensioni:
sociale: famiglia, gruppo, ruolo; regola/norma/legge; potere, collaborazione, cooperazione, tradizione, festa;
economica: lavoro, mestiere, denaro, guadagno, commercio;
quotidiana: alimentazione, abbigliamento, abitazione, abitudini e usi sociali;
culturale e spirituale: comunicazione (oralità e scrittura, musica, immagine, multimedialità); arti figurative (architettura, pittura, scultura); religioni, miti; fonti (documento scritto, fossile, rudere); tecnologia (utensile, macchina);
temporale: durata, prima, dopo, calendario, cronologia (giorno, mese, anno, secolo), orologio;
spaziale: luogo (vicino-lontano, sopra-sotto, destra-sinistra), ambiente (fisico,antropico), direzione, mappa.
Obiettivi
specifici di apprendimento dell’ambito storico-geografico-sociale relativi alle
competenze degli alunni alla fine dei primi due anni
Orientarsi nel tempo a partire dalla storia e dalla esperienza personale
Riconoscere i simboli più comuni per muoversi nello spazio urbano
Orientarsi nello spazio secondo punti di riferimento dati
Compiere azioni in base ad indicazioni di direzione e di distanza
Leggere e costruire semplici rappresentazioni degli spazi
Riconoscere e utilizzare il lessico di base dell’ambito
Descrivere verbalmente e rappresentare graficamente oggetti in uno spazio
Raccontare fatti ed esperienze
Condividere compiti e responsabilità con i coetanei
Stabilire rapporti con gli altri basati sull’autonomia personale e sul
riconoscimento della diversità
Riconoscere ed accettare le regole delle relazioni sociali
Terzo e quarto anno
Nel corso del terzo e del quarto anno il bambino sarà guidato da
una parte a completare il processo di costruzione dei linguaggi e delle
categorie indispensabili per la comprensione dei fenomeni storici, geografici e
sociali, dall’altra a operare un decentramento cognitivo-affettivo
riconoscendo, attraverso la sistematizzazione delle acquisizioni fatte nel
biennio precedente, la funzione dei diritti e dei doveri nei rapporti sociali.
Quanto elaborato nella fase precedente verrà organizzato nel concetto di società. Lavorando
empiricamente su un numero limitato di esempi, il bambino imparerà a
riconoscere e distinguere le caratteristiche dei fondamentali modelli di
società, per quanto riguarda in particolare il rapporto fra uomo e ambiente,
l’organizzazione socio-politica e le espressioni culturali. L’insegnante
sceglierà i quadri di società in modo da presentare casi esemplari relativi
alla società di caccia-raccolta, alla società agro-pastorale, alla società
industriale equilibratamente ripartiti nel tempo e nello spazio. Terrà così
presente tutto l’arco temporale dalla comparsa dell’homo sapiens fino ai giorni nostri, e farà in modo che questi
esempi coprano varie parti del mondo, in modo da introdurre il bambino alla
consapevolezza della mondialità, nel presente come nel passato.
Nell’esplorazione delle società attuali si dedicherà particolare attenzione a
quella italiana.
Nell’esame dei quadri di società il bambino verrà guidato ad
acquisire:
- il senso della profondità del tempo storico, cogliendo la differenza tra presente e passato (prossimo, remoto e remotissimo) specialmente attraverso l’osservazione dei prodotti e funzioni della cultura materiale e degli ambienti di vita (naturali e sociali);
- la consapevolezza dell’importanza delle fonti (materiali, orali, scritte, ideografiche) nella formazione delle conoscenze;
- un metodo indiziario di ricostruzione orientato all’acquisizione, negli anni successivi, di modelli di spiegazione e interpretazione degli eventi storici.
Il bambino verrà, altresì, avviato al linguaggio della geo-graficità, passando dallo spazio vissuto allo spazio rappresentato. Sarà così guidato a riconoscere e descrivere le caratteristiche dello spazio geografico nelle sue componenti fisiche e antropiche muovendosi in parallelo tra scala mondiale, scala nazionale (con particolare riferimento ai principali paesaggi italiani), scala locale e a ricavare informazioni geografiche da una pluralità di fonti (scritte, cartografiche, pittoriche, materiali).
In relazione allo studio dei quadri di società e nella prospettiva dell’educazione alla salute e all’ambiente. il bambino sarà guidato a riflettere sui diversi modi in cui l’uomo ha soddisfatto in passato e soddisfa oggi i suoi bisogni fondamentali.
Si danno qui di seguito indicazioni sui tipi di società da esplorare,
che l’insegnante tratterà, sempre in un contesto di riferimento mondiale,
selezionando un congruo numero di esempi del passato e del presente.
a. Società di cacciatori e raccoglitori:
· quadri sociali del Paleolitico (anche con riferimento ad esempi locali)
· quadri sociali relativi a società di cacciatori e raccoglitori attuali (europee, africane, americane, asiatiche, australiane)
b. Società agricolo-pastorali:
· società agrarie neolitiche (con particolare riferimento all’area del Mediterraneo) e attuali
· società nomadiche dal Neolitico a oggi
c. Società industriali
· La prima rivoluzione industriale
· La seconda rivoluzione industriale
· Società ad alta industrializzazione
Obiettivi
specifici di apprendimento dell’ambito storico-geografico-sociale relativi alle
competenze degli alunni alla fine del quarto anno:
Riconoscere
forme diverse di relazione uomo-ambiente
Ricavare
informazioni da mappe, tabelle e strumenti cartografici
Riconoscere
e utilizzare il lessico fondamentale delle discipline dell’ambito
Conoscere
il valore dell’ambiente e agire consapevolmente per la sua salvaguardia
Agire
responsabilmente nella comunità scolastica
Costruire
rapporti con gli altri basati sull’autonomia critica, sul riconoscimento delle
diversità, sulla cooperazione solidale
Quinto, sesto e settimo anno
Col quinto anno si inizia lo studio sistematico e cronologico della storia dell’umanità. Lo studente verrà guidato all’individuazione dei principali fenomeni che l’hanno scandita e dei fili conduttori che consentono di interpretarla: il rapporto fra l’uomo e l’ambiente, l’organizzazione politico-sociale, il sistema degli scambi, le dinamiche di occupazione dei territori, le espressioni culturali. I contenuti essenziali qui indicati rappresentano i punti di riferimento che consentono di costruire uno scenario mondiale in cui si colloca la storia, senza soluzione di continuità temporale. All’interno di questo scenario comune si collocano gli approfondimenti tematici, eventualmente suggeriti dalle peculiarità del contesto scolastico e culturale in cui si opera. In particolare saranno oggetto di studio le civiltà classiche di Grecia e Roma, la formazione del sistema degli Stati europei, quali temi essenziali per la costruzione del patrimonio culturale del cittadino italiano ed europeo. Il completamento del curricolo di storia dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri si realizzerà nelle prime due classi della scuola secondaria.
Contenuti essenziali
Quinto anno
Il processo di ominazione e il popolamento della Terra
Le società di caccia e raccolta nel Paleolitico
La rivoluzione neolitica nel mondo: nomadi e sedentari
Le prime società urbane (Mesopotamia, Egitto, valle dell’Indo, Cina,
America)
Sesto anno
La civiltà greca
La civiltà romana
Il cristianesimo
Migrazioni di nomadi, crisi e ristrutturazione degli imperi eurasiatici
L’espansione araba
L’Europa medievale
L’Impero mongolo
Africa subsahariana: la migrazione bantu; lo sviluppo degli stati
I Maya. L’Impero azteco. L’Impero inca
La colonizzazione dell’Oceania
Settimo anno
Lo stato moderno in Europa
La formazione degli stati regionali italiani
Umanesimo e Rinascimento
Riforma e Controriforma in Europa
L’espansione europea nel mondo: l’avvio del processo di globalizzazione
L’Impero ottomano
India, Cina e Giappone tra XVI e XVIII secolo
Geografia
Nel quinto, sesto e settimo anno lo studio della geografia è dedicato all’analisi di quadri ambientali e di sistemi territoriali, che vengono esaminati su varie scale spaziali (mondiale, europea, nazionale, locale) e con i metodi propri della disciplina geografica (osservazione diretta e indiretta, analogie e differenze).
Quinto anno
L’evoluzione della morfologia terrestre.
Elementi e fattori del clima sulla Terra
Paesaggi naturali e popolamento della Terra
L’ambiente delle prime società urbane mondiali
Trasformazioni del paesaggio con la rivoluzione agricola
Gli spazi agrari su scala mondiale, europea, nazionale, locale
Produzione e commercio agricolo
Sesto anno
Componenti e determinanti del paesaggio
I rischi ambientali
Problematiche relative alla salvaguardia del patrimonio ambientale e
culturale
Interrelazioni tra aspetti
fisici del paesaggio, insediamenti umani e attività economiche
Processi di urbanizzazione: dalla città antica alla città industriale
Settimo anno
Trasformazioni del paesaggio conseguenti alla rivoluzione industriale,
su scala nazionale, europea, mondiale
Lo spazio come “sistema territoriale”
I principali indicatori demografici, sociali, economici e le loro
correlazioni
Produttività e benessere: la diversa distribuzione del reddito nel
mondo; debiti e aiuti internazionali
I flussi migratori
Temi e problemi legati allo sviluppo sostenibile e ai processi di
globalizzazione
La situazione politica
internazionale
c) Studi
Sociali
Nel quinto, sesto e settimo anno attraverso gli studi sociali, in collegamento con le altre discipline dell’area, si effettuerà una riflessione sulla realtà sociale, sottolineando le dimensioni istituzionale, economica, sociale, interculturale. Si perverrà, altresì, alla formalizzazione di concetti specifici sui quali si innesterà, nel ciclo secondario, lo studio dell’economia e del diritto.
Contenuti essenziali
Quinto anno
La dinamica delle popolazioni
umane: popolazioni in crescita, stazionarie, in declino
Il rapporto tra popolazioni e
risorse in diversi contesti
L’influenza dei fenomeni
migratori sull’organizzazione della società
L’individuo e la società:
dimensione interpersonale, regole e istituzioni
La famiglia e le sue
trasformazioni
Genere e società
Sesto anno
Rapporti tra culture:
· i linguaggi e la
comunicazione
· i modi di vita
· le credenze e le
pratiche religiose
· i rapporti tra
culture diverse: cooperazione e conflitto
· società
multietniche e multiculturali
Produzione, mercato, sfruttamento
e salvaguardia dell’ambiente
Settimo anno
Il cittadino e le istituzioni
· lo stato diritto
· diritti e doveri
del cittadino
La Costituzione italiana
La carta dei diritti dell’UE
La Dichiarazione universale dei
diritti umani
Le forme di partecipazione
sociale e politica
Le norme e le leggi
La condizione dell’infanzia nel
mondo: la Carta dei diritti del fanciullo
La storia della scuola in Italia.
Lo Statuto delle studentesse e degli studenti nel contesto della riforma
attuale.
Nella scelta delle strategie didattiche più opportune (che ovviamente non può che essere libera, ma, nel contempo, giustificata e condivisibile attraverso la programmazione educativo-didattica e controllabile nelle sue modalità e nei suoi effetti) è necessario che l’insegnante consideri preliminarmente il quadro di riferimento generale (quali soggetti, quali contenuti formativi, quali modalità generali d’interazione) rispetto a cui collocare i suoi interventi
Nella proposta che qui viene fatta è stato adottato come quadro di riferimento per l’organizzazione del curricolo un approccio che vede nell’istruzione il punto d’incontro tra i linguaggi propri dei diversi saperi (concetti/teorie/metodologie/linguaggi specifici) e le operazioni cognitive che attivamente il soggetto va costruendo appropriandosi di tali strutture nei modi adeguati al suo sviluppo mentale, attraverso l’operatività e il dialogo con gli adulti e con i coetanei.
La realizzazione delle finalità formative delle discipline dell’ambito storico-geografico-sociale, comporta una chiara esplicitazione degli obiettivi di apprendimento che vengono articolati nel curricolo in funzione delle modalità cognitive e socio-relazionali proprie del bambino, del fanciullo, del preadolescente con un’ampia variabilità dei modi di insegnamento apprendimento ad essi correlati.
Per il bambino ludico esplorativo dell’età di 6-8 anni (in continuità con le esperienze già realizzate nella scuola dell’infanzia), si tratterà di andare alla scoperta del passato attraverso la costruzione delle nozioni di tempo e di spazio.Partendo dalla realtà dell’ambiente familiare e locale, il bambino collocherà nel tempo fenomeni che siano riconducibili a problemi presenti nella sua vita quotidiana, sviluppando in questa ricostruzione abilità diverse, quali narrare, drammatizzare, investigare, interrogare, quantificare
Successivamente, a 8-10 anni, il bambino apprenderà, lavorando sull’esperienza diretta, apprenderà ad elaborare quadri di società secondo precise coordinate spazio temporali. Imparerà così a descrivere, illustrare, classificare, analizzare, mettere in relazione, narrare, immaginare sviluppi possibili di situazioni, attraverso le attività del laboratorio, da svolgere con materiali di diversa tipologia, da lui reperiti, fruiti o riprodotti (cfr. connessione con il disegno). Accanto al manuale, da integrare sempre con attività di laboratorio, vanno utilizzate anche altre fonti di informazione esterne alla scuola (televisione, visite a musei e monumenti, cinema, fumetti). Nella didattica è opportuno non assolutizzare alcuno strumento, ma saper scegliere in funzione degli obiettivi.
Primo e secondo anno
L’area storico-geografico-sociale prevede per il primo biennio la realizzazione della didattica di ambito, con una struttura marcatamente predisciplinare. E’ favorito il raggiungimento dei “prerequisiti” cronospaziali e sociali, in continuità con quanto già realizzato nella scuola dell’infanzia.
Nei “moduli” strutturati intorno al concetto di spazio le attività degli alunni si concentrano inizialmente sull’organizzazione spaziale dello schema corporeo e della collocazione dell’io nello spazio, anche in rapporto ad altre persone o oggetti. La situazione spaziale statica e dinamica, sperimentata dai bambini prevalentemente in forma ludica, viene poi rappresentata graficamente indicando le posizioni o tracciando i percorsi su un foglio, sul quale l’insegnante avrà precedentemente disegnato il perimetro dell’aula o della palestra e la posizione di alcuni punti di riferimento, quali possono essere gli arredi. In questa fase è basilare il raccordo con le attività di educazione motoria, effettuate in palestra, in aula e all’aperto. Per l’acquisizione dei concetti topologici e dei relativi indicatori (sopra/sotto, vicino/lontano, destra/sinistra…) un metodo efficace, mutuato dalla psicomotricità, è il metodo dei contrasti: consiste nel far vivere al bambino due situazioni successive similari, ma nelle quali un elemento (es.: vicino) è sostituito dal suo contrario (es.: lontano): attraverso la percezione del contrasto egli scopre più agevolmente il significato implicito nei due termini del binomio. Proprio il contrasto vicino/lontano si presta anche ad accezioni temporali (valutazione delle distanze in termini temporali: è vicino ciò che è raggiungibile in poco tempo) e socio-affettive (le persone più care sono quelle che si percepiscono “vicine”, anche quando sono spazialmente lontane).
L’approccio alla geo-graficità e all’orientamento nello spazio in base ai concetti topologici può proseguire con la rappresentazione grafica di percorsi precedentemente eseguiti sul terreno, anche attraverso la drammatizzazione di fiabe (si potrebbe, ad esempio, far mimare il percorso di Pollicino nel bosco, lasciando sul terreno appositi segnalini colorati per delineare il tracciato).
L’azione didattica s’indirizza nei primi due anni anche all’approccio al concetto di paesaggio, attraverso la percezione sensoriale dello spazio vissuto. L’esplorazione dello spazio vicino alla scuola (meglio se si tratta di uno spazio verde o di un parco urbano) può avvenire inizialmente attraverso la raccolta di indizi sensoriali. La classificazione della grande mole di indizi visivi richiede un criterio d’ordine: è questo uno degli spunti possibili per introdurre una prima distinzione degli elementi componenti di un paesaggio in naturali e artificiali. Gli alunni vengono così avviati all’applicazione di uno dei metodi fondamentali della conoscenza geografica: l’osservazione diretta, condotta attraverso processi di ricerca e di scoperta, dapprima molto semplici e man mano più articolati, ma sempre imperniati sull’interesse che dev’essere sotteso ad ogni fase di insegnamento/apprendimento.
Terzo e quarto anno
Nelle classi terza e quarta, il bambino verrà guidato a collegare fra di loro i diversi concetti, rielaborati durante i primi due anni, e a tenerli insieme in un concetto di ordine superiore, capace di dare ai concetti stessi un senso nuovo: il concetto di società. Quest’operazione didattica, naturalmente, non va condotta in modo teorico, ragionando astrattamente sui concetti, ma – come vogliono insieme le discipline dell'ambito e la psicologia dell'apprendimento – lavorando empiricamente su società concrete.
In esse egli riconoscerà le diverse modalità di realizzarsi dei concetti imparati precedentemente (ci si alimenta o si lavora o si prega in modi diversi, a seconda delle società). Ma ciò non è sufficiente: egli deve ancora riconoscere, stabilire o ipotizzare le diverse relazioni fra i vari elementi, in modo da realizzare un'immagine unitaria di quell'insieme complesso che è una società. Questo itinerario operativo va effettuato su un “quadro sociale” da intendersi come descrizione articolata di una determinata società, colta in un suo particolare momento. Una specie di “foto”, potremmo dire, in qualche modo anticipatrice del “film della storia”, che l'allievo studierà nella fase successiva.
La scelta dei quadri sociali da inserire nel curricolo è affidata agli insegnanti, che dovranno comunque tener presenti tre esigenze: quella di una continuità temporale, per cui si dovranno scegliere esempi che coprano l’arco cronologico dal Paleolitico ad oggi; quella della mondialità, che rappresenta l’elemento caratterizzante e innovativo di questo curricolo, per cui si dovranno scegliere esempi di società che rappresentino tutte le parti del mondo, affinché nessuna di esse rimanga nella mente del bambino come una macchia bianca priva di realtà; e infine quella della completezza tipologica, per cui gli esempi dovranno essere equilibratamente distribuiti secondo questi tipi:
· società di raccoglitori e cacciatori
· società agricole e pastorali
· società industriali
L'allievo sarà guidato a compiere operazioni di confronto fra società e tipi o classi di società, in modo da formarsi un'idea dei tipi di società fondamentali della storia e in modo da saperli distinguere. L'insieme delle società studiate, inoltre, costituirà il terreno più adatto per laboratori temporali e spaziali, volti a costruire sistemi di organizzazione delle conoscenze sempre più raffinati. Infine, lo studio analitico dei diversi quadri permetterà di mettere a fuoco i diversi concetti di tempo (lineari e circolari) che ne strutturano l'attività, e di confrontarli con quelli del nostro presente.
In tal modo l’allievo perverrà progressivamente a:
· analizzare un quadro sociale
· ricostruire un quadro sociale
· individuare i documenti in base ai quali ricostruire un dato quadro sociale
· organizzare cronologicamente (e spazialmente), in forme progressivamente più precise i quadri sociali studiati
·
riconoscere organizzazioni temporali diverse
Prosegue inoltre lo sviluppo della geo-graficità: dalla visione della realtà tridimensionale si giunge alla sua rappresentazione bidimensionale, in altre parole alla lettura e interpretazione della carta geografica e alla costruzione di semplici schizzi cartografici. Quest’ultima potrebbe avvenire, ad esempio, mediante una prima fase di passaggio dal disegno libero di uno spazio noto (l’aula, una porzione del giardino della scuola…) alla sua rappresentazione in pianta: sovrapponendo al disegno un foglio di carta da lucido, ogni alunno può trasferire su di esso gli stessi “oggetti” contenuti nel disegno, ma rappresentati come se fossero visti dall’alto, vale a dire in prospettiva zenitale. Al contempo si inizia anche ad abituare i ragazzi alla visione interscalare: accanto all’uso delle carte a grande e grandissima scala (carte topografiche e piante del territorio “vicino”) si affianca quello delle carte a piccola e piccolissima scala (carte corografiche e planisfero) per la localizzazione spaziale di temi e problemi su cui s’incentra la didattica modulare. Uno dei sussidi basilari nella didattica dell’ambito storico-geografico-sociale è, prima ancora del planisfero murale, il globo geografico, che non dovrebbe mai mancare nelle aule per consentire agli alunni di soddisfare autonomamente le loro curiosità mediante un approccio spontaneo.
Lo studio di alcuni modelli di società, scelti in varie parti del mondo, consente di cominciare ad analizzare il rapporto degli uomini e delle società con il loro ambiente di vita. Dal momento che ogni quadro sociale si realizza in un determinato ambiente, è possibile scegliere i diversi quadri sociali, in modo che diano la possibilità di studiare ambienti geografici diversi.
Così le società di cacciatori e raccoglitori offriranno la possibilità di osservare e studiare gli elementi essenziali dei paesaggi naturali (savana, foresta equatoriale, pianura alluvionale, monti, coste, colline ecc.); le società agricole e pastorali permetteranno di riflettere sugli elementi fondamentali di geografia antropica (il villaggio, la città, il paesaggio agricolo, quello pastorale, le vie di comunicazione ecc.); infine, i quadri industriali e postindustriali permetteranno di esplorare questioni e scenari di geografia economica e politica.
Inoltre, di ogni società si potranno mettere in evidenza alcuni aspetti, di volta in volta particolarmente evidenti o più facilmente trattabili: per esempio, i concetti di famiglia, ruolo, genere, scambio; quelli di legge, istruzione, amministrazione; quelli di rapporti internazionali, sviluppo/sottosviluppo, materie prime e prodotti finiti.
L’applicazione dei metodi geografici dell’osservazione diretta, indiretta e delle analogie e differenze facilita la conoscenza di diversi tipi di paesaggio e dei componenti fisici e antropici che li caratterizzano. Questo studio deve essere compiuto in parallelo tra la scala mondiale, quella nazionale (con particolare riferimento ai principali paesaggi italiani) e quella locale. È opportuno che gli alunni imparino in questi anni anche a ricavare informazioni geografiche da una molteplicità di fonti diverse (cartografiche, letterarie, pittoriche, materiali...). Alla fine del quarto anno gli alunni dovrebbero possedere le competenze basilari in merito al concetto di paesaggio, le prime competenze relative alla geo-graficità ed essere in grado di applicare i principali metodi propri della disciplina geografica.
Indicazioni specifiche per l’insegnamento della storia
nel quinto, sesto e settimo anno
L'allievo, al termine del percorso precedente, ha maturato alcune competenze di uso di concetti che appartengono, latamente, al mondo sociale, e ha una chiara conoscenza dei tre tipi fondamentali di società. Inoltre, avendo dimestichezza con alcuni strumenti essenziali del lavoro storico (i vari tipi di fonte) e avendo acquisito la capacità di lavorare con le coordinate spazio-temporali, è pronto per muoversi in un racconto storico organico, che si svolge su molti piani: il piano mondiale, quello europeo, quella nazionale e quello locale, tutti fra loro strettamente collegati. In questa prospettiva va interpretato il rapporto fra i contenuti essenziali indicati nel curricolo, i quali costituiscono il quadro mondiale di base, che deve essere sempre tenuto presente per evitare discontinuità, e gli approfondimenti, che riguardano le dimensioni al di sotto quella mondiale, e che potranno utilmente tener conto anche della storia locale come punto di osservazione di fenomeni globali. Si pensi ad esempio alla storia di una località italiana durante l’età longobarda, che può essere l’occasione per attività di laboratorio legate alle tracce che questo periodo ha lasciato sul posto, e al tempo stesso per affrontare un fenomeno di portata assai più vasta, come le migrazioni dei nomadi, che dà a quella specifica storia locale prende un significato non localistico.
Indicazioni specifiche per
l’insegnamento della geografia
nel quinto, sesto e settimo
anno
La rinnovata impostazione delle
linee programmatiche dell’area storico-geografico-sociale, rispondente alla
varietà di quadri socioeconomici e politici mondiali in continua evoluzione, si
colloca nella visione degli spazi della Terra
che la geografia è in grado di offrire alle diverse scale (planetaria,
nazionale, regionale, locale), utilizzando uno dei linguaggi fondamentali della
comunicazione contemporanea: il linguaggio cartografico.
È ormai noto come sia oggi superata la limitante concezione della geografia, intesa etimologicamente come descrizione della Terra, legata fino al secolo scorso all’opera degli esploratori e dei cartografi, che man mano arricchivano l’“immagine” del mondo con la conoscenza di nuovi territori. L’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate, come quelle legate al telerilevamento, consistente nell’elaborazione computerizzata delle informazioni trasmesse a terra dai satelliti in orbita, e le possibilità offerte agli uomini di spostarsi velocemente da un luogo all’altro del pianeta hanno indotto la comunità dei geografi a rivedere e arricchire i paradigmi scientifici della disciplina. La geografia, dapprima prevalentemente descrittiva, è divenuta scienza interpretativa ed esplicativa dei rapporti dell’uomo e delle società con la natura, che si traducono in assetti territoriali in continua trasformazione.
Fra i compiti dei geografi si annoverano oggi lo studio delle trasformazioni subite nel tempo dall’organizzazione dello spazio, l’elaborazione di modelli di spiegazione delle dinamiche territoriali e dei parametri per la valutazione d’impatto ambientale, la progettazione di nuovi assetti del territorio. La ricerca avanza anche in relazione al paradigma dello sviluppo sostenibile: i geografi offrono il loro contributo per la creazione, a livello internazionale, di un nuovo modello di sviluppo che, partendo da una gestione delle risorse oculata ed equamente condivisa fra tutti i popoli, prospetti uno sviluppo sostenibile dall’ambiente e compatibile con le esigenze e le necessità degli uomini in ogni continente.
La nuova geografia non perde di vista lo stretto legame sia con gli studi sociali, sia con le scienze naturalistiche e ambientali: ad esempio, il filone della “geografia della percezione” accoglie sempre di più, avvalendosene per la ricerca, il contributo delle “geografie” soggettive, vale a dire delle percezioni che gli individui e i gruppi sociali hanno del territorio in cui vivono. Riguardo al legame con le scienze naturalistiche e ambientali, denso di prospettive è il filone della “geografia medica” o della salute, che esamina l’ambiente nella prospettiva del benessere dell’uomo.
Alla
scuola spetta il compito, ricchissimo di valenze formative, di trasferire i
nuovi paradigmi della ricerca geografica in una didattica che sviluppi nei
bambini e nei giovani le competenze spaziali, ma anche le irrinunciabili
premesse di un atteggiamento di solidarietà, apertura mentale e disponibilità
all’integrazione delle culture e alla cooperazione fra i popoli, proprio
attraverso la conoscenza e il rispetto di ambienti e modi di vita “altri”, la
salvaguardia e la condivisione dei beni naturali e culturali.
L’impostazione
di continuità e progressività dei nuovi curricoli, che lasciano ai docenti e
alle istituzioni scolastiche ampia libertà di articolazione progettuale,
consente di mantenere nel settennio uno stretto collegamento della geografia
con la storia e con gli studi sociali, analizzando le diverse forme
d’interazione tra società e natura sviluppatesi nel tempo. Agli allievi è
necessario fornire, fin dai primi anni, un ambiente formativo che li metta in grado
di affrontare le conoscenze da una molteplicità di punti di vista, in una
dimensione non soltanto locale, ma anche mondiale. La conoscenza di differenti
punti di osservazione, infatti, fornisce utili chiavi di lettura, che possono
agevolare il confronto aiutando a comprendere meglio atteggiamenti,
comportamenti, relazioni.
La
principale innovazione consiste nel definitivo superamento della scansione
tradizionale ciclica dei contenuti, che per la geografia procedevano dal vicino
al lontano e dal semplice al complesso).
Oggi ci si trova di fronte a una realtà sempre più complessa, in cui
l’uomo con le sue attività intreccia una fitta rete di scambi con l’ambiente
naturale, muovendosi in una dimensione che continuamente travalica lo spazio
circostante. Gli scenari di una società che va verso la globalizzazione
(nell’accezione migliore del termine, riferita a una realtà mondiale omogenea e
non frammentata)) sono davanti agli occhi di tutti, non solo degli adulti,
transitando continuamente attraverso i moderni mezzi d’informazione e di
comunicazione telematica, cui i bambini hanno un accesso sempre più facilitato.
Il
compito della scuola, già dai primi anni, diventa allora anche quello di
aiutare gli allievi a decifrare i messaggi e le immagini del mondo e ad avvicinarsi,
seppure nel rispetto delle peculiarità e delle forme d’apprendimento legate
all’età, ai grandi temi generali, insegnando loro da subito a dominare gli
strumenti attraverso un uso corretto, per non correre il rischio di esserne
inconsapevolmente dominati. Non va tralasciato che la società multiculturale in
cui si è immersi trova uno degli ambiti d’elezione, deputati al confronto e
all’integrazione, proprio nella scuola: i bambini convivono e si confrontano
quotidianamente con compagni di scuola di provenienza etnica differente, dei
quali devono rispettare e conoscere le “radici” geografiche e culturali, anche
per aiutarli a non perderle.
Appare
ovvio, in ogni modo, come nel primo biennio l’approccio alla realtà sociale,
temporale e spaziale e ai metodi d’indagine debba realizzarsi nell’ambiente
vicino al bambino, in continuità con il lavoro svolto nella scuola
dell’infanzia. Le “esperienze” senso-percettive e di orientamento nello spazio
noto, strettamente connesse con le prime “esperienze” di socializzazione e di
orientamento nel tempo, non possono che attuarsi in una dimensione
spaziotemporale “vissuta”, per contribuire a formare i prerequisiti delle
successive acquisizioni.
Con
la progressione del curricolo, negli anni successivi ci si può ancora
soffermare sull’indagine locale, evitando però di cadere in un localismo troppo
accentuato, che potrebbe far perdere di vista l’inserimento di una qualsiasi
realtà storico-socio-spaziale in un contesto più ampio: regionale, nazionale,
internazionale. Dall’approccio prevalentemente regionale alle tematiche
geografiche, com’era nel passato, si passa oggi a un approccio sistemico, che
consente di organizzare le conoscenze e le competenze geografiche intorno a
temi o problemi di rilevanza non soltanto d’ordine spaziale. In una didattica
modulare l’apporto della geografia converge a enucleare ed esaminare gli
elementi spaziali che caratterizzano i luoghi connessi al tema di volta in
volta prescelto e che ne costituiscono lo sfondo. Occorre dunque suscitare negli
allievi la consapevolezza della coabitazione in una comune “casa” mondiale, in
cui gli effetti devastanti di un terremoto o di una guerra in alcune parti del
mondo siano problemi che coinvolgono direttamente o indirettamente tutti gli
abitanti del pianeta, in una condivisione di destini e responsabilità.
Con
questa nuova impostazione metodologica, al termine del settennio i ragazzi
avranno, comunque, potuto completare il grande quadro fisico-politico del
mondo, con particolare puntualizzazione riferita all’Europa e all’Italia.
Nel
continuo rimando di scale, dalla rappresentazione analitica a quella sintetica
e viceversa, l’obiettivo focale della didattica della geografia è quello di far
giungere le giovani generazioni a una visione “glocale”: il neologismo sta
proprio a indicare la necessità di un percorso di studio mirato ad un’ottica
insieme locale e globale dei temi e dei problemi che si affrontano;
l’articolato bagaglio di competenze, così accumulato consente poi ai giovani di
tornare ad approfondire l’analisi locale, essendo però in grado di comprendere
meglio l’organizzazione di una determinata realtà territoriale e di fornire il
loro consapevole e qualificato apporto, arricchito dallo sguardo planetario.
Si procede in stretta connessione con le altre due discipline dell’area, anche se d’ora in poi ognuna di esse apporta alla comune azione il suo contributo di contenuti e metodi specifici.
Oggetto di studio, che consente subito ai ragazzi di lavorare anche su scala mondiale, è la varietà e la distribuzione degli ambienti naturali della Terra (deserto di sabbia, di sassi e di roccia, savana, prateria, foresta pluviale equatoriale, foresta di latifoglie, macchia mediterranea, tundra…) e le loro particolari caratteristiche, per questo è opportuno che gli allievi conoscano gli agenti endogeni (tettonica a placche, terremoti, vulcani…) ed esogeni (corsi d’acqua, mare, ghiaccio, gelo e disgelo, vento…) che hanno contribuito e contribuiscono a plasmare e mutare nel tempo il volto della Terra. Sempre seguendo il procedimento interscalare, i ragazzi possono passare, nell’osservazione di questi fenomeni, dai paesaggi della loro regione e dell’Italia a quelli dell’Europa e del mondo. Lo studio del popolamento della Terra porta alla lettura e interpretazione di un planisfero su cui sia stata costruita una carta tematica indicante le varie migrazioni che, partendo dall’Africa, hanno raggiunto i vari continenti.
Con l’analisi delle prime società urbane mondiali (africane, asiatiche, amerinde, europee), in raccordo con la storia e gli studi sociali, gli allievi devono comprendere come l’uomo sia, fin dalla sua comparsa, il principale agente modificatore dell’ambiente, per rispondere alle proprie esigenze in continua evoluzione ed aumento. Si tratta di far conoscere e comprendere ai ragazzi come gli uomini, fin dalle prime società urbane, hanno strappato i terreni al deserto irrigandoli, ma anche come, nel corso del tempo, hanno favorito la desertificazione di interi territori (si pensi, ad esempio, al Sahel) diboscando per ricavare risorse energetiche non rinnovabili; come hanno prosciugato paludi rendendole all’agricoltura e all’insediamento (e qui l’osservazione può partire da una dimensione locale e nazionale, localizzando le molteplici zone bonificate in Italia, fino ad estendere l’osservazione a realtà europee e mondiali); come hanno coltivato i pendii terrazzandoli (si può osservare indirettamente la situazione dei terrazzamenti in Cina e poi passare a una scala spaziale nazionale per studiare, ove possibile anche in presa diretta, esempi italiani); come hanno cercato di muoversi sempre più agevolmente nello spazio, superando ostacoli naturali (con i trafori nelle montagne e i ponti sui fiumi, esaminati sempre nel confronto di scale, attraverso l’osservazione indiretta di esempi “lontani” e diretta di esempi di ogni realtà locale).
Lo studio delle fasi della rivoluzione agricola, che ha profondamente mutato le condizioni di vita e di aggregazione sociale degli uomini, offre l’occasione per analizzare le caratteristiche dei paesaggi agrari (con particolare riferimento all’Italia) in modo sincronico e diacronico, utilizzando anche dati statistici circa la produzione agricola mondiale e nazionale, da inserire nella costruzione di grafici e tabelle. Il confronto è completato con l’analisi della situazione attuale, in cui si assiste a processi di deruralizzazione molto avanzati nel Nord del mondo, con riduzione dell’occupazione nel settore primario, mentre nel Sud del mondo la maggior parte della forza lavoro è ancora impiegata nell’agricoltura, prevalentemente di sussistenza o di piantagione.
Si affronta lo studio approfondito dei componenti fisici e antropici dei paesaggi, cogliendo in particolare le relazioni tra componenti fisici, insediamenti umani e attività economiche. L’attenzione è mirata all’analisi dei rapporti dell’uomo e delle società con la natura e ai rischi ambientali da sempre riferiti alle “forze” naturali (come alluvioni e frane, vulcanismo, sismicità), ma collegati, soprattutto nell’amplificazione delle conseguenze, anche a interventi non sempre corretti dell’uomo sull’ambiente. La ricerca parte da casi particolari, esaminati come sempre alle varie scale (ad esempio, si potrebbero esaminare casi di dissesto geologico, di cui purtroppo anche il nostro Paese fornisce più di un esempio!).
Altro
tema che va affrontato è quello dell’insediamento e delle problematiche ad esso
connesse. Si possono sollecitare gli studenti ad indagare, sempre alle diverse
scale spaziali, le cause che fanno sì che un luogo sia preferito ad un altro,
cogliendo in questo modo le interrelazioni, variabili nel tempo, degli
insediamenti con gli aspetti fisici ed economici. Questo conduce ad introdurre
il macrotema dell’urbanizzazione, da sviluppare anche in senso diacronico,
collegando la spiegazione geografica agli aspetti storici, oltre che sociali.
Attraverso una molteplicità di fonti, comprese quelle archeologiche, si può
seguire lo sviluppo della città dalla sua nascita, con la rivoluzione urbana
del IV millennio a. C., agli ultimi sviluppi che conducono alle grandi
metropoli del nostro secolo, nei diversi continenti. Le varie fasi
dell’espansione urbana possono essere affrontate con riferimento all’Italia (la
città romana, la città medioevale, la città industriale…), all’Europa e alle
città degli altri continenti, comprese le immense città dei Paesi emergenti,
che si espandono a macchia d’olio per il continuo afflusso di immigrati dalle
campagne e la forte crescita demografica. Si possono analizzare e comparare le
diverse qualità dell’espansione urbana, come pure la trasformazione della
campagna in città attraverso il fenomeno della “rurbanizzazione”, diverso nelle
varie realtà geografiche. Lo studente può, inoltre, esaminare le varie fasi di
espansione della propria città, evidenziandole con colori diversi sulla pianta.
È importante mirare alla comprensione della città in modo ecosistemico: non
l’insieme caotico di edifici, ma un insieme razionale per il raggiungimento di
una migliore qualità della vita.
Nell’affrontare da più ottiche disciplinari il periodo che va dalla prima rivoluzione industriale agli attuali processi d’informatizzazione e globalizzazione, l’applicazione dei metodi dell’indagine geografica consente agli studenti di esaminare le trasformazioni dei paesaggi; può essere analizzata a scala mondiale, europea e nazionale la distribuzione degli apparati e delle aree industriali (ad esempio, l’area dell’Europa occidentale definita “Banana Blu”), in modo che i ragazzi possano anche dedurre le macroscopiche differenze dello sviluppo industriale nel Nord e nel Sud del mondo e, all’interno dei singoli stati, le differenze socioeconomiche.
Sempre in raccordo con gli studi sociali e con la storia, si procede all’analisi delle varie situazioni nazionali e internazionali in base alla correlazione degli indicatori demografici, economici e sociali (“Indici di Sviluppo Umano”). Ciò porta ad affrontare lo studio dei diversi sistemi territoriali. Il territorio può essere indagato come sistema aperto, pronto a ricevere impulsi di tipo economico, demografico, culturale, sociale da altri territori, ad elaborarli in base alle proprie esigenze e caratteristiche e a trasmettere i propri impulsi ad altri territori, in un continuo scambio di input e output. È possibile per gli studenti osservare quanto avviene dalla scala locale alla globale o viceversa (fra i singoli quartieri di un centro urbano, i paesi di una provincia, le regioni, gli stati, i continenti, o seguendo un procedimento inverso). Ogni sistema va considerato all’interno di un sistema più grande, fino ad arrivare alla scala planetaria. Occorre mettere gli studenti in grado di analizzare i processi e la struttura di un sistema prescelto, perché acquistino le competenze per potersi orientare ed operare all’interno di altre realtà sistemiche. In collegamento con la storia, si può affrontare lo studio delle strutture sociali delle epoche passate in termini d’analisi dei sistemi territoriali, mettendo a frutto le potenzialità d’indagine cronospaziale della disciplina geografica. Nel settimo anno si completa l’inquadramento dell’assetto politico mondiale, con il riconoscimento delle forme politiche e delle organizzazioni internazionali e con l’orientamento puntuale sul planisfero politico, evidenziando anche le aree di maggiori attriti internazionali, che mettono in pericolo la coesistenza pacifica tra i popoli.
Quello dello sviluppo sostenibile è un paradigma che va senz’altro indagato; occorre favorire nei giovani la formazione di una coscienza seriamente ecologica, evitando l’esasperato e semplicistico ecologismo, ma anche la sottovalutazione dei rischi ambientali, umani e sociali connessi a un progresso economico e tecnologico incontrollato. È importante prevedere una riflessione sui punti essenziali emersi dalla Conferenza di Rio del 1992: l’integrità dell’ecosistema, con il rispetto della biodiversità; l’efficienza economica con l’utilizzazione preferenziale delle risorse rinnovabili rispetto a quelle non rinnovabili; l’equità sociale e il rispetto delle diversità culturali.
Indicazioni specifiche per l’insegnamento
degli studi sociali
nel quinto, sesto e settimo anno
Per quanto riguarda l’area degli studi sociali saranno programmati itinerari didattici interdisciplinari su tematiche trasversali inerenti a problemi di grande rilevanza sociale, d’interesse planetario (educazione alla pace, educazione ambientale, educazione interculturale, alla salute,, ed altro in connessione con l’azione delle politiche comunitarie e degli altri organismi internazionali per la tutela dei diritti dell’uomo). E’ opportuno attivare dei percorsi che mirino, attraverso la specificità degli ambiti e delle discipline, a raggiungere obiettivi di conoscenze, di atteggiamenti, di comportamenti, proponendosi la finalità di sviluppare la capacità di “iniziativa civica” . Si tratta di temi .che richiedono un forte aggancio motivazionale col vissuto esperenziale ed un’attivazione del circuito scuola-extra scuola, in particolare nel rapporto con le famiglie. : Le “educazioni” possono costituire lo spazio privilegiato per caratterizzare il piano dell’offerta formativa delle scuola in regime di autonomia, in rete con altre scuole. E’ necessario che tutte le discipline collaborino per la loro realizzazione, attraverso contenuti dei programmi e adeguate curvature ,all’interno di una programmazione collegiale dei tragitti. Quanto alla educazione civica, finalizzata alla acquisizione di conoscenze e alla maturazione di atteggiamenti e comportamenti che servono a costruire i legami di appartenenza al proprio Paese (dal territorio allo stato) in virtù della coscienza delle istituzioni, essa deve essere svolta in un legame stretto con gli insegnamenti storico-geografici per tutto l’arco della scuola di base. Pertanto sarà opportuno che concetti e categorie civico politiche vengano di volta in volta, in rapporto alla loro presentazione storica e con il riferimento all’attualità, segnalati e fatti oggetto di una attività di studio volta ad acquisirli nella forma adeguata alle modalità cognitive del fanciullo e con aderenza allo studio dell’ambiente circostante.
La promozione degli apprendimenti relativi all’ambito storico geografico sociale trova nelle relazioni e nell’esperienza di vita familiare, associativa e scolastica un importante punto di riferimento per le iniziative didattiche della scuola. Di qui la necessità di non perdere di vista le dinamiche di vita personale e sociale dei fanciulli e dei preadolescenti e le mete di sviluppo personale e comunitario da proporre loro, attraverso l’esplorazione delle vicende umane e attraverso la stessa avventura scolastica. Le conoscenze e le competenze dei soggetti, di cui si occupa particolarmente la scuola, variano col variare dell’età e delle condizioni oggettive (l’ambiente extrascolastico da un lato e l’azione didattica dall’altro) e soggettive (il vissuto, con particolare riferimento all’interesse e allo studio).
La circolazione vitale tra vissuti personali e conoscenze offerte e conquistate può crescere nei ragazzi con maggiore o minore intensità e soddisfazione, alimentando lo sviluppo fisico, affettivo, mentale, morale, insieme al sapere e alla cultura, ma può anche rallentare, interrompersi, e poi rimettersi in moto e riacquistare senso e direzione. Di qui la necessità di cercare la maggior possibile vicinanza fra l’offerta dei contenuti didattici e la possibilità dei ragazzi di assimilarli in termini di conoscenza, di competenza, di saggezza. Di qui anche la necessità di integrare individualizzazione e socializzazione, e di promuovere emulazione e cooperazione, anche attraverso il lavoro di gruppo e varie attività sociali, che possono svilupparsi con la collaborazione di più docenti e di più discipline.
Le discipline storiche, geografiche e gli studi sociali non esauriscono certo l’impegno educativo della scuola, neppure nella dimensione che va sotto la sintetica espressione “cittadinanza democratica”, ma dispongono di particolari valenze utili a promuovere, nel corso dell’età evolutiva, identità e solidarietà, razionalità e affettività, attenzione al globale e al particolare, attenzione ai conflitti e capacità di viverli in modo non distruttivo.
Un’identità personale da costruirsi attraverso il riconoscimento di molteplici appartenenze e di molteplici eredità, e una solidarietà da pensarsi e da viversi in ambiti sempre più vasti, sono le complementari polarità che si tratta di consolidare, facilitando nei ragazzi la ricostruzione del proprio esserci nello spazio e nel tempo, la partecipazione alla vita sociale della classe e la proiezione nel futuro del proprio sogno/progetto di vita.
Alla prima polarità sono riconducibili le problematiche della salute, dell’orientamento, delle relazioni fra ragazzi e ragazze e fra portatori di diverse culture e di diverse problematiche personali, familiari e sociali. Alla seconda le problematiche relative ai diritti umani, alla pace, allo sviluppo, all’ambiente. Una scuola che punti all’accoglienza, alla buona qualità delle relazioni e degli apprendimenti, attraverso un impegno di cooperazione comunitaria, costituisce un ambiente favorevole alla lotta contro il disagio, e contro la dispersione scolastica, che sono matrici di molte forme d’insuccesso per i singoli e per la società.
L’orientamento alla valorizzazione di sé, degli altri, dell’ambiente, nella prospettiva della fruizione dei diritti e dell’esercizio dei doveri, passa attraverso la selezione di contenuti e di esperienze adatti a sollecitare curiosità, interesse, volontà di partecipazione alla risoluzione di problemi comuni.
Questa consapevolezza induce a considerare tutta la scuola, fatta di spazio, tempo, contenuti, metodi, tecniche, relazioni, come complesso di risorse più o meno idonee a rafforzare le potenzialità positive dei ragazzi, per aiutarli a trovare la loro strada e a non disperdersi nei meandri di una società complessa, sovente contraddittoria e disorientante.
Il passaggio dalla narrazione alla ricerca e dalla rappresentazione oggettiva del mondo all’interiorizzazione di sistemi di concetti, di atteggiamenti, di criteri di giudizio e di comportamento qualificati sul piano etico, civico, sociale e politico implica l’impegno della scuola a realizzare una continua integrazione fra l’alfabetizzazione culturale e l’educazione alla convivenza democratica, per usare i concetti proposti nei Programmi della scuola primaria del 1985.
Il confronto, volto a cogliere similitudini e differenze fra i comportamenti di individui e popoli rilevabili nel tempo e nello spazio e i comportamenti rilevabili nella microsocietà della classe e della scuola, può suggerire vie di analisi critica, di comprensione, di lotta per superare limiti e per conquistare livelli più elevati di civiltà.
La normativa scolastica sull’autonomia e lo stesso “statuto delle studentesse e degli studenti” offrono a docenti e studenti la possibilità di una graduale conoscenza e di una progressiva adozione di norme e di criteri di condotta utili a far vivere ai fanciulli e ai preadolescenti un’esperienza di cittadinanza nella classe e nella scuola.
Il metodo dell’apprendimento attraverso i laboratori didattici si presta particolarmente a mobilitare interessi e a promuovere osservazioni, manipolazioni di oggetti e discussioni, utili a capire, a capirsi e a fornire ai docenti elementi per una conoscenza approfondita dei singoli ragazzi, al di là delle utili prove oggettive di profitto.
Anche le visite a luoghi significativi dell’ambiente urbano e rurale e le esperienze di gioco e di ricerca che si possono fare d’intesa fra scuole diverse possono fornire quell’arricchimento di conoscenza e di esperienza da cui è giusto attendersi una crescita equilibrata dei ragazzi e delle ragazze.
Le possibilità offerte dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione consentono di costruire reti intra e interscolastiche, con aperture in ambito nazionale, europeo e mondiale. Attraverso conoscenze ricuperabili nel contesto di vita della scuola, del quartiere, della città, si possono ascoltare e valorizzare nel dialogo non solo voci che vengono dalle generazioni dei padri e dei nonni per ricostruire il recente passato, ma anche voci e scritti che vengono da coetanei e comunque da contemporanei portatori di esperienze, di mentalità, usi e costumi diversi. Ciò consentirà di stabilire reti di informazioni e di amicizie anche con i paesi da cui provengono i piccoli immigrati presenti nelle nostre scuole.
Nel gioco, nel dialogo, nel racconto anche filmato, nella corrispondenza, nella confezione di giornalini di classe e di scuola, nell’esperienza dell’invenzione individuale e collettiva e della drammatizzazione di testi, si possono scoprire quei valori di affettività e quelle emozioni che rendono poi significativa la scoperta dei testi più solenni e più astratti delle dichiarazioni dei diritti umani, delle costituzioni e delle norme vigenti, che vanno per così dire scoperte in rapporto alla dinamica da cui sono nate, come risolutrici di problemi, anziché come affermazioni astratte o come imposizioni da rispettare o da ricordare.
Si tratta di portare gradualmente i ragazzi ad essere non solo consumatori di prodotti e di norme, ma anche produttori di idee, di iniziative, di regole di vita per la loro piccola comunità. Utili sono in proposito le esperienze del “circle time”, per riflettere insieme su problemi che riguardano la vita di classe, esperienze di partecipazione scolastica e anche di democrazia civica, sulla scorta delle ormai diffuse esperienze di consigli comunali dei ragazzi.
Gruppo di lavoro
Aggregazione disciplinare artistico-musicale-motoria:
(Coordinatori: W. Moro, A. Rebaudengo, C. Serafini; Moderatore: L. Calcerano.)
IMMAGINE E ARTE
1.
PREMESSA
Il curricolo di immagine e arte trova i sui fondamenti teorici e didattici nei programmi di educazione all’immagine della scuola elementare e di educazione artistica della scuola media.
L’impianto del curricolo si pone, da un lato, in continuità con gli aspetti innovativi introdotti con le educazioni all’immagine e artistica ( si è voluto per questo introdurre la denominazione di “immagine e arte”) e, dall’altro lato, segna una sostanziale discontinuità con il passato perché “immagine e arte” va considerata nell’attuale impianto culturale, una disciplina formativa fondamentale in quanto concorre a:
- fornire al cittadino che vive in una realtà dominata dalla comunicazione elettronica, competenze per leggere e interpretare in modo critico e attivo i linguaggi multimediali;
- sviluppare nell’alunno la sensibilità artistica avviandolo, sin dai primi anni di scuola alla lettura di opere d’arte antiche e moderne attraverso una metodologia operativa;
- sviluppare le capacità di esprimersi e comunicare usando i codici e le tecniche proprie del linguaggio visuale;
- valorizzare l’esperienza emozionale acquisita dal bambino nella fruizione del linguaggio multimediale riconoscendola come risorsa cognitiva per motivare alla lettura del linguaggio visuale e alfabetico;
- potenziare l’immaginazione e la creatività attraverso i processi di rielaborazione e di ri interpretazione di elementi visivi, codici e linguaggi;
- educare al vedere abituando l’alunno a guardare testi (immagini, immagini televisive, testi web, testi a stampa) applicando consapevolmente differenti strategie e modalità di lettura;
- favorire processi di integrazione multiculturale utilizzando le immagini e le opere d’arte (in quanto forma di rappresentazione universale) come strumento per sviluppare l’educazione interculturale, basata sulla conoscenza e la condivisione di diverse culture.
Il curricolo ha come punto irrinunciabile di riferimento l’alunno reale immerso in una società della comunicazione multimediale; dovrà partire dalla esperienza di quest’ultimo e in particolare tener conto dell’influenza che hanno i linguaggi delle immagini sui processi cognitivi, affettivi, sui modelli di comportamento e sulla cultura giovanile.
L’alunno quando entra a far parte della comunità scolastica ha già un suo bagaglio di conoscenze, di esperienze audiovisive ed espressive; egli possiede un sapere informale che la scuola non deve trascurare e disperdere, ma riconoscere e valorizzare. Peraltro, alla maggior parte dei bambini che si affacciano al ciclo primario, l’esperienza della scuola dell’infanzia ha offerto, quanto meno, l’opportunità che “i linguaggi...vengano accolti il più consapevolmente e correttamente possibile, al fine di avviarli ad una fruizione critica dei messaggi diretti ed indiretti dai quali sono costantemente investiti...”. Ciò significa che, fatte salve accurate ed attente osservazioni dei comportamenti e degli atteggiamenti di cui gli alunni sono portatori anche in relazione ai diversi contesti di provenienza ed alle diverse abilità acquisite, è possibile sin dai primi anni della scuola primaria un approccio all’ immagine, non solo come forma di rappresentazione, ma anche come strumento atto a potenziare i processi mentali cognitivi, socio - affettivi; e a sviluppare le capacità operative/collaborative, le conoscenze culturali ed estetiche dell’alunno.
Per questo il curricolo va organizzato secondo un impianto basato su solide conoscenze e competenze e allo stesso tempo deve essere reso flessibile, cioè capace di tener conto della diversità dei ritmi di apprendimento, e dell’eterogeneità degli stili cognitivi e affettivi degli alunni.
Il
curricolo di immagine e arte basa i
sui fondamenti teorici su un corpo definito di saperi incentrati sulla
dimensione comunicativa e semiologica,
affermata con chiarezza nei programmi della scuola elementare del 1985 in cui
veniva detto che ..“l’immagine è un messaggio organizzato su una pluralità di
segni e di codici…e ” che “scopo dell’educazione all’immagine è quella di far
conseguire la competenza espressiva e comunicativa”…;
essa
..“è acquisita sia quando il bambino è guidato a leggere le immagini sia quando
egli si dedica a produrla.”
L’immagine considerata come sistema di segni organizzati in regole (da qui il concetto di messaggio) va, da un lato, decodificata e interpretata attraverso il modello comunicativo e, dall’altro, vista come forma espressiva capace di tradurre e comunicare le conoscenze e le esperienze culturali, le emozioni e le sensazioni.
In questo senso l’immagine, come
la lingua verbale, il suono, la musica, i gesti, “appartiene all’universo del
linguaggio”, concorre a sviluppare nell’alunno un pensiero visivo, cognitivo
di tipo simultaneo e specifici
processi di simbolizzazione; a
stimolare l’immaginazione e la
creatività; a potenziare le capacità espressive
e comunicative.
L’altra dimensione teorica su cui si fonda il curricolo va rintracciata nei sistemi di raffigurazione e di rappresentazione delle opere d’arte. Il curricolo ha come obiettivo quello di alfabetizzare l’alunno alla lettura dell’opera d’arte, avvicinarlo ai beni culturali potenziando le sue capacità estetiche ed espressive, rafforzando così la sua preparazione culturale e civica a vantaggio della salvaguardia del patrimonio artistico e ambientale.
L’alunno andrà iniziato alla lettura delle opere d’arte fin dai primi anni della scuola dell’infanzia attraverso una metodologia operativa basata su un approccio emozionale e percettivo di scoperta e conoscenza dei codici e dei loro significati.
Scansione
del curricolo
Gli obiettivi formativi del curricolo di
immagine e arte sono organizzati secondo un criterio di gradualità, di
continuità e di progressività che copre l’arco dell’obbligo scolastico
comprendendo i sette anni del ciclo di base più i due primi anni della
secondaria.
Raccordo con la scuola dell’infanzia
Il curricolo di immagine e arte dovrà
svilupparsi in continuità con le esperienze realizzate dal bambino nella scuola
dell’infanzia dove l’approccio ai linguaggi delle immagini e dell’arte è stato
avviato con i campi di attività “grafico, pittorico e plastico” e con
l’approccio ai linguaggi “mass-mediali”. Il bambino ha quindi già fatto esperienze
con le tecniche espressive e possiede un bagaglio di competenze audiovisive che
la scuola di base deve riconoscere e potenziare.
1. dai 6 ai agli 8 anni.
L’immagine nel processo di apprendimento
va vista come strumento per sviluppare sia le capacità di lettura (i codici
alfabetici) sia come linguaggio specifico capace di potenziare l’intelligenza
simultanea, le capacità creative e comunicative del bambino.
L’immagine si colloca nell’ambito
“comunicativo espressivo” e concorre a sviluppare le capacità percettive
visive, sensoriali; ad avviare il bambino attraverso il coinvolgimento
emozionale, il gioco e l’osservazione alla scoperta delle immagini; di
potenziare l’espressività e la creatività facendo sperimentare l’uso di più
materiali, tecniche e strumenti
2. dagli 8 ai 13 anni.
La scelta di pensare il curricolo di
immagine e arte che si protrae in cinque anni, non suddiviso in 3 più 2, è
determinata dal fatto che il percorso didattico non richiede una scansione
rigida degli obiettivi e delle competenze per anni di corso, né una
immodificabile progressione degli apprendimenti “creativo –visuali”.
Sarà la scuola dell’autonomia, in base ai
ritmi e ai contesti di apprendimento degli alunni che progetterà e articolerà
l’acquisizione delle conoscenze e delle competenze secondo un criterio basato
sia sulla gradualità che sulla ricorsività del processo di
insegnamento-apprendimento.
Nei cinque anni andranno potenziate le
capacità percettive visive, cognitive – affettive; avviato lo sviluppo delle
competenze di comprensione e di prima interpretazione delle immagini
multimediali e degli oggetti artistici attraverso l’acquisizione delle regole
del linguaggio visuale e l’uso di strumenti e di tecniche specifiche
dell’espressione e della comunicazione.
In questa fase andranno anche individuate
in chiave orientativa, le attitudini, le sensibilità espressive e creative
dell’alunno.
Raccordo con la secondaria: dai 13 ai 15
anni
Nei primi due anni del ciclo della
secondaria, in continuità con il curricolo di immagine e arte, andranno
consolidate le conoscenze e le competenze di comprensione critica ai linguaggi
multimediali, rafforzate le capacità di esprimersi e comunicare con il
linguaggio visuale e andrà avviato un approccio sistematico alla comprensione
delle opere d’arte, in particolare al patrimonio dei beni culturali e
ambientali. Sarà fondamentale, per
rafforzare le competenze interpretative e metodologiche di lettura fornire allo
studente conoscenze essenziali relative al contesto storico culturale in cui le
opere sono state prodotte, viste in rapporto agli ambiti geografici e culturali
come la storia, la letteratura, la musica, la tecnologia e le scienze.
2. Le competenze trasversali
Il
curricolo di immagine e arte si delinea come attività formativa diretta al
conseguimento di competenze trasversali comunicative di comprensione delle
immagini e di competenze di produzione.
Le
prime hanno la caratteristica di integrare il curricolo di immagine ed arte con
le altre forme del sapere che caratterizzano il corso del ciclo di base.
In
particolare l’approccio culturale al mondo delle immagini nella sue dimensioni
comunicative ed artistiche completa il patrimonio delle abilità, capacità e
conoscenze relative ai linguaggi ed al loro uso sociale, integrando le diverse
forme della comunicazione (scritta e orale, gestuale, musicale e iconica).
Inoltre le pratiche di insegnamento più avanzate nella scuola dimostrano come
sia necessario assicurare agli alunni esperienze di apprendimento di tipo
interdisciplinare, attraverso la proposta di laboratori nei quali la produzione
e la fruizione del mondo delle immagini e dei beni culturali sia collocata in
precisi contesti ambientali, storici e artistici. Un approccio
interdisciplinare ai linguaggi delle immagini richiede l’acquisizione di
competenze trasversali metacognitive
viste come capacità di saper usare:
· metodologie appropriate per leggere, capire e interpretare le immagini, le opere d’arte e i beni culturali nei rispettivi contesti ambientali, sociali e storici;
· il linguaggio verbale per rielaborare e comunicare quello che si è visto e prodotto;
· la progettazione: intendendo con ciò la capacità di organizzare la propria attività di studio e di ricerca di individuare strumenti e applicare procedure di scoperta e di interpretazione;
· l’orientamento inteso come la competenza che permette di individuare e autovalutare le proprie attitudini, capacità e vocazioni espressive, grafiche, artistiche, ma che come tale, si estende anche ad altre forme di conoscenza e a differenti attività.
3. Competenze ed obiettivi di apprendimento al termine del ciclo di
base
Al termine del ciclo della scuola di base gli alunni devono dimostrare di aver acquisito competenze :
sensoriali, percettive –visive che permettono di:
- esplorare ed osservare un testo
visivo, individuando e descrivendone gli elementi formali che lo caratterizzano
di comprensione e interpretazione per:
- riconoscere e attribuire un significato agli elementi compositivi che raffigurano un’ immagine statica o un breve filmato audiovisivo o un prodotto multimediale;
- leggere i significati e interpretare criticamente un opera d’arte, un monumento scultoreo e o architettonico, collocandoli nei rispettivi contesti storici sociali e culturali dimostrando, così di apprezzarne il valore estetico
metodologiche intese come capacita di
- saper applicare metodi per comprendere le immagini, le opere d’arte, l’ambiente urbano e naturale
di produzione e rielaborazione per
- realizzare un elaborato personale e creativo utilizzando materiali, tecniche e regole del linguaggio visivo e della figurazione
linguistiche da
- utilizzare per descrivere e commentare immagini, opere d’arte con il linguaggio verbale specifico
1° e 2° anno
Obiettivi
specifici relativi alle competenze |
Contenuti e attività |
saper
vedere e osservare
Esplorare immagini, forme,
oggetti presenti nell’ambiente utilizzando le capacità visive,
uditive, gestuali, tattili e
cinestetiche
Distinguere in un’immagine
la figura dallo sfondo
|
Giochi e attività di esplorazione visiva su: immagini, audiovisivi; oggetti e forme presenti nell’ambiente. Attività percettivo motorio di coordinamento: occhio, mano braccia |
Saper
leggere e comprendere Immagini Descrivere e individuare i significati
espressivi che comunicano le espressioni del viso, i gesti delle mani e i
movimenti del corpo Riconoscere attraverso un approccio
operativo le forme, colori, le linee, presenti nelle opere d’arte nelle
immagini e nell’ambiente Riconosce in un breve filmato (cartone
animato) i personaggi, le azioni, il racconto Descrivere le sensazioni emotive
suscitate da figure, forme, colori,
linee, osservate nelle immagine, nelle opere d’arte, nei testi
audiovisivi -------------------------------------------------------- saper produrre
e rielaborare Utilizzare strumenti e materiali plastici, grafico- espressivi per esprimersi in modo creativo e personale Smontare e rimontare gli elementi compositivi dei messaggi Inventare o ri-inventare storie, disegni, collages, drammatizzazioni partendo da uno stimolo offerto da immagini, poesie, fiabe, musica |
Osservazioni della figura umana, gesti
espressioni. Conoscenza di forme, colori, linee,
luci ombre su immagini, materiali fotografici, riproduzioni di opere d’arte,
manifesti; oggetti e forme presenti nell’ambiente Esperienze di lettura con testi multimediali
e audiovisivi -------------------------------------------------------------- Esperienze di produzione con materiali e strumenti grafico- espressivi e manipolativi di forme e oggetti, plastici; Uso di sequenze di immagini parole, suoni, gesti e movimenti del corpo |
3°,4°,5°,6°,7° anno
Obiettivi
specifici relativi alle competenze
|
Contenuti e attività
|
saper vedere e osservare Osservare e descrivere i segni, le linee, colori, le forme, luci e ombre, gli elementi compositivi presenti nelle immagini e nell’ambiente Individuare in un’immagine gli elementi che coinvolgono emotivamente, attirano l’ attenzione e la curiosità |
Osserva immagini fotografiche, poster, manifesti, riproduzione di opere d’arte, audiovisivi, cd rom; segni e forme presenti nell’ambiente |
saper comprendere e
interpretare immagini, opere d’arte, audiovisivi Riconoscere i codici e le regole compositive presenti nelle immagini e nelle opere d’arte Individuare in un audiovisivo la struttura narrativa, le inquadrature, le sequenze Individuare i significati espressivi prodotti dai codici presenti nelle immagini e nelle opere d’arte Riconoscere nelle immagini e nelle opere d’arte le principali funzioni comunicative Saper mettere in relazione il significato dell’immagine e dell’opera d’arte con alcuni elementi del contesto Saper esprimere dagli elementi analizzati una interpretazione raccordandola con e il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze --------------------------------------------------------- saper produrre e rielaborare Saper applicare materiali, strumenti, tecniche per esprimersi e comunicare Utilizzare le regole del linguaggio visuale per comunicare ed esprimersi coerentemente con i propri scopi Rielaborare immagini, materiali d’uso comune, elementi iconici e visivi, testi scritti, parole e gesti per raccontare Produrre messaggi visuali scegliendo il medium, indicando lo scopo, il contesto il target e Realizzare ipertesti e semplici prodotti multimediali e audiovisivi |
Conoscenza delle regole del linguaggio figurativo (punto, linea, colore, luci-ombre, peso equilibrio, spazio, simmetria e ritmo ecc.) Conoscenza dei linguaggi: fotografia, pubblicità, cinema; programmi televisivi, in particolare spot, cartoni, notiziari, documentari Studio di alcune opere d’arte di diversi periodi storici: di pittura, scultura, architettura e beni culturali e ambientali Conoscenza di prodotti artigianali e tradizioni popolari --------------------------------------------------------- Conoscenza ed uso di materiali tecniche grafiche, artistiche e plastiche Uso e conoscenza delle tecnologie multimediali e informatiche, cd rom, ipertesti |
saper applicare metodologie Utilizzare diversi metodi per produrre, analizzare e leggere testi artistici, immagini statiche e cinetiche |
|
usare il linguaggio verbale e scritto Usare il linguaggio verbale e scritto per descrivere, definire i significati e per dare una propria interpretazione Descrivere con il linguaggio verbale un testo audiovisivo |
|
saper progettare e autorientarsi Riflettere sul lavoro, esprimendo il proprio punto di vista; Analizzare il contesto operativo indicare gli strumenti adottati e valutare i risultati Analizzare le proprie conoscenze, esperienze, capacità espressive e creative rapportandole al proprio contesto. Orientare le proprie scelte di studi mettendole in relazione alle capacità raggiunte |
|
Allegati
L’apprendimento delle capacità di esprimersi e comunicare con i linguaggi della figurazione si basa su un’attività didattica che vede la competenza di lettura e quella di produzione metodologicamente intrecciate tra loro, in quanto la lettura è intesa come una operazione di analisi, di smontaggio degli elementi del messaggio visivo, mentre l’attività di produzione e di rielaborazione si deve intendere come un’attività di rimontaggio e di rinterpretazione, basata sull’uso delle tecniche e sulla conoscenza dei codici delle immagini
La metodologia interattiva dovrà basarsi sulla motivazione dell’alunno, sollecitare la sua curiosità visiva, per portarlo, successivamente, attraverso la scoperta, a descrivere quello che vede, a riconoscere i codici e attribuire loro dei significati, a riprodurre in modo personale quello che ha visto sperimentando l’uso di più materiali e tecniche .
Nei primi due anni della scuola di base l’esperienza del bambino, realizzata attraverso l’immagine, dovrà essere sviluppata in stretta connessione con l’attività linguistica, corporea, sonora musicale, utilizzando una metodologia operativa basata sul gioco.
In questa fase sarà importante far fare esperienze al bambino con materiali e strumenti di tipo prevalentemente manipolativo, tattile, gestuale( ad esempio utilizzando carta, plastilina, creta, materiali vari..) e di tipo grafico espressivo. Una particolare attenzione dovrà essere data allo sviluppo delle capacità percettive del “vedere” come avvio alla lettura di alcuni codici (colore, linee, forme...) attraverso l’osservazione operativa di immagini statiche e in movimento(utilizzando poster, brevi filmati, spot, forme e oggetti presenti nell’ambiente).
Il percorso di apprendimento che si sviluppa nell’arco dei successivi cinque anni può essere articolato, nel progetto di scuola, in due ulteriori fasi.
La prima orientata a sviluppare l’ alfabetizzazione al linguaggio visuale attraverso un approccio interdisciplinare. Mettendo in atto attività che coinvolgano l’alunno emotivamente e mirino alla conoscenza operativa dei codici. Utilizzando la metodologia di denotazione (intesa come capacità di osservare e descrivere) e di connotazione (saper attribuire i significati dei codici), si arriverà a far acquisire gradualmente all’alunno competenze relative alla comprensione dei testi organizzati nelle immagini ( fotografie, manifesti, opere d’arte, filmati e prodotti multimediali) e lo si avvierà a un primo livello di interpretazione che metta in relazione l’immagine con il contesto culturale, collegandola con il bagaglio di esperienze possedute.
Strettamente intrecciata all’attività di comprensione va sviluppata quella creativa di rielaborazione (immagini fotografiche, materiali, collegare parole e immagini... ) e di produzione che è necessario parta dall’esperienza espressiva dell’alunno e lo porti, attraverso la sperimentazione di molteplici materiali e strumenti e l’applicazione delle regole dei codici, a esprimersi in modo personale e creativo.
La seconda fase del percorso di apprendimento si potrà caratterizzare come area disciplinare di sviluppo e di consolidamento delle competenze metodologiche di lettura e di interpretazione critica dei linguaggi multimediali, delle immagini e dell’opera d’arte. Sarà importante in questa fase stimolare l’alunno alla conoscenza dei beni culturali e ambientali attraverso anche attività guidate sul campo,
Andranno sviluppate le esperienze espressive e comunicative dell’alunno, potenziate le capacità creative per mezzo di tecniche e strumenti sia di tipo tradizionale sia di tipo audiovisivo e multimediale.
Alla fine del percorso l’alunno dovrà aver maturato anche una competenze di tipo progettuale/orientativa attraverso lo sviluppo di capacità di riflessione, di analisi, valutazione e scelta.
Alla fine del ciclo di base l’alunno dovrà dimostrare di aver acquisito competenze di:
saper leggere e comprendere una immagine, un opera d’arte e un testo multimediale;
saper interpretare i significati dei messaggi visivi rapportandoli ai contesti culturali specifici dandone una propria valutazione critica;
saper rielaborare e produrre utilizzando le tecniche e i codici propri del linguaggio visuale per esprimere i sentimenti ed emozioni coerentemente con gli scopi personali.
Ciclo della secondaria superiore: dai 13 ai 15 anni
obiettivi specifici relativi alle competenze |
Conoscenze e attività
|
saper vedere e osservare Osservare e descrivere i segni, le forme, i colori presenti in un’immagine attraverso modalità percettive basate sulla configurazione spaziale, sul raggruppamento, sulle relazioni e associazioni |
Immagini fotografiche, manifesti, opere d’arte, film, spot, prodotti multimediali oggetti e forme presenti nell’ambiente |
saper comprendere e interpretare
opere d’arte, immagini: Riconoscere i significati di un opera d’arte analizzando le regole compositive, i materiali e le tecniche di realizzazione Riconoscere i rapporti che un’ opera può avere con altri ambiti della cultura scientifica, tecnologica, letteraria… Saper ricavare una propria interpretazione personale mettendo in relazione l’opera al contesto, all’autore, alla committenza saper produrre e rielaborare Utilizzare diverse tecniche di rappresentazione del linguaggio visivo e figurativo per comunicare Sa produrre testi creativi usando il linguaggio visivo e tecnologie multimediali |
Conoscenza degli elementi costitutivi del linguaggio dell’arte e del linguaggio visivo; Conoscenza di tecniche e modalità di rappresentazione del linguaggio visivo e figurativo Conoscenza dei contesti storico - artistici e dei principali artisti e delle più importanti opere d’arte Conoscenza ed uso di materiali, tecniche di produzione usate nell’arte Uso di tecnologie della comunicazione multimediali |
usare il linguaggio verbale e scritto Descrivere, argomentare verbalmente con correttezza terminologica un’immagine un’ opera d’arte |
|
saper applicare metodologie Saper applicare diverse metodologie di lettura per comprendere un’ opera d’arte antica, moderna, un audiovisivo |
|
saper progettare e orientarsi Valutare le proprie conoscenze, capacità e vocazioni Confrontare e valutare i percorsi formativi e professionali Analizza le proprie capacità mettendole in relazione al contesto sociale e il mercato del lavoro |
|
MUSICA
1.
Premessa
La Musica come disciplina scolastica si
propone il fine primario di sviluppare la capacità di bambini e ragazzi di partecipare all’esperienza musicale, sia
nella dimensione espressiva del fare musica, sia in quella ricettiva
dell’ascoltare e del capire. Viene valorizzata, in questo modo, una
fondamentale potenzialità linguistica, che consente una più ricca comprensione
della realtà e una più equilibrata maturazione della cognitività e della
affettività. In particolare, si individuano le seguenti specificità.
1. Sviluppo
dell’intelligenza musicale. Il curricolo di Musica ha per fine precipuo lo sviluppo della musicalità e dell’identità musicale del singolo allievo,
consentendogli di partecipare in modo attivo e consapevole alla vita musicale.
2. Educazione
della percezione uditiva, che è il fondamento
su cui si costruisce ogni esperienza musicale, sia di tipo operativo sia di
tipo cognitivo.
3. Educazione
della motricità, poiché l’esperienza sonora si salda strettamente con la
motricità, accomunate entrambe dalla sperimentazione delle strutture ritmiche.
Il suonare e il cantare mettono in campo sempre più raffinate abilità
propriocettive, cinestesiche e ideomotorie.
4. Maturazione
di una consapevolezza critica nei confronti dei condizionamenti dei media.
Con la musica l’emittente fornisce un suo “punto d’ascolto” della realtà,
simmetrico e complementare al suo “punto di vista”. E’ questa presenza che
reclama una corrispondente attrezzatura critica nell’individuo. La Musica a scuola, nell’insieme dei suoi
percorsi - percettivo, riproduttivo, creativo, cognitivo - si assume così il
compito di trasformare in esperienza di comunicazione quella che il non educato
subisce invece come condizionamento.
5. Sviluppo
e affinamento della dimensione affettiva. Fin dai primi anni di vita il
bambino esprime il suo mondo interiore con i suoni. Il far musica, con la voce,
con gli strumenti, con i mezzi a disposizione, permette al bambino come
all’adolescente di esplorare, nell’emotività della musica, la propria
emotività.
6. Accesso
a un'eredità culturale fondamentale e ai mondi simbolici di cui è espressione.
Le generazioni che ci hanno preceduto hanno allestito un immenso repertorio di
“testi” musicali, un patrimonio di idee e di emozioni. E’ anche attraverso
questo patrimonio che la civiltà attuale è diventata nei suoi aspetti migliori
quello che è. Un compito irrinunciabile della scuola è fornire ai giovani i
basilari strumenti di comprensione e di analisi di questa eredità, contrastando
l'esclusione a cui altrimenti la persona si troverebbe costretta.
7. Maturazione
di un atteggiamento di rispetto e di interesse per le altre culture. La
musica è terreno privilegiato per far accedere il giovane all’incontro
multietnico. Il bambino che anche in carenza di interazione verbale condivide a
scuola con l'extracomunitario le rispettive musiche, sarà più facilmente
l'adulto capace di rispetto e di interesse verso le altre culture.
2. Competenze
trasversali
La musica, con le attività e i percorsi
che le sono propri, si propone di sviluppare competenze trasversali, in grado
di favorire una maturazione globale della persona e di riflettersi
positivamente in altri ambiti del curricolo.
Fra esse, principalmente:
1. competenze
corporee, motorie e percettive, che si riferiscono alla capacità di
conoscere, usare e promuovere al meglio le proprie modalità sensoriali e
ideomotorie;
2. competenze
affettive e relazionali, che consistono nelle capacità di maturare
sicurezza interiore, di ascoltare e interpretare l’emotività propria e altrui,
di accettare il diverso, di porsi in relazione cooperativa con gli altri, di
interiorizzare comportamenti civilmente e socialmente responsabili, nel
rispetto della realtà umana e ambientale;
3. competenze
espressive, comunicative e creative, riferite alla capacità di esprimersi e
comunicare con i diversi linguaggi, possedendone i relativi codici di accesso;
4. competenze
cognitive, con il potenziamento, in particolare, delle capacità di
analizzare e sintetizzare, di problematizzare, di argomentare, di valutare, di
applicare regole
5. competenze
storico/culturali, con lo sviluppo della capacità di partecipare alla
fruizione del patrimonio di valori e di opere allestite dall’umanità nel corso
della sua storia e di confrontarsi con esse criticamente.
3. Competenze ed obiettivi specifici di
apprendimento
Per sviluppare la propria musicalità, i
soggetti devono acquisire competenze
specifiche, ovvero abilità e conoscenze, che, così come avviene per gli altri linguaggi espressivi, possono
essere raggruppate in due grandi ambiti: le competenze relative alla fruizione e alla produzione di musica.
Le competenze relative alla fruizione
rappresentano l’insieme delle conoscenze e delle abilità necessarie per
ascoltare e comprendere il linguaggio musicale; queste conoscenze e abilità
entrano in gioco quando il soggetto assume il ruolo di chi ascolta. Possono dunque
essere definite come le conoscenze e le abilità necessarie a interpretare e ad analizzare gli eventi musicali. Per interpretare si intendono
le operazioni che permettono di collegare un evento sonoro a un contesto
extra musicale: interpretazione semantica della musica (il collegamento fra
musica e significati, vissuti personali, immagini, gesti, situazioni
emotive...) e contestualizzazione della
musica, cioè collocazione del brano
all'interno di un contesto storico, sociale e culturale. Per analizzare s’intende la ricognizione
degli aspetti morfologici del linguaggio musicale (ritmici, melodici,
timbrico-dinamici, armonici, formali-architettonici), in quanto funzionali alle
attività di interpretazione.
Le competenze relative alla
produzione possono essere
definite come l'insieme delle conoscenze e delle abilità necessarie a produrre
eventi musicali, ovvero a eseguire
musiche composte da altri o a inventarne di proprie. Con inventare si intendono tutte le attività creative possibili in
musica: improvvisare, comporre, arrangiare, trascrivere, compiere scelte
personali nell’esecuzione dei repertori, rappresentano modi diversi di
intervenire creativamente sul materiale sonoro.
A fondamento sia della fruizione sia
della produzione sta una articolata abilità di percepire (discriminare, individuare, ordinare) e memorizzare il
fatto sonoro in sé, nelle sue caratteristiche di durata, altezza, intensità,
timbro.
Continuità
del curricolo
4.
Raccordo con la scuola dell’infanzia
Sin dalla nascita, il bambino è immerso in un mondo di suoni e
voci, di cui possiede una esperienza diretta.
Nella scuola dell’infanzia il bambino riceve una serie di
stimoli che favoriscono l’esplorazione
e la scoperta. In particolare il bambino inizia a sviluppare la sua sensibilità
musicale attraverso:
·
la capacità di attenzione e fruizione degli eventi
sonori del proprio ambiente
·
la presa di
coscienza della funzione dei suoni e delle musiche nella vita quotidiana
·
l’esplorazione
delle possibilità sonore della voce, del corpo e degli oggetti d’uso
·
l’associazione
tra ritmi musicali e motori
·
la
sonorizzazione di vissuti personali, fiabe e/o racconti
·
la
sonorizzazione di giochi e brevi spettacoli
·
l’uso della voce
nel canto di filastrocche, conte e rime
·
la realizzazione
di ritmi e melodie mediante la percussione di oggetti o strumenti, anche
costruiti con materiali di recupero
·
l’ascolto e la
produzione di musica d’insieme
·
la
discriminazione delle variazioni più sensibili dei suoni (forte/piano, lungo/breve, alto/basso)
·
la
rappresentazione di alcune delle caratteristiche dei suoni con sistemi grafici
intuitivi
·
la scoperta
dell’esistenza e dell’uso di regole musicali
Dall’osservazione delle competenze
maturate da bambine e bambini nei tipi d’esperienza descritti deriveranno le
scelte iniziali del percorso formativo settennale che orienteranno il curricolo
della scuola di base.
5. La progressione del
curricolo nel ciclo di base
5.1. 1° e 2° anno:
Obiettivi specifici
relativi alle competenze |
Contenuti e attività |
Saper ascoltare gli
eventi sonori e musicali Distinguere, individuare: ·
Le quattro dimensioni fondamentali del
suono ·
La pulsazione e la velocità ·
La direzione melodica (ascendente, discendente, orizzontale) ·
Le prime cellule ritmiche ·
Il timbro di alcuni strumenti |
·
Il paesaggio sonoro.
|
Saper riprodurre con la voce e con
strumenti Intonare; ritmare; coordinare;
memorizzare. ·
Pratiche individuali e di gruppo |
·
Canti e musiche strumentali di generi e
culture diverse, anche legate a giochi, danze, attività teatrali. ·
Semplici accompagnamenti strumentali ai
canti. ·
Attività espressive con la voce
parlante. |
Saper inventare musiche Improvvisare; ideare; integrare: ·
Sonorizzazioni ·
Ritmi ·
Melodie |
·
Su storie, testi poetici, attività
motorie, azioni mimiche. ·
Attività libere o su semplici consegne date
- con la voce, oggetti o strumenti - a partire da stimoli musicali, motori,
grafici e verbali. |
Saper interpretare musiche Individuare: ·
Aspetti espressivi |
·
Musiche collegabili a risposte motorie,
grafiche, verbali. |
Saper analizzare musiche Indicare: ·
Alcuni aspetti morfologici delle
musiche ascoltate |
·
Musiche già scelte per le altre attività. |
5.2.
3°- 4° - 5° anno:
Obiettivi specifici
relativi alle competenze |
Contenuti e attività |
Saper ascoltare gli eventi
sonori e musicali Distinguere; individuare; ordinare ;
memorizzare: ·
Gli andamenti relativi all’intensità e
alla velocità ·
Le cellule ritmiche ·
Il metro binario e ternario ·
Le funzioni armoniche principali
(tonica e dominante) ·
Il timbro di vari strumenti ·
I tratti prosodici (intensità, durata,
intonazione, timbro) |
·
Suoni, canti, e musiche appartenenti al
vissuto musicale degli allievi, con attenzione anche ai suoni e alle musiche
dei contesti multimediali. |
Saper riprodurre con la voce e con
strumenti Intonare; ritmare; coordinare;
memorizzare ·
Pratiche individuali e di gruppo |
·
Musiche di stili, generi e culture
diverse, anche con ostinati, controcanti, canoni. ·
Musiche con testi in lingua straniera. ·
Musiche legate a giochi, danze,
attività teatrali, lavori multimediali. ·
Cori parlati, composizioni fonetiche e
altre forme di espressione orale. |
Saper inventare musiche Improvvisare; ideare: ·
Sonorizzazioni ·
Ritmi ·
Melodie |
·
Su
testi letterari, figurativi, gestuali. ·
Risposte coerenti a semplici frasi musicali
proposte. |
Saper interpretare musiche Individuare: ·
Funzioni pertinenti ai contesti d’uso Attribuire:
·
Significati emozionali ed
extra-musicali |
·
Musiche per la danza, il gioco, il
lavoro, la cerimonia, le varie forme di spettacolo, la pubblicità ecc. |
Saper analizzare musiche Indicare ·
Le prime elementari strutture del
linguaggio musicale e la loro valenza espressiva |
·
Musiche già scelte per altre attività |
5.3. 6°
e 7° anno:
Obiettivi specifici
relativi alle competenze |
Contenuti e attività |
Saper ascoltare gli
eventi sonori e musicali: Distinguere; individuare; ordinare;
memorizzare: ·
Varie combinazioni di intensità e velocità ·
Cellule ritmiche e loro scrittura ·
I basilari impianti metrici ·
Alcuni intervalli ·
I modi, maggiore e minore ·
Il timbro degli strumenti
dell’orchestra |
·
Canti e musiche strumentali,
appartenenti a una varietà di repertori: colti, giovanili, etnici, con attenzione anche ai suoni e
alla musica dei linguaggi multimediali. |
Saper riprodurre con la voce e con
strumenti Intonare; ritmare; coordinare;
memorizzare ·
Anche leggendo dal pentagramma |
·
Canti e brani strumentali di stili,
epoche, generi e culture diverse, anche a più voci. ·
Musiche con testi in lingua straniera. ·
Composizioni vocali e cori parlati di
vario genere e organico vocale |
Saper inventare musiche Improvvisare; ideare; elaborare;
variare; integrare: ·
Brevi composizioni, con fonti sonore di
vario genere (strumenti tradizionali, canto, oralismi ecc.) ·
Commenti musicali a testi verbali,
figurativi, ad azioni sceniche |
·
Invenzioni musicali su consegna data,
anche come svolgimento coerente di semplici materiali musicali assegnati (per
esempio un dato giro armonico); anche con l’ausilio di strumenti elettronici,
multimediali, audiovisivi. |
Saper interpretare musiche Individuare e verbalizzare con
linguaggio appropriato: ·
Funzioni individuali e sociali ·
Funzioni semantiche Attribuire
e verbalizzare con linguaggio appropriato: ·
Significati: vissuti personali, immagini,
gesti, emozioni ecc Contestualizzare e verbalizzare con
linguaggio appropriato. |
·
Musiche di civiltà, epoche, generi,
stili diversi, con particolare riferimento alle manifestazioni musicali del
nostro tempo (concerto, cinema, teatro, multimedia ecc.). |
Saper analizzare musiche Riconoscere; indicare; collegare con
linguaggio appropriato: ·
Fondamentali strutture del linguaggio musicale e loro valenza espressiva. ·
Strutture del linguaggio musicale in
relazione alle strutture di altri linguaggi. ·
Caratteri salienti delle diverse
manifestazioni musicali del nostro tempo. |
·
Musiche già scelte per altre attività. |
5.4. Competenze finali accertabili
Al termine della scuola
di base, l’allievo deve dimostrare di aver acquisito competenze relative agli
ambiti percettivo, fruitivo e produttivo. I livelli previsti sono quelli
segnalati dagli obiettivi e dai contenuti nella tabella 5.3.
6. Allegati
6.1. ORIENTAMENTI METODOLOGICI
Nei primi anni
della scuola di base le attività musicali devono essere praticate in stretta
simbiosi con le attività linguistiche, corporee ed espressive e la specificità
disciplinare deve emergere gradualmente.
L’esperienza
musicale va intesa come attività che coinvolge l’essere umano nella sua
interezza (mente, corporeità, affettività): vanno quindi valorizzati tutte le
attività che comportano un
coinvolgimento globale del discente. In questo l’esperienza musicale
contribuisce al recupero dell’operatività e della corporeità nella nostra
scuola. In ogni caso va ricordato che in musica la concettualizzazione segue la
concreta esperienza: si riflette sulle strutture del linguaggio musicale solo
quando si é già in grado di comprendere e usare tale linguaggio.
E’ bene che i
diversi ambiti dell’esperienza musicale (percezione, fruizione, esecuzione e
invenzione) non vengano trattati separatamente ma si integrino vicendevolmente,
attraverso progetti operativi che prevedano
l’inserimento congiunto dei diversi aspetti della disciplina.
Nell’elaborare la
programmazione, l’insegnante prepara esperienze significative a livello
affettivo e cognitivo capaci di promuovere un atteggiamento di curiosità e di
ricerca.
Lungo l’intero
arco della scuola di base le attività di contestualizzazione si configurano
come esperienze di comprensione dell’opera musicale attraverso il
riconoscimento e la disamina delle sue funzioni nella vita umana, e la
ricostruzione dei suoi contesti di origine, messi a confronto con gli attuali
contesti di fruizione, in un movimento continuo di andata e ritorno fra
presente e passato, che esclude ogni pretesa di sistematicità organizzata cronologicamente.
Secondo lo stesso
principio, le attività di analisi vanno introdotte non come cataloghi di
nozioni grammaticali ma come strumenti utili per le esperienze di comprensione
dell’opera musicale.
Pur non
escludendo, in certe fasi del percorso, l’esposizione dell’insegnante
(soprattutto a scopi orientativi e organizzativi), i metodi da usare debbono
essere il più possibile significativamente
centrati sulla azione del discente. Ciò vuol dire che l’insegnante terrà
conto delle conoscenze e delle esperienze musicali già in possesso degli
alunni, oltre che dei loro interessi, così che le nuove acquisizioni possano
integrarvisi costruttivamente. Stimolerà inoltre gli allievi a costruire
attivamente il proprio apprendimento, rendendoli partecipi del progetto
educativo e sollecitandoli a prendere parte, ogni volta che risulterà
opportuno, alle scelte di percorso.
Vanno perciò
privilegiati gli apprendimenti di tipo euristico (dialogo, discussione, problem
solving), la ricerca, la sperimentazione espressiva, il lavoro cooperativo, la
progettazione delle proprie attività musicali.
Si incoraggerà,
inoltre, l’autovalutazione.
6.2. CONTENUTI E REPERTORI
Nella definizione
dei traguardi formativi elencati in progressione nel curricolo, si individuano
i contenuti essenziali (ovvero i nuclei fondanti della disciplina) su cui deve
costruirsi l’azione educativa: i concetti di qualità del suono, organizzazione
ritmiche, melodiche, armoniche, dinamiche, formali, le relazioni esistenti fra
l’oggetto sonoro e i contesti culturali in cui è inserito, le tecniche
esecutive ecc. Questi rappresentano precisamente il perno dei contenuti e
dell’attività musicale, ma è lasciata all’insegnante la decisione rispetto alla
scelta dei contenuti materiali e ai repertori da proporre nella concreta
pratica didattica.
La scelta dei
contenuti e dei materiali da utilizzare durante le attività musicali verrà
fatta considerando l'ampiezza e la varietà dei repertori esistenti (colto,
giovanile, popolare, etnico ecc.) senza esclusioni di alcun tipo, tenendo conto
della funzionalità degli stessi rispetto agli obiettivi di apprendimento e alle
esigenze e agli interessi delle diverse scolaresche.
Si farà in modo
di non tralasciare comunque, specie nelle esperienze di ascolto dell'ultimo
biennio della scuola di base, campioni significativi di quel patrimonio musicale
che è costitutivo della nostra cultura storica.
6.3.
L'indirizzo musicale nella scuola di base
Poco più di un anno fa, circa cinquecento scuole medie inferiori con una o più sezioni a indirizzo musicale sono state ricondotte a ordinamento con la legge del 3 maggio 1999 n. 124. In seguito al DM 201 del 6 agosto dello stesso anno, tenuto conto dei risultati positivi evidenziati nel rapporto redatto dalla commissione incaricata di condurre l'indagine quanti-qualitativa sulle sperimentazioni musicali è entrata in vigore la legge.
In queste scuole si è evidenziato quanto la musica sia collocabile, dice ancora il DM, nel quadro del progetto complessivo di formazione della persona secondo i principi generali della scuola media in modo da fornire agli alunni, destinati a crescere in un mondo fortemente caratterizzato dalla presenza della musica come veicolo di comunicazione, una maggiore capacità di lettura attiva e critica della realtà nonché un'ulteriore opportunità di conoscenza e di espressione a un contributo al senso di appartenenza sociale. Per riformulare l'indirizzo musicale nel nuovo contesto legislativo del riordino dei cicli, si propone il modello operativo che segue schematizzato. Si trasformerà così in risorsa per la scuola la presenza di docenti di Strumento musicale e di Musica (ex Educazione Musicale) che ora proficuamente insegnano nella sola scuola media inferiore.
Si ritiene preferibile estendere le esperienze con 2 sezioni a indirizzo musicale, in quanto tale struttura permette un'organizzazione decisamente più articolata, a condizione che sia introdotto almeno uno degli strumenti meno diffusi nell’attuale scuola media a indirizzo musicale. In caso contrario sarà inevitabile che nella maggior parte dei Licei a indirizzo musicale vengano istituiti esclusivamente i corsi di chitarra, pianoforte, violino, flauto, clarinetto, lasciando completamente scoperti strumenti quali violoncello, tromba, oboe ecc. Con la conseguente impossibilità di formare i relativi strumentisti per i Conservatori riformati a livello universitario.
Modello operativo
Classi |
Musica |
Strumento musicale |
Primo biennio (6-7 anni) |
Formazione musicale nella globalità della sua dimensione linguistica ed espressiva secondo il modello curricolare della scuola di base. Progetti correlati con la formazione di tutti gli ambiti educativi. Laboratorio musicale: vocalità e strumenti didattici. |
|
Triennio (8-10) |
Formazione musicale secondo il modello curricolare della scuola di base. Presenza del docente di Musica in progetti interdisciplinari. Strumenti metodologici appropriati al fine di far raggiungere all’allievo la capacità di lettura sul pentagramma e la comprensione degli elementi costitutivi del testo musicale. Laboratorio musicale: vocalità e musica d'insieme in collaborazione con i docenti di Strumento musicale. |
Propedeutica strumentale che permetta di praticare alternativamente più strumenti presenti nella scuola a tutti gli alunni che lo desiderino, al fine di orientarli ad una scelta consapevole dal secondo-terzo anno del triennio. Laboratorio di musica d’insieme in collaborazione con i docenti di Musica. |
Ultimo biennio (11-12 anni) |
Modello della scuola di base |
Attuale modello delle scuole medie a indirizzo musicale |
Competenze verificabili e certificabili in uscita. La scuola media a indirizzo musicale ha avuto, tramite il DM n. 201, una completa riformulazione nell'impostazione didattica che ha tenuto conto dei nuovi orientamenti pedagogici esplicitati dal riordino dei cicli scolastici. Le discipline musicali-strumentali, che fanno riferimento a specifiche classi di concorso istituite con il DM n. 201, posseggono da allora una ben scandita articolazione di competenze attese e verificabili al termine del ciclo di base. Le risorse professionali presenti - gli esperti disciplinari del ciclo unitario ora previsto - permetteranno di avvicinare precocemente i bambini allo strumento musicale con una didattica appropriata che tenga conto dell'interazione dei molteplici linguaggi e delle specificità musicali. Si può ipotizzare che le competenze attese siano – seppur con un anno in meno - le stesse della fine del triennio dell'ex scuola media inferiore a indirizzo musicale. |
· Nella scuola media a indirizzo musicale si accede oggi previa apposita prova orientativo-attitudinale. Nella scuola di base suddetta prova sarà sostituita, nell'ultimo biennio, da un articolato giudizio sulle attitudini, le motivazioni, l'interesse, i risultati raggiunti, emersi nelle attività propedeutiche del triennio (8-10 anni). Anche in questo caso il giudizio non sarà selettivo bensì orientativo.
· L'organico di strumento deve considerarsi in eccedenza al normale organico funzionale d’istituto.
Corpo e movimento
1. Premessa
Vivere il proprio corpo in
modo consapevole, personale, critico, soddisfacente e creativo, conoscere e
controllare la propria emotività e motricità, mettersi in relazione con le persone
e l’ambiente, trasferire abilità e aprirsi a nuovi e altri saperi, sono
componenti fondamentali nell’equilibrio della persona nella sua dimensione
cognitiva, relazionale, comunicativa, espressiva, operativa.
Componenti che debbono
essere tradotte in obiettivi formativi irrinunciabili
e che possono essere delineati solo da una cultura del movimento e della
corporeità basata sulla gestione rispettosa della persona e dell’ambiente. Tale
cultura, fondata sulla conoscenza di sé, favorisce l’assimilazione di principi
e comportamenti democratici nei cittadini di domani per giungere a forme di
autoregolamentazione e ad interazioni positive.
L’educazione della
corporeità potrà favorire tali processi attraverso pratiche e conoscenze di
varie tecniche: percettivo-motorie,
espressivo-comunicative, sportive. Tali tecniche afferiscono ad altrettante
aree di esperienza.
La scuola dell’infanzia e la
scuola dell’obbligo avviano il processo di sviluppo consapevole della propria
persona e dei propri rapporti con il “mondo”. Il triennio della scuola
secondaria promuove la gestione autonoma di sé
e dei propri rapporti con i diversi saperi.
Aree di esperienza
L’esperienza delle pratiche
nell’area percettivo-motoria,
finalizzata alla coscienza e al controllo del proprio corpo, consente la
maturazione psicomotoria della persona in fase evolutiva e permette
l’autogestione del proprio benessere psicofisico nelle fasi successive della
vita, tanto da connotarsi come aspetto preventivo e come contributo al
superamento di molteplici problematiche personali.
L’arricchimento della
pratica nell’area espressiva
consente di acquisire capacità creative, di affinare le capacità espressive
della corporeità, di sensibilizzare ai generi artistici del teatro e della
danza. Il corpo riveste, in tale contesto, significato
simbolico-rappresentativo, evocativo, artistico.
Nell’area comunicativa, il perseguire la capacità
di riconoscere tutti gli elementi della comunicazione analogica consente di
affinare la capacità di decodificare messaggi provenienti dall’esterno e dal
proprio mondo emotivo e di sviluppare la consapevolezza delle proprie e delle
altrui modalità comunicative.
La conoscenza e la pratica
di qualsiasi disciplina sportiva
contribuiscono alla formazione dei giovani ed un corretto approccio
metodologico ne evidenzia il carattere formativo attraverso
la valutazione delle proprie capacità, il rispetto delle diversità e la
condivisione delle regole. Il gioco di regole, infatti, si connota come un vero
e proprio esercizio alla democrazia. L’organizzazione con gli altri, in vista
di obiettivi comuni, consente ai giovani di rispondere ai loro bisogni di
appartenenza e di aggregazione. Le esperienze in ambiente naturale ed urbano
favoriscono lo sviluppo di una cultura ambientale basata sulla percezione e sui
vissuti individuali e di gruppo.
Valore formativo della disciplina dai 3 ai 18 anni
Sviluppo dell’intelligenza motoria: afferenze cinestesiche, propriocettive e
ideo-motorie, per acquisire una duttilità intellettiva e motoria.
Valorizzazione e sviluppo delle capacità motorie nelle varie aree – creativa,
espressivo-comunicativa, sportiva, relazionale - per sperimentare situazioni di
benessere personale e per acquisire una
consapevolezza di sé e un’accettazione delle differenze, proprie ed altrui
(interessi, motivazioni, prestazioni).
Acquisizione di competenze e procedure motorie per trasferire competenze e
conoscenze.
Sviluppo della capacità di interpretare criticamente fenomeni di
carattere sportivo e artistico presenti nel mondo contemporaneo.
Indicazioni
metodologiche
Lo statuto epistemologico della disciplina, per sua natura
molto articolata, dovrebbe compenetrare gli aspetti enunciati implementando
attività e metodi che assumono senso in relazione alla formazione globale del
soggetto, depotenziando le pratiche ripetitive ed escludenti.
L’intervento didattico,
centrato su di una ricca gamma di esperienze motorie, deve basarsi su una
competenza educativa in grado di leggere ed intervenire sulla dinamicità della
situazione, valorizzando le risorse, le possibilità del soggetto e favorendo
l’elaborazione di risposte personali, creative e trasferibili.
Un approccio basato sulla
centralità del soggetto che apprende, assume come sfondo irrinunciabile un
clima relazionale positivo tra i diversi soggetti e si sostanzia in:
·
Attenzione
iniziale all’accoglienza;
·
Modalità
di relazione d’aiuto, giochi ad inclusione, attenzione ai vissuti personali.
·
Proposte metodologiche ispirate all’obliquità,
ovvero a modalità tendenti a rendere superabili a tutti gli alunni le
difficoltà insite negli apprendimenti.
E' solo il
caso di sottolineare come, nel contesto
metodologico delineato, l'attenzione alle diverse capacità ed identità trovi
facile terreno di integrazione in quanto si esplica nella proposta di
situazioni, ricche di ruoli e di opportunità, che consentono percorsi di
apprendimento individualizzati.
2. Competenze trasversali
Proprio per il fatto che il corpo
ed il movimento rappresentano uno degli elementi portanti della dimensione
individuale e sociale nello sviluppo della persona, la disciplina dà un
particolare contributo alla creazione e
al potenziamento delle competenze nei
diversi ambiti del sapere.
In particolare la
disciplina, all’interno del suo percorso didattico e con le sue specifiche
caratteristiche esperenziali, concorre a sviluppare competenze trasversali che contribuiscono a consolidare:
competenze cognitive
·
sviluppare ed affinare le capacità
coordinative, percettive e rappresentative relative allo spazio, al tempo e al
corpo e migliorarne la conoscenza e la consapevolezza;
·
sviluppare le
capacità di analizzare e sintetizzare, di problematizzare, di valutare per
interpretare comportamenti, situazioni
ed eventi;
competenze comunicative
·
esprimersi e
comunicare con i diversi linguaggi possedendone i relativi codici di accessi;
competenze procedurali / metodologiche
·
individuare soluzioni anche
creative funzionali alla risoluzione di un problema;
·
organizzare competenze e
conoscenze acquisite per ideare e costruire procedure efficaci; (piccole progressione per il miglioramento
delle proprie capacità,…);
·
orientarsi
(valutare, autovalutarsi, scegliere) tra diverse opportunità;
competenze personali
e sociali
·
partecipare in modo
consapevole ed efficace alla vita di gruppo nel rispetto delle proprie e altrui
attitudini e caratteristiche;
·
assumere comportamenti
igienico sanitari di prevenzione e di tutela della salute;
·
acquisire
consapevoli abitudini di vita all’aperto in rapporto alle caratteristiche del
territorio e nel rispetto dell’ambiente;
3. Articolazione del
curricolo 2-3-2
Continuità con la scuola dell’infanzia
La rilevanza che assume il campo
relativo alla corporeità e alla motricità, nel curricolo della scuola
dell’infanzia, deriva dal presupposto che proprio la concretezza e la
“fisicità” del bambino devono diventare primo oggetto di scoperta, conoscenza,
e consapevolezza per il bambino stesso.
L’assunzione del corpo come
“valore” mette in evidenza il corpo stesso come condizione essenziale nello
sviluppo di tutti gli ambiti della personalità .
Guardare, conoscere gli
oggetti, gli altri, lo spazio, per mezzo dei sensi e del movimento, è il punto
di partenza verso l’elaborazione delle informazioni in sistemi di pensiero.
Tale ottica assume, come
dato irrinunciabile, il rapporto di reciprocità e interdipendenza, tra
esperienze senso-percettive e motorie, ed esperienze cognitive, sociali ed
affettive.
Il bambino gioca, esplora,
percepisce, comunica agli altri e sente gli altri.
L’esperienza del corpo è,
perciò, anche esperienza affettiva, di “fiducia” in sé, nelle proprie capacità
di relazione col mondo e con l’altro; è esperienza di curiosità e interesse.
La scuola di base,
consapevole del cammino avviato, valorizzerà le modalità di approccio della
scuola dell’infanzia ponendosi in naturale continuità con essa.
Articolazione del curricolo nella scuola di base
In continuità con la scuola
dell’infanzia il bambino prosegue il contatto e la conoscenza di sé e del mondo
attraverso l’esplorazione dello spazio e della propria motricità.
Dalle esperienze
sensopercettive si avvierà gradualmente, tra i 6 e gli 8 anni, verso una
discriminazione percettiva cosciente che, sollecitata su spazio, tempo e corpo,
gli permetterà di migliorare le coordinazioni e di arricchire il proprio
bagaglio percettivo. L’attenzione al completamento della lateralizzazione, la
sollecitazione delle percezioni visive, uditive, tattili e cinestesiche,
consentiranno una prima alfabetizzazione nei linguaggi
espressivo-comunicativi e
l’acquisizione di un patrimonio di codici analogici. In tal modo si agevolerà lo sviluppo di quelle competenze
cognitive indispensabili per tutti gli apprendimenti.
La molteplicità delle
esperienze di gioco messe in campo dall’insegnante, la loro dimensione ludica,
il vissuto individuale e collettivo caratterizzeranno fin dai primi anni gli
apprendimenti, consentendo l’acquisizione di un ricco bagaglio motorio, che, a
partire dal terzo anno, assumerà progressivamente carattere di sistematicità e
problematicità.
Dagli 8 ai 11 anni, l’alunno attraversa un periodo delicato, caratterizzato da forti
cambiamenti sul piano della maturazione dello schema corporeo. Si consolida il
passaggio dall’affermazione della lateralità, già avvenuto nella fase
precedente, all’orientamento spaziale partendo da sé, per poi approdare allo
spazio decentrato.
A partire dal 6° anno della scuola di base, le diverse
esperienze motorie potranno essere più complesse, dissociate e codificate, e
sono funzionali al miglioramento delle coordinazioni e percezioni.
Può essere sollecitata la
rappresentazione mentale, la quale, verso la conclusione del ciclo, da
posticipata rispetto all’azione, diverrà anticipata. Ciò permetterà di
affrontare l’insegnamento di movimenti e gesti anche tecnici.
Particolare attenzione, in
quest’ultima fase, dovrà essere posta al completamento dello schema corporeo,
favorendo l’integrazione fra la rappresentazione mentale e la realizzazione
motoria, con una ricca gamma di esperienze vissute ed interiorizzate.
L’esplorazione dei giochi e
dello sport e le esperienze nell’area espessivo-comunicativa, permetteranno di
sviluppare competenze coordinative e gestuali e di orientarsi verso le prime
forme di pratica sportiva.
Le fasi evolutive, legate a
diversi fattori: ereditario, fisiologico, ambientale, culturale…, rendono
soggettivo e unico il processo di sviluppo di ciascuno. Pertanto sarà cura
dell’insegnante valutare la
programmazione delle proposte educative.
4. La progressione degli
obiettivi, delle competenze ed esempi di contenuto
4.1. 1° e
2° anno
OBIETTIVI/ COMPETENZE |
ESEMPI DI CONTENUTI 1 |
Organizzare il movimento in modo coordinato in funzione di uno scopo |
·
giochi di costruzione, esplorazione, invenzione ·
giochi tradizionali della propria ed altrui cultura ·
percorsi e circuiti (con
varianti) |
·
gioca in tutte le situazioni proposte ·
compie percorsi e circuiti |
·
|
Sviluppare
le capacità percettive relative allo spazio, al tempo, al corpo |
Nella globalità dei giochi
proposti per le coordinazioni,
inserire brevi momenti di sollecitazione percettiva: ·
giochi di organizzazione spazio- temporale (
distanze, orientamento da sè...; contemporaneità, successione, durate,...) ·
giochi per il respiro, le posizioni, la tensione muscolare, gli
equilibri,... |
Per comprendere e migliorare il movimento ·
discrimina le diverse percezioni sensoriali: visive, uditive, tattili
e cinestesiche ·
valuta elementi dello spazio e del tempo ·
percepisce gli elementi
del proprio corpo |
·
|
Acquisire
capacita’ espressive nel movimento |
·
giochi espressivo - comunicativi (imitazioni, sensazioni...) a
partire da stimoli diversi (sonoro, visivo, gestuale, linguistico) |
·
esprime con il gesto ·
crea soluzioni personali ·
riconosce i messaggi gestuali degli altri |
·
|
4.2 3° - 4° - 5° anno
OBIETTIVI/ COMPETENZE |
ESEMPI DI CONTENUTI |
Coordinare i movimenti in
azioni complesse |
·
giochi di ogni tipo (della tradizione propria ed altrui, di regole,
presportivi,) ·
percorsi, andature, circuiti (con varianti) ·
primo approccio a discipline (sportive e non), praticabili a scuola
anche in ambiente naturale |
·
gioca in giochi di regole e presportivi ·
compie movimenti complessi in forme diverse (percorsi, circuiti) ·
pratica le discipline proposte anche in ambiente naturale |
·
|
Sviluppare
le capacità percettive e rappresentative di spazio, tempo, corpo |
A partire dai giochi proposti, focalizzare l’attenzione
percettiva su: ·
spazio e tempo ( traiettorie,
distanze, orientamento... ; contemporaneità, successione, durate. ritmo...) ·
corpo (respiro, posizioni, segmenti, tensione –rilassamento
muscolare... ) |
Per comprendere e migliorare il movimento ·
valuta elementi dello spazio ·
discrimina elementi del tempo ·
focalizza l’attenzione percettiva sul corpo ·
rappresenta gli elementi dello spazio, del tempo, del corpo
(verbalmente, graficamente) e mentalmente |
·
|
Acquisire
capacità espressivo-comunicative |
·
Giochi espressivi su stimolo verbale, iconico, sonoro – musicale,
gestuale. ·
giochi di comunicazione in funzione del messaggio |
·
esprime con il gesti emozioni, sensazioni ·
invia messaggi comprensibili in forma gestuale ·
riconosce i messaggi gestuali degli altri |
·
|
4.3 6°- 7° anno
OBIETTIVI/ COMPETENZE |
ESEMPI DI CONTENUTI |
Acquisire la padronanza dei diversi movimenti per raggiungere
efficacia anche nei gesti tecnici |
·
introduzione dei giochi sportivi ma anche giochi di ogni tipo (della
tradizione propria ed altrui, di regole, presportivi) ·
percorsi, circuiti (con varianti) ·
introduzione di discipline (sportive e non), praticabili a
scuola anche in ambiente naturale
(atletica, danza, orienteering...) ·
verso la conclusione del ciclo possono essere introdotte attività
finalizzate al miglioramento delle qualità fisiche in funzione dell’aspetto
conoscitivo e progettuale |
·
compie movimenti combinati ·
gioca in almeno due giochi di squadra con efficacia d’azione e schemi
di gioco ·
pratica alcune discipline (sportive e non) padroneggiando gli
elementi base |
·
|
Sviluppare
le capacità percettive e rappresentative, anche in forma anticipata, di spazio, tempo, corpo |
A partire dai giochi proposti, focalizzare l’attenzione
percettiva su: ·
spazio e tempo (spazio
d’azione, primi schemi di gioco...) ·
corpo ( controllo posturale e segmentario, …) |
Per comprendere e migliorare il movimento ·
valuta elementi dello spazio ·
discrimina elementi del tempo ·
focalizza l’attenzione percettiva sul corpo ·
rappresenta gli elementi dello spazio, del tempo, del corpo
(verbalmente, graficamente) e mentalmente |
·
|
Acquisire
capacità comunicative gestuali e
sviluppare la propria capacità espressiva anche in ambito artistico |
·
giochi espressivi su stimoli diversi ·
giochi di comunicazione in funzione del messaggio e del contesto ·
giochi di comunicazione codificata per arbitrare |
·
invia chiari messaggi in forma gestuale ·
interpreta messaggi gestuali degli altri ·
riconosce la gestualità codificata esprime con il corpo |
·
|
4.4
Obiettivi e competenze trasversali che a
partire dal 6° anno assumono carattere disciplinare.
OBIETTIVI/ COMPETENZE |
ESEMPI DI CONTENUTI |
Individuare soluzioni, anche creative, funzionali alla risoluzione di
un problema. |
·
Qualsiasi attività motoria che
richieda un apporto personale nell’ introdurre varianti e nell’individuare diverse soluzioni ·
Modalità di progettazione e di realizzazione. |
· Propone adeguate soluzioni a problemi motori e organizzativi ·
Propone praticabili varianti alle modalità delle diverse attività
motorie |
·
|
Acquisire
strumenti per sviluppare tutte le qualità fisiche. |
·
Esercizi e attività
finalizzate allo sviluppo delle diverse qualità fisiche. |
· Riconosce le qualità fisiche sollecitate nella pratica · Esegue correttamente esercizi per lo sviluppo delle qualità fisiche ·
Sceglie esercizi idonei allo sviluppo delle qualità fisiche |
·
|
Sperimentare
e orientarsi fra le diverse
attività motorie. |
·
Attività varie: sportive, artistiche, espressive. ·
Scopi e caratteristiche delle discipline motorie praticate: sportive
(individuali e di squadra) ed artistico-espressive. |
· Partecipa in modo attivo secondo le proprie possibilità. ·
Amplia i propri interessi motori partecipando ad attività organizzate
(anche ludiche e amatoriali). |
·
|
Partecipare
consapevolmente alla vita di gruppo, nel rispetto delle proprie e altrui possibilità. |
·
Giochi di ruolo ·
Qualsiasi attività in cui si richieda l’assunzione di responsabilità
e ruoli (in rapporto alle possibilità di ciascuno). |
· Applica le regole del gioco · Propone varianti alle regole del gioco (fino anche alla sua trasformazione). ·
Assume ruoli diversi, nel gioco e nell’organizzazione (coordina,
arbitra, ...) |
·
|
Mettere in atto
comportamenti ispirati a principi igienici, di prevenzione e tutela. |
Nell’ambito della pratica
motoria evidenziare comportamenti idonei e atti a prevenire e tutelare · Norme principali per la prevenzione e tutela · Principi di una corretta alimentazione. · Pratiche e sostanze dannose alla propria salute (eccessi, sostanze dopanti,…) |
·
Applica le norme concordate per praticare l’attività in situazione di
sicurezza e igiene |
|
Affrontare attività motorie
diverse anche in rapporto alle risorse del territorio. |
· Attività all’aperto: orienteering percorsi vita, escursioni... |
· Partecipa ad attività in ambiente naturale e comunque all’aperto. ·
Rispetta l’ambiente e ne riconosce gli aspetti
qualitativi. |
·
|
5. Profilo d’uscita
Al termine dell’intero ciclo
della scuola di base l’alunno deve dimostrare di aver acquisito competenze
Percettivo-coordinative e
cognitive
·
Coordina,
focalizza, discrimina, valuta gli elementi del movimento: spazio-tempo-corpo
·
Gioca
in almeno due giochi di squadra
a)
muovendosi
in modo efficace
b) applicando primi schemi di gioco
·
Pratica
alcune discipline (sportive e non) conoscendo gli elementi base;
·
Esercita
la capacità critica nel proprio ambito d’azione
Espressivo-comunicative
·
Esprime con il gesto e con gli altri linguaggi contenuti diversi
·
Riconosce
le gestualità specifica e codificata (gesti per arbitrare)
Procedurali-Metodologiche
·
Opera sul
piano motorio in modo efficace
·
Progetta:
individua soluzioni
a problemi/situazioni sul piano motorio
·
Si
orienta
nel settore motorio: valutare, autovalutarsi, scegliere.
Personali e sociali
·
partecipa
in modo consapevole ed efficace alla vita di gruppo;
·
assume
comportamenti igienico sanitari di prevenzione e di tutela della salute.