GLI ARCHI DI BOCCALUPO
Ovvero: L'Aquedotto Traiano

Gli "Archi di Boccalupo" che si trovano nei pressi di Manziana
Lungo la strada che costeggia il lago di Bracciano, si oltrepassa sulla destra, il bivio chiuso, per le terme di Vicarello, nel sito di un importante centro termale romano con il nome di "AQUAE AURELIANE". Nei pressi degli stabilimenti moderni si trovano numerosi ruderi di terme e di ville dell'era imperiale. Dalle sorgenti di questa zona traeva origine l'acquedotto di Traiano (acqua Paola) che fu costruito nel 109 d.C. per rifornire soprattutto il quartiere Trastevere di Roma.
L'acquedotto dopo aver seguito le vie Clodia e Cassia, s'affiancava nell'ultimo tratto alla via Aurelia, giungendo al Gianicolo dopo un percoros di Km.32,500. Agli inizi del 1600 sotto Papa Paolo V, fu parzialmente riutilizzato per condurre a Roma L'acqua Paola, verso la riva del lago di Bracciano, ne sono visibili alcune arcate: Lungo la via Claudia-Braccianese, usciti da Bracciano e proseguendo verso Nord, si passa invece sotto l'acquedotto derivato da quello dell'acqua Paola fatto costruire da Papa Benedetto XIV intorno alla meta' del 1700.
PROGETTO PER TRACCIARE UN ACQUEDOTTO

Guardando attraverso il corobate i tipografi potevano tracciare un'immaginabile linea orizzontale che seguiva tutto il percorso dell'acquedotto e segnare sulla stessa linea, a intervalli di dieci metri, le distanze verticali.
IL COROBATE

I tecnici di allora adoperavano per questo lavoro, uno strumento di legno simile all'attuale livella, ma di dimensioni assai pił grandi: il corobate. Questo era in esatta posizione orizzontale quando i fili a piombo attaccati al suo ripiano di legno pendevano perpendicolarmente alle gambe e quando l'acqua che si trovava in una vaschetta scavata nel legno non debordava.

Stabilito appositamente il percorso che avrebbe dovuto seguire l'acquedotto, si passava a seguire il profilo del terreno su una mappa che ne riportava colline e avvallamenti.

Gli ingegneri stabilivano se appoggiare le condotte al livello del suolo, se farle passare sotto o pure elevarle di alcuni metri.
Siccome l'acquedotto doveva avere una portata costante dall'inizio alla fine per assicurare lo scorrere regolare dell'acqua, la maggior parte di esso fu costruita con una leggera inclinazione a quindici metri dal suolo, su una serie continua di archi. Con questa soluzione si cercava anche di proteggere l'acqua da inquinamenti e da eventuali furti.
I piloni che reggevano gli archi furono costruiti elevando gradatamente quattro pareti di blocchi di pietra disposte inquadrato all'interno del quale si faceva calare il conglomerato cementizio, un miscuglio di malta pozzolanica e di frammenti di pietra. Dopo ogni 2 o3 metri di altezza, i muratori sospendevano la costruzione dei blocchi e gettavano il conglomerato e appena la malta era asciutta riprendevano ad alzare le pareti. Quando erano completati due piloni, si collegavano con un arco. Poi, al di sopra, veniva costruito l'acquedotto vero e proprio: un lungo tubo rettangolare di pietra, composto di condotte della lunghezza di un metro e venti, alte un metro e ottanta, e con la superficie interna rivestita di malta onde evitare perdite d'acqua.
Il percorso per l'acquedotto rese necessaria la perforazione di una galleria attraverso la collina: ogni 20 metri circa si praticarono dei pozzi verticali che congiungevano la sommitą della collina con l'acquedotto in costruzione e che servivano a fornire l'aria a chi lavorava all'interno ad asportare la terra di scavo.
Gli operai, partendo dalle estremitą dei pozzi, si avvicinavano man mano e, quando una sezione era completa, la rivestivano con pietre e malta.
Il capo ingegnere idraulico, arrivava a cavallo dalla cittą durante la settimana per ispezionare i lavori. Operai e sorveglianti vivevano in accampamenti che si spostavano col procedere della costruzione allontanandosi sempre pił dalla cittą. Le famiglie seguivano i propri padri, molte appartenevano a soldati di stanza in cittą.