LA VIA SALARIA

La Salaria, la più antica in assoluto fra tutte le consolari romane, era la strada del sale e terminava a Porto d'Ascoli. Fu legata fin dall'origine al commercio di questo prezioso minerale che i primi romani dovevano importare dall'Adriatico. La sua origine si perde in tempi remotissimi, ma da semplice sentiero sconnesso divenne strada consolare allorché Roma si impose come forza egemone sui territori circostanti.
La strada romana era larga 4,20 metri, ed il suo fondo era composto di ghiaia e piccoli ciottoli legati insieme con argilla e sabbia per uno spessore di 50 cm.
L'attuale via Salaria segue il tracciato della Salaria Nova, costruita ai tempi dell'imperatore Nerva (96-99 d.C.) per accorciare il percorso, dalle mura all'antico Ponte Salario su cui la strada supera l'Aniene.

Chi viaggia sulla Salaria, in direzione della Sabina e dell'Appennino, già dall'Agro Romano, sopratutto nelle limpide giornate di tramontana nota il massiccio montuoso del Terminillo.

Prima del Settecento le carte topografiche della Sabina indicavano Terminillo con altissimi picchi dolomitici, segno evidente della paura, dell'orrore e dell'impressione che nel passato le montagne suscitavano nella psicologia dell'uomo. Persino le carte geografiche dello Stato Pontificio indicavano il monte col toponimo "Monte Gurgure ". Solo all'inizio dell'Ottocento si affermò con il nuovo toponimo di Terminillo, diffuso fin dal 1500 tra le popolazione pedemontane. Succesivamente nel 1808 nella carta dell'Atlante Geografico del Regno del le Due Sicilie, di Antonio Rizzi figurò il nome Terminillo. I problemi dei confini tra lo Stato della Chiesa ed il Regno di Napoli, portarono all'affermazione il nome attuale della montagna. Nei monti reatini, fitti di boschi proliferava una ricchissima quantità di selvaggina di ogni genere. Gli uomini pedemontani erano abituati a cacciare orsi, camosci e cinghiali, come documentato da un bassorilievo della casa parrocchiale di Sigillo. La vita della montagna, fino all'annessione al Regno d'Italia era costituita da lupari, boscaioli, pastori e contadini, i quali avevano una grande familiarità con i valichi più elevati e conoscevano meglio i sentieri. Verso la fine dell'Ottocento cominciò a delinearsi il destino della montagna e per merito del Club Alpino Italiano fu costruito nell'estate del 1908 il rifugio "Umberto I° ", (nella foto) ora Massimo Rinaldi.

Con il rifugio inizio un turismo arcaico e i primi turisti, ansiosi di provare l'emozione dell'alpinismo, passavano la notte nel rifugio di montagna solo per vedere al mattino uno dei panorami più incantevoli e suggestivi che solo le vette del nostro Appennino possono offrire. Esse consentono all'occhio umano di spaziare dalla visione dei due mari, alle estese praterie, alle radure tra le faggete e ai profondi e cupi valloni in un ambiente aspro e selvaggio, ma pieno di fascino. Un altro rifugio, la capanna Trebiani nel 1930 portò nel Terminillo nuove comitive di turisti, tanto che si rafforzò tra i vecchi e i nuovi frequentatori della montagna l'idea di un tracciato che permettesse di raggiungere con più faclità Pian De' Valli. Il 23 Dicembre del 1933 fu inaugurato il primo troncone Li sciano -Pian De' Roche e nei primi mesi dell'anno seguente il secondo, Pian De' Valli- Campo Forogna.


Oggi il Terminillo è uno dei centri più attrezzati per gli sport invernali del centro Italia e meta preferita dei romani

SIGILLO

Tra le bellissime montagne del Terminillo, lungo le rive del fiume Velino, sorge un paesino arroccato a 620 Mt.: si tratta di Sigillo, incantevole agglomerato di antica origine immerso nel verde e con un' architettura semplice ed armoniosa. Non c'e nessuna spiegazione precisa sull'origine del nome: si presume che provenga dallo strumento in pietra dura o metallo con una faccia levigata su cui erano incisi segni o figure, usato per sigillare lettere, pacchi o altro. Altra spiegazione, forse la piu' veritiera, e' che al tempo dei Romani, quando venne posta in opera la via Salaria, arrivati in questa zona, i costruttori ebbero l'impressione che la vallata si chiudesse senza passaggi: quel punto fu chiamato "Sigillium". Si disse che "passare oltre (con la grande strada, perche' viottoli gia' ne esistevano n.d.r.) fu impresa ardua". Quindi inizialmente era una localita', piu' che un centro abitato.