Ulisse alla corte di Alcinoo, re dei Feaci, continua il racconto delle sue disavventure e ...............
........ 'Arrivammo all'isola Eolia. Qui abitava Eolo, figlio di Ippote, caro agli dei immortali. ........ Per un mese intero mi ospitava e mi faceva domande su ogni cosa, su Ilio e le navi degli Argivi e il ritorno degli Achei. ........ Mi diede un otre di pelle, scorticava un bue di nove anni, e dentro vi legò i viaggi dei venti mugghianti. Poi legava l'otre in fondo alla nave con una lucida funicella d'argento, perchè non ne sfuggisse un soffio, anche per poco. Per nove giorni navigammo, dì e notte, e nel decimo ormai appariva la terra dei padri, e già vedevamo gli uomini tener vivi i fuochi: erano vicini. Allora un dolce sonno mi venne addosso, stanco com'ero. E i compagni parlavano tra loro e dicevano che io mi portavo a casa oro e argento, i doni avuti dal magnanimo Eolo. ...... Slegarono l'otre, i venti tutti sbalzarono fuori. E subito li afferrava la procella e li portava in alto mare, tra pianti, lontano dalla terra dei padri. E le navi erano portate da una maligna tempesta di vento ancora all'isola Eolia: piangevano i compagni.'