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Ulisse,
quando i messi di Agamennone erano venuti a cercarlo, si
era finto pazzo, perchč un oracolo gli aveva predetto
un'assenza di vent'anni dalla patria se fosse andato a
Troia, e si era fatto trovare mentre seminava sale in un
campo di sabbia con un aratro trascinato da un bue e un
asino; per scoprire l'inganno gli ospiti misero il
figlioletto Telemaco davanti l'aratro. Ulisse,
allora, per evitare una tragedia fu costretto a smettere
di fingere e a partire. L'impresa, perņ, si annunciņ
subito come nč facile nč breve. Intanto un'implacabile
bonaccia tratteneva all'ancora le navi: la
responsabilitą era della dea Diana, molto adirata con
Agamennone. Per permettere la partenza delle navi, la dea
chiedeva il sacrificio della figlia di Agmennone,
Ifigenia. Placate le ire della dea, senza comunque il
sacrificio umano, i venti tornarono a soffiare e le navi
spiegarono le vele verso Troia. L'assedio alla cittą
durņ nove anni, senza che i greci riuscissero a
penetrare all'interno delle sue possenti mura. Neanche la
morte di Ettore, valoroso figlio di Priamo, per mano di
Achille, riuscģ a dare una svolta alla situazione di
stallo. Allora intervenne Ulisse con la sua astuzia.
continua
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