LE ORIGINI

Nel 1870 il chimico svizzero Miescher scoprì all’interno del nucleo di una cellula una gigantesca molecola: l’acido desossiribonucleico.

Nel 1953, due biochimici, l’americano James Watson e l’inglese Francis Crick dimostrano che la struttura della molecola di DNA è paragonabile a quella di una scala a chiocciola; una sorta di spirale a forma di doppia elica

 

STRUTTURA e FUNZIONI

La molecola di DNA costituisce i geni che sono allineati nei cromosomi. Un gene è un piccolo segmento di cromosoma che funziona come un archivio: contiene le informazioni necessarie alla cellula per costruire una data proteina, la quale determina o concorre determinare un certo carattere. E’ il segmento di DNA che contiene le istruzioni per la formazione di un’intera proteina. L’insieme dei geni contenuto nel nucleo di ogni cellula di un individuo costituisce il patrimonio genetico. 

La molecola di DNA è formata da due lunghe catene unite tra loro e avvolte l’una con l’altra così da formare una catena a doppia elica.

Il DNA è formato da 3 fattori: 

-          acido fosforico

-          il desossiribosio (1 zucchero)

-          le basi azotate

Le basi azotate sono Timina-Adenina, Citosina-Guanina. L’unione di una catena con l’altra per formare la doppia elica del DNA, avviene per mezzo di legami tra basi azotate: all’Adenina si accoppia sempre la Timina, alla Citosina sempre la Guanina. 

In questo modo, conoscendo la sequenza delle basi azotate di una catena, si può dedurre la sequenza dell’altra.

Le funzioni del DNA sono:

-          l’autoduplicazione

-          la sintesi delle proteine

 

AUTODUPLICAZIONE

Prima che una cellula si riproduca per mitosi, il DNA si duplica.

La mitosi è un processo attraverso il quale da una cellula madre si generano due cellule figlie identiche a quella originaria. Le due catene del DNA si separano, rompendo i legami tra le basi azotate. I due filamenti rimasti funzionano come uno stampo. Ciascun filamento si lega con i nucleotidi liberi nel nucleo cellulare secondo gli accoppiamenti fissi delle basi azotate per esempio Timina- Citosina. In questo modo, grazie all’intervento di enzimi specializzati, si formano due nuove molecole di DNA, perfettamente identiche, ciascuna delle quali è formata da un filamento nuovo e uno vecchio.

 

SINTESI DELLE PROTEINE

Le proteine sono molecole formate da una lunga catena di amminoacidi i quali sono di 20 tipi diversi.

Quello che differenzia le proteine è il numero e l’ordine in cui i singoli amminoacidi, combinati diversamente, possono formare moltissime proteine diverse.

Il messaggio del DNA che si chiama codice genetico, è determinato dalla sequenza delle basi azotate nella sua catena. Il DNA si trova nei cromosomi del nucleo della cellula. Le proteine, invece, vengono formate nel citoplasma.

A trasferire le informazioni del nucleo al citoplasma s'incarica l’RNA (acido ribonucleico) molecola simile al DNA.

E’ una catena singola di nucleotidi formata da una molecola di acido fosforico, uno di zucchero (ribosio) e le 4 basi azotate: adenina, guanina, citosina e uracile, quest’ultima è rappresentata al posto della timina.

L’RNA in questo caso prende il nome di RNA messaggero. Copia le istruzioni del DNA (trascrizione) e poi esce dal nucleo; raggiunto il citoplasma l’RNA trasferisce le informazioni nei ribosomi dove vengono sintetizzate le proteine.

Nel caso delle proteine, ogni amminoacido è specificato da 3 basi azotate (tripletta).

 

DNA RICOMBINANTE

Da circa 20 anni i biologi hanno sviluppato la capacità di manipolare i geni copiando, modificando e ricombinando parti di molecole di DNA d'origine diversa. Questa tecnologia, detta del DNA ricombinante, ha comunque preso spunto dai modi in cui le molecole di DNA si ricombinano senza interventi umani.

 

RICOMBINAZIONI NATURALI

Il DNA di organismi eucarioti, cioè dotati di un nucleo, si ricombina naturalmente ad ogni generazione come risultato della meiosi (crossing over).

Nei procarioti la ricombinazione può verificarsi in seguito:

-          la trasformazione

-          la coniugazione

-          la traduzione

 

LA TRASFORMAZIONE GENETICA

Nel 1928, prima che fossero noti l’importanza del DNA, il codice genetico ed i meccanismi della genetica, Griffith scoprì che una coltura di batteri (Diplococcus Pneumoniae) era sprovvista della capsula e poteva essere indotta a produrla con l’aggiunta di un filtrato, privo di cellule, preparato da una coltura di un altro tipo di batteri portatori di capsule. Soltanto 16 anni più tardi, si capiva che il materiale presente nel filtrato della coltura, cioè il fattore trasformante, responsabile della sintesi della capsula da parte dei batteri, era DNA.


LA CONIUGAZIONE

La coniugazione, scoperta nel 1946, è un processo che avviene in natura in certi generi di batteri, e consiste nel passaggio attivo di materiale genetico da una cellula all’altra mediante il pilo sessuale.

Una cellula batterica può contenere altre molecole di DNA più piccole, sempre circolari, dette plasmidi. Il plasmide è una piccola molecola di DNA circolare distinta dal cromosoma batterico. I plasmidi si replicano in modo indipendente.

Possono farlo in sincronia con il cromosoma batterico, oppure, si replicano secondo un proprio programma.

Le cellule batteriche che sono in grado di effettuare il trasferimento contengono nel loro patrimonio genetico un “fattore di fertilità” (F).

Le cellule donanti si chiamano F 1. Questi elementi genetici sono capaci di trasferire una parte e talvolta tutto il loro materiale genetico alle cellule riceventi che si chiamano F 2 .

 

LA TRASDUZIONE

Esistono alcuni gruppi particolari di virus, chiamati batteriofagifagi, i quali possono attaccare i batteri.

Durante questo attacco il DNA virale, viene iniettato nelle cellule batteriche, le quali daranno origine a nuove particelle virali. Alcuni di questi virus, noti come fagi temperati, non portano a morte il batterio quando lo infettano, bensì possono trasportare materiale genetico da una cellula all’altra.

I batteriofagi o fagi, come vengono più semplicemente, sono quindi dei virus che utilizzano dei batteri come loro cellule ospiti.

 

GLI ENZIMI DI RESTRIZIONE

Gli enzimi di restrizione sono enzimi batterici che scindono il DNA  estraneo.

Differenti enzimi di restrizione scindono il DNA in specifiche sequenze nucleotidiche diverse.

L’uso di enzimi di restrizione rende possibile l’inserimento di brevi segmenti di DNA in plasmidi, e quindi produrre copie (cloni) dei frammenti desiderati.