I MEZZI DI COMUNICAZIONE

Alla grande rete delle stradi romane non corrispondeva un’attrezzatura alberghiera ad uso del privato cittadino che si fossero messe in viaggio, così che specialmente lungo i grandi itinerari. Le capuane, più osterie e taverne che veri alberghi, si sono potute conoscere direttamente attraverso le descrizioni ironiche e colorite di alcuni autori famosi che ebbero la ventura di sperimentare le maniere sgarbate dei (caupones) o, peggio ancora le loro manovre truffaldine, la campagna sgradita di ogni genere di ribaldi, di carrettiere sguainate e di ubriachi rissosi. Anche l’aspetto di questi ambienti squallidi sono quasi sempre abituri famosi e maleodoranti con piccole stanze scomode, sporche e mal sicure, probabilmente popolate da insetti famelici. A non avere la possibilità di incontrare lungo la strada la villa d’accoglienza di qualche amico ospitale, c’è da rabbrividire a mettersi in viaggio.
Poveri e ricchi sono accomunati in questa disperata ricerca di un luogo decente dove pernottare senza il pericolo di bruciare vivi a causa della dabbenaggine dell’oste,o di essere sgozzati nel sonno o di rimetterci l’intera borsa . E sembra proprio che questi inconvenienti non si potessero in nessun modo sanare, nonostante la buona volontà . A meno che non ci siano giunte soltanto le proteste degli scontenti e degli sfortunati per disavventure di viaggio che si presentavano a eccitare il senso comico e l’ironia pungente degli scrittori che abbiano offerto ai viaggiatori, letterati; la loro sia pur modesta ma cordiale e pulita ospitalita’ nessuno parla. Ma questa è un ipotesi come tutte le altre, che con la storia documentati ha ben poco a che fare.

LE AREE DI SERVIZIO

Il servizio pubblico destinato al trasporto delle persone e delle cose appartenenti allo stato, costituiva la posta dell’impero e sarà più tardi il suggerimento di un turismo organizzato. E’opportuno sapere che le spese della posta erano a carico delle province e che queste erano oltre modo gravose: la manutenzione dei diversi edifici, Mansiones, alberghi, Stationes, stalle, e il vario numeroso personale per l’esercizio, operai, mulattieri, veterinari, carpentieri, stallieri e conducenti. Inoltre sempre a carica delle province, erano l’alimentazione e i mezzi di soggiorno delle persone e degli animali. E’ ovvio che chi non poteva usufruire di questi servizi di Stato, doveva rivolgersi all’iniziativa privata.
Conseguentemente, accanto all’organizzazione dello Stato, sorta per esigenza politico-militari, si creò ben presto, un organizzazione privata che assunse il rischio del viaggio e del trasporto, che noleggiava carrozze e quadrupedi e che provvedeva anche al recapito della posta privata. I trasporti venivano effettuati con diversi tipi di carri.
Guide ed itinerari per viaggiatori (turisti)sono stati scritti fin dalla più lontana antichità ( Deliciae Siciliane, Mirabila Rhodensia, Mirabila Urbis Romae, ecc.). Le fermate venivano effettuate ogni cinque chilometri e si percorrevano circa 30 km al giorno. Ad ogni fermata, il viaggiatore poteva dissetarsi o rifocillarsi nelle taverne sorte accanto agli uffici postali dello Stato. Verso sera giungeva alla stazione dove, se non era al servizio dello Stato e non poteva quindi usufruire dell’albergo ufficiale, cercava alloggio negli alberghi privati. Sappiamo che le imprese alberghiere private erano in possesso di una tessera d’albergo rilasciata dalle agenzie di viaggio, che può definirsi il prototipo del nostro cupone di viaggio.

TEMPI E DISTANZE

I viaggi su strada erano in genere assai lenti.Se una volta TIBERIO riusci’ a percorrere 320 KM in 24 h e Giulio Cesare impiego’ una sola settimana per tornare a Roma dalla Gallia, simili imprese non costituivano certo la norma. Il poeta Orazio riferi’ di avere coperto la distanza Roma, Brindisi in solo 12 giorni ad una media di 50 KM al giorno! Viaggiare era faticoso e talvolta rischioso, specie di notte per la costante minaccia dei briganti. I funzionari viaggiavano sempre con una scorta fornita dalle autorita’ dei centri attraversati, e venivano alloggiati da privati a spese dell’erario. Non altrettanto protetto era il comune viaggiatore secondo ORAZIO nella tabernae e capuanae, sporche e squallide locande condotte da osti rapaci, le risse erano all’ordine del giorno e il viaggiatore rischiava di esser derubate, se non addirittura sgozzate nel sonno. Chi poteva, stava alla larga da simili posti, ricorrendo all’ospitalita’ di qualche amico.

VESTI DA VIAGGIO

Ancora 40 anni fa, chi si accingeva ad un lungo viaggio in ferrovia o in automobile, indossava speciali sopravestiti da viaggio, le famose spolverine che salvavano gli abiti dal nero del fumo delle locomotive a motore e dal polverone delle strade non asfaltate. Ma i vestiti da viaggio erano in uso anche in altri secoli e presso gli antichi romani che sapevano essere razionali e pratici in ogni manifestazione della loro vita pubblica e privata. Basta pensare del resto all’abito tradizionale dei cittadini romani per capire che essi più di qualsiasi altro avevano bisogno vesti più comode per muoversi, tanto a piedi che a cavallo. Vi erano poi i carri a quattro ruote adatti a trasportare anche il bagaglio dei viaggiatori della raeda.
La toga con il solenne disegno di pieghe a piombo e la maestà e la ricchezza della stoffa impiegata, non era l’ideale per cavalcare anche il più tranquillo dei muli.
Una Tunica corta fino al ginocchio lasciva perciò ampia libertà ai viaggiatori romani. Per riposarsi dalle piogge dal freddo bastava un mantello di lana munito di cappuccio. I bagagli, una bisaccia di pelle e di stoffe, una rete a secco, oppure per i viaggi lunghi trasferimenti di lunga durata, qualche cassa o baule di legno. Ciascun viaggiatore aveva poi una borsa di pelle (marziupum) che assicurato alla cintura costudisce oltre al denaro le cose più preziose e più personali.

I SISTEMI DA TRASPORTO

Per trasportare i mezzi più economici erano, il cavallo e il mulo. Gli abitanti delle campagne usavano carri tirati da buoi e da muli, i cavalli erano impegnati quando la velocità era indispensabile. Se i poveri viaggiavano a piedi i benestanti usavano carri coperti (raedae) che si potevano anche noleggiare alle stazioni di posta.
Le famiglie e i ricchi viaggiavano nel carpenta a due ruote e nei cisia trainati da muli per i ricchi in città o per i viaggi brevi c’era la lettiga leoticarii, e per percorsi più lunghi carruola dormitiva un carro coperto, comodo provvisto di tende. Il carro postale era trainato da cavalli veloci. Che pace che silenzio sulle strade di Roma antica!!! Il viaggiatore percorreva sul placido muletto l’itinerario fra un centro e l’altro,si doveva veder davanti quasi sempre una lunga strada deserta. I modesti mercati che portavano la merce sul dorso di qualche mulo preferivano pero’ a qualche convoglio piu’ importante scartato da una pattuglia di servi armati.
Diffusa specialmente durante gli ultimi tempi dell’impero il pilentum che veniva trainato da scampanellanti pariglie di muli alla carruca che di tutti era il più veloce, lussuoso e comodo mezzo di locomozione perché permetteva ai viaggiatori di distendersi e di dormire durante i lunghi viaggi. Le caratteristiche più appariscenti di questo carro erano i molti ornamenti che ne fecero una specie di fuori-serie dell’antichità. Particolarmente lenta era invece l’arcera, una via di mezzo tra il carro e la lettiga che per questa e per la copertura a prova d’acqua e di vento, era ideale per i vecchi patrizi delle saluti delicati e per i malati facoltosi. Il plaustrum era il tipico carro per il trasporto delle merci non troppo pesanti specialmente per i prodotti che ogni giorno venivano trasportati dalle campagne vicine per sfamare la popolazione delle città.
Era composto da massicci dischi di legno ed era trainato da buoi e da asini. Per i carichi più pesanti come le botti di vino e le belle piramidi di grano, serviva bene il serralum dalle quattro ruote robuste.
Non era difficile trovarsi di fronte a qualche banda di mal fattori quindi era prudente viaggiare in grosse comitive pronte ad impugnare la corta dago che continuava uno degli accessori piu’ utili. I funzionari viaggiavano per conto dello stato, forniti di una buona scorta delle autorita’ dei centri che attraversavano
I mezzi più comuni per i viaggi vari, era una varietà di veicolo a ruota per soddisfare tutte le esigenze. Adatto ai viaggi lunghi era un carro a due ruote molto robusto e abbastanza veloce. A due ruote era il (cesum). A quattro ruote era la (carruca dormitoria) comode, il mezzo più lussuoso dell’ epoca, la rolls royce dell’antichità. C’erano poi molti modelli da trasporto tra questi il (carrum) ed era il carretto a quattro ruote. Un altro modello a quattro ruote ed il più pesante era (plaustrum) tirato dai buoi, usato dai contadini per portare il loro prodotti in città

Il mezzo di trasporto raffigurato qui sopra è una biga a due cavalli una decapottabile dell’epoca, che veniva utilizzata in citta’, nei servizi di posta e nei viaggi che richiedevano velocita’. Questo mezzo non era certo alla portata di tutti soprattutto per il costo del mantenimento dei due cavalli.

C’era chi andava a piedi, c’era chi poteva usare carri e carretti di vario tipo. Nelle stagioni crude e nei viaggi lunghi in Spagna e Pannonia i quali si doveva superare ardui voluchi quasi sempre flagellati dalle intemperie, i viaggiatori piu’ricchi usavano carri da viaggio, il piu’ indicato dei quali per chi aveva fretta era (l’essedum) a due ruota ossia piu’ leggero e un carro da guerra (ciasium)sempre a due ruote. Anche il (carpentum) era il carretto a due ruote ma per la sua eleganza veniva usato come la lettiga,quasi esclusivamente in citta’ o nei brevi percorsi fino alle grandi ville patrizie dei dintorni in oltre era privilegio delle matrone e delle fanciulle della famiglia imperiale usarlo anche in citta’ cosi come la lettiga portata a spalla da schiavi. In citta’ era proibito la circolazione dei carri nelle ore diurne.