| Giotto è diventato il
                  simbolo di un rinnovamento profondo nella storia della civiltà
                  figurativa occidentale, anzi del primo rinnovamento radicale
                  dopo l'antichità. Nato nel 1266 a Vespignano, egli dovette
                  essere già attivo prima dell'ultimo decennio del Duecento.
                  Giotto lavora per i Bardi e i Peruzzi, cioè le famiglie
                  fiorentine titolari delle più importanti banche europee di
                  allora. Lavora per la basilica di San Francesco ad Assisi, cioè
                  per quella che era allora la chiesa più in vista della
                  cristianità; lavora per il papa, per il più ricco e
                  influente cittadino di Padova (Scrovegni), per la cappella e
                  per l'altare maggiore della basilica di San Pietro a Roma, per
                  il re di Napoli e per Azzone Visconti, signore di Milano. In
                  un'epoca in cui l'eccezionale espansione economica italiana fa
                  di ogni centro cittadino una civiltà con caratteri propri e
                  una potenziale "scuola" artistica, Giotto si colloca
                  in una posizione super-regionale, che rappresenta un punto di
                  riferimento per tutti. Se guardiamo ai contenuti della sua
                  rivoluzione artistica, dobbiamo convenire che le prime
                  manifestazioni coerenti sono da vedere nella decorazione della
                  basilica superiore di Assisi. Questi affreschi fanno capo alla
                  mente e, in parte, alla mano di chi più tardo realizzò gli
                  affreschi della cappella degli Scrovegni a Padova. È molto
                  probabile che Giotto lavorasse ad Assisi più di una decina
                  d'anni prima che a Padova, e cioè fino al 1290 o poco dopo.
                  La concezione dello spazio che viene formulata per la prima
                  volta ad Assisi, già presente per gli antichi, era andata
                  perduta nel Medioevo. Ma non si tratta solo di un nuovo modo
                  modo di fare pittura. L'idea di ricostruire
                  illusionisticamente su una superficie a due dimensioni un
                  spazio tridimensionale significa rendere alla realtà che si
                  controlla con i propri sensi il valore che aveva perduto. La
                  decorazione della  cappella degli Scrovegni di Padova (tra il
                  1303 e il 1305) è indicata da tempo come l'opera più
                  significativa e paradigmatica lasciataci da Giotto e come uno
                  dei fatti capitali della storia della pittura europea. La
                  decorazione della basilica inferiore di Assisi (prima del
                  1309?), della cappella Peruzzi, dell cappella Bardi (dopo il
                  1317) sono altre opere della maturità del maestro. Il grande
                  artista, diviso tra gli impegni di capo maestro dell'Opera del
                  Duomo di Firenze  (l'ideazione del Campanile appartiene a
                  Giotto) e le più prestigiose commissioni (tra il 1329 e il
                  1333 lavora a Napoli per il re Roberto di Angiò verso il 1335
                  lavora a Milano per Azzone Visconti), dirige ancora con
                  sicurezza la sua efficiente bottega, della quale escono opere
                  di grande impegno figurativo e di stupefacente sontuosità e
                  fulgore cromatico, come i grandi polittici di Bologna e della
                  cappella Barroncelli in Santa Croce (Firenze), ambedue recanti
                  la firma di Giotto. Morì a Firenze nel 1337. |