Con la sua austera e poderosa mole, il Mausoleo di Teodorico s’erge solitario, in mezzo ad una corona di scuri cipressi, a circa 1 km. dal centro della città, là dove un tempo si stendevano le ultime propaggini del Campo Coriandro, in una zona che fu adibita a sepolcreto dei Goti. Quest’imponente Mausoleo risulta costruito con grandi blocchi di pietra d’Istria, perfettamente squadrati e saldamente connessi. Esso consta di due ordini sovrapposti. In quello inferiore, che è decagonale, ogni lato racchiude un’ampia e profonda nicchia, su cui gira un arco a tutto sesto formato da conci di pietra dentati. Nella nicchia verso ponente s’apre una porta che immette nell’interno, in cui si trova un vano in forma di croce, coperto a crociera e rischiarato dalla luce di sei finestrelle con spallette a forte sguancio, le quali permettono di constatare lo spessore veramente considerevole dei muri portanti. In due blocchi sporgenti della parete di fondo sono ricavate due conchiglie: esse trovano una rispondenza simmetrica alle estremità del lato opposto in altri due massi, di cui uno è ancora grezzo, mentre l’altro ripete la stessa forma di conchiglia, ma semplicemente abbozzata. L’ordine superiore, un po’ più ristretto, è pur esso decagonale. L’interno è invece perfettamente circolare. Su ogni lato esterno-fatta eccezione per quello in cui si apre la porta-si scorgono le tracce di due incassature rettangolari sormontata da due lunette in rilievo. Al di sopra di queste la costruzione diviene circolare e reca in superficie un fregio, il cui motivo è stato detto a tenaglia. Su questa fascia circolare riposa la vasta copertura che è costituita da un monolite di calcare istriano, il quale misura circa 11 metri di diametro ed è alto più di 3 metri, cosicchè si calcola che il suo peso si aggiri sulle 230 tonnellate. Lungo il bordo esterno di questo immenso masso sono ricavate, a distanze uguali, 12 anse che sono attraversate da un foro. È opinione comune che attraverso questi fori siano stati fatti passare i canapi destinati ad essere manovrati in modo tale da permettere le difficili operazioni di sollevamento, mediante la probabile messa in opera d’un piano inclinato, sino all’altezza del primo piano e poi d’un graduale alzamento a mezzo di leve. Uno dei problemi che più ha affaticato gli studiosi è quello relativo alla questione di come doveva originariamente presentarsi il Mausoleo nel ripiano superiore, del modo cioè di come doveva attuarsi il collegamento fra il primo piano e il secondo ordine. Oggi, è senz’altro da ritenere che attorno al piano superiore vi fosse un loggiato imperniato su sostegni periferici in coincidenza con gli spigoli del sottostante corpo decagonale, salvo però l’interruzione determinata dalla porta d’ingresso. Entrando nell’interno del vano dell’ordine superiore si scorge al centro una grande vasca di porfido, che in origine dovette contenere le spoglie del Re Goto, in seguito disperse. Inoltre, osservando dall’interno la volta del grande monolite si può assai chiaramente vedere da una parte una fenditura che arriva quasi al sommo. È alquanto probabile che essa sia stata causata da un urto provocato durante le operazioni di sollevamento, ma una leggenda che a Ravenna si tramanda di generazione in generazione le attribuisce una diversa origine. Tale fenditura sarebbe stata causata dall’abbattersi di un fulmine sulla costruzione in un giorno in cui Teodorico- al quale sarebbe stata predetta la morte per uno schianto di folgore- vi si sarebbe rifugiato durante l’infuriare di un terribile temporale. Ma il fulmine, attraverso il grosso monolite, avrebbe ugualmente colpito e incenerito il Re Goto ed ariano.
(Federica)