MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA
Sebbene nessuna fonte antica aggiudichi il merito della costruzione del piccolo edificio ravennate a Galla Placidia, tuttavia, in considerazione del fatto che esso venne in origine ad innestarsi al nartece dell'attigua chiesa di S. Croce - chiesa sicuramente innalzata da questa imperatrice - si ritiene che sia stato fatto erigere dalla pia sovrana.
L'edificio, tutto in mattoni alti e grossi, e a forma di croce e nel punto d'incontro dei rispettivi bracci è coperto da una torretta quadrata a protezione della cupola semi sferica che si vede all' interno.
E' probabile che sia storto per servire da mausoleo, ma deve aver avuto ben presto funzione di oratorio, né osta alcuna difficoltà a ritenere che esso fosse dedicato a S. Lorenzo, giacché nella lunetta di fondo che trovasi sull' asse del sacello è appunto raffigurato in mosaico S. Lorenzo che si avvia verso il martirio. Attualmente il tempietto è interrato per poco più di 1m e mezzo: questo dislivello altera quindi in maniera notevole quello che fù il primitivo aspetto del piccolo oratorio, che appare così accorciato in altezza.
Ad eccezione della facciata, tutti i lati sono ornati di lesene che in basso poggiano su di uno zoccolo (ora non visibile a causa dell'interramento) ed in alto si risolvono in archeggiature, le quali col loro ritmico succedersi rendono meno uniforme la struttura muraria. Il sacello è illuminato da 14 piccole finestre, di cui quelle più in basso hanno la forma a feritoia con strombatura interna. Ad esse nel 1908 furono applicate delle lastre di alabastro donate da Vittorio Emanuele III.
La facciata, un tempo ricoperta di marmi, fu isolata nel 1602, allorquando i monaci di S. Vitale costruirono la nuova fronte della Chiesa di S. Croce, la quale fù portata alquanto indietro, dopo che ne fù abbattuta la parte anteriore col relativo pronao.
Se l'esterno del piccolo sacello placidiano è estremamente semplice e modesto, l'interno è invece quanto mai ricco e sontuoso: quest'ultimo infatti rivela una tale preziosità di decorazione da provocare nel visitatore una vera sorpresa.
Un'atmosfera tenue e sommessa, ma nel contempo - specie quando le giornate sono piene di sole - resa cromaticamente calda dalla luce dorata che filtra attraverso gli alabastri delle finestre, regna nell'interno del tempietto che nella parte superiore è completamente rivestito di mosaici e nella parte più bassa è ricoperto da un'alta fascia di lastre di marmo giallo di Siena, che1 erano un tempo di giallo antico, come risulta da qualche frammento rimasto ancora "in situ".
L'ampia distesa dell1a decorazione musiva, nel suo complesso assai ben conservata, ha la base della sua sintassi pittorica in lento palpito del color indaco che però trova frequenti modulazioni in toni grigio-biancastri, dorati ed azzurrini, unitamente ad altri sobri accenti di rossi, di gialli e di verdi.
La lunetta che si trova nella parte di fondo raffigura un personaggio vestito di bianco che porta sulla spalla destra una larga croce e regge con la mano sinistra un libro aperto su cui è una scrittura espressa mediante tanti quadratini staccati l uno dall'altro: si tratta evidentemente della scrittura ebraica. Questo personaggio avanza verso il centro della composizione, dove è rappresentata una specie di graticola avvolta dalle fiamme. All'estremità sinistra c'è un armadietto dagli sportelli aperti, diviso in due piani sui quali sono posti quattro libri. Al di sopra di ognuno di essi si leggono, scritti in latino, i nomi dei quattro Evangelisti, il che sta chiaramente ad attestare che i libri sono quelli dei quattro Vangeli. Il personaggio nella lunetta è stato riconosciuto come il Martire romano S. Lorenzo, questo personaggio infatti porta gli attributi propri dell'ordine diaconale cui apparteneva - cioè la croce passionale ed la croce dei Salmi - ed ha vicino a sé una vera e propria graticola, cioè lo strumento del supplizio che solo a lui conviene.
Non v'è dubbio quindi che l'armadietto racchiudente i Vangeli stia in questa scena a simboleggiare la Fede, per la quale S. Lorenzo non esitò a dare la sua vita.
Il mosaico che, a guisa di soffice tappeto, si distende a botte del braccio dell'edificio in cui si trova questa lunetta è di carattere eminentemente ornamentale. Su di un fondo bleu-scuro sono delineati tanti piccoli cerchi d’oro, tante stelle e tanti strani fiori. Lo stesso motivo si riscontra nella volta a botte dell'altro braccio posto sul medesimo asse. Qui però, nella stesura dei vare elementi delle composizione, si nota un respiro più largo e riposante.
La piccola cupola semisferica che si trova all'incontro dei quattro bracci dell'edificio cruciforme è tutta ravvivata dal brividio di più di ottocento stelle d'oro che in anelli digradanti si stringono al sommo attorno ad un'aurea Croce latina. Anche queste stelle spiccano su di un fondo color indaco che vuol raffigurare un cielo notturno: da esse sembra emanare un bagliore che si direbbe originato non tanto in virtù d’un gioco di riflessi di luce, quanto piuttosto dall’intrinseca natura delle stelle stesse.
Più in basso, presso i quattro pennacchi la cupola, spiccano, tutti in oro, al di sopra di sottili cirri variopinti, i - Simboli degli Evangelisti - e cioè il Leone( S. Marco), l'Aquila (S. Luca), il Vitello (S.Luca) e l'Uomo alato (S. Matteo).
E' da rilevare come la Croce che splende in alto abbia il braccio lungo volto verso levante e non sull'asse dal sacello. Cio' è dovuto al fatto che generalmente nell' antichita’ gli edifici sacri avevano l'abside in direzione dell'oriente. Ma qui -a causa dell'innesto dell'oratorio nel nartece della chiesa di S. Croce - l'architetto si trovò nell'impossibilità di dare all' edificio l'orientamento stabilito dalla liturgia e pertanto il decoratore pensò, da parte sua, di poter idealmente rimediare dando l'orientamento alla croce che campeggia al centro della volta stellata.
L'alto tamburo su cui poggia la cupola ha quattro lunettoni nel cui centro si apre una finestra rettangolare. Il mosaicista dovette adattarsi a questa esigenza costruttiva e pertanto collocò ai lati di ognuna delle finestre due alte figure virili.
Queste sono dunque otto e tutte indossano una tunica clavata ed un pallio adorno di lettere. Alcuni di questi personaggi sono barbati ed altri no; tutti comunque, anche quelli d'aspetto giovanile, hanno atteggiamenti gravi e dignitosi. Con la destra allargata o dritta verso l'alto fanno un gesto di acclamazione, alla croce della cupola. Sopra le loro teste s'incurvano giganteschi umbracoli a forma di conchiglia, che trovano al sommo un raccordo in un motivo a testa d'uccello ed in un triplice festone di perle. Questi personaggi sono certamente gli Apostoli, perché uno di quelli raffigurati sul lato est è sicuramente S.Pietro, come si deduce dalla chiave che stringe nella sinistra e che è esclusivo attribuito dal Principe degli Apostoli. Di fronte a lui è S.Paolo: lo stanno a confermare sia la fronte ampiamente calva, sia la barba a punta che sono le caratteristiche iconografiche dell'Apostolo delle Genti. Degli altri non è possibile indicare con sicurezza il nome, non avendo essi ancora assunto quella fisionomia particolare che li distinguerà nelle raffigurazioni posteriori: si deve tuttavia osservare che ogni personaggio ha tratti fisionomici suoi propri. Il fatto che gli Apostoli effigiati nelle lunette del tamburo siano otto è dovuto esclusivamente alla legge della simmetria, che domina veramente nella decorazione del sacello e che pertanto ha impedito all'artista di mettere in ogni lunetta tre figure. E' per questa ragione che gli altri quattro Apostoli sono stati con tutta probabilità regalati nelle volte a botte dei bracci laterali, in mezzo a racemi d'acanto.
Con le loro vesti bianche venate di grigio e di azzurro le figure degli Apostoli dei lunettoni si proiettano su un fondo d' un indaco intenso danno perciò quasi l'impressione d'essere degli spettri o delle apparizioni. Solo il tramutarsi in basso del fondo in una tonalità più chiara, e cioè in un verde giallastro, sembra dare a queste figure come una specie di basamento ed un certo senso di profondità spaziale. Fra gli Apostoli, in basso, sul prato erboso sono delle vaschette cui si avvicinano o sull'orlo delle quali stanno delle colombe. Sono questi degli elementi decorativi che nel contempo rivestono però un significato allegorico giacché è noto come le colombe siano il simbolo delle anime e come l'acqua alluda al refrigerio ed alla pace.
Le due lunette che si trovano sui lati est ed ovest hanno una composizione pressoché uguale. Vi sono raffiguranti due cervi sitibondi, avanzano attraverso un vero intrico di volute d'acanto verso uno specchio d'acqua cinto da una corona d'erbe e di fiori.
Particolarmente suggestiva è la composizione della lunetta che trovasi al di sopra dell'ingresso. In mezzo ad un delizioso e vario paesaggio costituito da rocce, da alberi, da erbe e da cespugli è raffigurata una scena pastorale sullo sfondo d'un cielo di prima mattina, che si ravviva di sfumature azzurrine. Al centro di questo paesaggio è la figura del Buon Pastore, che gli antichi pittori avevano tante volte affrescato nelle Catacombe. Ma mentre nelle pitture cimiteriali il Buon Pastore era stato quasi sempre raffigurato proprio come un contadino, cioè con una veste corta e con un bastone, qui invece esso indossa al disotto di un manto di porpora una tunica d'oro, ed impugna con la sinistra un altra croce. Inoltre un grande nimbo d'oro, chiaro attributo della sua divinità risplende dietro alla sua testa. Un'amabile serena dolcezza spira al suo volto giovanile incorniciato dalle ciocche dei lunghi capelli che ricadono sulle spalle.
Ai suoi lati stanno, con rispondenza chiasmica, due gruppi di pecorelle che hanno tutte il muso rivolto verso il mistico Pastore. Questi, disegnata con linea larga e tondeggiante, costituisce il vero perno figurativo della scena, non solo perché si trova proprio al centro della lunetta, ma anche perché, con l'opposto movimento dato dalla torsione della testa e del braccio destro, attrae a sé le linee direttrici di tutte le parti della composizione.
Ma ciò che più colpisce aggirandosi nell'interno di questo piccolo oratorio è quella delicata distesa di colori del rivestimento musivo, la quale, slargandosi per tutto l'ambiente, provoca in chi contempla in senso d' incanto stupore, perché la decorazione, sia per quanto riguarda la gamma cromatica, sia per quanto riguarda la gamma dei temi iconografici, si compenetra in maniera perfetta con l'architettura.
Gli artisti che hanno decorato il sacello appartengono incontestabilmente alla scuola ellenico - romana.
Attualmente nel sacello sono conservati tre sarcofagi marmorei che vi furono portati fra il nono secolo e l'inizio del quattordicesimo. Il sarcofago che si trova in fondo, al di sotto della lunetta coll'immagine di S. Lorenzo, è di dimensioni veramente grandiose. Esso ha ora un aspetto piuttosto nudo e rozzo, sia le cornici della grande riquadratura marginale, sia quelle della tavola mediana destinata a ricevere l'iscrizione, sono state scappellate. Secondo la tradizione questo sarcofago avrebbe contenuto le spoglie di Galla Placidia.
Date le imponenti dimensioni del sarcofago e la mancanza su di esso d' un qualsiasi simbolo cristiano, è assai probabile che l'arca sia da considerare pagana ad appartenuta ad un nobile e ricco personaggio.
Il sarcofago che si trova nel braccio sinistro è noto sotto il nome di sarcofago di Costanzo III, secondo marito di Galla Placidia.
L' avello presenta nella fronte della cassa una scena molto semplice; nel centro, su di una roccia, dalla quale sgorgano quattro fiumi, sta un agnello, la cui testa è adornata di un nimbo che reca iscritto il monogramma di Cristo, espresso dalle lettere greche X e P intrecciate. Ciò indica chiaramente che l' agnello raffigurato è l' Agnello mistico. Ai lati di questa composizione centrale stanno due agnelli privi di nimbo. Probabilmente raffigurano due Apostoli.
L'arca che si trova nel braccio destro del sacello è ritenuta da alcuni come quella di Valentiniano III e da altri come quella dell'imperatore Onorio.
La fronte della cassa, delimitata agli angoli da due pilastrini scanalati presenta tre nicchie. Quelle laterali sono perfettamente identiche; sono costituite da due colonne scanalate a spirale e sormontate da un arco entro cui è ricavata una conchiglia: al disotto si staglia una croce. L'edicola centrale non è sormontata da un arco, ma da un timpano a tetto. Vi si vede un'altra croce, sui cui bracci laterali sono posate due colombe. Essa poggia su quella stessa roccia da cui scaturiscono i simbolici quattro fiumi, sulla quale sta in piedi l'Agnello divino, visto di profilo, con la testa rivolta nel senso del corpo.
(Celine e Sara)
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