Pinocchio e Lucignolo aspettavano ansiosi il carro che li avrebbe portati lontano da quella città, dove il divertimento non c'era e si studiava solo. Finalmente si vide in lontananza il carro arrivare con tutti i bambini da trasportare. Volevano andare in un paese chiamato il paese dei Balocchi dove la scuola e gli insegnanti non c'erano, ma solo il divertimento.
Il carro era appena arrivato e l'omino si voltò e chiese a Lucignolo e a Pinocchio se volevano andare con lui. Al primo impatto Pinocchio disse di no, ma poi si fece convincere e andò con loro.
Quando arrivarono su tutte le piazzette c'erano teatrini, su tutte le case c'era scritto viva i balocci (invece di balocchi); non vogliamo più schole (invece di scuole); l'arin metica (invece di aritmetica) e cose simili.
Era già da tanto tempo che continuava questa cuccagna quando un giorno Pinocchio ebbe, come si suol dire, una brutta sorpresa che lo mise di cattivo umore. Svegliandosi si accorse che aveva le orecchie d'asino, una lunga coda, e tanti peli che uscivano dal pezzo di legno.
Diventato asino l'omino di burro (l'igannatore) lo vendette a un circo che lo fece esibire e si fece male. Allora il circo, invece di curarlo, lo vendette a un uomo che con la sua pelle e il suo legno voleva farci un tamburo.