3 D anno scolastico 1999 -2000
Presentazione
Noi
ragazzi della 3D presentiamo alcuni dei nostri lavori migliori con le parole di un grande
linguista, Stephen Ullmann Il linguaggio è una forza attiva che forma e modella le
nostre idee e le nostre operazioni mentali in una misura inaspettata nel passato.
La classe 3D
dellaITALO CALVINO .
Le parole profondissima,
interminati, sovrumani sono state usate da Leopardi per
sottolineare la sua riflessione sullinfinito del tempo, leterno, e
linfinito dello spazio. Vi sono, inoltre, molti enjambements che rendono il ritmo
più legato, senza staccati e, nello stesso tempo, sottolineano la parola con cui inizia
il verso successivo.
Il tutto rende latmosfera
dinquietudine e di ricerca interiore della prima parte, e il senso di maggiore
serenità della seconda, nello smarrirsi, perché il poeta si libera del qui e
dellora della sua vita reale.
Dopo la nomina di Giolitti (1903),
lItalia fece un grande passo avanti in campo sociale: nel 1912, per volere dello
stesso Giolitti, vennero ammessi al voto anche i nullatenenti e gli analfabeti di sesso
maschile ed il numero degli aventi diritto al voto salì dai 2.000.000 della riforma
Depretis, agli 8.500.000 della riforma Giolitti.
Un altro grande passo avanti fu
compiuto da Depretis con la legge che obbligava la frequenza gratuita del primo biennio
della scuola elementare. Molti bambini, soprattutto al Sud, però, non frequentarono la
scuola, o perché erano impegnati nel lavoro, o perché gli edifici scolastici erano
lontani dalle loro abitazioni, o perché la scuola comportava comunque una spesa. Il tasso
danalfabetismo rimase, quindi, molto alto.
La politica protezionista attuata dal Governo a partire dal 1887 diede i risultati
sperati: lItalia vantava, ora, uneconomia florida che permise lo sviluppo di
industrie situate soprattutto nel Nord; a Sud, infatti, le condizioni economiche erano
ancora arretrate e non vi era una borghesia mercantile in grado di avviare
unattività. Le industrie che nacquero in questo periodo sono: Alfa Romeo, Lancia e
FIAT in campo automobilistico; Olivetti come fabbricatore di macchine da scrivere; Pirelli
come produttore di pneumatici.
Subito dopo lunità dItalia si era sviluppato il fenomeno del
brigantaggio. I briganti erano, perlopiù, contadini meridionali che protestavano con la
ribellione per ottenere dal Governo una riforma agraria che potesse loro permettere di
vivere in condizioni migliori. I briganti vivevano saccheggiando e derubando ed erano
sostenuti dai Borboni che volevano riprendere il potere.
Per fronteggiare il fenomeno del
brigantaggio fu varata una legge che proclamava lo stato demergenza; fu attuata una
repressione feroce e in quattro anni (1861/1865) il fenomeno fu debellato.
Tuttavia il problema delle misere
condizioni dei contadini rimase invariato e il Governo, con questa durissima repressione,
non fece altro che inimicarsi le popolazioni meridionali.
Il primo ad intervenire è Castlereagh che afferma che lInghilterra
rinuncerà alle terre, se le sarà assicurato il predominio dei mari; a lui replica
Alessandro I dicendo che farà lo stesso. Successivamente Metternich chiede alla Francia
ed ai presenti di stabilire a quanto debba ammontare la multa per le conquiste e i danni
causati da Napoleone; a lui risponde calmo Talleyrand con queste chiare e astute parole:
La Francia non è Bonaparte. La Francia è felice di aver riavuto il suo legittimo
re ed illustra i vantaggi del legittimismo ai presenti, che decidono soddisfatti di
applicare questo principio a tutti gli Stati europei. Il Cardinale Consalvi, che ha
assistito con molta spossatezza al Congresso fino a tale momento, si alza ed afferma che
lunico interesse del Papa è di riavere i suoi territori che dovranno essere
rispettati dagli eserciti stranieri.
Dopo Consalvi si concludono gli interventi e si stabiliscono i confini e i sovrani
che secondo il principio di Talleyrand debbono tornare al potere: i Borboni tornano in
Spagna e a Napoli, Luigi Bonaparte abbandona lOlanda e la Francia conserva quasi
tutti i territori in suo possesso nel 1791.
Alle 19.30 si conclude la prima giornata di un Congresso che durerà fino al giugno
del 1815.
ANALISI STILISTICA DELLA POESIA L
infinito DI GIACOMO LEOPARDI
La poesia
Linfinito, di Giacomo Leopardi è divisa in due parti e composta, in
tutto, da quattro periodi. Nella prima parte sono presenti alcuni enjambements
(INTERMINATI-SPAZI SOVRUMANI-SILENZI) che contribuiscono a creare
un ritmo continuo ed una musicalità del ritmo. La musicalità è ribadita
dellunione, in alcune, in alcune parole, di una vocale con una liquida (la R o la
L), in modo che la ricorrenza dalcuni suoni crei una catena sonora. Per descrivere
luoghi chiusi, Leopardi utilizza parole polisillabiche, come CARO,
ERMO, etc., mentre per i luoghi aperti, immensi usa parole
polisillabiche, come INTERMINATI, IMMENSITA, etc.
I versi della poesia sono
endecasillabi sciolti, senza rime; questo perché lautore si è ispirato ai principi
del Romanticismo, che rifiutano il tradizionale.
COMMENTO ALLE POESIE DI UNGARETTI di ILARIA CAPUNO
Sono
disceso poi nel mio dormitorio, triste e sconsolato per ciò che avevo udito, e mi sono
ritrovato in un ambiente puzzolente e stretto, con gente di tutti i tipi: Francesi,
Italiani, Spagnoli, tra cui preti, tenori, neri, belle signore e barboni. Finalmente ho
trovato il mio gabbiotto, stretto e piccolo, con un letto talmente corto, da non riuscire
nemmeno a stendere le gambe. Mi domando: perché non sono rimasto nella mia patria, chi me
l ha fatto fare di andarmene? Riuscirò a resistere ventiquattro notti in questo
cubicolo? E come farò quando ci sarà un caldo da spaccare le pietre? E chi mi salverà
dai mille cattivi pensieri che assaliranno la mia mente? Boh, prego solo Dio di non farmi
pentire di avere rifiutato lofferta di lavoro di una società di assicurazioni per
andare alla ventura. Già, perché mi assicura che in America troverò davvero fortuna?
Sono seduto accanto al suo letto: è un
mucchietto di ossa sotto le coperte e, il viso, solcato dalle occhiaie e da ventagli di
rughe, sembra quasi trasparente
Non ha mai visto il sole questo
piccolo, irriducibile papà! E pensare che gli occhi celesti come il cielo del mattino
avrebbero meritato tanta luce. Lesile filo che lo tiene legato alla vita, sta per
spezzarsi e mai, come in questo momento, voglio credere che nellal di à esistano
spazi liberi e scelte di gioia.
Per papà conosciuto come Don Pietro,
alcune parole non hanno mai posseduto un significato. E nato
predestinato, o così almeno, mi è sembrato che fosse, visto che lho
sentito parlare raramente e mai lamentarsi. La vita in miniera ha rappresentato
lunico scopo del suo stare al mondo: nessuno gli ha permesso di scegliere.
Quando ero piccolo, mi recavo di tanto
in tanto nella cava per portargli il pranzo e ricordo la sensazione terribile di
claustrofobia che provavo, lodore di polvere misto a quello del sudore e questi
uomini piccoli, perché costretti dalla necessità del lavoro a rimanere tali, che
spalavano terra rossa
Papà preparava il suo carretto e,
trascinandolo verso luscita della galleria, sembrava inebriarsi di quegli attimi di
luce. Ricordo che mi ringraziava a testa bassa e rivolgendosi più al mulo che a me,
ripeteva: semu travaggliati! Questa frase è lorigine e il senso della
sua esistenza: il lavoro non rappresenta qualcosa da fare, ma lessenza stessa del
vivere, la radice delluomo. Dal suo travaglio sono nate le nostre cinque
vite protette e la mia in particolare. In qualità di ultimogenito, ho potuto godere di
tutti i vantaggi di questa famiglia nata dal lavoro.
Mia madre ha sempre sorriso poco; la
ricordo rassegnata in ogni atteggiamento e con lo sguardo particolarmente preoccupato,
quando papà si sedeva a tavola e diceva: sugnu stancu.
Ai miei fratelli non è mancato nulla
ma si sono adattarti ad un mestiere; io ho potuto e voluto studiare ed oggi lavoro dietro
una scrivania e cresco mio figlio come un principino.
Papà non è mai riuscito ad
esprimere a parole le sue emozioni, ma ricordo con dolcezza certi lampi di orgoglio nei
suoi occhi chiari e quellunica volta che, sollevando in braccio Salvatore (mio
figlio) gli disse papà Roberto deve andare a lavorare! non usò la parola
travaglio
io appartenevo ad un altro mondo.
Ci siamo detti così poco papà
Ora mentre ti stringo la mano nodosa, vorrei ringraziarti per la dignità,
laltruismo e lamore che ci hai dedicato. Mi piacerebbe restituirti tutto!
Intere generazioni di studenti
sono state stregate da Giacomo Leopardi, poeta di Recanati, grande esponente
del movimento letterario del Romanticismo, definito dai Tedeschi tempesta ed assalto
dei sentimenti. Questa espressione sembra creata su misura per lo scrittore italiano
perennemente in tumulto emotivo, pressato dallesigenza di scrivere non tanto per
comunicare con gli altri, quanto per esprimere i suoi stati danimo alterati, le sue
violente emozioni. Leopardi non ha un pubblico ideale, un interlocutore cui si
rivolge: riversa sui fogli i sentimenti allo stato puro e, per il miracolo
dellidentificazione, trova un numero di lettori addirittura sorprendente.
La sua storia di vita è strana, in
quanto cresce in un ambiente soffocante ed affettivamente freddo, subisce le regole di una
famiglia di aristocratici decaduti e stabilisce pochi contatti con il mondo esterno, ricco
di fermenti culturali, politici, sociali.
La sensibilità acutissima si rivela
fin dai primi anni della sua vita, spingendolo ad uninsofferenza verso
lambiente recanatese, a coltivare autonomamente le sue passioni, a superare con la
forza della volontà le barriere sociali e culturali.
Pur avendo una salute cagionevole non
esita ad immergersi nella lettura dei libri, trascorrendo ben sette anni di studi
matti e disperatissimi (come lui stesso li definisce
) arrivando ad imparare il
greco, lebraico ed a stendere saggi apprezzati dagli uomini di cultura di tutta la
penisola. Ovviamente finisce per danneggiare in modo irrimediabile il suo stato di salute,
perdendo anche gran parte della capacità visiva, ma lamore verso larte, è
più forte dogni altra pulsione.
Un uomo senza limiti, senza difese il
poeta di Recanati: traboccante come fonte e privo di protezioni psicologiche. Il suo
pessimismo rasenta il desiderio di auto-annullarsi, in quanto non trova vie di scampo
nella fede e, in quei sentimenti positivi come lamore e la gioia.
Abbiamo studiato ed approfondito tre
dei suoi idilli più significativi che penso siano stati un riassunto della
sua concezione di vita.
Innanzitutto devo confessare che le sue
capacità di liriche mi hanno lasciato stupefatto; non avevo idea di uno stile così
accessibile e superbamente poetico. Il Leopardi, pur non attenendosi rigorosamente alla
metrica, crea un ritmo ed una musicalità a dir poco meravigliosi. Usa rime verticali,
cioè inserite anche allinterno dei versi, che mi sono sembrate più incisive di
quelle baciate o alternate; ricorre spesso ai termini arcaici in onore dei classici e
della loro modernità.
Per quanto riguardo il contenuto
Linfinito mi ha conquistato: è vertigine dellanima, un elogio
alla grande capacità umana di raggiungere lunica vera libertà, ovvero quella
interiore. Nessuna sbarra, nessun letto, nessuna siepe, nessun piccolo paese può rendere
prigioniero un uomo che possieda la grande capacità di viaggiare con la mente.
Gli altri idilli Il sabato del
villaggio e La sera del dì festa si richiamano in qualche modo
Toccano entrambi il tema, così attuale e vero del sapore dellattesa.
In realtà tutta la nostra vita corre
sul filo della speranza di un dì di festa: attendiamo le domeniche, i giorni festivi, le
vacanze estive e in senso più lato attendiamo di crescere, di provare nuove esperienze,
di toccare il cielo della felicità. Inutile negare che le considerazione del Leopardi
rispondono a verità: spesso i traguardi non sono allaltezza delle aspettative e la
speranza viene delusa. Non sono però daccordo con lui sullidea di felicità:
egli tende ad inseguirla; io sono del parere che vada colta giorno dopo giorno e
assaporata come dono di Dio.
Il poeta tende a crogiolarsi nel
dolore, perché è sopraffatto dal panico, cioè dal sentimento dei non credenti. La
sofferenza è di stimolo alla creatività, ma non apre la mente ed il cuore a forme più
alte di fiducia.
Nella poesia La sera del dì di
festa lautore si rivolge per la prima volta ad una donna e ci lascia capire il
suo senso di inadeguatezza rispetto al sentimento amoroso. Mi sono chiesto se fosse dovuto
alle delusioni ricevute o alla certezza che il suo amore non potesse essere corrisposta da
una donna.
Insomma di fronte alla grande capacità
lirica, alla sua straordinaria sensibilità sono rimasto senza parole, ma rispetto alla
sua concezione di vita mi è venuta una morsa al cuore: mi è sembrato un bruco mai
divenuto farfalla e ho sofferto con lui e per lui
La storia della sua vita, infatti,
delinea un carattere inquieto, ribelle, sin da giovanissimo attratto dagli ideali di
uguaglianza e di libertà sostenuti alla rivoluzione francese. Dopo le discese di
Napoleone in Italia, si instaurò anche a Venezia una repubblica giacobina e lo scrittore
che completò nella capitale veneta la sua educazione letteraria, ricoprì subito varie
cariche pubbliche.
I suoi
giovanili entusiasmi, purtroppo crollarono ben presto e forse determinarono
la predisposizione caratteriale dellautore.
Napoleone, con il trattato di
Campoformio, cedette Venezia allAustria, mostrando unassoluta mancanza di
rispetto per gli Italiani e per i valore che egli stesso aveva diffuso. Un simile
atteggiamento fece crollare le speranze del Foscolo, che, nonostante la profonda amarezza,
preferì arruolarsi nellesercito napoleonico, piuttosto che vivere alle dipendenze
di uno stato reazionario come lAustria. Da questo momento ebbero inizio i suoi
vagabondaggi; infatti si recò a Bologna, Genova, Milano e compose autobiografico
Ultime lettere di Jacopo Ortis, a cui lavorò per tutta la vita.
Si trasferì anche in Francia dove fece
parte dellarmata francese che sbarcò in Inghilterra ed ebbe una relazione con una
donna che gli diede la tanto amata figlia. In seguito tornò in Italia, dove portò a
termine la grande opera I sepolcri e venne nominato professore di letteratura
italiano allUniversità di Pavia.
Ben presto la sua cattedra venne
soppressa, per cui, ancora e sempre deluso, si trasferì a Firenze dove realizzò le
Grazie, opera rimasta incompiuta.
Dopo la caduta di Napoleone, Foscolo fu
invitato dagli Austriaci a dirigere un giornale letterario, ma egli non si fece tentare
dal desiderio di rivalsa verso i Francesi e preferì rimanere fedele alla sua libertà di
scrittore.
Proprio per tener fede alla sua
nobiltà incontaminata, scelse lesilio volontario in Svizzera e poi in
Inghilterra dove morì.
Lho definito uomo di
trincea, perché scelse una vita sempre in prima linea, coerente con le sue idee e
frenetica nel desiderio di servire delle cause. Il suo attivismo politico mette in risalto
unesuberanza di temperamento che venne regolarmente tradita, delusa ma non si arrese
alle crudeltà della storia.
Nello stesso tempo la sua visione
dellesistenza non poteva essere rosea. Le esperienze vissute e i crolli di troppo
ideali lho resero un uomo pervaso da grandissima inquietudine e da cupo pessimismo.
Sicuramente anche la vita sentimentale risentì del suo disagio, infatti non riuscì a
trovare un nido e rimase fino alla fine uccello di scogliera
Le sue poesie sono lo specchio delle
vicende che caratterizzarono la sua tormentata esistenza. Abbiamo studiato A
Zacinto e Alla sera e sono entrambe caratterizzaste dai temi delle
rimembranze, delle nostalgie, della morte. Foscolo manifesta unammirazione smisurata
per i classici, tantè che nella lirica dedicata alla sua città natìa,
sidentifica addirittura nelleroe greco Ulisse, anche se la sua condizione è
capovolta rispetto a quella delleroe omerico.
Alla sera è un sonetto
di intensa liricità, ma anche di profonda, coinvolgente tristezza. Il poeta paragona la
sera alla morte, in quanto entrambe possono essere dolci e serene e allo stesso tempo
tenebrose. Il vero nemico delluomo è il tempo, definito cattivo che
distrugge ogni ideale e tormenta lindividuo con affanni e disillusioni.
Forse lunico nido del
Foscolo è stata la grande produzione letteraria, nella quale è riuscito a riversare tute
le emozioni, le rabbie e le angosce, senza permettere alla vita di spezzare
lincantesimo della sua ispirazione
Il colonialismo fu una prova
schiacciante di tanta stolta presunzione. Già di per sé lesplosione
dellintegralismo europeo ebbe le caratteristiche della gara: come spesso accade
lavidità rende gli uomini privi di lucidità. Le varie potenze si lanciarono
allassalto dei continenti per motivi economici, ma soprattutto di prestigio e spesso
finirono col pagare amaramente la loro supponenza.
LItalia, pur di non restare
esclusa dalla corsa alle colonie africane, tentò la conquista dellEtiopia, dando
per scontato che si trattasse di una nazione di predoni innocui. La superbia
fu punita in quanto gli Abissini mostrarono di aver capito perfettamente i nostri intenti
e di possedere uomini più accaniti e numerosi dei nostri. Subimmo numerose sconfitte e il
presidente del Consiglio Crispi rassegnò le dimissioni.
I governi italiani, come ho accennato
prima, si alternavano senza garantire alla cittadinanza le riforme e il risanamento di cui
aveva tanto bisogno. Lanalfabetismo era diffusissimo, il lavoro minorile,
soprattutto nel sud, continuava a rappresentare una regola; i contadini vivevano in
condizioni di sottosviluppo e i loro tentativi di riunirsi in Fasci per
protestare furono stroncati con violenza.
Il socialismo, che rappresentava
lunico partito allopposizione, venne dichiarato fuori legge. Giolitti con la
sua politica degli equilibri e dei compromessi tenne a bada il paese per dieci anni e
sicuramente apportò delle migliorie, ma contribuì a rendere incolmabile la distanza tra
il nord industriale e il sud contadino, ridotto quasi a colonia
dellItalia settentrionale.
Iniziarono i famosi movimenti migratori
che portarono tanti nostri connazionale a trasferirsi allestero: sette milioni di
essi non fecero più ritorno in patria
QuestItalia inconsistente che
faceva rimpiangere il patriottismo e gli ardori del secolo precedente, si trovò a
fronteggiare le dinamiche europee, sempre più difficili e pericolose. Nei Balcani il
nuovo Kaiser, Guglielmo II° sospese la politica dellequilibrio e
iniziò unopera di provocazione contro la Germania, ricca di colonie e animata da
movimenti nazionalistici. I Tedeschi vivevano il momento del cosiddetto
pangermanesimo, ovvero il desiderio di riunire tutti i popoli tedeschi nella
Grande Germania; al contrario gli austro-ungarici si combattevano tra loro essendo undici
popoli con tradizioni ed etnie diverse.
Dopo i primi scontri tra i popoli balcanici, alleati della Russia,
contro la Turchia, padrona di alcuni territori dei Balcani, entrò in guerra
lAustria scatenando lodio nazionalista dei serbi.
In Europa vennero a crearsi due blocchi
e lItalia entrò a far parte della Triplice Alleanza con lAustria e la
Germania contro lInghilterra, la Russia e la Francia. LItalia aderì a tale
trattato, nel 1882, per uscire dallo stato di isolamento in cui si trovava; per garantirsi
laiuto di potenze più forti in caso di un attacco francese e per tentare di
esportare le proprie merci in Germania in un periodo di così grave penuria economica.
Si potrebbe definire unalleanza
di comodo, o, meglio ancora, di tutela dei propri interesse. La nostra nazione arrivò
alle porte del grande conflitto mondiale quasi senza rendersene conto. Fu trainata
dallEuropa e dallesigenza di ottenere dagli stranieri quelle garanzie che i
governi non sapevano dare.
Era uno stato minato dalla grande
spaccatura tra nord e sud, dallassenza di una politica interna ed estera valida;
dallemigrazione e dalla nascita della mafia, ovvero della prima forma di
anti-stato in Sicilia.
Il potere mafioso estese i suoi
tentacoli, avvalendosi del cattivo funzionamento del governo: sopperiva alle carenze,
distribuiva lavoro, corrompeva i ministri per avere e dare sovvenzioni. Nessuno riuscì ad
estirparlo ed è tuttora il veleno che corrode lItalia e che è riuscito a
ramificarsi in tutto il mondo
Una nazione così debole non poteva
essere pronta alla guerra e, allo stesso tempo, non godeva dellautonomia e della
sicurezza necessarie per evitare di essere coinvolta. Era in balìa di se stessa,
dellEuropa, del maturare degli eventi
Sono una creatura e
San Martino del Carso si richiamano nel concetto della pietrificazione. Nella
prima il poeta allude, nel titolo ad unidea di umanità che viene rinnegata dal
contenuto, che è percorso da motivi di aridità, assenza di vita, durezza. La
similitudine tra la pietra di san Michele, ovvero una delle vette del Carso, contese a
lungo nel corso della Prima Guerra Mondiale dagli eserciti contrapposti, e il pianto,
sembra paradossale, ma, in realtà si viene a creare limmagine di una pietra
prosciugata che assomiglia ad un pianto che non si vede. La conclusione sembra una poesia
in sé stessa, in quanto in sole cinque parole Ungaretti ci dà lidea di una
sentenza, affermando che la morte in quanto liberazione dai dolori si può sentire come un
bene, un dono da scontare attraverso i mali della vita
In San Martino del Carso
non è il cuore del poeta a pietrificarsi, ma viceversa, sono gli edifici, le mura del
paese ad umanizzarsi. La pietra diviene animata, in seguito allo scempio della
guerra
Il pensiero vola ai compagni dei quali
non restano neanche brandelli, ma il loro ricordo è vivo nel suo cuore che
paragona ad un cimitero, nel quale sono presenti tutte le croci. In questo caso il cuore
diviene mondo inanimato, cioè paese straziato, poiché la morte di ogni
compagno rappresenta unamputazione del proprio essere.
Le due poesie sembrano un intreccio di
sensazioni simili esposte in modo diverso e la terza, La veglia appare come
pura espressione del dolore, ma anche come fiaccola accesa sulla vita. In essa, infatti,
il poeta riassume un anno di guerra in trincea ed esprime gli stati danimo
trovandosi, per la prima volta, di fronte alla morte intesa come esperienza quotidiana,
drammatica, violenta, gratuita.
Ungaretti descrive con immagini cupe
una notte al fronte, accanto ad un compagno massacrato: indulge sui particolari fisici
terribili, quasi per renderci parte integrante dellorrore. Nella seconda parte della
lirica si esprime in prima persona e, sorprendendoci, si apre ad un desiderio di storie
belle, quali le sue lettere damore scritte nel silenzio, probabilmente per fare
esaltare il contrasto tra lo scempio della morte del compagno e la sua voglia di
resistere
di attaccarsi disperatamente alla vita. La chiusa di questa
poesia, al contrario delle altre, mette in evidenza un giovane che, come tenera
pianticella, si radica allesistenza e ne comprende linfinito valore proprio in
rapporto alle atrocità che si ritrova a vedere.
Credo che nulla sia più giusto e
sublime di tale concetto: nel dolore si impara a capire il valore di ciò che abbiamo
ricevuto in dono e a custodire ogni momento bello come pietra preziosa.
Questo personaggio verista, ricorda
molto da vicino Rosso Malpelo, cioè il protagonista della novella di un altro
grande esponente di tale movimento, ovvero Giovanni Verga.
I due ragazzi sono condannati alla
stessa miseria, allo stesso lavoro bestiale e allo stesso sprezzo da parte del prossimo;
ma i loro caratteri sono profondamente diversi. Rosso Malpelo non è stupido, ma rabbioso,
inselvatichito da una vita che lha ferito e tiranneggiato; Ciàula ha il limite
della mancanza dintelligenza, accetta la derisione e appare come una creatura
vulnerabile e poetica.
La storia si sviluppa in miniera, dove
il sorvegliante Cacciagallina impone ai picconieri di protrarre il lavoro fino
allalba e si accanisce contro coloro che tentano di protestare. Come tutti i vili
scarica la sua ostilità soprattutto sui deboli e zì Scarda rappresenta il bersaglio
ideale, infatti è anziano e sottomesso.
La figura di questo vecchio viene
tratteggiata in modo splendido da Pirandello. Lautore, infatti, nel descriverlo
fisicamente si sofferma sulla cecità di un occhio e sulla smorfia che assume in certe
circostanze, stiracchiando in modo strano il labbro inferiore. Potrebbe sembrare un
atteggiamento di scherno, invece e lespressione di tutto il dolore che zì Scarda
porta nel cuore, da quando una mina è scoppiata nella miniera, uccidendo il suo unico
figlio, accecandolo e lasciandogli leredità della nuora e di sette orfanelli.
La smorfia serve al vecchio minatore
per lasciar scorrere dallocchio buono una lacrima. Il tragitto di questa
lacrima, dovuta al sacco lacrimale malato, segna un solco sul suo viso che appare come il
riassunto di tutto il vissuto: lasciar cadere la goccia salata è il vizio di
zì Scarda
ma ogni tanto
al vizio, figlio duna immensa disgrazia, si
aggiunge qualche lacrima rimasta delle troppe versate in occasione della morte di
Calicchio.
A mio avviso, Pirandello intende
sottolineare la condizione di perenne, acuta sofferenza di questuomo, a cui la vita
concede ancora solo lenergia per lavorare e sostenere la famiglia.
Ciàula, essendo il suo operaio, lo
rispetta, obbedisce incondizionatamente agli ordini e, nella vicenda in questione, accetta
subito si svestirsi dellunico indumento che possiede, per continuare il lavoro. Le
grotte della miniera non lo intimoriscono, anzi il saliscendi diurno che è costretto a
fare per portare i carichi, gli permette ogni tanto di godere di qualche raggio di sole!
Ciàula ha paura dun altro buio,
quello definito vuoto
forse perché non contenuto tra le cave
della notte!
Lo teme dal giorno terribile
dellesplosione della mina che uccise il figlio di zì Scarda e accecò il vecchio.
In quella notte atroce il buio aveva indotto nellanima del ragazzo uno smarrimento
così profondo, che si era messo a correre senza meta.
Anche nella notte della novella Ciàula
è spaventato dallidea di dover salire coi carichi sulle scale e scorgere
quellinfinita solitudine
Zì Scarda lo carica senza pietà, perché in virtù
della legge dei deboli, il ragazzo è lunico possibile oggetto della sua
frustrazione, e Ciàula, tramortito dal peso, arranca verso la salita. Nel corso di essa
la paura di affacciarsi sul buio nemico, diventa più forte del dolore, tantè che
emette un verso diverso da quello solido, più roco e straziante.
A questo punto la novello di Pirandello
sembra schiudersi come un fiore: il suo verismo non esclude la poesia, anzi, la esalta,
infatti il finale è caratterizzato da un lirismo struggente.
Ciàula, arrivato agli ultimi scalini,
si trova inondato dalla luce argentata della luna
Lascia cadere il carico, vi si
posa sopra e scopre con la purezza del fanciullo , qualcosa che sapeva esistesse, ma non
immaginava così radiosa. Sembra che tutto il bisogno di tenerezza, damore di questo
ragazzo sfortunato si appaghi di tale visione.
Ciàula piange di gioia, non ha più
paura, non è più stanco
esce dallinvolucro di carne e diviene poesia pura!
Quasimodo, ad esempio, riesce a
regalare immagini, a far ascoltare suoni, ad esprimere rabbia, vergogna, amore con versi
limpidissimi, nei quali le metafore, i simbolismi e le analogie sintetizzano le situazione
con una potenza che forse un intero libro non possederebbe.
Le sue allusioni ai morti lasciati come
cose sulle piazze dai Tedeschi, al figlio partigiano appeso al filo del
telegrafo, quale novello Gesù e ai lamenti dei bambini, innocenti come belati
di agnelli, sono più che sufficienti a rendere lidea dello sterminio, di una
violenza gratuita. Il poeta afferma che, in tempo di guerra, è impossibile scrivere versi
e fa riferimento alle cetre appese ai salici in segno di protesta
In realtà
Quasimodo non smette di scrivere anzi dona alle liriche una forza infinitamente più
grande, le trasforma in urla di dolore, in pugni nello stomaco del mondo.
A mio avvio il tacere sarebbe solo un
gesto di viltà e non potrebbe trovare spazio in anime grandi. Quasimodo vive il suo
tempo, ha sul cuore il piede straniero e lancia il suo messaggio denso di
provocazione.
Leggendo i suoi versi strazianti non ho
potuto fare a meno di accostarlo ad altri artisti e, in primo luogo, ad un altro poeta,
Giuseppe Ungaretti, partecipe in prima persona della realtà della guerra e capace di
esprimerla nelle sue liriche particolarissime, fatte di immagini, sensazioni, istantanee.
Uno stile unico, il suo, slegato da tutti i canoni, essenziale, conciso fino
allinverosimile, eppure capace di trafiggere come una lama.
Le storie degli uomini, coinvolti in
tanto orrore, sono parole tremanti nella notte, foglie sugli alberi
dautunno; cuori divenuti paesi straziati.
Dietro i versi di entrambi i poeti,
leggo la voglia di denunciare, di sollevare le parole, affinché, come pietre si scaglino
contro la dignità calpestata.
Il tema della guerra viene trattato da
angoli di visuale simili a quelli dei poeti, anche in molti brani di letteratura.
Nel libro di Marcello Curti
Quando eravamo brava gente ad esempio, ci siamo trovati di fronte a molte
situazioni inerente al secondo conflitto mondiale e alle sue conseguenze. Vorrei far
riferimento alla novella Gli occhi dei bambini perché credo che riprenda in
maniera splendida il tema della dignità, cui ho accennato prima.
Fritz Muller, tenente al tempo della
guerra, torna a Marzabotto, dove si sono svolte alcune delle battaglie più cruente di
quel periodo, in gita con la famiglia e il nipotino e il destino lo mette di fronte
alluomo che lo vide uccidere a sangue freddo il suo fratellino nel confessionale di
una chiesa. Costui gestisce unedicola, riconosce il volto del carnefice che lo
perseguita da una vita e apre una varco doloroso come una coltellata nella memoria del
tedesco: non fa riferimento allaccaduto
si limita a complimentarsi per la
bellezza del nipotino, per i suoi occhi di cielo
così simili a quelli del
fratello
Lautore ci insegna come le parole
possano uccidere più delle pallottole, soprattutto quando scavano nelle paludi dei
rimorsi.
Il rimorso è il tema trattato anche
nel bellissimo brano di Marino Cassini Ombre. Il protagonista, per amore di
una donna, ha tradito i suoi amici partigiani, facendo sì che venissero fucilati e, dopo
quarantanni, nel giorno dellanniversario della fucilazione, subisce una sorta
processo-incubo da parte dei vecchi amici.
I fantasmi del passato lo assalgono con
tanta ferocia che trascorre unintera notte nel bosco, tra i fulmini, la pioggia, il
fango, a discolparsi e ad invocare pietà. La giuria dei fantasmi, nel terribile delirio,
lo condanna ed egli non sopravvive al tormento interiore.
Credo che sia giusto sottolineare
quanto sia diversa la dignità dal cosiddetto eroismo. I protagonisti
dei vari brani sono pervasi dal terrore, non perché privi di forza, ma in quanto chiamati
a dar prova di valore, uccidendo altri uomini.
I brani La strana guerra
Ray di Gary Paulsen e La paura di Federico Di Roberto, sottolineano
proprio gli aspetti umani della guerra: la volontà di trasformare in nemici delle
creature che potrebbero vivere serenamente insieme.
Il giovane Ray non poteva accettare di
star lì a sparare agli altri uomini come al tiro al segno, sentiva che si stava
auto-annientando
e poi, come tutti, veniva travolto dallingranaggio della
macchina della morte: uccidere per non essere ucciso! Quando lo costringono a sparare ai
bambini, esce da se stesso, diviene un guscio vuoto, un fantoccio
La paura è un esame feroce
dellinsensatezza della guerra, delle sue leggi, dei suoi cosiddetti
premi
La voce di tutti questi autori si leva
alta, ricorda, provoca, induce a riflettere, a capire il valore della pace.
Prima di soffermarmi su alcune delle
tele ammirate, vorrei riuscire ad esporre il senso del termine Impressionismo.
Gli autori di questa corrente erano volti ad evocare le impressioni fuggevoli della
realtà. Così come i Romantici tendevano a cogliere la precarietà e lintensità
dei sentimenti umani, gli artisti impressionisti volevano rapire lattimo in
fuga, cioè il riverbero del sole, le nuvole in transito nel cielo, il riflesso
dellacqua. I temi prediletti erano proprio quelli della natura, tantè che i
pittori andavano a dipingere dal vero, allaria aperta, facendo così importanti
scoperte sul mutare dei colori rispetto alle diverse ore del giorno. Prediligevano i
colori ad olio, ma usavano anche pennelli e pastelli, dando poca importanza ai contorni:
il disegno costituiva labbozzo, lidea, i colori rappresentavano il vero
contenuto dellopera.
Questa arte nuova, in un certo senso
rivoluzionaria, perché legata alla sfera emotiva, si addiceva ad una società in
cambiamento, nella quale ai punti di riferimento classici, si sostituivano quelli della
una nuova classe sociale emergente: la borghesia. Alle pitture che esaltavano lo stile la
perfezione, le regole si prediligevano pitture rappresentanti personaggi famosi e si dava
poca importanza alla decomposizione del colore.
Nellarte impressionistica,
laddove esistevano rappresentazioni di persone, si trattava di figure comuni, esaltate
nellespressività e dagli sfondi paesaggistici ricchi di colore. Basta esaminare un
dipinto di Monet Lo stagno delle ninfee per carpire lessenza
dellarte impressionistica: si tratta di un luccichio di migliaia di riflessi che
caratterizzano un paesaggio saturo di luce. Cezanne, suo contemporaneo, lo descrisse
definendolo solo un occhio, ma Dio che occhio!.
Torniamo alla seconda metà
dellottocento, ovvero al tempo in cui si formò la corrente del Romanticismo. Questo
era un movimento culturale che esaltava la libertà, valorizzava il sentimento, il popolo,
la nazione.
I romantici erano spesso in contrasto
con la società che impediva loro di esprimersi liberamente in tutti gli ambiti, sia
quello culturale, sia quello pittorico o letterario; essi tendevano ad esaltare le
passioni e il sentimento.
A livello letterario tale corrente
portò alla nascita del romanzo storico, i cui grandi esponenti in quel periodo erano
Walter Scott, Alessandro Manzoni e anche Victor Hugo, poeta francese, che componeva drammi
storici. I romantici rifiutavano la tradizione, i modelli e quindi rifiutavano la
mitologia, affermando che luomo si doveva battere per la libertà della nazione.
Inevitabilmente si venne a creare una
forte contrapposizione tra illuministi e romantici.
I primi sostenevano che dalletà
delloro la storia era in decadenza ed aggiungevano che il medioevo doveva
considerarsi lepoca dellignoranza, mentre per i romantici la nascita dei
popoli e dei comuni rappresentava linizio di quello che per loro era il concetto di
nazione.
Intanto, mentre larte
impressionistica era sostituita dal cubismo, movimento che esaltava le figure geometriche,
alcuni gruppi letterari sostennero la necessità della rappresentazione del reale. Nacque
così il realismo, il naturalismo in Francia ed il verismo in Italia. Tutti gli esponenti
di questi movimenti nelle loro opere letterarie e teatrali mettevano in evidenza la
realtà oggettiva. Essi si spiravano alla concretezza, senza indulgere al sentimento o
alle illusioni. Ricordiamo nel campo letterario Verga e Capua in Italia e Zola in Francia.
Tra
il 1790 e il 1840, in tuttEuropa si sviluppò un movimento storico, sociale,
culturale che esaltava il sentimento, la libertà, la patria, la Nazione,
lindividuo: il Romanticismo. Dal punto di vista politico questo movimento si mosse
di pari passo con il Liberalismo; infatti, il Romanticismo esaltava la capacità
dellindividuo, come ho già detto, e i diritti di ciascun cittadino, proprio come il
Liberalismo. Gli artisti romantici rifiutano i modelli, il tradizionale, ed operano in
modo del tutto personale, rivoluzionario, tenendo sempre conto dei propri sentimenti e
considerando la natura un mistero impenetrabile. In quasi tuttEuropa, i suddetti
sentimenti sono i protagonisti del Romanticismo, mentre in Italia tutto questo passa in
secondo piano, si pensa di più al lato patriottico del movimento. Si esaltano le libertà
dellindividuo e del cittadino e si rifiuta il Cosmopolitismo, ovvero
luguaglianza di tutti gli uomini del mondo. In Italia, il Romanticismo procede
insieme al Risorgimento, di cui è lespressione. Molti ideali romantici spesso
degenerano: lesaltazione del sentimento si trasforma in Sentimentalismo,
lIndividualismo in Velleitarismo, cioè laspirazione inutile alla grandezza,
con conseguenza delusione; lidea della Nazione degenera in Nazionalismo, ovvero
Fanatismo. Infine, il senso del dolore si trasforma in Vittimismo, ovvero il crogiolarsi
sui propri affanni. Ovviamente il Romanticismo è contrapposto allIlluminismo,
poiché questo esalta la ragione, non il sentimento, ritenuto inutile e superficiale. I
Romantici sostenevano che, se la ragione aveva portato a bagni di sangue (Rivoluzione
francese) i sentimenti potevano portare alla giustizia finale. Molte opere di grandi
esponenti romantici sono pervenute fino a noi; a mio avviso, le più rappresentative sono
le poesie del Leopardi, grande autore ottocentesco, e le opere del Manzoni, famoso per il
celebre romanzo storico I promessi sposi. In musica si esaltò il pianoforte
ed il violino, ai quali lavorarono grandi musicisti come Beethoven e Wagner. Il
Romanticismo ci ha tramandato limportanza di leggere dentro noi stessi e
di comprendere meglio il nostro animo.
Quella che
è passata alla storia come La grande guerra fu causata da una serie di
circostanze economiche e strategiche. Innanzitutto si formarono delle alleanze: Germania,
Austria- Ungheria e Italia strinsero un accordo, chiamato Triplice Alleanza, con cui
ognuno dei tre stati si impegnava ad intervenire in difesa degli altri due in caso di
guerra; in particolare, la Germania temeva di essere attaccata dalla Francia, come
rivincita dopo la sconfitta nella guerra Franco-Prussiana del 1870. Invece, in Italia gli
irredentisti (seguaci di un movimento che mirava ad ottenere la restituzione
dellAustria delle due città di Trento e Trieste) protestavano per lunione con
lAustria, nemica di sempre. Il resto delle grandi potenze (Francia, Russia,
Inghilterra) andarono a costituire la Triplice Intesa, per proteggersi
dallespansione tedesca.. La Francia aveva un motivo in più per combattere la
Germania: questa, infatti, al termine della guerra Franco-Prussiana si era impossessata
dellAlsazia e della Lorena, regioni ricche di ferro ed in pieno territorio francese.
Per lInghilterra era lo stesso: la Germania si era creata una flotta degna di poter
competere con quella inglese, che fino a quel momento aveva il dominio dei mari. Inoltre,
proprio in quel periodo si stava sviluppando un fenomeno di proporzioni enormi: il
Colonialismo, ovvero la corsa degli Europei alla conquista di territori anche
extraeuropei. La Francia e lInghilterra vedevano lespansione coloniale della
Germania e dellItalia come un ostacolo ai propri interessi. Infatti, gli Inglesi
volevano conquistare lAfrica dal capo al Cairo, cioè da Sud a Nord,
mentre i Francesi miravano ad estendere il proprio dominio da Est a Ovest, ma entrambe
erano ostacolate dalla presenza, al centro ed in molte altre zone dellAfrica, della
Germania e dellItalia. Furono tutti questi i presupposti che determinarono, almeno
in parte, lo scoppio della 1° guerra mondiale. Sia la Germania, sia lInghilterra,
sia la Francia credevano che il conflitto sarebbe durato soltanto poche settimane. Tutti
sappiamo che, purtroppo, non fu così.
Nella
poesia Il sabato del villaggio, Leopardi scrive di una fanciulletta che sta
tornando a casa dalla campagna con un fascio derba in una mano e, nellaltra,
un mazzo di rose e viole con cui ornare il suo petto e i suoi capelli, in occasione della
festa dellindomani. Poi, egli descrive una vecchia signora che, seduta a filare
insieme alle compagne, racconta della sua giovinezza, di quando anchella si faceva
bella per la festa e ballava con gli amici. La scena si svolge al tramonto: tutto diventa
scuro, il cielo si colora di un azzurro cupo e le ombre si allungano non appena comincia a
splendere la luna.
La
campana suona, confortando i cuori e annunciando la festa che sta per arrivare. I bambini
rumoreggiano, gridando e saltando qua e là nella piazza mentre lo zappatore, fischiando,
si accinge a consumare la sua cena, pensando allindomani, quando potrà finalmente
riposare. Il falegname del villaggio seguita a lavorare per tutta la notte, alla luce di
un lume, con i suoi attrezzi, sperando di finire il lavoro prima dellalba Segue poi
una riflessione del poeta, che afferma che il sabato è il giorno più gradito della
settimana, poiché pieno di gioia nellattesa della festa, che, al contrario, è
spesso, per lautore, piena di noia, di delusione e densa di pensieri per le fatiche
che dovranno essere affrontate il giorno successivo. Infine il Leopardi si rivolge ai più
piccoli, invitandoli a godere della fanciullezza, età colma di speranza e attesa
delletà adulta che il poeta, nel suo pessimismo, considera però deludente e
triste.
POESIE
L'UCCELLO:
a pochi
metri si fermò,
molliche di
pane beccò
in una
pozzanghera bevve.
Lo guardai,
se ne
accorse,
spiccò il
volo
verso gli
spazi.
lacrime
fuggenti
per chi
perde l'anima
nel tremito
delle foglie,
nel sussurro
del verde.
Lì era la
libertà,
lì il canto
segreto
d'una
moltitudine d'uccelli,
lì la corsa
nei prati
della vita.
offersi
briciole;
trepidando
indeciso
smarrito mi
guardò
volando
verso il nido.
un bianco e
lucente uccello:
tenero,
indifeso
presso il
cancello scese.
Piume
argentee,
preziosi
gioielli indossava:
innocenza e
semplicità.
Flessuoso
diamante,
cercava
suoni
per
avvicinarsi a noi.
Mi mossi,
volò
lontano;
svanì come
i sogni
più
delicati ed importanti
lasciando
polvere di nebbie.
Becchettava
un dorato chicco, il piccolo uccellino.
E poi
saltellava da un ramo all'altro,
come
cercasse un rifugio
che lo
riparasse dal gelido vento.
Cercai
invano di afferrarlo
ma lui volò
via,
verso il
focoso orizzonte,
per poi
scomparire tra le scarlatte nubi.
LA NATURA:
piante,
alberi, fiori
densi
profumi portano all'anima.
Un piccolo
torrente scorre
pesci veloci
scintillano
iridato
arcobaleno acquatico.
Una
moltitudine d'uccelli
danza nella
luce.
Nell'erba
affondo
nello
splendore verde.
Un alito
m'accarezza,
come musica
il vento
attraversa
il silenzio
ed errabondo
conduce al
cielo.
verso il
fiume puntò
dall'alto
ramo lassù.
Sui ciottoli
della sponda si posò,
uno sguardo
qua, uno là,
il capo
verso l'acqua piegò.
Uno
sguardo...e volò
un battito
veloce;
in mano la
briciola mi restò.
Le
ali leggere
sulle onde
oscillava;
riposo sembrava cercare
ma di nuovo,
sospeso,
sul mare
volteggiava.
Schiuma
bianca sembrava
perenne
esploratore
in cerca di
cibo.
tempestoso
come la
vita.
Temo la
burrasca,
il frangersi
delle onde
sugli
scogli.
Amo la sua
distesa,
la pace del
suo
tranquillo errare.
su prati di
cotone riposo.
Al vento si
levarono le rondini:
stridevano
come diamanti su vetro.
Nuvole
bianche nel cielo,
mucchi di
panna fresca:
sensazione
piacevole nella bocca.
Rapido le
nubi il sole illuminò,
di
sfavillanti fiori rifulse il cielo.
fui al
galoppo su un bianco destriero:
di libertà
intenso desiderio.
SOGNI
LONTANI:
Il tramonto
rosseggia,
un passero
mi si avvicina.
Mesto ed
impaurito m'osserva,
non fugge.
Può
l'eternità durare un attimo?
Volò
lontano
ed i miei
pensieri con lui.
la quiete
regnava,
in una
pozzanghera
un passero
balzò.
Bevve un po'
d'acqua
le piume
candide schizzò.
M'avvicinai,
quel fulmine
lucente
il volo
spiccò,
nel nido
tornò.
il capino
scosse
in cerca
d'insetti.
Smise,
volò
nell'erba alta,
sofficemente
atterrò
qual fiore
nel vento.
Beccò
nell'erba,
tentai di
catturarlo;
atterrito mi
guardò,
il volo
spiccò.
bello dormir vicini
uniti da una
musica
di brividi
ed emozioni
raccontando
con gli occhi
il miraggio
d'amicizia
che non
conosce peccato,
non
distingue il colore.
Amico di
un'estate,
bello
contare le stelle
nelle
magiche notti,
ogni gioia
ogni dolore
svanivan
nella stretta
di due
piccole mani
di uguale
calore,
di diverso
colore.
AL
GABBIANO
filtri la sua organza
dipingi
cerchi di luce
lasciando
arcobaleni
di dolore
nel cielo.
Mi sembra il
canto tuo
un pianto
soffocato
mentre ti
avvicini
all'acqua
cristallina
al cuore mio
di brina.
Seduto sulla
sponda
osservo i
tuoi volteggi
il cibo a
fior di spuma
il battito
vibrante
verso una
meta oscura.
Quant'è la
solitudine?
Quale la tua
paura?
Io, legato
alla terra,
ad una fissa
dimora
non so se la
tua vita
fatta solo
di voli
conosca
anche gli amori...
stillante
lacrime di
rugiada
camminavo.
Un grillo ed
una cicala
la quiete
straziavano,
nelle mie
orecchie
risuonavano.
Nella mia
mente:
un oceano di
pensieri.
L'UCCELLINO
DISPERATO:
il piccolo
uccellino;
la mamma ha
perduto.
Il suo
pianto disperato
nessuno
ascolta;
tornerà mai
per lui il
sorriso?
Un nido
scorge.
Vola, vola:
un amico
lo curerà.
Un cuore
lo
accudirà.
lasciando
una scia d'acqua
mentre bacia
la riva.
Guardo
all'orizzonte
osservo il
sole tramontar,
il cielo è
rosso, rosa, blu.
In cuor mio
cresce un amore per il mare,
un amore
che non ha
colore.
tra le nubi
volava,
su un prato
si posò,
un insetto
mangiò,
il volo
spiccò,
fragile e
fugace
come il
tempo che passa.
L'UCCELLINO:
un uccellino
vidi;
per qualche
attimo
lo fissai.
Fino alla
riva di un lago
volò,
un lombrico
afferrò.
Con lo
sguardo
lo seguii,
verso un
pino
volò
il pane
nelle mie mani
restò.
LA
SPIAGGIA:
osservando
il sole tramontare,
mi accorgevo
di una luce,
una luce
piena di colore.
Sulla sabbia
immobile
il mare
oscillava:
una mitica
atmosfera,
in tutto il
mondo, s'espandeva
le onde
sovrastavano i nostri cuori
già alti in
una marea d'amore.
Le nostre
orme s'imprimevano
su un
tappeto
ardente e
vellutato;
le nostre
mani, di nuovo, s'intrecciavano.
Ma quel sole
alto, rovente,
c'impediva
di
continuare quel dialogo
d'intesa e
d'amore.
A nascondino
giocavo;
un uccellino
sbucò nel prato:
piccolo,
bello, dorato,
qualcuno
l'aveva azzoppato.
Con me lo
presi
e, dopo
averlo curato,
quasi bimbo
delicato,
lo lasciai
rinnovato.
Quale
freccia libera
nell'azzurro
si librò.
Ugo
Foscolo nacque nel 1778 a Zante, isola dello Ionio, da madre greca e padre veneziano. Nel
1792, dopo la morte del padre, si trasferì a Venezia, dove venne a contatto con le idee
della Rivoluzione francese. I sospetti del governo veneziano, riguardo alla sua simpatia
per le idee rivoluzionarie, lo costrinsero allesilio, Quindi, viaggiò per
lItalia, la Francia, lInghilterra e la Svizzera e assume diversi incarichi;
oltre che poeta e scrittore, fu redattore, giornalista, funzionario del governo e si
arruolò, addirittura, nellesercito napoleonico. Nel 1797, anno del trattato di
Campoformio, Foscolo subì una forte delusione, proprio a causa della causa della cessione
del Veneto allAustria da parte di Napoleone, uomo in cui egli aveva riposto tutta la
sua fiducia. Nonostante ciò, egli non lasciò lesercito poiché, benché
considerasse Napoleone un traditore, era convinto che le riforme da questi attuate in
Italia fossero molto importanti. Le vicende di quel periodo gli ispirarono una famosa
opera: Le ultime lettere di Jacopo Ortis, nella quale, indirettamente, il
poeta esprimeva la sua delusione. Altre sue opere significative furono: i dodici
Sonetti, i Sepolcri, le Grazie ed alcune tragedie.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita, confortato dalla figlia Floriana, in
Inghilterra, dove morì nel 1827. Nel 1871 le sue spoglie furono trasportate a Firenze e,
ancora oggi, riposano, nella chiesa di S. Croce, accanto a quelle di atri grandi
personaggi. Il Foscolo ha, sicuramente, una concezione piuttosto materialistica
dellesistenza. Sostiene, infatti, che essa è un ciclo perenne di morte e
trasformazione della materia, accompagnato da una serie di ideali: la patria, la libertà,
la virtù, la poesia che, secondo il suo punto di vista, erano delle illusioni. Esse,
comunque, rendendo il poeta dimentico della morte, del nulla eterno, che a questa fu
seguito, sono considerate necessarie. Foscolo, senza alcun dubbio, fu uno dei maggiori
esponenti della cultura neoclassica sette-ottocentesca.
RELAZIONE
SUL LIBRO NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE