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Per gli istituti uno spazio di libertà dal 1° settembre

L’autonomia debutta con il 15% delle materie

L’autonomia scolastica, dal 1° settembre 2000, si eserciterà sui vecchi programmi e orari di insegnamento. Tuttavia, il 15% della quota oraria obbligatoria potrà essere "riempita" dagli istituti a cui verrà attribuita l’autonomia e la personalità giuridica. Le singole scuole potranno confermare, anche per la quota del 15% il curriculum nazionale, oppure realizzare compensazioni tra le discipline previste dagli attuali programmi o introdurre nuove materie. Lo prevede lo schema di regolamento preparato dal ministero della Pubblica istruzione, che deve ancora essere registrato dalla Corte dei conti, ma che è già consultabile su Internet all’indirizzo www.istruzione.it.

Lo spazio di libertà affidato agli istituti conferma quanto già previsto nella sperimentazione dell’autonomia, che da settembre entrerà a regime.

Gli istituti potranno utilizzare, per realizzare i curricula, tutti gli strumenti di flessibilità previsti dal Dpr 275/99, che costituisce la "magna charta" dell’autonomia scolastica: per esempio, potranno organizzare le lezioni per moduli, anche senza tener conto dell’unità della classe, distribuendo le lezioni su cinque giorni alla settimana anziché su sei. Tuttavia, se l’unità di insegnamento non coincide con l’ora "canonica", occorrerà — alla fine dell’anno — far tornare i conti, in modo da non ridurre l’orario obbligatorio annuale.

La flessibilità organizzativa, l’autonomia nella didattica e nel curricolo mirano — lo ricorda anche lo schema di regolamento — a rispondere al meglio alle diverse esigenze formative degli studenti. E contro il sospetto che la scuola assesti la qualità dell’insegnamento verso il basso, lo schema di regolamento esorta a promuovere anche «percorsi individuali» per valorizzare gli alunni più capaci e meritevoli, non trascurando di recuperare gli studenti che «presentano carenze di preparazione».

Da settembre, dunque, le scuole affronteranno la sfida dell’autonomia senza la "rete" della sperimentazione. I risultati dipenderanno da molteplici variabili: dal contesto sociale e territoriale alla disponibilità di risorse da parte dei singoli istituti fino alla capacità e alla volontà degli insegnanti di investire, in modo nuovo, la loro professionalità. In questo quadro si colloca la partita che i sindacati della scuola e il ministero della Pubblica istruzione stanno disputando per le risorse aggiuntive, destinate all’aggiornamento professionale e all’adeguamento degli stipendi.

A supporto dell’autonomia mancano poi altri "puntelli". Innanzitutto va realizzata la riforma dell’amministrazione, che a livello periferico prevede la soppressione dei provveditorati provinciali e l’istituzione di direzioni regionali (con ramificazioni nel territorio). Il compito principale delle nuove strutture, oltre a curare l’arruolamento e i movimenti del personale, sarà fornire supporto e consulenza per l’autonomia. Tuttavia, lo schema di regolamento, in base alla legge 300/99, deve ancora essere approvato definitivamente dal Consiglio dei ministri.

Quindi deve essere varato «l’organico funzionale di istituto», previsto nel Ddl collegato istruzione, all’esame del Parlamento. L’organico funzionale sarà costituito, per la scuola secondaria, con riferimento a ciascuna classe di concorso, sulla base dell’orario settimanale obbligatorio di insegnamento, con eliminazione delle frazioni di posto. Queste dovranno essere arrotondate all’unità o coperte con rapporti di lavoro a tempo parziale. Per ogni insegnamento del curricolo obbligatorio dovrà essere assegnato almeno un docente. In questo modo ogni istituto dovrebbe guadagnare in risorse umane, così da poter migliorare l’offerta formativa.

Infine, devono essere definite le regole contabili per le scuole, che potranno contare su un budget, senza vincolo di destinazione deciso dal centro. Al ministero si sta lavorando per mettere a punto il regolamento contabile, dopo la fase di consultazione condotta su un testo provvisorio dall’ex ministro della Pubblica istruzione, Luigi Berlinguer. Rispetto al testo diffuso all’inizio dell’anno (si veda «Il Sole-24 Ore» del 23 dicembre 1999) pare ci siano ripensamenti rispetto al criterio di cassa, poiché la regola della competenza e la gestione dei residui sembrano consentire agli istituti maggiori margini di manovra.

Maria Carla De Cesari
21 giugno 2000

Regolamento, recante norme in materia di curricoli nell'autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n.275

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