Caro amico ti scrivo.........

 

Storie da non credere


Halloween 1000 anni dopo (I e II parte)

Racconto....

 

Scriverlo è più facile...

    

Lettera ad una mamma

A Lui

IL fiore.......

Siete partiti per la pace

La strage di Nassirja...

Ai nostri eroi

La pace

Sognando la pace

Ho visto....

Per me il mondo è.....

Amore irraggiungibile

Nella nebbia

Nel silenzio

Papà speciale

Onde

Vita perduta

11 Marzo

L'ombra

Sogno la pace 

Il Mito

Acqua fresca cristallina

Acqua sole speranza

Dediche

La mia sera

Semi di suono

La pazzia

L'acqua

L'acqua è di tutti

Libertà

Tu ora

Lacrime di bambino

Silenziosa primavera

Acqua di fiumi

Tempera azzurra

Che romantico questo Dracula!!

I bambini non votano

Goccia

Sulla riva del mare

Il mare è una lacrima

Il mare

Lo specchio del cielo

Lo specchio del sole

La nuvola verde (di Federica G.)

La nuvola (di Federica Z.)

Il futuro di G. Rodari

La sera

Ai morti di Nassirye

Io amo ogni albero

Primavera

Racconto una mia esperienza....

Al mercato

Rinascere animale

Il mio gatto

Bandiere

Il sogno

Il tesoro dei monaci

La maledizione del Castellaccio

La primavera

Emozioni primaverili

I gabbiani

La primavera è arrivata

Sopravvivere con i lupi

 

 

 

I miei pensieri
Riflessione

Commento alla poesia Futuro di Rodari

        

               
 





Halloween 1000 anni dopo

La storia che vi stiamo per raccontare non è per i deboli di cuore. Una festa di Halloween di venti anni fa… tenetevi forte il bello inizia adesso.

Eravamo due ragazze di 15 anni e frequentavamo ancora il liceo, era una mattina d’inverno quando la ragazza più popolare della scuola, Jane Lesner: una ragazza fanatica e adorata da tutti i ragazzi della scuola, ci invitò alla sua festa di Halloween. Rimanemmo sbalordite, non pensavamo che una ragazza del suo livello invitasse due come noi alla sua festa, ma se eravamo in grado di sapere quello che sarebbe successo in quella terrificante notte, non ci saremmo mai andate. Quel pomeriggio eravamo molto eccitate, sapevamo che a quella festa ci sarebbero stati tutti i ragazzi della scuola.

Finalmente arrivò il fatidico momento. Di corsa raggiungemmo Main street 1902 bussammo alla porta e… rimanemmo a bocca aperta… quella casa era immensa, avevamo quasi paura di perderci. C’erano due scale lunghissime che portavano a corridoi che facevano rabbrividire solo a guardarli, il pavimento era talmente lucido che ci si poteva specchiare dentro, dopo aver camminato per quasi 5 minuti giungemmo finalmente al salone; trascorremmo gran parte della serata a fissare tutti quei bei ragazzi che c’erano alla festa, fino a quando una nostra amica ci invitò ad uscire. Camminammo per più di 5 minuti per un sentiero cupo e freddo appena arrivate scorgemmo un enorme castello, una nostra amica notò una porta sul retro aperta il nostro corpo tremava come se avessimo ingerito dei cubetti di ghiaccio, entrammo lo spettacolo era terrificante e disgustoso, il soffitto era ricoperto da una fitta rete di ragnatele, la voglia di andarsene era tanta ma in quella casa c’era qualcosa che ci tratteneva. Ci facemmo coraggio e salimmo a passi lenti e stentati su per una scala che dava al piano superiore. I gradini scricchiolavano sotto i nostri piedi ed era come se ci incitassero ad andarcene; non era possible forse i nostri occhi non vedevano bene o forse la paura ci aveva giocato un brutto scherzo, ma davanti a noi c’era un vortice. Un rumore richiamò la nostra attenzione… qualcuno stava salendo le scale: ci dovevamo nascondere, ma dove? L’unica soluzione era buttarci nel vortice ma nessuno osava farlo, intanto i passi cominciavano ad avvicinarsi così decidemmo di tuffarci in quella spirale della morte. In quella frazione di secondo non riuscimmo a capire cosa stesse succedendo, tutto girava intorno a noi e ad un tratto ci ritrovammo per terra. Quello che vedevamo non era la nostra dimensione bensì un posto desolato: davanti a noi non si vedeva altro che montagne sabbiose e paludi, tutto era avvolto dalle tenebre, era come se il sole non fosse mai nato in quel luogo scordato da Dio. Avevamo bisogno di un posto dove passare la notte ed ecco il profilo di un castello in lontananza.

Se volete sapere come andrà a finire vi basterà leggere la seconda parte del racconto.

Alla prossima puntata!!!!!

                                                                 Chiara Odoardi

     Veronica Pesoli III L                    

 

HALLOWEEN 1000 ANNI DOPO (2° PARTE)

… quando la luce si riaccese il maggiordomo era scomparso nel nulla, la paura ci assalì e subito dopo ci accorgemmo che anche la nostra amica era scomparsa…

Scendemmo le scale e aaah!!!!!!!!! Uno spettacolo terrificante si presentò davanti ai nostri occhi, la nostra amica giaceva priva di sensi a terra.

Ci avvicinammo a lei pensando che fosse soltanto svenuta, ma non era così…

Notammo due buchi sul lato destro del suo collo e appena la toccammo per accertarci che era morta si polverizzò davanti ai nostri occhi increduli.

Volevamo andarcene da quel castello maledetto e, come nella scena di un film horror, cominciammo a cercare una leva che ci aprisse un passaggio segreto.

Frugammo nelle mensole, sotto letti e divani, provammo a spostare tutti i libri delle librerie ma niente, di un passaggio segreto non c’era neanche l’ombra.

Esauste ci sedemmo per terra ormai sicuri che niente ci avrebbe fatto uscire da quel posto, fino a quando sentimmo un rumore che proveniva da sotto il pavimento… ma certo! Bisognava cercare una botola, qualcosa che ci conducesse ad un eventuale piano sotterraneo.

Dopo varie ore di ricerche non trovammo niente fino a quando, io e la mia compagna di

avventura, ci dirigemmo verso un antico tappeto persiano e, spostandolo con molta delicatezza, trovammo quello che stavamo cercando: una botola.

Appena la aprimmo un’aria agghiacciante ci avvolse, era tutto terrificamente tetro, ci doveva essere qualcosa di mostruoso là sotto, comunque dovevamo scendere altrimenti non saremo mai riuscite ad andarcene.

Appena scese le scale ci ritrovammo davanti una serie infinita di celle con dentro tanti scheletri; ed era come se le loro anime ci proteggessero perché non volevano che anche noi come loro rimanessimo intrappolate in quel castello maledetto.

Davanti a noi si presentò un cartello con la scritta:” se ti fissa con i suoi occhi che impietriscono gli sciocchi, cerca subito una scusa non guardare la medusa”.

Sul muro vedemmo delle ombre, erano dei serpenti, subito buttai la mia amica a terra e le dissi di non guardare in faccia quel mostro altrimenti si sarebbe pietrificata.

Con molta cautela ci alzammo e ci bendammo gli occhi con alcuni pezzi dei nostri vestiti e proseguimmo seguendo una luce che ci copriva di calore.

Arrivate davanti alla porta subito la chiudemmo, ci togliemmo le bende e… ci ritrovammo in un giardino pieno di statue, pensavamo che era tutto finito quando la mia amica prese uno specchietto che aveva nella tasca e lo mise da vanti a noi.

Quando lo togliemmo la mostruosa creatura era diventata di pietra e tutto ad un tratto un vortice ci risucchiò.

Quando finalmente ci svegliammo ci trovavamo alla festa e con un semplice sorriso ci accorgemmo che era stato tutto un sogno.

“ Ehi guarda”! la mia amica si mise la mano in tasca e… non era stato un sogno era la realtà !!!     

                                                      Chiara Odoardi

                                                      Veronica Pesoli III L                

 

 

 

Lettera ad una persona cara per confidarle ciò che non sei mai riuscita a dirle di persona

 

 

Cara mamma,

l’unica cosa che non sono mai riuscita a dirti è che ti voglio tanto bene. Sicuramente lo sai già, ma dovertelo confidare di persona è diverso. E’ come un’interrogazione nel giorno in cui sei poco preparato: ti blocchi di fronte all’insegnante che vuole sapere ed è deluso per il tuo mutismo. Per me è lo stesso; cambia solo il contesto.

 Ricordo che da piccola ti accompagnavo in terrazza per stendere il bucato e ti dicevo:” Mamma, il cuore mi ha suggerito di dirti che ti vuole bene”. Tu allora mi abbracciavi e mi davi un bacio sulla guancia.

Ti voglio bene, mamma.

Ogni giorno sono sempre più convinta che oltre ad essere una mamma meravigliosa, sei un’amica speciale. Quando sono arrabbiata con te vorrei cambiare famiglia, ma non preoccuparti, è solo un pensiero sciocco: non lo farei mai, credimi.

Ti voglio bene, mamma, perché prepari la colazione, perché cucini, perché metti in ordine la casa… perché sei la mia mamma.

Ti voglio bene perché nonostante le mie debolezze, mi sopporti senza chiedere nulla in cambio. A volte mi chiedo come fai!!!

Ti voglio bene, mamma, perché mi sei vicina anche quando sbaglio. Allora ti guardo con ammirazione ed anche se non sembra cerco di proteggerti da me stessa, dai miei capricci e dalle mie stravaganze.

L’unica cosa che conta, però, è che ti voglio bene.  

                                                             

Denise Di Via II G  

 

 

 

 

 

                                                                          A Lui

Il mio ragazzo è bello e intelligente

                                    ma soprattutto è attraente.

E’ dolce e carino

ma soprattutto non è piccolino.

E’ bravo e astuto

solo alcune volte un po’ ottuso.

Insomma è speciale

non te ne puoi non innamorare…

In effetti di lui sono cotta

e sono guai a chi me lo tocca.

Lui è la mia passione

il mio cuore  batte dall’emozione.

 

                                                                   Veronica Giorgio II M            

 

 

 

Il fiore

In un campo di fiori                                               

Un bocciolo si aprirà,                             

E’ segno di un amor

Che sta per sbocciar.                                                 

Ma se l’amor,

pace non troverà,

ti assicuro quel fiore,

appassirà.

                                                                                        

                                                      La roccia

                                                      Per quanto il vento ululi forte,

                                                      una montagna non può  piegarsi ad esso.

 

Come…..

Come un girasole guarderà per sempre il sole,

io guarderò per sempre te ,mio amore.

 

                                                       L’alba

                                                       All’alba il sole si tinge di giallo,

                                                       alla tua vista il mio cuore diventa rosso.

 

Una goccia

Se il mio cuore fosse il mondo,

il mio amore una goccia d’acqua,

se tu fossi un delfino,

potresti nuotarci dentro. 

 

                                                              Le rose

                                                              Le rose sono rosse,

                                                              sono belle e colorate

                                                              hanno colori  di

                                                              chi ama.

                                                              Salutano col cuore

                                                             di chi è innamorato

                                                             del regalare

                                                             un soffio di tenerezza

                                                             a un cuore spezzato

                                                             o che non si spezzerà mai.

                                                 Ilaria Antonazzo II Q                   

 

 

 

LA STRAGE DI NASSIRJA

 

Questo di voi ci rimane

Ardore

onore

gloria

dolore: questo di voi ci rimane

                                                                                               

 

Eroi

Per i nostri eroi abbiamo pianto

Tanti fiori abbiamo portato:

A Roma il funerale si è fatto

E tanto si è pregato.

L’animo nobile ed il coraggio

Sempre di loro saranno ricordati.

       

 

Voi eroi come un fiore

 

Soldati, siete come un fiore

E siete morti con onore.

Alla vostra gloria penseremo

E nel nostro cuore vi ricorderemo.

                                                                                                Matteo Rinaldi II G         

 

 

 

 

Riflessione

Morte crudele quando vieni a prenderci non c’è ostacolo che ti trattenga. I buoni e gli eroi sono la preda preferita della tua ingiusta e famelica bocca. Spero che tu, mio Dio, possa guidare il popolo iracheno e far sì che la pace torni tra quelle genti.

                                                                               Jessica Antonini II G                                                                   

 

 

 

 

 

Siete partiti per la pace

Soldati,

siete partiti per la pace

e non temevate la guerra.

Siete ritornati nella vostra terra

Adagiati nelle vostre bare,

senza vita.

Da quel letto di morte avete abbracciato i familiari

Presenti increduli al vostro funerale.

                                                                                Valentina Linguido II G                                                                                                                                     

 

 

 

Ai nostri eroi

Paura e tristezza sento nel cuore. Le vincerò… se penserò alla morte come un evento tremendo, il quale dona la Vita che nell’aldilà ancora più bella sarà.

                                                                                            Matteo Rinaldi  II G                                                                                                                  

 

 

 

 

La Pace

Quando la Pace ci sarà

L’uomo non più soffrirà

E la crudeltà soffocherà.

Pregate voi eroi da lassù

E la Pace ci sarà.

                                                                                             Vitalba Biondi II G             

 

 

Racconto        

Dopo due lunghi mesi di lavoro, John era riuscito a portare a termine la costruzione di una macchina innovatrice, una macchina capace di mostrare all’uomo il suo passato e il suo futuro, denominata dallo stesso John la macchina del tempo.

Assomigliava ad una sfera trasparente, situata in mezzo a degli enormi blocchi di ferro rettangolari un po’ incurvati, con degli oggetti dalla forma irregolare e strana attaccati nella parte inferiore, che mantenevano la macchina saldata a terra.

John aveva già fallito due volte e non intendeva farlo una terza. Così dopo aver contemplato per un po’ la sua nuova invenzione, decise subito di metterla alla prova. 

Dopo essere entrato in quella sfera, con il cuore che gli batteva fortemente, mise in azione la macchina. Gli enormi blocchi di ferro iniziarono a girare attorno a questa sfera con una velocità inimmaginabile e attorno ad essa si iniziò a creare un enorme campo magnetico.

John, un po’ impaurito ma ottimista, iniziò a vedere attorno a sé un paesaggio tutto nuovo. Era smarrito, poiché non sapeva in che anno si trovava ma a giudicare dal paesaggio era certo che fosse nel futuro.

Scese rapidamente dalla macchina ed iniziò ad ispezionare il luogo… C’era pochissimo verde, le case erano state sostituite da enormi e strani palazzi situati in alto, molto in alto… le strade erano fittissime ma non erano salde a terra, galleggiavano per aria e… le auto erano molto belle ed simili a quelle della sua epoca, ma non avevano le ruote. Improvvisamente lo sguardo di John si distolse dal paesaggio ed iniziò a fissare un piccolo oggetto volante che si avvicinava rapidamente.

A mano a mano che si avvicinava riusciva a scorgere più particolari di quell’oggetto un braccio poi una gamba… ma era, era una donna e stava… volando. John era incredulo non poteva credere ai suoi occhi, era impossibile che qualcuno potesse volare.

Quando la donna gli si avvicinò, John smise di pensare alle diversità che c’erano e si concentrò su quel momento. La donna toccò terra e si avvicinò ancora di più mentre lui restava immobile. Gli disse gentilmente e con un tono di voce pacato: - Ha bisogno di aiuto signore?- John sorpreso che parlasse la sua lingua non rispose… - Si sente bene?- Disse lei un po’ preoccupata. John rispose: – Veramente non mi sento molto bene, ho compiuto un lungo viaggio e sarei un poco affamato- la donna disse: – Non c’è problema se vuole la posso accompagnare in qualche ristorante-

- Sarebbe molto gentile da parte sua però non ho soldi– disse lui.

- Come non ha soldi?- chiese la donna.

John si vide costretto a raccontarle la sua storia… lei lo invitò a casa sua a mangiare e lo ospitò per diversi giorni spiegandogli molte cose e rispondendo alle diverse domande e ai dubbi che lui aveva.

Trascorsi alcuni giorni dall’incontro, Laura (questo era il nome della donna che aveva conosciuto) accompagnò John alla macchina del tempo e con molto dispiacere lo salutò e attese che lui e la sua macchina scomparissero nel nulla. John era molto triste poiché doveva lasciare quella terra così bella e, mentre la rivedeva per l’ultima volta, gli apparve di nuovo il suo garage e quel mondo ormai per lui vecchio. 

                                                                        Leonetti Stefania III L          

 

 

Sognando la pace

                  Ho provato ad entrare

Nel più profondo angolo del mio cuore

E solo un importante desiderio

Sono riuscito a trovare:

La guerra poter fermare.

 

Le scene di terrore

Che mi mettono un gran timore

Sono tutte di violenza

Eppure i terroristi

Non possono viver senza.

 

Ma sento che posson migliorare

E la pace almeno riuscire a sfiorare

E percepirla calda nei nostri cuori

Senza sofferenze e senza dolori.

                     Davide Castellano IB        

 

 

HO VISTO…      

Ho visto uomini morire
Ho visto bambini fuggire
Ho visto donne urlare
Ho visto torri crollare
Ho visto carriarmati avanzare.
Allora ho chiuso gli occhi
E ho sognato un mondo migliore.


Domenico Capasso 1 B Odescalchi
                                                                               

 

 

                                                       Per me il mondo è

Un miscuglio di razze

Con persone un po’ pazze

Rosse gialle blu

Così sarai anche tu.

Per me il mondo è

Valli monti e pianure

E bellissime sculture.

Per me il mondo è

Bello com’è:

un giardino incantato

da Dio creato. 

                                                      Radu Oana 1BOdescalchi

                                                

Amore irraggiungibile

 

 

 

La rabbia di non poterti avere

il vederti ogni giorno in TV

averti nei miei pensieri

che accompagnano

il mio stato d’animo

che diventa cupo e triste

                                                                         al solo guardarti.

La tristezza mi accompagna

in ogni avventura

in ogni giorno assolato

che diviene subito nuvoloso.

I miei occhi riflettono il tuo viso

ed il mio cuore piange.

Davanti a me c’è un muro

costruito giorno per giorno

per la paura di soffrire

ma con te non c’è rimedio,

il muro costruito

si divide in mille frammenti. 

Emanuela Gaudier   Tina D’Alessio III L      

 

 

 

 

NELLA NEBBIA 


 

           Strano, vagare nella nebbia!

           E’ solo ogni cespuglio ed ogni pietra,

           né gli alberi si scorgono tra loro,

           ognuno è solo.

 

           Pieno di amici mi appariva il mondo

           quando era la mia vita ancora chiara;

           adesso che la nebbia cala

           non vedo più alcuno.

 

           Saggio non è nessuno

           che non conosca il buio

           che lieve ed implacabile

           lo separa da tutti.

 

           Strano vagare nella nebbia!

          Vivere è solitudine.

          Nessuno essere conosce l’altro,

          ognuno è solo. 

 

 

 

                                                        (da Hermann Hesse, Poesie, Guanda)

         

La poesia parla della solitudine di cui spesso è preda l’uomo e nel disegno io l’ ho intravista nell’uomo anziano seduto sulla panchina. Infatti una delle persone più sole è sicuramente l’uomo anziano che vive di ricordi e ha pochi sogni. Il mondo intorno a lui troppo veloce ed egoista per poterlo coccolare nei suoi ultimi anni.  

                                                                     Federica De Felice II N

Alla farfalla, mentre sta scrivendo, vengono i raggi non del sole, ma del buio. L’accaparrano la debolezza, la tristezza, la solitudine che la fanno scrivere perché si sente sola e vuole esprimere a qualcuno i suoi sentimenti, quindi scrive sulla carta che rimane per sempre (invece gli amici se ne vanno). Il buio che la “attacca” significa solitudine, solitudine che la spinge a scrivere,e piange perché è molto triste.

Invece le altre farfalle si allontanano felici e allegre; dietro di esse, si chiude una porta: la farfalla triste rimane chiusa, nel buio. Tutti se ne vanno gioiosi, mentre lei rimane sola e triste. OGNUNO E’ SOLO.                            

                                                                        Simona Golasu II N

 

                                                                                                           

LE POESIE

 

Nel silenzio

 

Nel silenzio buio della notte,

una lacrima scende sul mio viso.

Nel silenzio di una notte spaventosa,

penso e piango per te.

Nel silenzio profondo della notte,

scopro la passione infinita che provo per te.

Nel silenzio di una notte da favola,

non faccio altro che sognarti.

Nel silenzio da brivido delle notti che trascorro,

la tua immagine è sempre davanti ai miei occhi.

Nel silenzio di una notte d’amore,

mi accorgo di amarti tantissimo!

 

Papà speciale

 

Mi hai insegnato a camminare con le mie gambe,

ad amare il prossimo, la vita e a superare

 le difficoltà che questa ci riserva.

Anche se non te l’ho mai detto: grazie papà!

Grazie per tutto quello che hai fatto per me,

grazie per essermi stato vicino quando desideravo

 l’affetto di una mamma!

 

  Realizzato da: Elisa Roncella         

 

 

 ONDE


Spumeggianti

si infrangono

rompendosi

contro gli scogli

                                                                    Granelli Sara        

 

                                          Vita Perduta

Dolore delusione

Tristezza disperazione

Pena amarezza

Distinguono ogni bellezza.

Tutto ciò è sentito

Anche da gente che non l’ha vissuto.

Con la solidarietà

Vi siamo vicini

Insieme anche

Ai bambini più piccini.

Ogni vita perduta rimarrà nel cuore

E riempirà d’amore

Lasceremo alle spalle

Ogni minima vendetta

E se allontaneremo da noi

Qualsiasi terrore.

                                               Chiara Giraldo 3D                          

 

 

11 MARZO                                                 

Che cosa non darei per una serena libertà

Vorrei essere come un uccello che vola senza limiti

Con quelli della sua specie e in piena gioia

Che cosa non darei per la pace nel mondo

Con essa non si leggerebbero più sui giornali

Notizie di attentati, persone uccise,

Insanguinate da quelle continue guerre

Che arrecano solo sofferenza ,tristezza

E paura.

Che cosa non darei per un  mondo senza

Ingiustizie e crudeltà.

Tutto ciò rimane solo un sogno?

Non è vietato vero?

Ad alcune persone rimane solo questo…

                                                                  Noemi Pirrello 3°D   

 

                                                          L’ombra  

La vedi quella donna,

In fondo alla strada?

Ella è invecchiata

In pochi minuti,

Gira col volto chino

E parla al silenzio

Ogni tanto torna indietro,

Forse verso la sua ombra?

Poi riprende il suo cammino

E di nuovo si volta.

È stanca?

Aspetta qualcuno?

Quella donna,

In fondo alla strada,

Cammina con sospetto

Ed ormai teme di perdere

Anche la sua ombra.

                                           Valentina Salvati 3 D                          

 

Sogno la pace                           

Il dolore nient’ altro che dolore

In un mondo dove

Chi soffre è sempre l’innocenza

A quanti bambini si vieta vivere?

A quanti si toglie l’affetto dei cari?

Chi è così crudele?

Noi vogliamo la pace!

Noi chiediamo la pace!

Noi sogniamo  la pace!

                                    Sanchirico Simona 3 D   

 

 

Il mito

Il caos degli Dei

Era il caos.

I pianeti, l’acqua, il fuoco, la terra, la luna, il sole

E molti altri elementi erano mischiati tra loro.

Bisognava dare un ordine a tutte le cose, ogni

Elemento doveva regnare su qualcosa, perché

così c’era una tremenda tristezza.

Così, la Dea Giulia, quel giorno decise di cambiare.

Prima di tutto creò la terra, perché si potesse camminare;

creò l’aria, perché si potesse respirare, l’acqua perché si potesse bere e il fuoco per riscaldarsi.

“Sembra che le cose vadano meglio!” esclamò.

Intanto, accadeva qualcosa di simile solamente in un pianeta lì vicino.

Lì  regnava la Dea Fabiola che mise tutti gli elementi al posto sbagliato: la terra in aria, l’aria in terra, l’acqua e il fuoco nell’aria.

“Ah! Questo si che è giusto!”esclamò soddisfatta.

Nel regno però la tristezza e le tenebre avvolgevano tutto.

Così, tirò fuori dal caos il sole e la luna.

Il primo, lo mise a regnare durante il giorno e il

secondo, durante la notte

Invece, nel regno della Dea Fabiola, avvenne il contrario.

“Ora è buono, ma c’è ancora tanta tristezza”

disse la Dea Giulia poi aggiunse : “Voglio creare gli animali, che possano dominare la terra”

E così fu: creò animali in cielo, in terra e perfino nell’acqua.

Altrettanto fece la Dea Fabiola ma come sempre, confuse le cose.

“Ora sì, che il mondo è più vivo, ma ha bisogno di un essere superiore, che domini sul cielo, sulla terra, sul mare e sugli esseri viventi!” disse la Dea Giulia.

Dette queste parole, creò l’uomo e la donna e poi, andò nel mondo della Dea Fabiola.

“Tu mi hai copiato, ma hai messo ogni cosa al posto sbagliato e poi io ho creato un essere superiore, un essere che dominerà tutto il pianeta:"L’uomo".

Allora la Dea Fabiola, si spaventò e chiamò altre Dee in aiuto.

Comparvero allora le Dee Federica e Taisir,

che confermarono il mondo creato come migliore.

Altrettanto fece la Dea Giulia che chiamò la Dea Lucia e la Dea Roberta.

Sembrava proprio un duello a squadre: tre conto tre.

All’improvviso, comparvero gli Dei Oscar, Gianluca e Alessio,

che dissero alle sei Dee:

“Voi litigate per nulla! In realtà,i vostri mondi sono tutti sbagliati;

venite con noi e troverete il vero mondo giusto”

“No,aspettate un momento! Noi abbiamo creato il mondo giusto,

così com’è e come sarà per sempre” dissero gli Dei Andrea, Gionatan e Lorenzo.

La Dea Giulia, la Dea Fabiola e tutte le loro amiche non capivano più niente. Così, fu il momento della Dea suprema: la Dea Giordana.

Questa disse “Ora smettetela di litigare per queste sciocchezze, il mondo più adatto per la sopravvivenza di tutti è quello della Dea Giulia e sarà quello che io farò nascere e chiamerò Terra; gli altri pianeti, non verranno eliminati, formerò l’Universo e ognuno dei pianeti da voi creati, ne farà parte”.

Dette queste parole, la Dea suprema Giordana formò l’Universo e proclamò il pianeta terra: pianeta pieno di vita e di felicità.

   Manzin Giulia 1D                                           

 

         Acqua fresca e cristallina

                                                

                                           Acqua fresca e cristallina

                                           cadi fresca sul mio viso.

                                           La tua pioggia è il mio sorriso.

                                           Batte sulla spiaggia

                                           l’acqua del mare

                                           mentre i gabbiani

                                           continuano a volare.

                                                         Davide Orchi II M        

Acqua, sole, speranza

Oltre questo colle

di luce e speranza                                     

dove nascono fiori rari,

coccolati da affettuosi gesti,

dissetati dall’oro blu,

crescono fiori semplici

profumati di malinconia.

Vorrei essere la pioggia

per rendere verde

la terra e far crescere i fiori.

Vorrei contagiare

tutti i campi del mondo

per far crescere i girasoli.                              

                                   Valerio Baccini, II M

In questa poesia ho utilizzato alcune metafore per esprimere il mio pensiero. La prima è costituita dal “colle” che rappresenta un confine, una separazione. Nella metafora fiori rari e semplici intendo riferirmi ai bambini che hanno una famiglia e che vivono una vita “normale”, che a volte chiedono di più, non accontentandosi dell’affetto da cui sono circondati. In altri paesi del mondo vi sono creature “semplici” che non hanno una famiglia, non hanno una dimora e per questo soffrono, soffrono molto.                                                                           

                                                                                                          

 

Dediche!!

Sei un film meraviglioso e avvincente in cui non esiste il fotogramma con

la parola: “FINE”

 Oggi cupido ha lanciato una freccia nel

Mio cuore…. Sopra c’era scritto il tuo nome!!!

Se sbocciasse un fiore ogni volta che ti penso,

il mondo sarebbe un immenso e stupendo prato in fiore!!!

Se ogni volta che ti penso ti cadessero i pantaloni,

andresti in giro in mutande!!!!!

Sai perché quando sei nato pioveva? Perché Dio

aveva perso la stella più bella!!!

                                       By Angela Bruno 2Q

                                                                                                                                   

 

La mia sera

 

 

 

                           GIOVANNI PASCOLI            

     Il giorno fu pieno di lampi:

     ma ora verranno le stelle

     le tacite stelle. Nei campi

     c’è un breve gre gre di ranelle.

     Le tremule foglie dei pioppi

     trascorre una gioia leggièra.

     Nel giorno, che lampi! che scoppi!

     Che pace, la sera!

 

    Si dèvono aprire le stelle

    nel cielo sì tenero e vivo.

    Là, presso le allegre ranelle

    singhiozza monotono un rivo.

    Di tutto quel cupo tumulto,

    di tutta quell’aspra bufera

    non resta che un dolce singulto

    nell’umida sera.

 

    È, quella infinita tempesta,

    finita in un rivo canoro.

    Dei fulmini fragili restano

    cirri di porpora e d’oro.

    O stanco dolore, riposa!

    La nube nel giorno più nera

    fu quella che vedo più rosa

    nell’ultima sera.

 

    Che voli di rondini intorno!

    che gridi nell’aria serena!

    La fame del povero giorno

    prolunga la garrula cena.

    La parte, sì piccola i nidi

    nel giorno non l’ebbero intera.

    Né io e che voli, che gridi,

    mia limpida sera!

 

    Don Don e mi dicono,dormi!

   mi cantano, Dormi! sussurrano,

   Dormi! bisbigliano, Dormi!

   là, voci di tenebra azzurra

   Mi sembrano canti di culla,

   che fanno ch’io torni com’era

   sentivo mia madre poi nulla

   sul far della sera.

                                                                 (da Canti di Castelvecchio, Mondadori)

Un vecchietto, seduto su un altalena, tiene in mano un fiore rosso che simboleggia che la tristezza, la fame, la malinconia, sono ormai per lui solamente un passato difficile; gli altri fiori neri (simbolo di tutto il male sofferto) sono a terra, dove lui non tocca, perché è come sospeso in aria, su un’altalena appesa a una nuvola rosa. Quei fiori appassiti sono quindi lontani, ma continueranno ad esserci (=ricordi).

L’altalena sulla quale si dondola è simile ad una dove spesso sedeva da piccolo , con la differenza che ora, sulle sue labbra, c’è il sorriso. Dietro di lui c’è il sole, anche se è notte (per indicare un futuro più sereno).

 

                                                               Sara Rutili, II°N

 

                                                      

Semi di suono

 

 

              

                                    ROBERTO PIUMINI

 

   Sento

   il vento.

   Ha dentro

   semi di suono.

   Li posa e riposa

   nelle orecchie segrete

   dove sole e pensiero sono

   insieme.

   Quei semi di

   di suono

   lentamente

   crescono

   in musiche rumori voci immense

   e dolci.

   In conchiglie

   Cresce il rumore di mare.

   Poi torna il vento.

   Sento soffi freschi

   asciugare i rumori tagliate le foglie

   alla musica e al suono

   fino al

   silenzio.

                                                             (da Quieto patato, Nuove Edizioni romane)

 

 

Per me il vento è formato da piccole “fatine ballerine”  che ballano e cantano, ma solo chi vuole riesce ad ascoltare la loro magia; trascinano via con sé tutti i pensieri cattivi che incontrano e che a loro volta si trasformano in altri folletti, ossia in pensieri felici. È veramente un peccato che molte persone non riescano a sentirle e spesso queste sono quelle persone a cui manca la fantasia.

A me il vento piace.

                                                          Sara Rutili, II N 

 

     

                                                                                                                                               

 

 

La pazzia

 

                                                                                                          

Secondo me, è davvero giusto ciò che dice Ariosto nell’“Orlando Furioso”: infatti, sulla terra, ormai la ragione non c’è più. E pensare che non si può più parlare apertamente e con sincerità che subito si viene ritenuti pazzi e rinchiusi in manicomio con tanto di catene!

Io credo che la pazzia sia un dono. Capita spesso che grandi idealisti e poeti vengono riconosciuti come pazzi o, per lo meno, incompresi. Ma la loro non è pazzia, bensì voglia di novità e di essere compresi, cosa che non ci fu mai e che, alla fine, li portò ad essere esclusi e allontanati dal mondo, e quindi alla pazzia.

Anche io mi ritengo “pazza”( più che altro incompresa). Già il fatto che il mio nome, ”Giuseppina”, è all’antica mi fa sembrare strana, ma io penso che sia un pregio essere una delle poche persone ad averlo.

Poi ci sono anche altre cose, come il fatto che tutto ciò che per gli altri è difficile per me è facile e viceversa. Ma la stranezza più stranezza di tutte è che io preferisco fare cinque ore di lettere (lettere sì, ma niente grammatica) che cinque ore di educazione fisica. Ma allora io sono pazza in tutto e per tutto?!?

 

                                                                Giusy  Visciano II N      

 

 

L’acqua                                                           

L’acqua che attraversa

gli occhi tuoi

è pianto!

L’acqua che scende

dal cielo

è pioggia!

L’acqua che penetra

 

Nella terra

è vita!

                                                               HELENA IERARDI II M   

 

 

L'ACQUA

                  

   

                           L’acqua è di tutti                                                 

                           l’acqua è preziosa.

                           L’acqua è vita.

                           Limpida, azzurra e chiara.

                          Veloce a scorrere

                           nei fiumi.

                           Calma al mare.

                           A volte nemica.

 

                                                               TIMMY SCOPINARO II M              

 

Libertà

           

       

 

Vorrei essere un gabbiano,                             

per toccare il cielo

azzurro, limpido e sereno.

Sogno e desiderio

di libertà:

volare, volare

per l’eternità!

 

                                                                    JESSICA CIULLO II M  

 

Tu ora          

 

Non credo di averti amato

o forse è solo il presente

che cancella il passato.

Non so se l’amarezza

ha buttato via il ricordo

della tua dolcezza,

il ricordo di un passato

vissuto ed amato

non so se ti amo ancora,

o è solo nostalgia

di non parlarti ora.

Non so se il tuo ricordo

è sepolto nella mia mente.

Non so se quel tuo mondo

 ancora possibile al presente.

 

 

 

So bene….    

So bene che è solo  uno tra tanti,

ma lui sembra tutto in questi momenti, e se ho

davanti a me altre 1000 età, lui è di più, è                                               

l’eternità!!!!                                 

So bene che è solo un’illusione,  

 una goccia nel mare di emozione, ma

adesso significa vita,                                               

è lui la mia parentesi infinita!!!

 

 

Amore profondo      

Mi chiedo se starti qui a pensare,

sia un bene o un male, se continuare

a sognarti, sia amore o ossessione.

Mi domando perché capiti a noi quest’amara stranezza.

Mi chiedo se amarti sia normale o se anche questa volta

sia una storia casuale!!!

                              

                                        Angela Bruno 2Q                                                                                                          

 

Lacrime di bambino                                         

Pioggia inquieta

Mare placido

Ruscello che scorre rapido

Tanta acqua

ma non tutta

quella che serve.

La vita a lei è uguale:

veloce, preziosa, rara.

Dolce, a volte amara.

                                                                       Jessica Bordi II M   

 

Silenziosa primavera   

 

In un tiepido mattino

di marzo mi sveglio

come uno scoiattolo

che esce pigro dal suo letargo.

Mi affaccio alla finestra:

ecco bellissimi fiori

colorati e talmente vivaci

che il prato è arcobaleno

insieme con il cielo;

uno spicchio

di sole illumina e riscalda

il mio viso.

Ad occhi chiusi

immagino di volare felice

con ali splendenti e leggere.

E’ così che si risveglia silenziosa

la primavera.

                                                          Serena Bonemei II M

 

Con questa poesia ho voluto esprimere il mio stato d’animo, nei giorni di primavera, la mia gioia. Il titolo “silenziosa primavera” l’ho scelto perché questa stagione arriva in punta di piedi e nessuno sembra accorgersene; ma se osserviamo più attentamente ci accorgiamo anche di quanto sia bella la natura.

Ho voluto trasmettere quanto sia importante sognare e volare con la mente, lasciarsi andare e volare, volare oltre l’infinito. Nella realtà noi non lo possiamo fare fisicamente, ma con il pensiero sì e questa è una piacevole sensazione che fa star bene come la primavera.

                                                                                                         

 

 

 ACQUA        

 Acqua di fiumi, acqua di pozze,

acqua piovana nelle tinozze.

Acqua di vita, acqua sei fonte,

senza di te si soffre e si muore.

Acqua preziosa

che mezzo mondo non ha,

acqua sprecata

da chi troppa ne ha.

 

                                                     S. Orchi IIM                                

 

                     Tempera azzurra

Che vaga tranquilla nel mondo

È la signora dell'universo

È la vita.

In lei dimorano gioia e dolore,

morte e vita.

Lo specchio del cielo

Dolcemente avanza

E presto arriverà

Vita e libertà ti porterà

E la tristezza se ne andrà.

Di tante lacrime è formato,

dolci e bianchi sorrisi ha donato

e con un nome è chiamato:

                   MARE             

                                                           Grilli Annalisa IIB    

 

LO SPECCHIO DEL CIELO

Sulla riva del mare il vento fa solletico alle onde.

Chiazze multicolori per magia spuntano dal mare

Come degli uccellini appena nati.

Il letto del mare ospita il tramonto

Coralli e pesci di ogni genere.

La coperta è un lenzuolo azzurro,

bordato di schiuma dal quale vengono fuori le onde

che si infrangono su castelli di scogli.

                                                                            Massetta Eleonora  IIB    

 

Il mare è una lacrima di un bambino

Che viaggia veloce sul viso;

il mare è un porto celeste che fa impazzire

tutti i bambini di gioia.

Il mar è il cuore di Dio,

che penetra nel nostro corpo come il sangue.

                                                                                   Roscioli Erik IIB   

 

 

LO SPECCHIO DEL CIELO

Il mare:

un velo azzurro che con il vento si muove.

Tutti si divertono a tuffarsi dentro.

Come il sale nell’acqua bollente.

Tutti si divertono a giocare nelle onde spumeggianti

Come bambini

Che schiacciano la tristezza.

                                                                        Limongelli Angela  IIB    

 

 

LO SPECCHIO DEL CIELO

Oggi è una giornata di vento.

Passeggio sulla spiaggia contando le onde

Ne conto più di cento.

Il mare è un immenso specchio che riflette il cielo

E fa compagnia ad un uomo stanco e vecchio.

Nella tranquillità del mare

Ha un miraggio

Vede suo figlio in barca

Partito tempo fa per un lungo viaggio.

Prega con tutto il cuore al mare

Affinché lo protegga sempre

E lo faccia ritornare.

                                                                         Marino Jeanette IIB   

 

 

LO SPECCHIO DEL SOLE        

 

“Buon giorno sole! Specchiati in me…”

Ma certo mare! Specchio è casa mia…”

“Buona notte luna…

Sono la casa del sole e della luna…

Non si sopportano quei due!

Quando uno esce

L’altro entra!”

                                                                   Marocco Francesca IIB    

 

 

 

LA NUVOLA VERDE

Il bosco si prepara

Per la marcia verso la montagna.

È un oceano verde

Dove la mente nuota.

Bosco: labirinto e rifugio per gli animali,

fantasia di un bambino,

immagine di serenità

nuvola verde che si muove verso mete sperdute.

                                                               Federica Galantucci IIB          

 

 

LA NUVOLA VERDE      

Il bosco è una nuvola verde

Così intenso che ti fa smarrire per le strade.

Il bosco è un rifugio per gli animali.

Gli alberi sono

Dei soldati di legno

Che stanno sull’attenti.

Il bosco è la fantasia di un bambino

Pieno di divertimento.

                                                                             Federica  Zappulla  IIB        

 

IL FUTURO

di Gianni Rodari

Il futuro credetemi,

è un gran simpaticone,

regala sogni facili

a tutte le persone.

-Sarai certo promosso-

giura allo scolaretto.

-Avrai voti lodevoli,

vedrai te lo prometto-.

Che gli costa promettere?

-Oh, caro ragioniere,

di cuore mi congratulo;

lei sarà cavaliere!-

-Lei che viaggia in filobus,

e suda e si dispera:

guiderà un’automobile

entro domani sera-.

 -Lei sogna di “far tredici”?-.

Ma lo farà sicuro!

Compili il suo pronostico:

ci penserà il futuro!

Sogni, promesse volano...

Ma poi cosa accadrà?

Che ognuno avrà il futuro

che si conquisterà.   

                                                         

         “ Che romantico questo Dracula…”

Da Vlad Dracula al conte Dracula il vampiro

C’era una volta il conte Dracula, il vampiro della Transilvania. O meglio c’era una volta un nobile rumeno che non era conte ma principe, non era transilvano ma valacco, non veniva chiamato “ Dracula”, se non occasionalmente, e soprattutto non era un vampiro.

Vlad Tepes(nato nel 1431 e morto nel 1476) rimane nella storia della Romania una figura controversa. Principe di Valacchia, venne in origine soprannominato “Dracula”, cioè figlio di Vlad Dracul, padre e predecessore sul trono di Valacchia, ma passò alla storia con il soprannome di “Tepes” cioè “impalatore”, dal supplizio che usava per i nemici e che aveva imparato dai Turchi. Spietato ma coraggioso, temerario ma capace di improvvise ritirate strategiche, che lo portano, per esempio, dalla Valacchia invasa dai turchi in Transilvania, Vlad Tepes è per alcuni storici il primo sovrano capace di pensare alla Romania come un moderno stato nazionale, per altri un tiranno cinico e brutale e capace perfino di alleanze sotterranee con i cattolici e con i turchi, pur di sottrarre potere ai feudatari rivali della sua stessa religione ortodossa. I vampiri non c’entrano. L’idea che alcuni morti possono uscire dalla tomba di notte e attaccare i viventi per nutrirsi del loro sangue è di origine molto antica e si ritrova presso molti popoli, dai greci ai romani e dagli indiani ai cinesi. A partire dalla fine del seicento autentiche crisi di paura collettiva dei vampiri dilagarono nell’Europa dell’Est, dall’Istria all’ Ungheria e dalla Polonia alla Serbia. La Transilvania e la Valacchia rimasero in realtà alla periferia del fenomeno. Alla fine del settecento si spensero le ultime crisi di panico vampiristico collettivo, ma della figura del vampiro cominciarono a impadronirsi i poeti, da Coleridge a Keats e da Goethe a Byran. I morti che uscivano dalle tombe negli incubi dei contadini dell’Europa orientale nel seicento e nel settecento non avevano nulla di affascinante; si trattava, in genere di vecchi compaesani morti con una cattiva reputazione. Sono i poeti romantici a fare del vampiro un personaggio affascinante, quasi sempre aristocratico, colto e bello. Dalla poesia il vampiro passa alla prosa. Il romanzo dell’irlandese Bram Stoker, pubblicato a Londra nel 1897, non è il primo, ma è il più famoso. Stoher chiamò il suo vampiro “Dracula”, ispirandosi al principe valacco che aveva lasciato una fama sulfurea per il modo in cui trattava i nemici e che lo scrittore trasformò, appunto, in un conte transilvano. Il vampiro non fece piacere ai rumeni e il romanzo di Stoker non venne tradotto né nella Romania monarchica né in quella di Ceausescu. La prima traduzione ha dovuto attendere la caduta del comunismo ed è uscita nel 1991. Ceausescu, per altro, si fece convincere a far costruire in Transilvania al ”Passo di Borgo”, il luogo dove Stroker colloca la dimora del suo vampiro, un albergo ”Castle Dracula” ad uso dei turisti americani. Caduto Ceausescu gli entusiasti di Dracula, furono numerosissimi nel mondo. Il romanzo di Stoker è il quarto libro più letto di tutti i tempi e Dracula insieme a Shorlock Holmes è il personaggio più ripreso nel novecento. In Romania è nata una “Transylvanian Society of Dracula” che ha potuto proclamare il 1995 “anno di Dracula” e celebrare un congresso mondiale itinerante che ha portato un centinaio di docenti universitari, storici, sociologi e altre tanti appassionati e giornalisti in giro per la Romania per una settimana, sui luoghi sia del Vlad Dracula storico che del conte Dracula immaginario di Stoker.

 

 

LA VERA STORIA DEL CONTE DRACULA

 

Il conte Dracula è, dunque, esistito veramente?

Nella Romania intorno al medioevo un conte aveva fatto costruire il suo castello sulla sommità di una collina.

Da lì poteva dominare tutte le sue proprietà.

Questo conte era il famoso conte Dracula. La leggenda del vampiro nasce dal fatto che questo individuo era un tiranno, che chiedeva ai contadini del villaggio tasse molto alte, che arrivavano addirittura a portare via tutti i risparmi di una povera famiglia.

Da qui nasce il fatto che era visto come uno che succhiava il sangue delle povere persone. Ma questo non era il solo motivo per cui era chiamato mostro.

I ladri e i ribelli del paese non li imprigionava nel castello, ma li impalava ai bordi delle strade principali nel paese come avviso ai possibili trasgressori delle regole imposte. Alcuni di questi prigionieri venivano decapitati e le teste venivano messe su dei pali di legno e usate come delimitazione del paese e come avviso ai possibili vicini che volevano attaccare le proprietà del conte. La realtà diventò leggenda e si aggiunsero elementi di pura fantasia, che hanno fatto arrivare a noi la storia del conte Dracula come essere soprannaturale. 

                                                                 

                                                                                          Benko Alexandra  IIIB         

 

 

I bambini non votano:

l’ha ordinato il dottore? 

Mah, proviamo a chiederlo a un dottore, Fulvio Scaparro, psicoterapeuta ed esperto del mondo dei bambini: < No, secondo me semplicemente perché è giusto che gli adulti si prendano le loro responsabilità. I ragazzi possono benissimo capire e decidere, ma la scelta elettorale è anche frutto di esperienza di vita e di conoscenza dell’operato di chi in precedenza è stato eletto. <E, per favore, basta con le farse del Parlamento aperto, per un giorno ai ragazzi: serve ai grandi per mostrare che li ascoltino ma spesso non è così>. E’ utile invece “allenarsi” alla democrazia anche giocando.

 

                                                                                                                     

                   Ferruggia Gianluca                       Barberis Lorenzo         II°D   

 

 

 

                                                         GOCCIA

                                     Una goccia, una gioia

                                     una lacrima, una tristezza

                                     d’acqua una sorgente, tanta dolcezza.

                                     Acqua fonte di vita

                                     onda di felicità infinita.

 

                                                                     Dario Coscia II M       

 

La sera

È sera.

La voce del giorno

Lotta contro l’urlo nero della notte

Che la incita ad andarsene

E cedergli il comando del mondo.

                                            Eleonora Ballarini 2°D   

 

Poesie

Ai morti di Nassirye

Per gli altri si sono sacrificati

Carabinieri e soldati.

Sono morti in un paese straniero

Sprofondato in un baratro nero.

                                                 Ornella Parisi 1B       

 

Io amo ogni albero,      

                 io amo ogni fiore…

Io amo ogni albero, io amo ogni fiore…

Io amo la natura, la sento nel cuore.

Acque chiare e cristalline,

stelle che brillano birichine,

prati verdi per correre in tondo

nella profonda armonia del mondo!

Oh, come vorrei cantare

Alla terra al cielo e al mare:

“io sono vostra amica e lo voglio dimostrare”.

 

Ornella  Parisi 1B

 

L A  P R I M A V E R A    

 

Vedo tanti fiorellini 

gialli e bianchi

che seguono il movimento

di una brezza …

È Primavera !

 

Sì, anche il tramontar del sole,

che sembra non voler più andar via,

dice che è arrivata

la Primavera.

 

Anche gli uccelli lo sanno,

quando si alzano a festa

sugli alberi di pesca.

 

La Primavera soave e leggera

riveste la terra

di mille colori

e riempie di pace

tutti i cuori.

                                                                   Elisa Lauria   

 

            Racconto una mia esperienza ricca di emozioni.

Qualche tempo fa sono andata con mio padre e mia sorella a fare una gita a Ceri, i monti di Ceri.Siamo arrivati là, di mattina molto presto; la giornata era molto calda, ma non afosa. Dopo aver parcheggiato la macchina ci siamo avviati verso un sentiero (non asfaltato), il quale ci avrebbe condotti in un bosco, ricco di corsi d’acqua e… cascate. Proprio per questo ero venuta: per vedere per la prima volta in vita mia delle cascate dal vivo. In realtà dovevamo vedere sette cascate delle quali non ricordo più i nomi.Il bosco era molto rigoglioso, con moltissime piante e animali; c’erano anche delle rovine di edifici del tempo dei romani (pensate un po’ che spettacolo!).Per raggiungere le varie cascate abbiamo dovuto attraversare piccoli corsi d’acqua, ruscelli e addirittura dei ponti fatti con corde e liane, come quelli che si vedono nei film! L’ambiente che mi circondava era meraviglioso, si sentiva il gracidare delle rane, il dolce e melodioso canto di una varietà inimmaginabile di uccelli…inoltre mi rendevo conto di non trovarmi in città: l’aria, infatti, era talmente limpida, fresca e pura che respirandola mi si rinfrescavano sempre di più i polmoni e mi sentivo più leggera che mai. Ogni volta che ci avvicinavamo ad una cascata l’aria si rinfrescava ancora di più e si arricchiva di goccioline di acqua(che io vedevo fluttuare nell’aria libere), le quali con una lieve brezza venivano trasportate fino a noi bagnandoci leggermente.Le cascate erano magnifiche; quando le ho viste ho provato una sensazione indescrivibile: un misto di gioia, felicità, curiosità, stupore…La cascata che più mi ha colpito è stata l’ultima che ho ammirato, prima di intraprendere il viaggio di ritorno. Era quella più alta, che cadeva a strapiombo verso il basso e terminava con un laghetto, il quale non era piccolissimo e nemmeno molto profondo, infatti, ci ho fatto addirittura il bagno. In questo laghetto cerano molti pesciolini che nuotavano con un’eleganza ed un ordine unici, come se stessero danzando. L’acqua era limpida e cristallina e appena ci ho immerso un piede per sentirne la temperatura, mi sono accorta che era anche molto fredda (a me sembrava ghiacciata!) … Nonostante il freddo io e mia sorella ci siamo fatte coraggio e ci siamo tuffate; poi per abituarci un po’ alla temperatura dell’acqua abbiamo incominciato a nuotare e ci siamo divertite ad inseguire i pesciolini. Dentro l’acqua mi sentivo libera ed ero felicissima…Il momento più bello è stato quando, con l’aiuto di mio padre, mi sono avvicinata alla cascata e ci ho messo le mani e poi le braccia sotto; è stato magnifico, bellissimo provare quella sensazione di purezza che m’ispiravano quell’acqua, quell’aria e quel paesaggio ormai raro. È stata un’esperienza indimenticabile!

 

Leonetti Stefania 3aL             

 

Al mercato

Un bel giorno sono andata al mercato con la mia mamma, sul banco della frutta e verdura, c’erano tante cose buone, ad un certo punto ho notato che c’erano tante belle carote, che tutte le signore compravano, alla fine ne era rimasta solo una e non capivo il perché del fatto che nessuno l’avesse comprata. Mi sono avvicinata ed ho notato che la carota aveva qualcosa di strano, possedeva due gambette e si muoveva ed ha incominciato a parlarmi; io rimasi sbalordita e gli chiesi:

 “Tu sei una carota speciale come fai a parlare e a muoverti?” “Beh vedi, sono speciale solo perché tu mi vuoi vedere speciale”.

“Perché gli altri non ti vogliono e non ti hanno comprata ma invece hanno scelto le altre carote, lasciandoti sola?”.

“Le persone comuni, guardano l’apparenza o la bellezza e non vedono la semplicità che può rendere molto speciali tutti noi di conseguenza non sanno quello che si perdono”.

“Io però ti ho notata, e sono molto contenta di aver parlato con te, ora cosa farai?”

“Aspetterò, aspetterò che passi una altra persona speciale quanto te che mi noti e si fermi a parlare con me”.

Sara MANGIONE I L     

 

Rinascere animale   

A volte desidero essere un uccello

Volare per il mondo

E bere da un ruscello.

 

A volte desidero essere un delfino

Sparire negli abissi profondi

Di un mare con bellissimi sfondi.

 

A volte desidero non essere un uomo

Per non infondere violenza

A chi vuole vivere senza.

Castellana Davide 1B 

 

 

 

Il mio gatto

Col mio gatto

Faccio un patto:

Se fai il matto

Io ti batto,

se mi graffi lo zerbino

non giochiamo a nascondino,

Se non fai le fusa a iosa

io divento pericolosa.

Ti sconfiggo senza barare

E ora tu mi lasci stare.

Sei il mio gatto preferito

E per me sei un vero amico.

 

Radu Oana e Ficetola Franco 1B

 

 

Bandiere

E bella la bandiera tricolore

Che sboccia al sole come sboccia un fiore.

 

Ma le bandiere sono tutte belle,

fatte per sventolare

insieme, come sorelle…

 

L’italiana, l’inglese, la francese,

la russa, la cinese

e quella di Maometto:

Mille più mille bandiere a braccetto.

 

Curatella Alessio 1B

(poesia di Gianni Rodari) 

 

Nella poesia “futuro” di g. rodari si dice che: “ognuno avrà il futuro che si conquisterà”. Le facili promesse, i facili sogni che all’inizio il futuro regala si avvereranno solo se ciascuno di noi si impegnerà a realizzarli.

 

È facile sognare ad occhi aperti un futuro semplice, magari ricco e pieno di  medaglie. Diventare famosi, fare carriera, laurearsi a pieni voti. A chi non piacerebbe potersi adagiare sulle promesse che la vita ci fa, tanto facili quanto fragili? Promesse allettanti, non lo nego, ma ingannevoli. Credere di afferrare i sogni che ci vengono regalati dal futuro senza alcuna fatica, soltanto allungando la mano, sarebbe come camminare sulle nuvole e sperare di non cadere, come correre sulle nuvole e sperare di non cadere, come correre su un ponte invisibile, sospeso nel vuoto, apparentemente largo e sicuro, ma che va restringendosi, cedendo al nostro passaggio.

In fondo, che interesse ha il futuro nel farci trionfare? Non siamo forse noi che dovremmo impegnarci a fare (e soprattutto mantenere) promesse al futuro? Dopo tutto è necessariamente a noi che spetta rendere il nostro futuro roseo e gioioso e tra l’altro, solo a noi interessa e sta veramente a cuore.

Il futuro non può essere visto come una lunga strada spianata che si snoda e procede senza troppe curve in una natura verdeggiante e rigogliosa, dove i colori meravigliosi sono accompagnati dall’eco di canti allegri in lontananza.

Tutto ciò non è sicuramente quello che si  troverà davanti se si continua a sognare e riposare in attesa dell’adempimento di “facili promesse”.

Ciò che invece si troverà non è altro che una porta chiusa a chiave che invano si tenterà di sfondare a forza di calci e di pugni, mentre piove a dirotto ed intorno è tutto grigio.

Se però cominciassimo da adesso ad evitare le pietre della strada impervia che è in realtà la vita, e stessimo attenti a non cadere nelle numerose e profonde buche, forse troveremmo la chiave di quella porta e, dopo la pioggia, scopriremmo di avere trovato quella strada immersa nel verde. Il nostro futuro ce lo dobbiamo costruire, è evidente, e l’unico modo per farlo, anche se inizialmente può sembrarci doloroso, è distruggere i fantasmi delle false promesse e cercare ad ogni costo di trasformare il sogno in realtà.

Anch’io mi impegno quindi, passo per passo, per arrivare dove voglio, anche se dovessi farlo sudata e stremata, ma, finalmente, veramente felice.

 

Angeloni Francesca II L

 

 

 

                                                          IL SOGNO

1) Prima puntata

Sono una ragazza che ama inventare giochi, poesie e fare l’animatrice all’oratorio.

Mi chiamo Elisabetta, per gli amici  Betta, ho 16 anni e frequento  il secondo  superiore. Amo la vita e lo studio. I miei compagni qualche volta mi invitano per uscire sul viale.

Abito in una piccola città chiamata Ladispoli.

Ladispoli è situata sul mare. È una bella città, perché ad esempio ha il lungomare, che è  il mio luogo preferito perché incontro tanti amici.

Due giorni fa ho letto sul giornale che una ragazza di 15 anni è stata assassinata in una stradina buia da due giovani.

La ragazza si chiamava Benedetta. Benedetta era una ragazza che frequentava lo stesso mio istituto. 

Era simpaticissima, ogni volta che ero triste mi aiutava a superare quel momento difficile. Grazie a lei amo la vita. Mi dispiace tanto che sia morta.

Ogni volta che andavo a scuola mi diceva sempre di stare attenta ai  “tipi strani”,  e ogni volta che mi diceva questa cosa, io non capivo che intendeva dirmi. Due giorni dopo capii il suo messaggio perché era stata assassinata.

Il tempo passava, i compiti aumentavano e la tristezza scese lentamente nel mio cuore.

I miei genitori non capivano quei momenti di dolore e di sofferenza. Loro cercavano di aiutarmi, ma ero sempre più triste.

Passarono i mesi ed ero sempre molto triste finché una notte feci un sogno molto strano…….

Mi trovavo in una stanza buia e fredda, non riuscivo a vedere niente, allungavo la mano e toccavo le pareti della stanza e mi accorgevo che c’era una porticina. Avevo paura, mi tremavano le mani e il cuore batteva  più forte.

Decidevo di aprire la porticina. 

Mi  trovavo davanti una scala ripida e buia.

Mi facevo coraggio e cominciavo a salire faticosamente la scala, mi accorgevo che ogni volta che mettevo un piede sulla scalinata, il gradino s’illuminava, e mi sembrava di essere in paradiso.

Finalmente riuscivo ad arrivare in cima, mi giravo e vedevo la scala tutta illuminata…..era veramente bello.

Ero stanca, ma anche un po’ tesa.

Mi riprendevo, ad un tratto…

    2) Seconda puntata                                                

Ad un tratto vedevo un’altra porticina, senza pensarci la spalancavo e…. c’era un bellissimo giardino con tanti fiori viola, bianchi, rossi e gialli, simili a piccoli uccellini, cantavano una melodia incantevole; tra mille fiori profumati, vedevo una fanciulla seduta sull’erba che stava raccogliendo i fiori e cantava una melodia piacevole alle mie orecchie.

Io non sapevo dove mi trovavo, allora decidevo di andare da quella graziosa fanciulla, e io le chiedevo:

- Mi sono persa dove mi trovo?

- Ti trovi in un posto bellissimo, è il paradiso. Qua c’è la pace, la tranquillità, vieni con me, ti farò conoscere le meraviglie che Dio ha creato.

Le parole della fanciulla mi penetrarono nel cuore.

Lungo il percorso, la fanciulla mi diceva:

- Migliaia, migliaia di anni fa, il mondo non esisteva: il sole, la luna e le stelle non c'erano; il tempo neanche, ma non solo: non c'eravamo neppure noi. C’era però un Dio molto buono che decise di creare tutto ciò che non esisteva.

Mi colpiva la storia e le chiedevo:

-       Fanciulla dal cuore d’oro come ti chiami?

-       Mi chiamo Benedetta.

Io rimanevo col fiato sospeso, ad un tratto scoppiavo di gioia.

Lei mi diceva con voce bassa:

-       Sono salva, non essere triste per me perché io sono in Paradiso con Dio.

Mi svegliai con le lacrime, mi alzai in fretta dal letto e andai in cucina e raccontai il sogno ai miei genitori.

Ero così felice che decisi di andare a ringraziare il signore.

Dopo andai a scuola e ritornai pensando a lei.

Cari amici, da quel momento capii che non bisogna mai scoraggiarsi e che nella vita non c'è solo il male, ma anche il bene.       

 

                                                                                                Sandra Seferovic  3°i

 

Il tesoro dei monaci  

Era in programma una gita, insieme ai boy-scout, nel bosco della mia città. Mia madre era contraria, ma dopo una piccola discussione la convinsi.

-Allora, seguite il sentiero e mettetevi in fila indiana in ordine alfabetico!- ordinò il capo scout.

Obbedimmo subito: tutti erano in fila indiana ed io ero l’ultimo.

Ci avviammo subito. Il sentiero era pieno di sassi e rovi. Io come il mio solito guardavo affascinato il paesaggio. Ad un certo punto, intravidi in mezzo agli alberi una strana costruzione. Incuriosito, mi avvicinai lasciando il gruppo. Quando fui abbastanza vicino, riuscii a riconoscere la struttura: era un antico monastero. Il monastero sembrava abbandonato da tempo: le sue mura erano molto logorate e la porta di legno aveva molte crepe. Girai intorno al monastero quando vidi due statue a circa 3m di distanza: una raffigurava un fenicottero, mentre l’altra raffigurava una tartaruga. In quel momento non capii cosa simboleggiasse, perciò mi avvicinai verso l’ingresso del monastero. Prima di entrare pensai a quello che sarebbe successo se il capo dei boy-scout si fosse accorto che mancavo all’appello. Pensai che se fossi entrato, mi sarei cacciato nei guai: mia madre si sarebbe preoccupata a morte e sarebbe successo un finimondo per cercarmi, ma la tentazione e la curiosità erano troppo forti per resistere, perciò entrai. Era buio (a parte quei fini raggi che entravano dalla porta), ma intravidi dei candelabri con delle candele, mezze consumate. I boy-scout ci avevano detto di portarci dei fiammiferi o degli accendini, così né approfittai per accendere almeno tre candele. Una fievole luce illuminò il monastero: era pieno di librerie tutte vuote, tranne una che possedeva un solo libro. Lo presi e lo aprii, là dove c’era una foglia secca che fungeva da segnalibro. C’erano scritte le seguenti parole:

Là dove la tartaruga e il fenicottero

S’incontrano  troverai la via

per  il fiore solitario che ti condurrà

al  tesoro del Signore.

 

-       Forse?!…….-

CONTINUA….

                                                                                                          Simone Salvatori 3° I

 

                                  La maledizione del Castellaccio

 

                                           

 

Due ragazzi di nome Mario e Luisa avevano deciso di trascorrere una giornata al mare, soli, lontano da tutti; avevano preso di nascosto il motorino ed erano andati nei dintorni di Ladispoli. All’improvviso si alzò una tempesta di sabbia e stava per avvicinarsi un temporale. Proprio in quel momento il motorino si fermò di colpo. I due, rendendosi conto che non ce l’avrebbero mai fatta a tornare a Roma, cercarono riparo in un luogo che dal di fuori sembrava molto bello. Entrarono

-Dove siamo? Cos’è questo posto? – chiese Luisa.

Ad un certo punto una voce, che non era quella del suo amico rispose dicendo: - Questa è la casa di Don Giacomo, chiamata con il nome di “Castellaccio”. Un tempo era un casale usato dai viandanti come sosta, ma da quando il padrone è morto la sua anima vaga nel Castellaccio -.

Nessuno dei due ragazzi sapeva chi avesse mai parlato, né da dove venisse quella voce: ma era chiaro che non era una cosa buona.

Ad un certo punto si accesero delle luci lungo la scala che portava al piano superiore. Con un po’ di timore Luisa e Mario salirono ed entrarono in una stanza. Che fosse stato il salone non ne avevano conferma, ma certo era che doveva essere un ambiente vissuto, perché c’erano due camini.

La voce tornò a farsi sentire: - In questa stanza risiedevano le quattro famiglie di servi del signore del Castello; i camini servivano per riscaldarle. Attenti, perché se voi li toccherete, la maledizione del Casale vi colpirà -.

Mario non credeva alla storia della maledizione e si avvicinò ai camini. Essi si accesero e in quello stesso istante il ragazzo si allontanò sorpreso e spaventato. I due non sapevano che cosa fare; avevano molta fame e scesero in cerca di cibo. Trovarono solo una vecchia bottiglia di buon vino. La presero e si misero a bere davanti ai camini. Quando furono ubriachi fradici non capirono più quello che facevano; con un balzo la bottiglia sbatté contro uno dei camini. Si aprì una botola e i due vi caddero dentro. Quando si svegliarono si sentirono un po’ storditi; si alzarono e si trovarono in due luoghi diversi: Mario era imprigionato nella stalla e Luisa vestita da sposa, contro la sua volontà, stava sposando il fantasma del signore del Castellaccio, nella piccola Chiesa.

Mario preoccupato per Luisa, cercò di liberarsi dalle catene, ma senza successo, fino quando arrivò in suo soccorso un fantasma: se fosse buono il povero ragazzo non poteva saperlo, ma sentire quello che aveva da dire era l’unica alternativa.

- Conosci la giovane bionda con gli occhi azzurri che si sta sposando nella Cappella del Castellaccio?– chiese il fantasma.

- Cosa? Sposando? – disse Mario.

- Sì, perché la conosci? -

- Se mi farai uscire di qui, sarai profumatamente ricompensato -.

Il fantasma gli disse: - Non voglio niente! Ti aiuto solo perché mi sembri un bravo ragazzo… Se ti serve ancora il mio aiuto basta che fischi -.

Appena uscito dalla stalla, Mario entrò nella Cappella, fermò quel rito e fece scappare la sua amata. Non avendo altra via d’uscita, decise di affrontare il fantasma, stava per fischiare ma… invano perché all’improvviso il suo avversario era scomparso…

I due ragazzi, colmi di felicità, si abbracciarono e la maledizione scomparve, così come la tempesta.

Dopo questa avventura (era veramente accaduta o si trattò di un sogno?) Mario e Luisa decisero di far uscire allo scoperto il loro amore.

 

                                                                         Silvia Tedeschi II M      

 

La primavera  

Sbocciano i fiori in primavera

e tutti i ragazzi vanno alla fiera

volano farfalle, volano uccellini

e cantano in coro tutti i bambini

cantano allegri, cantano felici

e giocano tutti con i loro amici.

Sbocciano gli amori in primavera,

diventa fresca l’aria di sera,

sento cinguettare la capinera

e il mio cuore è gioioso e spera

che venga in tutto il mondo pace

così che l’odio finalmente tace.

                                                             Valerio Pugliese I° I  

 

 

 Emozioni primaverili

 

La primavera impertinente

non viene da ponente,

giocano i bambini

tra mille fiorellini.

Le rondini son contente

perché son tornate dai cieli d’oriente.

Si baciano gli innamorati

mentre noi ci gustiamo i gelati,

il cielo è sereno

coperto dall’arcobaleno.

La lucertola sul sasso riscaldato si è posata

e il gatto del vicino se l’è mangiata.

 

                                                    Vanessa Cusano I i   

 

I GABBIANI

 

Si vedeva l’orizzonte illuminato dal sole…

Bianche figure si muovevano spezzando le nuvole…

E lì una piccola conchiglia veniva raccolta.

Seduta sulla spiaggia, c’era solo una donna,

una vecchia signora con grigie vesti strappate,

dall’amichevole aspetto.

Lei stava là: era Marlyn.

Disse un gabbiano: “Se non ci fosse lei chi parlerebbe con noi?”

E l’altro rispose: “Nessuno ha l’animo più chiaro del suo,

non sa che la sua bontà è grande

e che leggeri sono i suoi pensieri”.

L’affetto della donna per quegli angeli bianchi,

che si muovevano leggeri nel cielo,

era tanto.

Durante il giorno e verso sera

amava andare in spiaggia

e raccontare ai gabbiani

le sue disavventure e le sue gioie,

comunicare i suoi pensieri e i suoi bisogni.

Era povera

e aveva per i suoi piccoli confidenti

ogni giorno una nuova storia da raccontare.

Una sera la donna stava lì,

 sulla spiaggia

a contemplare le nuvole,

quando si fermò il suo respiro e smise di vivere.

Ora Marylin giaceva lì,

 la sua anima si alzò e salì al cielo.

Quei piccoli gabbiani,

 che le erano stati vicini tutto quel tempo,

andarono da lei,

la adagiarono,

con un leggero abbraccio sulle loro ali

e piano piano,

l’accompagnarono in paradiso.

Lei, però, amava ancora il fruscio delle onde

e le piccole conchiglie raccolte sulla sabbia.

Fu così che si trasformò in vento

e andò in giro con i suoi amici gabbiani

raccontando le sue esperienze e le sue avventure

ai nuovi compagni di viaggio,

per sempre.

 

                                                                                      Soldaini Lisa 1 E  

 

          La primavera

 

La primavera è arrivata

e il caldo s’è portata,

insieme c’è anche il sole

che fa sbocciar le viole.

I prati colorati

guariscono i malati,

i fiori profumati

fan sbocciare i cuori spensierati.

Ecco i frutti!

Sono proprio buoni tutti,

tra le fragole e il limone

c’è di mezzo anche il melone.

Gli alberi sono la forza della natura

e non solo perché danno frutta matura.

Evviva, Evviva, la natura!

 

                                              Vanessa Cusano I° I  

 

Sopravvivere con i lupi” di Misha Defonseca

Questa storia è ambientata negli anni della seconda guerra mondiale, e parla di una bambina di nome Misha

Defonseca, che come tutti i giorni va a scuola, ma all’uscita invece della mamma e del papà, trova un’altra signora.

 Misha era una bambina ebrea, del Belgio. Questa signora ignota le dice di sbrigarsi perché era inseguita dai nazisti e la porta da un’altra signora disposta a tenerla.

Lei però la tratta male e, soprattutto le fa fare dei lavori come tenere casa pulita e ordinata.

Misha fa anche altre cose, cioè andare in campagna da quelli che lei chiamava nonni a prendere da mangiare.

Il nonno aveva due cani: Ita e Rita. Un giorno Misha sentì la donna con cui viveva che diceva ad una sua amica che se i nazisti avessero per caso cercato Misha, lei gliel’avrebbe ceduta. Così quella notte scappò preparando lo zaino con  tutta la roba da mangiare dentro. Dopo di questo fece un viaggio in più o meno tutta Europa. Ad un certo punto del viaggio incontrò dei lupi che abituatisi a lei la trattarono come una figlia e per questo li chiamò mamma Rita e papà Ita. Però visto che i lupi, vennero cacciati e uccisi lasciando di nuovo Misha da sola. Ma durante il viaggio incontrò altri lupi con i cuccioli che si affezionano e diventano così la sua nuova e unica compagnia.

       In classe abbiamo parlato di una storia simile, “vera come questa”, che parla di un bambino di nome Vanya Mishukov. Lui è russo di Mosca. A tre anni è stato gettato dalla madre dentro l’immondizia, mentre il padre era in carcere. Così si ritrova a vivere rovistando tra i rifiuti insieme ai suoi amici cani che lo adottano. A sette anni trovò una famiglia che lo accolse. Così come Misha anche lui ritrovò una famiglia.                                                                                          

                         Alessandro David / Noemi Zaccagnino   3°I