LA CAMPAGNA DI RUSSIA
Incontro con il Sig. G.Vittorini che ha parlato della guerra in Africa.
Nel giugno 1941 la Gemlania attaccò l'Unione Sovietica, contando
di vincere rapidamente. In un primo tempo l'avanzata fu rapida.
Quando però arrivò l'inverno, che rendeva difficili i collegamenti
e le operazioni militari, i tedeschi dovettero femlarsi e nel dicembre
l'esercito russo contrattaccò. La guerra-lampo si trasformò in una
guerra di logoramento.
In Russia combatterono anche circa 220.000 soldati italiani, inviati da Mussolini in aiuto dei Tedeschi: la guerra in trincea, la mancanza di un equipaggiamento adeguato ad affrontare il rigido inverno russo, la precipitosa ritirata decimarono gli italiani, di cui solo la metà riuscì a tornare a casa.
Il Sig. Argento (a destra) mostra agli alunni i territori interessati della campagna di Russia
Il signor Argento, nato in Sicilia, ci ha raccontato la sua esperienza nella Campagna di Russia. Partì con i suoi compagni da Alessandria e dopo sei giorni di viaggio arrivò sul fiume Don.
Fu inviato in Russia a giugno: era convinto come i suoi compagni
che la spedizione sarebbe durata pochi mesi, quindi indossava la divisa
estiva e scarpe di cartone pressato che si consumavano facilmente.
In un primo tempo i tedeschi e gli italiani riuscirono ad avanzare
occupando diversi territori finchè, nell'inverno del 1942, l'avanzata fu fermata a Stalingrado.
Territori coinvolti della campagna di Russia
Iniziò così la terribile ritirata attarverso l'immensa pianura
dell'Ucraina ricoperta di neve, con una temperatura che raggiungeva i
40° sotto zero.
LA GUERRA IN AFRICA
Nell' Africa settentrionale si combattè tra il 1940 e il 1943: qui vi erano colonie francesi (Algeria, Tunisia ed in parte il Marocco) ed italiane (Libia), oltre all'Egitto, legato all'lnghilterra, A scatenare la guerra furono gli Italiani, che lanciarono un'offensiva contro l'Egitto (settembre 1940). Dal 1940 al 1943 la guerra vide una serie di offensive inglesi (dicembre 1940, novembre 1941, ottobre 1942), fino allo sbarco di truppe anglo-americane nel Nord-Africa francese novembre 1942) ed alla definitiva resa delle truppe italo-tedesche in Tunisia (1943).
Il signor Vittorini ci ha raccontato la sua storia di combattente
della guerra d'Africa. Durante il periodo fascista, dai 15 anni, i ragazzi venivano addestrati per il servizio militare: curavano il proprio fisico con la ginnastica, imparavano a marciare, si allenavano in alcune gare e poi, i più bravi, partecipavano ai giochi che si tenevano a Roma al Foro Italico. Il
Corpo di guardia della Colonia estiva, anno 1942 Colonie
estive: la cerimonia dell'alza-bandiera A 19 anni arrivava la cartolina di precetto e tutti erano costretti a lasciare le loro famiglie per andare nelle caserme dove veniva loro assegnata la divisa. Il signor Vittorini spiega che le divise non erano cucite a misura come ora, ma nei magazzini c' erano mucchi di scarpe, di giacche e di pantaloni che venivano consegnati ai soldati senza badare alla taglia. I calzoni venivano trattenuti alle gambe con fasce lunghe 3 -4 metri avvolte attorno ai polpacci.
Il fronte italiano andava da Bengasi a Barce e la vita di soldato si svolgeva per quasi tutto il tempo nelle trincee, delle buche scavate in modo tale da evitare le bombe nemiche: però non si riusciva sempre ad evitarle e, spesso, i soldati venivano colpiti.
Il signor Argento racconta dei chilometri di strada percorsi a piedi sotto la neve, con i piedi avvolti negli stracci, con le estremità congelate (lui stesso non riusciva ad aprire bene le mani), con i compagni che cadevano stremati dalla fatica e non si alzavano più. Quei poveri morti erano addirittura invidiati dai vivi perchè avevano finito di soffrire, mentre loro erano costretti a camminare affamati e a cercare un riparo per la notte. Sarebbero certamente morti tutti se non fossero stati aiutati dai Russi che li ospitarono nelle loro case e li sfamarono.
Dopo molti stenti il signor Argento, con diversi suoi compagni,
riuscì ad arrivare a Leopoli e da lì, attraversando tutta quanta l'Europa, a raggiungere l'Italia.
Quando gli Italiani firmarono l'armistizio, lui si trovava a
Civitavecchia che fu bombardata: cominciò a fuggire verso l'interno e
raggiunse affamato Canale Monterano. La prima cosa che ricorda è
l'odore buono del pane che usciva dal forno; da quel giorno non ha più
lasciato il paese ed è diventato uno di noi.
IL RACCONTO DI GIOVANNI VITTORlNI
Tra morti, feriti e prigionieri gli italiani persero circa 140.000 uomini.
Prima di partire per l' Africa il signor Vittorini e altri lO. 000 compagni vennero addestrati in una zona intorno a Caserta dove impararono ad utilizzare il fucile e la mitragliatrice. Dopo due mesi (siamo nel 1942) partirono per l' Africa contenti perchè avrebbero conquistato nuove terre. Arrivarono a Bengasi, in Libia, e a Barce, nel golfo della Sirte, dove trovarono, invece del deserto, un territorio così ben coltivato da sembrare un giardino: la zona era stata bonificata dagli Italiani.
I
territori coinvolti nella guerra d'Africa
A tale proposito il signor Vittorini ci ha raccontato di un soldato, colpito in pieno da una granata e dilaniato, e di un altro che, rimasto ferito, aveva perso un piede: la sua preoccupazione non era tanto per ildolore che provava, ma per quello che avrebbe detto la madre, vedendolo mutilato. Nel deserto era molto difficile orientarsi e spesso i soldati si perdevano: soltanto i più bravi riuscivano a stabilire la loro esatta posizione, di giorno con il sole e di notte con le stelle.
La sabbia finissima del deserto, inoltre, rovinava il meccanismo
degli orologi che si fermavano spesso: i soldati li proteggevano avvolgendoli nell'ovatta.
Il fronte si spostava continuamente perchè le sorti della guerra
erano alterne.
Le località più importanti ricordate dal signor Vittorini sono El
Alamein e Tobruk dove c' era un grande porto.
La guerra finì a favore degli Inglesi quando sbarcarono gli americani, i loro alleati, che portarono tanti aiuti e armi nuovissime.
Nel novembre del 1942 le truppe italo-tedesche furono definitivamente sconfitte e il signor Vittorini fu fatto prigioniero dagli inglesi insieme a molti altri compagni.
Fu portato prima nel campo di concentramento di Suez, dove fu avviato al lavoro forzato; in un secondo tempo venne imbarcato su una nave per raggiungere il campo di prigionia definitivo; lui cercò di orientarsi e si stupì perchè la nave dopo essere andata a sud cambiò rotta verso nord-est: arrivò infatti a Bassora, una città dell'Iraq (allora protettorato inglese) che si trovava sulla foce del Tigri e dell'Eufrate.
In questo luogo rimase prigioniero diverso tempo: si poteva muovere
abbastanza liberamente, spostarsi dal campo alla fabbrica di frigoriferi dove lavorava: iniziò addirittura con gli Arabi un piccolo commercio di indumenti che lui riusciva a procurarsi nel campo.
Ritornò in Italia alla fine della guerra.