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Prima
che tutto cominciasse c'era solo uno spazio tenebroso e
vuoto: il Caos. A un certo punto di quel tempo senza
tempo, nel Caos, apparve una divinità, una Dea dai
larghi fianchi: Gea, la Terra. Gea procreava Urano, il
cielo stellato, Ponto, il mare dalle onde sonanti, e le
alte montagne. Il giovane universo vide nascere i figli
di Urano e di Gea: i dodici smisurati Titani, sei
maschi e sei femmine, i tre Ciclopi - Bronte, il tuono,
Sterope, il lampo, Arge, la folgore - simili in tutto
agli Dei, ma con un occhio solo nel mezzo della fronte, e
i tre Centimani, giganti mostruosi dalle cinquanta teste
e dalle cento braccia. Questi suoi figli, Urano li
guardava con orrore, forse anche li temeva: e via via che
nascevano si affrettava a relegarli nelle più lontane
profondità della terra. Ma Gea, la madre, li amava e ne
piangeva la cieca sorte. Sdegnata, meditò la vendetta.
Trasse da se stessa quanto acciaio occorreva, foggiò un
tagliente falcetto, armò la mano di Saturno, l'ultimo
nato dei Titani, il più astuto e il più audace: e una
notte Saturno colpì fieramente il padre, liberò dalla
prigione sotterranea i Titani fratelli e proclamò
l'avvento del proprio regno. Ai Ciclopi e ai Centimani
non ridiede la libertà; facevano paura anche a lui. Su
tutte le divinità, che reggevano e muovevano le sorti e
le passioni e davano vita e legge alla natura, Saturno,
dopo aver spodestato il padre, regnava. Regnava possente,
ma non senza inquietudine. Egli aveva sposato Rea, figlia
di Gea e di Urano, e da un oracolo gli era stato predetto
che uno dei suoi figli lo avrebbe cacciato dal trono come
egli dal trono aveva cacciato Urano, suo padre. Così
Saturno viveva in sospetto e in timore, e di mano in mano
che i suoi figli nascevano, non potendo, poiché erano
immortali, distruggerli, li ingoiava. ......continua
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