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Saturno
invocò l'aiuto dei fratelli: quattro Titani si strinsero
intorno a Giove; tutti gli altri parteggiarono per il
fratello spodestato. E la guerra scoppiò terribile. Per
dieci anni dalle cime del monte Otri, fronteggiante
l'Olimpo, i Titani furibondi sferrarono assalti sopra
assalti: e sempre l'esito pendeva incerto. Finalmente
Giove, risoluto a vincere a ogni costo, scese nel
profondo Tartaro dove Urano aveva incatenato i Ciclopi e
i Centimani, ridiede loro la libertà e ne fece i propri
alleati. I Ciclopi gli fornirono le folgori, i Centimani
misero al suo servizio le loro cento braccia: e la
battaglia si riaccese violenta. Giove, dal cielo e
dall'Olimpo, lanciava saette. Dalla sua mano le folgori
di fuoco gli volavano via senza posa tra lampi e tuoni.
Le montagne nelle fiamme fremevano, crepitavano le selve
e la terra, e i flutti dell'Oceano e il mare immenso
ribollivano. Il fuoco avvolse i Titani in una vampa
smisurata che salì fino all'etere: e i Titani ne furono
accecati. Infine, i Titani, nonostante il loro coraggio
orgoglioso, non valsero più a sostenere la lotta. Vinti,
furono oppressi di catene e precipitati negli abissi , tanto lontani dalla
superficie della terra quanto la terra è lontana dal
cielo. Anche Saturno fu incatenato. Giove si riassise sul
trono dell'Olimpo. Regnava, gli nascevano numerosissimi
figli, ma il suo regno non era tuttavia sicuro: Gea non
aveva perdonato. E suscitò contro Giove il gigante
Tifeo, che ella aveva procreato unendosi col Tartaro. Era
Tifeo un pauroso gigante che superava in altezza ogni
montagna e toccava con una mano l'Oriente e con l'altra
l'Occidente; agitava senza requie le braccia, non
conosceva stanchezza; dalle cosce gli uscivano vipere, le
guance erano irte di crini, il corpo era coperto di
penne, sulle spalle gli si ergevano cento teste di drago,
ciascuna delle quali vibrava una lingua nera; gli occhi
sprizzavano fiamme. Alla vista dell'orrenda creatura gli
Dei sbigottiti fuggirono in Egitto; solo Giove affrontò
il mostro; ma ...... .....
continua
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