L’ AIDS in Cina
In Cina, il governo stima che oggi, in
tutto il paese, vivono 1 milione di infetti, secondo l' Onu i malati
di Aids saranno, se si continua di questo passo, circa 10 milioni entro
la fine del decennio.
Per questo motivo negli ultimi anni la Cina sta entrando in un vera
e propria “crisi umanitaria” che, entro il 2010 si rivelerà
anche peggiore di quella dei paesi africani più colpiti dalla
malattia, perciò tutte le organizzazioni internazionali si stanno
attivando per tentare di salvare il paese da questa catastrofe.
Struttura del Virus
Il
virus HIV è un retrovirus umano, costituito da una capsula lipoproteica
(formata cioè da lipidi associati a proteine), all'interno della
quale è contenuto il materiale genetico. Sulla capsula, che viene
prodotta a spese della cellula infettata sono presenti numerose molecole,
tra le quali una glicoproteina (cioè una proteina associata a
zuccheri) chiamata gp120, che riconosce specificamente la molecola CD4,
un'importante proteina del sistema immunitario umano, localizzata sulla
superficie dei linfociti T. L'interazione tra gp120 e CD4 consente all'HIV
di penetrare all'interno di un linfocita T e di moltiplicarsi in tale
cellula, fino a causarne la morte.
Qualunque cellula umana che presenta sulla propria superficie la molecola
CD4 è, dunque, un potenziale bersaglio dell'infezione da HIV.
Tuttavia, nell'AIDS le cellule più colpite sono quelle di un
particolare tipo di linfociti T, chiamati linfociti T helper o linfociti
T-CD4, poiché tali cellule presentano quantità molto alte
della molecola CD4. Oltre alle cellule direttamente infettate dal virus,
l'AIDS danneggia e uccide anche i linfociti T helper non infetti con
mezzi diversi dall'infezione virale, che finora non sono stati ancora
completamente chiariti dalla ricerca.
Nel sistema immunitario non colpito dall'HIV, i linfociti T-CD4 rivestono
un ruolo fondamentale, in quanto aiutano le altre cellule coinvolte
nella risposta immunitaria a reagire agli agenti invasori. Pertanto,
man mano che i linfociti T-CD4 vengono persi nel corso dell'infezione
da HIV, le risposte immunitarie dell'organismo diventano gradualmente
sempre più inefficienti: ciò consente l'insorgenza delle
infezioni e del cancro, ossia delle patologie che caratterizzano il
quadro clinico dell'AIDS.
La Genetica
Il DNA
La molecola del DNA e’ formata da due lunghi filamenti,
di zucchero e da acido fosforico uniti tra loro, da basi azotate, e avvolti
a spirale l’uno sull’altro in modo da formare una doppia elica.
I due lunghi filamenti, simili a una catena sono formati da singoli anelli
ciascuno di questi anelli costituisce un nucleotide. Ogni nucleotide e’
formato da una molecola di acido fosforico una di zucchero e da una base
azotata. Ci sono quattro tipi di basi azotate: La citosina, la timina,
l’adenina e la guanina. La citosna si deve incastrare con la guanina
e la timina si incastra con l’adenina. I cromosomi sono organismi
cellulari a forma di bastoncini strozzati al centro, essi contengono il
DNA. I cromosomi sono contenuti nel nucleo della cellula e sono visibili
al microscopio solo quando la cellula e` in fase di riproduzione.
La possibilità dei vari nucleotidi di disporsi in successione e
quantità diverse fa si che in natura ogni specie sarà caratterizzata
da una diversa molecola di DNA e quindi da specifici cromosomi.
In una specie il numero di cromosomi, in una cellula, e` costante, nell’uomo
sono 46
La doppia elica dell’acido desossiribonucleico (DNA) e’ il
simbolo più noto della rivoluzione cominciata in biologia negli
anni quaranta. Il modello della molecola, proposto nel 1953 da James Waston
e Francis Crick, ebbe un impatto particolarmente profondo perché
conteneva in se l’indicazione di come il DNA conteneva le sue funzioni
di conservazione e trasmissione dell’informazione genetica. Molti
dei sorprendenti progressi nel campo della biologia molecolare avviati
da quella scoperta hanno avuto lo scopo di far capire come il DNA interagisce
con le altre componenti della cellula vivente per esprimere l’informazione
che contiene in forma codificata. Il DNA pur apparendo inerte e rigido
nella sua forma a doppia elica, si comporta sia chimicamente sia strutturalmente
come una molecola molto versatile. Tale, infatti, deve essere per poter
adempiere alle sue molteplici funzioni.
La duplicazione del DNA
La corrispondenza tra le basi azotate del DNA è
la caratteristica fon damentale
che consente all’acido nucleico di essere copiato. Il processo di
copiatura di una molecola di DNA viene detto duplicazione. Quando una
molecola di DNA si duplica, alcuni enzimi separano
le 2 catene, lungo le basi appaiate, come accade in
una cerniera lampo, e ciascuna serve poi da stampo per la formazione di
una nuova catena.
1. Gli enzimi rompono i legami idrogeno tra le coppie di basi azotate,
separando le 2 catene di nucleotidi. Le basi azotate rimangono così
esposte su entrambe le catene di DNA.
2. Ciascuna catena serve da stampo per la formazione di una nuova catena
di nucleotidi. Nucleotidi liberi, presenti nel nucleo, accoppiano le proprie
basi con quelle esposte delle catene. (A-T, C-G).
3. Man mano che le basi si legano, un altro enzima lega il fosfato di
ciascun nucleotide allo zucchero di quello precedente.
4. L’appaiamento e la formazione dei legami proseguono finchè
ognuna delle 2 catene originarie di DNA non è legata a una nuova
catena. A questo punto, le 2 nuove molecole di DNA assumono la forma a
doppia elica.
Il codice del DNA
Le 4 basi azotate del DNA (A, T, C, G) costituiscono l
“alfabeto genetico”, e ogni unità del codice genetico
è una sequenza di 3 basi che prende il nome di codone. la maggior
parte dei codoni corrisponde a uno specifico amminoacido. Prendendo le
4 basi azotate 3 per volta si possono ottenere 64 combinazioni differenti.
Però esistono solo 20 amminoacidi nelle proteine, quindi alcuni
amminoacidi vengono indicati da più di un codone. una catena di
DNA costituita da diverse centinaia di codoni può formare, usando
solo 4 nucleotidi, il codice per una proteina complessa. Un solo codone
dà l’avvio alla produzione della catena proteica; 3 codoni
sono indicazioni di stop, cioè indicano la fine della catena proteica.
Struttura e funzione dell’RNA
Del codice genetico vengono fatte delle copie che possano
essere usate dagli operatori della sintesi proteica, i ribosomi. Queste
copie sono costituite da molecole di RNA, l’acido ribonucleico.
Anche l’RNA è un acido nucleico formato dall’unione
di nucleotidi, come il DNA, rispetto al quale presenta però importanti
differenze:
1. Il DNA contiene lo zucchero desossiribosio, mentre l’RNA contiene
il ribosio, uno zucchero leggermente diverso
2. Al posto della base timina, l’RNA contiene la base azotata uracile
(U), che si appaia anch’essa con l’adenina
3. Mentre la molecola di DNA prende la forma di doppia elica, le molecole
di RNA sono a catena singola
Negli organismi viventi esistono 3 principali tipi di RNA:
1. L’RNA messaggero, noto come mRNA, è la copia in RNA dell’informazione
scritta in codice nel DNA per la sequenza amminoacidica di una particolare
catena proteica. È proprio l’mRNA a trasferire il codice
genetico dal DNA, conservato nel nucleo, ai ribosomi, che si trovano nel
citoplasma
2. L’RNA di trasporto, noto come tRNA, trasporta gli amminoacidi
ai ribosomi perché vengano aggiunti alla catena proteica
3. L’RNA ribosomiale, o rRNA, la cui funzione non è ancora
completamente chiarita, costituisce una parte dei ribosomi.
La trascrizione dal DNA all’RNA
Per
poter costruire le proteine occorre che una copia esatta del codice si
trasferisca sui ribosomi; è necessario quindi il processo di trascrizione,
ossia di costruzio ne di RNA lungo porzioni di molecola di DNA. Tutti
e 3 i tipi di RNA derivano per trascrizione dal DNA.
1. Come nella duplicazione del DNA, un enzima apre un tratto della doppia
elica del DNA
2. I nucleotidi dell’RNA si accoppiano con le basi libere del DNA
e si legano insieme in una catena
3. Ciascun codone del DNA produce un codone corrispondente di RNA: per
esempio il codone del DNA per la glicina, CCA, diventerà GGU nell’mRNA.
La traduzione: dall’RNA alla proteina
La produzione di una catena proteica può avere
inizio dopo che l’mRNA si è legato a un ribosoma. La traduzione
è il processo in cui il messaggio codificato nell’mRNA viene
letto e convertito nella specifica sequenza amminoacidica di una catena
proteica.
Il tRNA inizia a portare amminoacidi al ribosoma secondo l’ordine
dei codoni dell’mRNA.
Tutti i tRNA hanno la stessa forma generale, a trifoglio, e ognuno di
essi possiede anche una tripletta di basi azotate, chiamata anticodone,
che si appaierà con la tripletta complemantare del codone. nel
citoplasma, un enzima attacca l’amminoacido appropriato a ogni tRNA
secondo l’anticodone che porta. Durante la produzione di una proteina,
ogni anticodone del tRNA si appaia con il corrispondente codone dell’mRNA.
Man mano che la lettura dei codoni dell’mRNA procede, le molecole
di tRNA, ognuna con il proprio amminoacido, si legano all’mRNA sul
ribosoma, anticodone con codone. in questo processo ogni nuovo amminoacido
si accoda all’ultimo e un enzima li unisce, formando un legame polipeptidico
tra di loro.
Una volta che gli amminoacidi si sono legati, il tRNA viene rilasciato
e torna nel citoplasma dove aggancia un altro amminoacido.
Il processo di traduzione prosegue fino alla formazione di una catena
polipeptidica completa e, quando tutte le catene sono state sintetizzate,
queste si uniscono per formare una proteina funzionante.

La Mitosi
La mitosi è un processo di duplicazione, detta anche cariocinesi,
che si verifica in tutti gli esseri pluricellulari e costituisce la parte
finale del ciclo di riproduzione delle cellule eucariote. In queste cellule
il materiale ereditario è concentrato nel nucleo, una importante
struttura separata dal citoplasma da una membrana a doppio strato. Oltre
a contenere l’informazione genetica e a trasmetterla alle cellule
figlie mediante il processo di divisione cellulare, il nucleo svolge la
funzione di controllo delle attività cellulari e dirige la sintesi
delle proteine. La mitosi consiste nella formazione di de cellule figlie
identiche alla cellula madre, dotate cioè dello stesso corredo
cromosomico diploide. Ne deriva che la cellula prima di dividersi deve
duplicare tutte le proprie strutture. Si tratta di un processo continuo
della durata di circa 30 minuti, in cui si possono distinguere 5 fasi:
profase, prometafase, metafase, anafase e telofase. Durante la profase,
il primo stadio della separazione cellulare vera e propria, iniziano a
formarsi le strutture cellulari preposte alla divisione, la cromatina
contenuta nel nucleo si sgomitola e scompare il nucleolo. Nella prometafase
scompare la membrana nucleare e il materiale ereditario si disperde nel
citoplasma, dividendosi in tanti cromosomi. Nella metafase i cromosomi,
sempre uguali a due a due, si dividono longitudinalmente in due parti
dette cromatidi, unite in un punto chiamato centromero. In questa fase
della divisione cellulare i cromosomi si allineano al centro della cellula,
formando la piastra equatoriale, un piano situato a metà strada
tra i due centromeri. Nell’anafase ogni cromatidio migra verso un
polo, il suo compagno al polo opposto. Quindi, durante la telofase, a
ogni polo i cromosomi si despiralizzano, il nucleo assume l'aspetto consueto,
centrioli e citoplasma si dividono, dando origine alla fine a due cellule
identiche con corredo cromosomico diploide.
La Meiosi
La meiosi è il processo mediante il quale i cromosomi si ridistribuiscono
e si producono cellule che hanno un numero apolide di cromosomi (n). L’altro
aspetto importante della riproduzione sessuata è la fecondazione,
l’unione di cellule apolidi, che dà origine allo zigote e
ripristina il numero diploide (2n). Tra i principali gruppi di organismi
v sono caratteristiche differenti circa il momento del ciclo vitale in
cui si verificano questi eventi.
Durante l’interfase che precede la meiosi i cromosomi si duplicano
e, durante la profase della prima divisione meiotica, si dispongono in
coppie di omologhi. Un cromosoma di ogni coppia è di origine materna
e l’altro è di origine paterna. Ogni cromosoma omologo è
costituito da due cromatidi identici. Quando i cromosomi sono strettamente
appaiati, tra gli omologhi può verificarsi il crossing-over che
produce gli scambi di materiale cromosomico.
Nel primo stadio della meiosi, la meiosi I, gli omologhi si separano.
Si producono due nuclei, ognuno con un numero apolide di cromosomi, a
loro volta formati da due cromatidi. I nuclei entrano in interfase, ma
il materiale cromosomico non si duplica. Nel secondo stadio della meiosi,
la meiosi II, i cromatidi d’ogni cromosoma si separano come avviene
nella mitosi. I nuclei si dividono, si verifica la citodieresi e si formano
quattro cellule apolidi.
La meiosi nelle cellule umane maschili produce quattro spermatici apolidi
da ogni spermatocita primario diploide. Gli spermatici maturano in spermatozoi.
Nelle meiosi delle cellule umane femminili, invece, il citoplasma viene
suddiviso in modo disuguale. Il risultato finale è che ogni oocita
primario diploide produce solo un ovulo aploide; gli altri nuclei aploidi
formano corpuscoli polari che presto degenerano.
Le anomalie cromosomiche prodotte da errori che si verificano durante
le meiosi comprendono cromosomi soprannumerari (generalmente risultato
di una non-disgiunzione, ossia la mancata separazione di due omologhi
o di due cromatidi), traslocazione, delezione e duplicazione. La sindrome
di Down è una malattia associata alla presenza di un cromosoma
in più; può essere causata da una non-disgiunzione oppure,
più raramente, da una traslocazione. Cromosomi sessuali soprannumerari
possono essere provocati da non-disgiunzione e di solito sono associati
a sterilità. Molte anomalie genetiche possono oggi giorno essere
diagnosticate nel feto grazie all’amniocentesi, ossia lo studio
delle cellule fetali prelevate dal liquido amniotico.
Ogni cellula aploide prodotta dalla meiosi rappresenta un assortimento
unico di cromosomi ottenuto tramite il crossing-over e la distribuzione
casuale degli omologhi. Perciò la meiosi è l’origine
della variabilità della progenie.

Il Crossing – Over
Nella seconda fase della meiosi, avviene il crossing –
over. La meiosi interessa il patrimonio genetico, che è costituito
da cromosomi che sono formati da due cromatidi sui quali si trovano i
geni. I geni si chiamano omologhi quando sono uguali tra loro, e derivano
da un cromatidio paterno e da uno materno. Si dicono invece eterologhi
quando i due caratteri sono diversi tra loro.
Un carattere ereditario è dominante (lettera maiuscola) quando
per rivelarsi è sufficiente che sia portato da un solo genitore,
è recessivo (lettera minuscola) quando per rivelarsi deve essere
portato da entrambi.
Il crossing – over si verifica nella meiosi quando i due cromatidi
sono appaiati. In questo caso avviene che due caratteri ereditari passino
dal cromatidio paterno a quello materno: in questo modo con il crossing
– over si formano delle nuove combinazioni: così si spiega
come tutti i gameti siano differenti tra loro.
Le leggi di Mendel
Le
leggi che regolano la trasmissione dei caratteri ereditari furono scoperte
dall’abate agostiniano austriaco Gregorio Mendel (1822-1884), il
fondatore della genetica.
Esse vennero inizialmente formulate da Mendel per le piante; ma in seguito
si dimostrarono valide anche per gli animali.
La prima legge di Mendel
detta della dominanza dei caratteri,
si fonda sulla seguente esperienza: se si incrociano due varietà
di piselli differenti per un carattere, ma omozigoti, per esempio una
varietà a semi gialli e una a semi verdi si ottengono alla prima
generazione piselli tutti ibridi o eterozigoti ma a semi gialli, quindi
somiglianti a uno dei due genitori. Si dice che il carattere giallo domina
su quello verde; il carattere giallo e chiamato dominante, quello verde
recessivo. Si può a questo punto enunciare la prima legge di Mendel
che dice:
Incrociando fra loro individui omozigoti per un carattere ma con alleli
diversi (dominante in uno e recessivo nell’altro) si ottiene una
prima generazione di individui tutti eterozigoti che presentano ovviamente
il carattere dominante.
Seconda legge di Mendel detta della separazione
dei caratteri.
Incrociando due piselli a semi gialli, ibridi o eterozigoti, si avrà
una generazione costituita per il 25% di semi gialli omozigoti, dal 50%
di semi gialli eterozigoti e dal 25% di semi verdi omozigoti.
La seconda legge di Mendel dice:
Dall’incrocio di due individui eterozigoti per un carattere si ottiene
una generazione nella quale i caratteri si separano in percentuale ben
precisa: il 50% sarà eterozigote e presenterà il carattere
dominante come i genitori, il 25% sarà omozigote dominante e il
25% sarà omozigote recessivo.
Terza legge di Mendel o dell’indipendenza
dei caratteri.
Questa legge si sviluppo’ in seguito agli incroci tra varietà
di piante differenti per due coppie di caratteri. Mendel incrocio’
piselli i cui semi differivano oltre che per il colore (giallo verde)
anche per la forma (liscia o rugosa) dei semi; incrocio’ un seme
giallo e liscio con un seme verde e rugoso.
Alla prima generazione ebbe tutti semi lisci e gialli, perché il
giallo e il liscio erano i caratteri dominanti.
Incrociando gli ibridi tra di loro Mendel ottenne tutte le combinazioni
possibili secondo la legge della separazione dei caratteri; ma anche combinazioni
nuove come semi lisci e verdi e semi gialli e rugosi.
Per interpretare questi risultati Mendel arrivo alla sua terza legge che
dice:
Incrociando individui con più caratteri distinti si ottiene una
generazione di individui nei
quali i caratteri si trasmettono in modo indipendente l’uno dall’altro.
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