"susanna" <susanna@eliminami.symbolic.pr.it>
ha scritto nel messaggio
> Non lo nego: la didattica me la invento, me la curo e me la
cambio da sola,
> evitando accuratamente qualsiasi testo di riferimento.
> Cosi` come sono pignola nella preparazione dei contenuti, sono altrettanto
> svincolata da qualsiasi impostazione pedagogica. L'ho gia`affermato asuo
> tempo: la pedagogia (e le tesi dei suoi piu`illustri autori), si fonda su
> precise, dichiarate, impostazioni soggettive che dipendono dalle varie forme
> di vita storicamente determinate; ogni concezione pedagogica, nel delineare
> i criteri della formazione umana e gli obiettivi dell'apprendimento,
> riflette gli ideali politici e gli interessi economici del proprio tempo.
Eheh... In sostanza dici che anche i professori imparano
dall'esperienza, di piu', che possono fare a meno dei libri di pedagogia. Senza accorgerti
che cosi' facendo non solo dai ragione, ma estremizzi cio' che ha detto Galois, che non
credo negasse l'importanza della teoria. Paradossale. Noi tutti, e tu stessa, diamo grande
imnportanza all'apprendimento teorico, poi nella nostra professione mettiamo al primo
posto il fai da te. Che ha la sua dignita', intendiamoci. Quello che vale per i nostri
alunni dovrebbe valere anche per noi, a maggior ragione, visto che non siamo ragazzini ma
adulti culti e consapevoli. Ma Chi di voi pensa che si possano scrivere poesie basandosi
solo sulla fantasia, senza nulla conoscere di letteratura?
E' sufficiente la pratica per essere ingegneri e costruire ponti? Perbacco no, come non
sarebbe sufficiente la sola teoria, ovvio.
Galois parlava non dei contenuti, ma del modo di apprendere.
L'esperienza sul campo e' certamente importante, perbacco, lo stiamo dicendo; ma la specie
umana si caratterizza per la capacita' di imparare non soltanto dalla *propria*
esperienza, ma anche attraverso quella degli altri, di cui possiamo sapere mediante il
dialogo, attraverso CD e internet, o mediante la lettura di testi che, in molti casi, non
sono altro che la trasposizione dell'esperienza maturata da altri educatori e insegnanti
in anni di pratica e di studio. Fatta eccezione, forse, per i pedagoghi da salotto come
Maragliano (e Russo), che sono docenti universitari e mai hanno visto una classe di un
professionale.
Certo, ogni teoria pedagogica rappresenta una somma di opinioni personali e riflette le
inclinazioni di chi scrive. Proprio per questo e' necessario leggere, confrontare,
scegliere, non rifiutare in modo viscerale. Lo stesso che dicevamo, mi pare, per i libri
di testo di storia: qualcuno vorrebbe stracciare i libri di pedagogia? E saper distinguere
l'acqua fresca dalle concezioni fondate. Poi qualcuno dira' che Dewey e' acqua fresca e
Russo e' un grande pedagogo; personalmente ho qualche serio dubbio.
L'atteggiamento di molti colleghi, qui e dal vivo, di sprezzante rifiuto di ogni teoria
pedagogica rappresenta, a mio avviso, una svalutazione del nostro lavoro.
Quanto a Papert: come formazione e' un matematico, ma ha studiato, e approfonditamente, la
psicologia dell'eta' evolutiva esoprattutto ha lavorato per anni accanto a insegnanti e
studenti di tutto il mondo, attraverso seminari, gruppi di studio, workshops, come
riportato nel bellissmo"Xylophones, Hamsters and Fireworks: the role of diversity in
constructionist activities", di M. Resnick, in "Constructionism", di
Papert, Harel e altri, Norwood NJ, 1991. Tanto per farmi odiare metto il link:
http://el.www.media.mit.edu/groups/el/Papers/mres/Xylo/XH.html
E se il LOGO e' desyinato, esplicitamente, ai bambini, quello che Papert dice
dell'apprendimento (la "matetica" contrapposta alla didattica) e' interessante
per tutti. Il didattichese, nel senso di gergo autistico, che parla solo agli adepti, e'
altra cosa. Ed e' piu' Russo a parlare didattichese che non chi ha lavorato a contatto con
gli insegnanti di molti paesi.
Cerea.
(McKenzie)
Risposta
Susanna