""Roald Amundsen"" <poetaminore@viacolvento.it> ha scritto nel messaggio

> ----- Original Message -----
> From: "Luca Lattanzi" <lucanusdelactantiis@libero.it>
> > Il cretino cognitivo in carriera è un insicuro che si difende con la
> > barriera del linguaggio ermetico del sedicente specialista. Il vero
> > competente sa comunicare il suo sapere con diversi linguaggi, dal più
> > divulgativo al più sofisticato perché cerca di entrare in comunicazione con
> > tutti i suoi interlocutori. Il cretino cognitivo attua una strategia più
> > stravagante: con gli esperti balbetta fenomeni e mena gran pacche sulle
> > spalle, con i semplici visitatori di mostre si esibisce in "il paesaggio
> > onirico tendente all'introiezione ombreggiata..."
> >
> >   Daniela Maddalena, Il cretino cognitivo, Milano, Carabà Edizioni, 1997.
>
> Bellino. Ma perche' ora ti nascondi dietro le parole d'un'altra persona?


  Perché qualcuno mi ha rimproverato che senza dotte citazioni non si può
andare neanche da Biscardone; dunque eccola qua, più intelligente dei
discorsi di Biscardi e meno noiosa dei brani di Papert tradotti (male)
dall'inglese.

> E perche' questa persona dovrebbe essere meno cretina di te e di me solo per
> aver scritto un libro?


  E perché la gente come Berlinguer e Maragliano, che in una scuola non
mette piede da almeno trent'anni, pretende di dire a me come devo insegnare
le mie materie?

> Inoltre non rispondi a quanto ti dicevo, e che mi pareva chiaro e ben
> argomentato: quelle che tu definisci "trovate disastrose" non sono state
> applicate nelle scuole dei vari Paesi, per scelte precise; la scuola
> americana non e' e non potrebbe essere quella ideata da Dewey, ne' quella
> italiana e' quella della Montessori o di altri maestri. Non credo tu possa
> dire quindi che le trovate abbiano prodotto disastri, non in questo
> universo. Se vuoi maggiore chiarezza, credo ti convenga rivolgerti a Piero
> Angela.


  Per capire se un medicinale funziona o no, non devo iniettarlo a cinquanta
milioni di persone. Se, come dici tu, "queste trovate" non sono state
applicate in tutte le scuole dei vari paesi, questo forse significa che
nessuno al mondo ne abbia mai sperimentato l'efficacia? Sei sicuro che in
Italia a partire almeno dagli anni Settanta certe "innovazioni pedagogiche"
non abbiano trovato alcuno spazio?
  In ogni caso io con la mia infame "sequenza tradizionale" credo di avere
imparato qualcosina e credo che anche i miei studenti qualcosina l'abbiano
imparata; tu ora cosa mi proponi, di adottare una pedagogia che nessuno ha
mai sperimentato?
  Oppure -ed è questo che più mi interessa-se qualcuno, come io credo, lo ha
fatto, dimmi quali risultati ha ottenuto.
  Ancora -e la cosa mi interessa ancora di più-, TU nella TUA classe come
insegni e con quali risultati?
  Questa è una risposta che io riterrei pertinente ed eventualmente utile;
le sesquipedali citazioni da Papert o da chi per lui, per favore, lasciamole
stare.
  Infine non credere che io, come ogni insegnante coscienzioso, non possegga
qualche nozioncina di storia del pensiero pedagogico, diciamo da Platone in
poi; tuttavia, poiché insegno lettere e non tuttologia o scienze confuse, ho
preferito ai pedagogisti americani degli autori un po' più utili, ma ti
risparmio interminabili citazioni da La Penna, Kroll o dal Cambridge Latin
Course.


Non praevalebitis.

Risposta Roald