news.iol.it <igalois@iol.it> wrote in message
FozP5.43105$BF.1565760@news.infostrada.it...
<omissis>
> Ok,Susanna!
> Se vuoi esempi concreti di questo delirio pensa ad un circolo di scacchi o
> ad una scuola di samba.
Siccome scuola di samba e circolo di scacchi non sono realta` di comune
esperienza quotidiana, non credo supportino decentemente una richiesta di
argomentazione!
In ogni caso mi esporro` (non sulla samba, pero`, che lascio volentieri ai
sudamericani; noi abbiamo il liscio, che non ha nulla da invidiare...), ma
sugli scacchi.
Non vedo come una disciplina costituita da un problema computabile (logica
del primo ordine, e neanche tanto spinta, anzi, direi quasi nulla) possa
rendere l'idea su una attivita` tanto complessa come l'insegnare.
In fondo un calcolatore batte un giocatore di scacchi, mentre non e`
sicuramente in grado (almeno oggi) di richiamare in classe 20 studenti e
impadronirsi della loro attenzione.
> Nella scuola (alte e basse sfere) pochi sono quelli che lo sanno ma esiste
> una filosofia, una teoria dell'apprendimento, una strategia educativa
> basate sull'idea che si apprende da attività costruttive e non dal semplice
> trasmettere informazioni.
> E' il costruzionismo (fare per sapere)
> opposto all'istruzionismo (sapere per fare).
Allora. Io credo che ad ognuno competa il proprio 'mestiere'.
Ti stai improvvisando pedagogo, e non ti salveranno dieci righe di biografia
di Papert o i link citati (bella tecnica, eh, quella dei link: evitano di
dire, lasciando un senso di implicita autorita`. Molto poco educativa.)
Io non ho mai letto nulla sul costruttivismo ma, perdinci, attuo in
continuazione attivita` "costruttive".
Cionondimeno non abbandono ne' "oppongo" tutto cio` alla pura, semplice,
naturale trasmissione del sapere. [risposta Roald]
Sono 'costruzionista'? O semplicemente una insegnante?
Leggi quello che scrivi: "fare per sapere", "sapere per fare".
Questo E' didatticismo.
E non tirare fuori la storia del semplificare i concetti, che la collanina
coi vetrini colorati l'ho riposta da tempo.
> Certo si può non essere d'accordo ma prima, forse, sarebbe bene
conoscere..
Eh, caro mio, ce ne sono di cose da conoscere, al mondo.
Il trucco e` sapergli assegnare la giusta priorita`.
Oggi nella scuola italiana non ci si agita per questioni di metodo
pedagogico, ma per altri ben piu` stringenti problemi.
> In america, al MIT un gruppo fondato da Papert, da anni lavora in questa
> direzione il che non significa che queste idee siano entrate nella scuola
> americana.
> Papert non è un burocrate didatticologo improvvisato tantomeno un
> comportamentista.
<omissis>
Questo, caro galois, e` un brutto modo di porsi ai colleghi. Ex cathedra.
Di Papert, del MIT e del linguaggio LOGO (una bufala pazzesca) me ne puo`
fregar di meno, o perlomeno quanto mi possono interessare altre decine di
onesti pedagogisti, centri di ricerca e linguaggi (ma il LOGO no davvero, in
effetti).
Io ti chiedevo che TU mi introducessi a queste nozioni, eventualmente, per
giustificare una premessa 'delirante'.
<omissis>
> > Sulle potenzialita` cognitive di QUALE realta`?
> Credo che nell'apprendimento il "come si apprende" sia più importante del
> "cosa si apprende"
> tanto più in un mondo in rapida evoluzione.
Ritengo che chiunque sia d'accordo che e` piu` importante il "come" del
"cosa" (a scuola, specialmente).
Ma ripeto: sulle potenzialita` cognitive di QUALE realta`?
(tanto per dare un senso alla frase intera, sai, altrimenti rimane in aria).
<omissis>
> Forse neanche la stragrande maggior parte dei libri in circolazione è un
> granchè
> eppure il libro ha le sue indiscusse potenzialità educative
> Pensa ai videogiochi, quasi completamente trascurati dagli educatori, e
> quindi
> in balia degli interessi delle case produttrici e dell'ignoranza dei
> genitori.
Comincio a dubitare della tua effettiva buona fede.
Se io posso citarti migliaia di libri di indiscusso valore educativo, ti
chiedo di citarmi UN SOLO videogioco che sia tale.
Sai quante cose sono in balia degli interessi delle case produttrici, mica
solo i videogiochi (anche i libri, ed e` piu` grave)!
> Se hai in mente una sorta di test con domande a cui rispondere giusto o
> sbagliato fino a rispondere correttamente sappi che Papert è stato il
primo
> a combattere contro questo tipo di software (C.A.I.) pseudo-educativo.
Non credo servisse un cosi` autorevole intervento per una tale presa di
posizione.
E chi li usa questi test? La settimana enigmistica, forse.
A scuola li usa chi non si vuole fare il mazzo per preparare le prove e
correggerle.
Come vedi non e` un problema pedagogico.
> Un videogioco basato su questi criteri sarebbe troppo noioso per avere
> successo.
> In ambienti più stimolanti si è scoperto che dietro l'apprendimento per
> tentativi ed errori c'è la costruzione di teorie.
> Piaget ci ha insegnato che i bambini elaborano in continuazione teorie nel
> tentativo di capire il mondo che li circonda. Ingenue all'inizio ma sempre
> più elaborate man mano che si è costretti a fare i conti con la realtà
vera
> o simulata che sia. Anche il progresso nella conoscenza scientifica
avviene
> in questo modo. Le teorie, costruzioni della mente umana, sono costrette a
> fare i conti con i continui tentativi di falsificarle. E' questo che
> permette la crescita di teorie sempre più robuste, l'eliminazione di
quelle
> inefficienti, ed ilconseguente progredire della conoscenza. Gli errori
> fanno emergere le idee inefficaci. L'istruzionismo ha colpevolizzato
> l'errore.
Senti, questi sono luoghi comuni di bassa lega.
Insegnare per prove ed errori mi sembra una enormita`.
L'autoapprendimento, semmai, puo` valersi di questa metodica.
In un processo di educazione assistita l'errore e` da sanzionare. E' una
questione puramente educativa e, come dici tu, necessaria per inserirsi nel
mondo reale (dove l'errore e`, giustamente, redarguito e punito).
Semmai si tratta di imparare i modi opportuni e costruttivi per trasformare
la sanzione in elemento educativo.
E poi, un conto e` muoversi per prove ed errori; ben diversa e` la teoria
della falsificazione (ci sono voluti 2000 e piu` anni di studi
epistemologici per raggiungerla).
Ma tu mescoli tutto in un calderone di parole vuote.
Gli errori non fanno emergere teorie inefficaci! Confutare una teoria e,
implicitamente, arricchirla e attribuirgli uno status scientifico
circoscrivibile, non significa 'fare errori' e imparare da essi!
L'assenza della teoria della confutazione non ha impedito a Galilei di
elaborare la teoria che ha prodotto. E il metodo dialettico, che si basa
sulla contraddizione-antitesi e` noto a noi aborigeni da qualche decennio.
Potrei anch'io fare bella figura e citarti Popper, ma sono sportiva (Popper
batte Papert 10 a 0).
> Chi ha sempre bisogno di qualcuno che gli indichi la strada
> giusta è inadatto a vivere in un mondo come il nostro in rapida
> trasformazione.
Costui e` un minorato mentale, non uno studente.
> L'approccio dell'adulto che vuole familiarizzare con le nuove tecnologie
in
> modalità istruzionistica è destinato quasi sempre a fallire semplicemente
> perchè in certi ambienti il modo non è efficiente. Pochi finiranno il
> manuale che si sono riproposti di leggere: la virtualità pietrificata del
> libro cozza contro la dinamica interattiva di certe interfacce.
Siamo sul ridicolo. Le nuove tecnologie, come le amo!
MA CHE CI SIA QUALCUNO, UNO SOLO, CHE MI INDICHI UN BUON PRODOTTO DA
UTILIZZARE PER IL MIO LAVORO!
NON TENETEMI SEMPRE SULLE SPINE, LO CHIEDO A TUTTI: FATEMI UN NOME!!!!!
> Molti
> genitori ed insegnanti ne hanno fatto esperienza a loro spese.
> Apprendere per tentativi ed errori, al di là di ciò che può sembrare, è
> un'attività complessa che può evolversi in modi assai efficienti e
> significativi. Mai sentito parlare delle reti neurali?
Ma chi se ne frega delle reti neurali. Insegno Sistemi, vuoi che non le
conosca?
E tu conosci la fuzzy logic?
Ue`, e` bella anche quella, e andava ancora piu` di moda qualche anno fa.
Ma che modi...
<omissis>
> Conosco l'aria fritta e non l'ho mai digerita. I miei primi amori
> intellettuali sono stati proprio la matematica, gli scacchi e la
> programmazione dei computer terreni in cui l'aria fritta è facilmente
> smascherabile. Nella scuola, invece, è pane quotidiano e non solo,
purtroppo
> per la riforma dei cicli.
Devono essere stati matematica, scacchi e programmazione a far danni.
A scuola si insegnano anche (credo ancora per poco) Italiano, Storia,
Scienze, ecc...
<omissis>
> davvero è possibile insegnare a creare? credevo fosse già tanto non
> impedirlo. Comunque, se è vero, brava. Che metodo usi? Hai ragazzi/e
> motivati? Hai mai lavorato in condizioni ambientali difficili?
Una buona quota dei miei colleghi riesce ancora a stimolare e a coinvolgere
gli studenti. E a insegnare.
I casi limite e le condizioni ambientali difficili sono questioni non
imputabili necessariamente alla scuola e a cui la scuola non necessariamente
deve porre rimedio.
Sono problemi dell'intera socialita` e, se si continua come fai tu a
rigettarli all'interno del mondo della scuola, si continua a peggiorare la
situazione (non solo quella della scuola).
<omissis>
> Non ne sarei così sicuro. La realtà della dispersione scolastica, le mie
> non esaltanti esperienze - sondaggio agli esami di stato sembrano, ad
> esempio, suggerire il contrario. Attenzione, le generalizzazioni sono
> difficili. Il sempre ed il mai andrebbero usati con cautela.
La dispersione scolastica, come le difficili condizioni ambientali, sono
problemi di una intera societa`, mica degli insegnanti solamente. Anzi.
E quindi non sono questioni da affrontare con la panacea del metodo
educativo.
Mai visto il figlio di un medico 'disperso'? O il figlio di un avvocato?
<omissis>
> Perchè solo la selezione permette livelli uniformi che una scuola che
vuole
> garantire a tutti un effettivo diritto all'istruzione invece non può
> garantire.
Nix.
La *selezione* e` un concetto imbroglione. Una scusa. Un alibi. Qualcuno
DEVE insegnare, altri DEVONO imparare. Chi non raggiunge gli obiettivi
preordinati deve ottenerli avvalendosi di altre chances.
Casomai si deve riflettere su quel DEVE e quel DEVONO.
<omissis>
> E' la cultura del far finta. Finta selezione, finti test, finti esami di
> stato, finte figure obiettivo, finti progetti formativi, finte aziende,
> carte false, lavoro sommerso, tutto pur di tirare a campare ... devo
> continuare? nella tua scuola va tutto bene?
La nostra scuola soffre di quei compromessi SOLO a causa delle decisioni
singole di singoli insegnanti che, uno ad uno, fanno "finta selezione, finti
test, finti esami di stato, finte figure obiettivo, finti progetti
formativi".
Io ad esempio non faccio cosi`. E come me potrebbero fare (e fanno) altri.
Come vedi non e` un problema di impostazione pedagogica, ma di precise
volonta` d'agire.
Questi compromessi e queste volonta` di agire saranno legittimate tra poco,
anche a causa di posizioni come le tue che, allontanando la questione dai
problemi reali, favoriscono "il nuovo che avanza".
Opporsi al didattichese e` solo demagogico, in questi casi.
Nella mia scuola, evidentemente, non va tutto bene.
E allora? Devo introdurre la multimedialita` e i videogiochi come supporti
educativi?
> La pedagogia dei videogiochi non credo possa esistere come non esiste la
> pedagogia dei libri o quella dell'oralità. La pedagogia deve tener conto
dei
> processi di apprendimento e quindi anche dei videogiochi e, perchè no,
della
> loro costruzione.
E perche` non anche la musica rock, il cinema, i quotidiani, le
videocassette, il grunge, la tv via satellite, Internet, la new economy?
Va beh, l' *alzo zero* lo togliero` la prossima volta, lo giuro.
> ciao
> galois
ciao
susanna
Risposta galois
Risposta Roald