Sintesi breve, per una più ampia clicca qui
La legge di riordino dei cicli sancisce il
definitivo riconoscimento del ruolo educativo dell'infanzia
per i bambini dai 3 ai 5 anni, inserendola a pieno titolo nel
sistema educativo nazionale di istruzione e formazione.
Essa rappresenta un momento fondativo per lo sviluppo
dell'identità, dell'autonomia e delle competenze di tutti i
bambini e le bambine, nel quadro di un percorso formativo
unitario e coerente dai 3 ai 18 anni.
Partendo da questi
presupposti, il documento del gruppo di lavoro ribadisce la
validità e attualità degli Orientamenti per le attività
educative del 1991. Orientamenti che costituiscono la base a
partire dalla quale le scuole definiscono il loro curricolo.
Si sottolinea, però, l'esigenza di qualificare l'azione
formativa di tutte le scuole affinché i principi educativi
degli Orientamenti trovino effettiva attuazione in tutte le
realtà del Paese. A tale proposito il documento sollecita le
istituzioni scolastiche ad allestire situazioni di esperienza
in grado di sviluppare le competenze di tutti bambini anche
nella prospettiva di un qualificato accesso alla scuola di
base.
Il documento propone inoltre un piano d'interventi
per la predisposizione di politiche di sostegno e sviluppo
della scuola dell'infanzia, quali:
1) un'azione di ricerca
sulla qualità dell'attuazione degli Orientamenti del 1991,
anche al fine di intraprendere ulteriori iniziative sul piano
normativo, organizzativo e professionale;
2) misure per
l'estensione e la generalizzazione del servizio scolastico,
anche in riferimento a quanto previsto dalla legge sul
riordino dei cicli;
3) la messa a punto di profili di
qualità (standard di servizio e di funzionamento) che
consentano un effettivo miglioramento del servizio e che
possano costituire la base per la realizzazione del sistema
formativo integrato;
4) azioni finalizzate a sviluppare e
qualificare la professionalità dei docenti di scuola
dell'infanzia, con una particolare attenzione ad una
formazione universitaria adeguata.
Un solido patrimonio linguistico è garanzia
di sviluppo del pensiero e della personalità e diventa perciò
strumento di superamento di ogni forma di discriminazione e di
emarginazione. "E' la lingua che fa uguali".
Il ciclo
settennale si propone di garantire ai ragazzi che escono dalla
scuola di base una piena conoscenza della lingua italiana e la
capacità di usarla, sia in forma orale sia in forma scritta,
in ogni situazione di apprendimento e di vita. In continuità
con le capacità già acquisite nella scuola dell'infanzia e
nell'ambiente sociale e familiare ragazze e ragazzi
impareranno, in modo via via più consapevole, a leggere e a
scrivere, a esprimersi correttamente, a comunicare, ad
avviarsi al piacere di leggere testi narrativi e poetici
adeguati all'età e ai propri bisogni di conoscenza, a
riflettere progressivamente sulle caratteristiche della
lingua, dei testi e della comunicazione, a saper usare la
lingua italiana per acquisire e rielaborare nuove conoscenze,
anche in altre discipline.
L'arricchimento del patrimonio
linguistico e delle capacità comunicative si realizza, nella
nuova scuola, anche in dimensione europea e con una forte
attenzione agli elementi interculturali, in termini di
cittadinanza, di confronto fra culture, di conoscenza di più
lingue. La scuola di base garantisce la conoscenza della
lingua italiana e di due lingue europee moderne, una delle due
è l'inglese e la continuità del loro apprendimento negli anni
successivi. La prima lingua straniera sarà avviata nella prima
classe del ciclo di base, la seconda nella sesta classe del
ciclo di base.
Nello stesso tempo per le ragazze e i
ragazzi la cui lingua d'origine sia diversa dall'italiano o da
una delle lingue studiate (sia essa una lingua minoritaria o
un'altra lingua), la scuola dovrà curare, eventualmente nella
quota locale del curricolo, il mantenimento della conoscenza
della lingua madre, condizione per un armonico sviluppo delle
facoltà intellettive e degli atteggiamenti relazionali.
Per consolidare il patrimonio linguistico e comunicativo
si partirà dalle radici storiche della lingua e delle forme di
comunicazione senza trascurare le trasformazioni continue
delle forme del comunicare. Per questo saranno oggetto di
studio anche le forme di comunicazione tipiche della realtà
contemporanea: tv, pubblicità, ecc., che incidono sui modi
stessi di pensare e di organizzare la propria esperienza e le
proprie conoscenze.
Bambine e bambini incontreranno nel
loro percorso di apprendimento una pluralità di testi, anche
multimediali, secondo quanto gli insegnanti riterranno più
adeguato al raggiungimento dei risultati e all'età di chi
apprende, fatti salvi ovviamente argomenti e contenuti
irrinunciabili. Dalle fiabe, alle filastrocche, alle canzoni,
ai giochi linguistici, al fumetto, al testo pubblicitario,
alla narrativa per l'infanzia, alla poesia epica e lirica, ai
diari, ai testi autobiografici.
Anche le tecnologie
didattiche potranno essere, fin dal ciclo di base, un valido e
necessario supporto per impostare e consolidare la capacità di
realizzare testi e messaggi in forma multimediale e per
imparare a usare, in maniera consapevole, le molteplici forme
della comunicazione contemporanea.
La matematica è strumento essenziale per
capire, descrivere e interpretare la realtà. Il linguaggio e
il ragionamento matematico, anche nella scuola, devono essere
considerati strumenti per l'interpretazione del reale, e non
puro bagaglio astratto di nozioni difficili da apprendere e da
mantenere nel corso della propria vita. E' essenziale nel
processo di insegnamento-apprendimento della matematica
collegare strettamente le esperienze di vita e la riflessione
su di esse con un progressivo processo di astrazione tipico
delle procedure matematiche.
A partire da esperienze
vissute nella scuola dell'infanzia, nei contesti di gioco
della vita familiare e sociale, bambine e bambini maturano
consuetudine con il calcolo, con il gioco dei se e dei ma,
imparano a intuire, immaginare, porsi dei problemi, insomma
incontrano nei fatti il ragionamento matematico. Competenze
più complesse saranno man mano acquisite nel percorso
scolastico, da quelle di calcolo, a quelle di immaginazione
geometrica, da quelle di analisi di dati e lettura delle loro
rappresentazioni,(capacità di lettura di grafici e tabelle), a
quelle più immediatamente culturali, come la padronanza delle
idee fondamentali di una teoria, la capacità di collocarla nel
tempo, ecc.; ma il percorso può e deve iniziare già nella
scuola di base, attraverso una didattica che riprende gli
argomenti approfondendoli di volta in volta.
A puro titolo
di esempio, nei primi anni della scuola di base, si possono
organizzare attività imitative finalizzate all'acquisizione di
competenze relative all'uso del sistema monetario, al
confronto di prezzi, pesi e ingredienti, oppure, rispetto al
campo di esperienza dei giochi tradizionali, attività
finalizzate all'acquisizione di competenze relative ai numeri
e allo spazio.
Si può passare allora da pratiche quotidiane
che si svolgono prevalentemente per imitazione e con il
ricorso aad un espressione orale (come, ad esempio, nel caso
degli scambi economici) a pratiche di rappresentazione scritta
che consentano la formalizzazione delle diverse strategie
risolutive di problemi.
La matematica si confronta con
campi di esperienza in cui allieve e allievi sono coinvolti,
direttamente o indirettamente. Vi sono esperienze
extramatematiche che, nel momento in cui vengono guardate con
occhio matematico conducono a modellizzazioni che si oppongono
a concezioni diffuse. Si pensi, a titolo di esempio, al campo
di esperienza legato ai giochi di fortuna (lotterie e simili);
qui l'occhio matematico svela diffusi e radicati pregiudizi
(vantaggio di giocare numeri in ritardo e simili). Un
ragionamento critico su queste esperienze conduce alla
matematica dell'incerto, alla probabilità e alla statistica.
In questi casi il ruolo dell'insegnante è molto più delicato
in quanto deve essere portatore di un atteggiamento positivo
nei confronti della scienza e della razionalità.
Vi sono,
però, anche campi di esperienza che attengono più direttamente
al fare matematica e alla riflessione su questo "fare
matematica". Già dalla scuola di base è possibile accompagnare
al primo uso dei numeri, delle figure, delle relazioni, ecc.,
una consapevolezza delle "regole del gioco" della matematica.
Anche se l'approccio è inizialmente sviluppato a partire da
una molteplicità di esperienze e problemi extramatematici,
molto presto, già dalla prima classe, gli oggetti introdotti
(numeri, operazioni, figure, trasformazioni, ecc.) divengono
essi stessi oggetto di riflessione e di studio. Ad esempio, si
può riflettere sulla scrittura dei numeri adottata nella vita
quotidiana, ricostruendo le regole della notazione
posizionale; si possono cercare numeri che esprimono
regolarità o costruire figure che godono di particolari
proprietà. Grande importanza, come mediatori nei processi di
acquisizione di conoscenza, assumono gli strumenti: dai più
semplici, come i materiali manipolabili, l'abaco, il compasso,
il righello, fino agli strumenti tecnologici più complessi,
quali le calcolatrici numeriche o il computer (varie ricerche
suggeriscono l'importanza di software di tipo interattivo che
consentono di verificare e approfondire le conoscenze e le
capacità d'uso degli strumenti matematici).
Cultura scientifica, oggi, significa
essenzialmente capacità di orientamento ed interpretazione in
un ambito del sapere in sempre più rapida e continua
evoluzione. Ragazze e ragazzi per partecipare con
consapevolezza ai processi sociali e culturali, non hanno
bisogno di un voluminoso bagaglio di informazioni, ma devono
saper capire fenomenologie complesse e utilizzare in modo
consapevole le sue informazioni per orientarsi nel mondo e
continuare a farlo per tutto l'arco della vita. Con
l'insegnamento di Scienze nella nuova scuola di base si vuole
rispondere a due principali esigenze. La prima consiste nel
voler combattere il sempre più diffuso analfabetismo
scientifico che coinvolge sia la popolazione adulta sia i
giovani, e questo proprio quando nella vita di tutti i giorni
ogni cittadino si trova sempre più frequentemente di fronte a
fenomeni e problemi in cui ha bisogno di dipanare il complesso
e ricorrente intreccio tra ricerca scientifica, innovazione
tecnologica, etica, processi economici ed atteggiamenti
sociali, che richiedono scelte personali consapevoli e
motivate. Non mancano esempi nel recente passato, da "mucca
pazza" fino ai ricorrenti disastri ambientali (alluvioni e non
solo). Sapersi orientare nella complessa dimensione sociale
delle scienze rappresenta oggi un fondamentale diritto di
cittadinanza.
La seconda riguarda la necessità per i
bambini e i ragazzi di "fare esperienza", di "sporcarsi le
mani" con fenomeni e fatti concreti ed imparare a ragionare a
partire da questi. Le esperienze di vita scolastica e
quotidiana saranno anche l'occasione per applicare in concreto
gli apprendimenti di lingua e di matematica. Vedremo un numero
sempre maggiore di classi all'opera in un bosco o sul greto
del fiume, in una piazza o nel laboratorio di scienze, nel
cortile di scuola o alle prese con i computer ad osservare,
misurare, costruire rappresentazioni e modelli, a fare
ricerche sul campo (e non sulle enciclopedie), a raccogliere
dati dalla realtà per progettare e per realizzare interventi,
più o meno importanti ma tutti adeguati alla loro età.
Dopo
un primo biennio in cui proseguirà il processo di crescita dei
bambini avviato dalla scuola dell'infanzia, i percorsi saranno
progettati insieme da tutti gli insegnanti che nella scuola di
base si occupano di scienze, ed ognuno interverrà con le
proprie competenze, chi gestendo laboratori o uscite sul
campo, chi curando le fasi dell'argomentazione o della
misura.
Scopo ultimo è costruire nei ragazzi la passione
per l'indagine scientifica e diffondere atteggiamenti
"accorti", mai ingenui o superficiali.
I sostanziali cambiamenti che connotano la
società contemporanea dimostrano quanto la tecnica sia in
grado di cambiare le forme e i ritmi della vita quotidiana e
come stiano cambiando le stesse mappe della conoscenza. La
tecnica, da quando ha fatto la comparsa nel processo evolutivo
dell'uomo, ne ha condizionato non solo lo sviluppo cognitivo e
culturale, ma anche biologico. D'altro lato, i mutamenti
prodotti dalla tecnica in tutti i campi (economia, scienze,
letteratura, arte, sport) determinano un tale intreccio fra
conoscenze e azioni che non consente ormai di relegarla sul
piano della semplice operatività.
Un aspetto a cui dedicare
particolare attenzione riguarda la ricerca di un adeguato
spazio per le tecnologie dell'informazione e della
comunicazione in modo da assicurare agli allievi il
raggiungimento di quelle competenze che nella società
contemporanea risultano indispensabili.
L'attività
formativa e didattica dovrà valorizzare le capacità possedute
dal bambino e dal ragazzo, derivanti dalla sua spontanea
curiosità e dal contesto in cui vive, oggi sempre più
caratterizzato da stimoli con forti componenti tecnologiche.
Un aiuto in questo senso potrà essere assicurato dalla ricerca
di un dinamico equilibrio fra operatività e
concettualizzazione che si svilupperà adeguandosi all'età
degli allievi.
Questo insegnamento ha quindi l'intento sia
di aiutare a comprendere come le tecnologie costituiscano
potenti strumenti di estensione delle prestazioni umane sia di
sviluppare la dimensione etica nei confronti del loro
utilizzo. In altri termini, lo studio delle tecnologie deve
sviluppare capacità dei progettazione autonoma e di
autoregolazione delle azioni, ma contribuire anche al
ripensamento critico della società e dei suoi valori.
Il
sapere tecnologico è infatti finalizzato a dare strumenti
operativi e concettuali che consentono di interagire con il
mondo materiale e virtuale costruito dall'uomo. Operare sugli
artefatti significa sviluppare competenze reticolari,
provenienti da diversi ambiti e riferiti a differenti tipi di
conoscenza, utilizzando le strutture, le procedure e i
linguaggi tipici di tali saperi.
Oltre a ciò, va
sottolineato che proiettare l'azione formativa verso la
dimensione progettuale significa utilizzare forme e
metodologie dell'apprendere prevalentemente proprie di
contesti esterni alla scuola, con una ricaduta positiva anche
sull'orientamento.
Obiettivi di apprendimento relativi
alle competenze degli alunni
Si individuano le
competenze culturali che la cultura della tecnica si propone
di far acquisire e sviluppare (ad un livello adeguato all'età
degli studenti):
Interpretare il mondo costruito dall'uomo
essere competenti nel ricostruire e nel rappresentare le
caratteristiche di semplici "sistemi artificiali", a livello
di forma, materiale, funzione/funzionalità e nel rapportarsi
con il loro uso
Produrre e organizzare
essere competenti nel
seguire, comprendere e predisporre processi e procedure in
riferimento a fini prestabiliti e all'organizzazione di
risorse date; essere competenti nell'ideare, progettare e
realizzare oggetti, fisici o virtuali, seguendo una definita
metodologia progettuale
Contestualizzare la tecnica e la sua evoluzione
nell'ambiente e nella società
essere competenti nel
mettere in relazione la tecnica con i contesti socio-ambietali
cogliendo, dei fenomeni tecnici, la dimensione
storico-culturale che li determina e che contribuiscono a
determinare
La struttura a spirale dello sviluppo delle
competenze nel corso dei sette anni del ciclo di base, è
finalizzata al raggiungimento delle basi culturali che
permettano la comprensione e la contestualizzazione dei
principali fenomeni che caratterizzano il mondo costruito
dall'uomo.
Il nuovo curricolo è uno strumento per
rendere più efficace l'insegnamento della storia, della
geografia e degli studi sociali e di potenziarne
l'apprendimento. Esso ruota intorno a due cardini: la
centralità della storia generale durante tutto il curricolo e
lo stretto rapporto della storia con le discipline geografiche
e sociali. La storia è un sapere indispensabile perché serve a
leggere e a capire la realtà e perché svolge un ruolo
fondamentale nella strutturazione della memoria e coscienza
storica.
Per questo motivo la storia generale è proposta
in forma distesa (cinque anni) e a partire dal 5° anno della
scuola di base. Si evitano in questo modo le corse frettolose,
alle quali sono costretti attualmente insegnanti di elementari
e medie, che debbono ripetere l'intera storia in soli tre anni
e, al tempo stesso, si dà a tutti i cittadini italiani che
concludono l'obbligo scolastico una solida formazione storica
comune.
La fase iniziale del curricolo serve per
prepararsi adeguatamente a questo lavoro: in un primo periodo
(cinque anni, tra la scuola dell'infanzia e primi due anni
della scuola di base) le bambine e i bambini vengono guidati
alla conoscenza e all'uso di "parole chiave", necessarie per
comprendere il mondo: dalla famiglia, alla società, alla
religione, all'ambiente. Nel terzo e nel quarto anno della
scuola di base cominciano a prendere conoscenza di vari tipi
di società, vicine e lontane nel tempo e nello spazio , in
modo da acquisire un "lessico storico di base", che renda più
agevole ed efficace il successivo studio della storia
generale, che verrà svolto durante gli ultimi tre anni della
scuola di base e i primi due della scuola secondaria, fino al
compimento dell'obbligo. Si tratterà di una narrazione
cronologica e sistematica, che affronta le dimensione della
storia mondiale, fondamento e senso di tutte storie parziali
che la compongono, di quella europea, di quella nazionale e
locale.
Nella fase finale del curricolo (gli ultimi tre
anni della scuola secondaria) gli studenti riprenderanno la
storia generale e cronologica come quadro di riferimento
all'interno del quale si svilupperanno temi specifici che
verranno trattati con particolare attenzione alle fonti e al
dibattito storiografico, in modo da sviluppare l'approccio
critico alla disciplina, e che verranno scelti dagli
insegnanti tenendo conto sia delle finalità generali dello
studio della storia sia delle caratteristiche culturali e
curricolari dei vari indirizzi.
Questo criterio potrà
essere applicato anche nel biennio iniziale del ciclo
secondario, in particolare nel liceo classico-umanistico, dove
sarà opportuno affiancare al curricolo comune di storia
specifici moduli di storia greca e romana, che consentano agli
studenti di avere un quadro storico e culturale approfondito
del mondo al quale si avvicinano attraverso queste
lingue.
Per quanto riguarda la geografia, nel primo
biennio della scuola di base le parole chiave appartengono ad
un ambito integrato socio-spazio-temporale: prima, lontano,
famiglia, traccia, religione, lavoro ecc. Sono parole che
bambine e bambini già usano e che potranno riutilizzare in
seguito, nello studio più propriamente
disciplinare.
Successivamente, nel terzo e nel quarto anno
della scuola di base, accanto allo studio dei grandi quadri
sociali, vi è lo studio dei relativi ambienti naturali
(pianura, montagna, foresta) o antropizzati (campi agricoli,
vie di comunicazione, città); e, per quanto riguarda gli studi
sociali, lo studio di concetti importanti per l'analisi
sociale (legge, governo, gruppo sociale, produzione
ecc).
Allo stesso modo, nel triennio finale della scuola di
base, le tre discipline procedono di pari passo: per la
geografia, ad esempio, si studiano prima gli ecosistemi
(mentre in storia si studiano il paleolitico e il neolitico e
per gli studi sociali, si studia il popolamento; nel sesto
anno, quando si fa storia antica, la geografia si occupa delle
regioni e degli scambi economici, mentre gli studi sociali
introducono i concetti di cultura e di rapporti fra culture;
nel settimo anno, quando si studia in storia la formazione del
mondo moderno, si introducono i concetti di geografia politica
e di educazione politica relativi.
Così come in storia,
anche in geografia ogni anno di studio è articolato su diverse
dimensioni (mondiale, europea, italiana), in modo da evitare
la scansione annuale fra Italia, Europa e mondo, che impediva
- come sanno tutti i docenti - qualsiasi integrazione forte
con la storia. Anche gli studi sociali si muovono
costantemente su queste tre dimensioni nello sviluppare
l'educazione alla cittadinanza democratica nel contesto
italiano, europeo e mondiale.
La Musica si propone di sviluppare la
capacità di bambini e ragazzi di partecipare all'esperienza
musicale, sia nella dimensione del fare musica, sia in quella
dell'ascoltare e del capire. Il bambino è immerso in un mondo
di suoni e voci sin dalla primissima infanzia.
Bambine e
bambini ascoltano, si muovono, sentono il ritmo, cantano,
esplorano l'universo musicale. Fin dai primi anni di vita
esprimono il loro mondo interiore con i suoni. Il far musica,
con la voce, con gli strumenti, con i mezzi a disposizione,
permette a bambini e adolescenti di esplorare, nell'emotività
della musica, la propria emotività.
A partire da queste
"competenze" bambine e bambini sviluppano, nella scuola di
base, attraverso il fare e il sentire, non solo la capacità di
esplorare e riconoscere i suoni ma quella di imparare a
produrli fino ad arrivare, negli ultimi due anni, alla
creazione, esecuzione, interpretazioni di testi musicali
attraverso l'uso della voce o di uno strumento, nonché delle
tecnologie multimediali e audiovisuali.
Il curricolo ha come punto di riferimento
l'alunno reale immerso ormai in una società della
comunicazione multimediale; dovrà partire dalla esperienza di
quest'ultimo e in particolare tener conto dell'influenza che
hanno i linguaggi delle immagini sui processi cognitivi,
affettivi, sui modelli di comportamento e sulla cultura
giovanile.
Bambine e bambini quando entrano nella scuola
hanno già un bagaglio di conoscenze, di esperienze audiovisive
ed espressive; possiedono esperienze che la scuola deve
riconoscere e valorizzare. Peraltro, alla maggior parte dei
bambini che si affacciano al ciclo primario, l'esperienza
della scuola dell'infanzia ha offerto, quanto meno,
l'opportunità che i linguaggi delle immagini. vengano accolti
il più consapevolmente e correttamente possibile, al fine di
avviarli ad una fruizione critica dei messaggi diretti ed
indiretti dai quali sono costantemente investiti.
In
particolare l'approccio culturale al mondo delle immagini
nella sue dimensioni comunicative ed artistiche completa il
patrimonio delle abilità, capacità e conoscenze relative ai
linguaggi ed al loro uso sociale, integrando le diverse forme
della comunicazione (scritta e orale, gestuale, musicale e
iconica).
Inoltre le pratiche di insegnamento più avanzate
nella scuola dimostrano come sia necessario assicurare agli
alunni esperienze di apprendimento di tipo interdisciplinare,
attraverso la proposta di laboratori nei quali la produzione e
la fruizione del mondo delle immagini e dei beni culturali sia
collocata in precisi contesti ambientali, storici e artistici.
Una scuola che si apre al mondo deve riuscire a confrontarsi
con la molteplice ricchezza dei linguaggi: quelli audiovisivi
e quello multimediale, così anche con i suoni, il movimento, i
colori, le immagini che entrano ormai con forza nella nostra
quotidianità, che rappresentano lo sfondo costante della vita
delle bambine e dei bambini.
Vivere il proprio corpo in modo consapevole,
personale, critico, soddisfacente e creativo, conoscere e
controllare la propria emotività e motricità, mettersi in
relazione con le persone e l'ambiente, trasferire abilità e
aprirsi a nuovi e altri saperi, sono componenti fondamentali
nell'equilibrio della persona nella sua dimensione cognitiva,
relazionale, comunicativa, espressiva,
operativa.
Componenti che debbono essere tradotte in
obiettivi formativi irrinunciabili e che possono essere
delineati solo da una cultura del movimento e della corporeità
basata sulla gestione rispettosa della persona e
dell'ambiente. Tale cultura, fondata sulla conoscenza di sé,
favorisce l'assimilazione di principi e comportamenti
democratici nei cittadini di domani per giungere a forme di
autoregolamentazione e ad interazioni
positive.
L'educazione della corporeità potrà favorire tali
processi, attraverso pratiche e conoscenze di varie tecniche:
percettivo-motorie, espressivo-comunicative, sportive. La
scuola dell'infanzia e la scuola dell'obbligo rinviano il
processo di sviluppo consapevole della propria persona e dei
propri rapporti con il "mondo" ad altrettante aree di
esperienza.
La rilevanza che assume il campo relativo alla
corporeità e alla motricità, nel curricolo della scuola
dell'infanzia, deriva dal presupposto che proprio la
concretezza e la "fisicità" del bambino devono diventare primo
oggetto di scoperta, conoscenza, e consapevolezza per il
bambino stesso.
L'assunzione del corpo come "valore" mette
in evidenza il corpo stesso come condizione essenziale nello
sviluppo di tutti gli ambiti della personalità. Guardare e
conoscere le cose, gli altri, lo spazio, per mezzo dei sensi e
del movimento, è il punto di partenza verso l'elaborazione
delle informazioni in sistemi di pensiero.
Esiste un
rapporto di reciprocità e interdipendenza, tra esperienze
senso-percettive e motorie, ed esperienze cognitive, sociali
ed affettive. Il bambino gioca, esplora, percepisce, comunica
agli altri e sente gli altri. L'esperienza del corpo è,
perciò, anche esperienza affettiva, di "fiducia" in sé, nelle
proprie capacità di relazione col mondo e con l'altro. Proprio
per il fatto che il corpo ed il movimento rappresentano uno
degli elementi portanti della dimensione individuale e sociale
nello sviluppo della persona, la disciplina dà un particolare
contributo alla creazione e al potenziamento delle competenze
nei diversi ambiti del sapere.