LA VITA NEGLI ANNI TRENTA

Il Signor Piero De Felici, presidente del Centro Anziani, ci ha raccontato che prima della seconda guerra mondiale la lira aveva molto valore ed era divisa in frazioni: per fare la lira occorrevano ben venti soldi; con un soldo ci compravano due "pescetti" di liquirizia, con quattro soldi si comprava una "cassata", cioè un gelato; due soldi equivalevano ad una "palanca". Esisteva anche una moneta d'argento che valeva cinque lire: poichè sulla moneta era incisa un'aquila, veniva chiamata "FALCHETTO". Poichè c'erano in circolazione molte monete false, queste venivano battute per riconoscere il rumore dell'argento.
A Canale, racconta il signor De Felici, c'era una vecchia negoziante che veniva truffata spesso perchè era sorda e non riconosceva il suono dell 'argento, perciò, se qualcuno si ritrovava con una moneta falsa, faceva in modo di darla a lei.
Il signor De Felici ci ha raccontato che quando era bambino, in occasione della sua prima comunione, ricevette da suo nonno un falchetto d' argento che per lui rappresentava una grande ricchezza; però, mentre stava giocando con la sua moneta, questa gli fuggì di mano e finì dentro una catasta di legna. Lui si preoccupò molto, spostò il legname, ma non riuscì più a trovarla: ciò fu per lui un grosso dispiacere.
La signora Vera Sabatini ci ha raccontato che, da bambina, ogni giorno doveva accudire la sorella minore insieme con la nonna e doveva far trovare la cena pronta ai suoi genitori: di solito cucinava la minestra, ravvivava con la legna il carbone e la pentola bolliva piano piano.
L' acqua per cucinare si doveva prendere alla fontana con una brocca. 
La domenica bisognava andare alla messa e alle 15.00 all'adunanza dalle suore; le ragazze venivano divise in quattro gruppi secondo l' età: c' erano le "piccolissime", le "bambine", le "aspiranti", le "giovani cattoliche.

Fine anni '40. Foto di gruppo


Le massaie rurali.
Durante il periodo fascista, le donne casalinghe, per le cerimonie uffìciali e i raduni nella capitale, indossavano
una gonna lunga, una camicia bianca stretta in vita da una fascia nera e una crestina, bianca o nera, che cingeva
il capo. Questi costumi venivano indossati dalle donne più belle e robuste del paese.

Il signor Giovanni Vittorini, nato a Canale ne1 1922, è il presidente dei Reduci Combattenti, ha partecipato alla seconda guerra mondiale, ha combattuto in Africa ed è stato fatto prigioniero.
Egli abitava con la nonna: alle 5.00 di ogni mattina andava a messa e, finita la messa, subito in campagna a badare alle bestie, a seminare, e questo per tutto il giorno.
La popolazione di Canale, infatti, era composta da agricoltori e braccianti: tutti lavoravano quindi dalla mattina alla sera in campagna, senza distinzione fra maschi e femmine. Non circolavano molti soldi e spesso si usava una forma di baratto: le donne, ad esempio, con cinque uova ottenevano dal negoziante un kg. di pasta. Chi possedeva un maiale era considerato un signore, infatti a quei tempi era raro che una famiglia ne allevasse uno tutto per se.
In quel periodo non esistevano nelle case la radio, la televisione e altri oggetti oggi d'uso comune; le prime automobili, poi, si incominciarono a vedere a Canale solo nel 1935.
Le strade non erano asfaltate ma erano sentieri fangosi: solo nel 1930 si realizzò la prima strada che portava ai Prati Lunghi. Tutti si vestivano con abiti che dovevano durare anni e utilizzavano scarpe con le suole rinforzate dalle "bollette" e, per proteggere il tacco, usavano un rinforzo di ferro fissato con tre chiodini.

 Il Sig I. Rapanotti insegna ai ragazzi come si costruisce una cavezza

Il Signor De Felici ricorda che allora la popolazione di Canale era divisa in tre classi sociali: i "Patiti", i "Pastori", i "Paini".
I Patiti ( più del 60% dei canalesi) erano le persone che utilizzavano l'ascia e la zappa, cioè braccianti e tagliatori.
I Pastori ( detti anche "bifolchi") erano gli agricoltori che, nei lavori dei campi, venivano aiutati dai buoi e dai cavalli: a questo gruppo apparteneva circa il 30% della popolazione.
Infine c'erano i Paini, cioè le persone ben vestite, che passavano il tempo in "chiacchiere" (meno del 5%). Questa divisione andò avanti fino agli anni '50.

 

Famiglia di braccianti anni '40

Il signor ldalgo Rapanotti, detto "il Capitano", è venuto diverse volte a trovarci a scuola e sempre molto volentieri. Quando, da piccolo, giocava "alla guerra", lui era sempre il capitano, cioè il comandante del gruppo e, da allora, questo soprannome gli è rimasto sempre attaccato.
Il signor ldalgo ha ricordato le molte sofferenze patite durante la sua infanzia: si è trovato in situazioni che noi non avremmo mai immaginato.
Mentre raccontava la povertà della sua famiglia, piangeva: egli non capiva perchè i suoi amici avessero il pane e lui no.
Il Capitano faceva il bracciante e durante il momento di pausa si allontanava dagli amici per vergogna, perchè doveva mangiare il pane fatto con il cruschello (che era utilizzato come mangime per il maiale).