Luca Lattanzi <lucanusdelactantiis@libero.it>
wrote in message>
> No? E allora è il caso che tu rilegga meglio.
> Non ti risulta che Maragliano sia stato il presidente della commissione
> dei quaranta "saggi" di Berlinguer?
> Non hai letto il documento finale di quella commissione (così delirante
> che quasi tutti i saggi, tranne cinque, lo hanno rinnegato come prodotto
dal
> solo Maragliano, il quale è stato costretto a pubblicarne in seguito
> soltanto una sintesi a suo nome, altrettanto delirante)?
Ho letto più volte il documento sintesi lavori 13/5/1997 e devo dire di non averlo
trovato così delirante.
Ecco alcune righe che ho apprezzato, pur nella consapevolezza, della impossibilità di una
attuazione immediata su larga scala data la realtà attuale della nostra scuola:
"2.1 Compito prioritario della nuova scuola è la creazione di ambienti idonei
all'apprendimento che abbandonino la sequenza tradizionale lezione - studio individuale -
interrogazione per dar vita a comunità di discenti e docenti impegnati collettivamente
nell'analisi e nell'approfondimento degli oggetti di studio e nella costruzione di saperi
condivisi."
il resto puoi rileggerlo nelle pagine del mio istituto dove potrai trovare anche una
raccolta di interviste e saggi dello stesso Maragliano
http://www.romacivica.net/prog_scuole/botticel/interviste/maragliano/maragliano.htm
se ti interessa potrai trovare anche altro materiale sul tema del rapporto tra
apprendimento e nuove tecnologie
http://www.romacivica.net/prog_scuole/botticel/interviste/index.htm
comunque mi pare che l' influenza reale di Maragliano sui cambiamenti in atto sia
paragonabile a quella delle nostre programmazioni, dei pei e dei pof che lasciano, come
sappiamo, il tempo che trovano
> E cosa mi dici dell'ormai celebre intervista rilasciata
all'"Unità", nella
> quale il Nostro ineffabile dichiara:
> "Il videogioco è la più grande scoperta epistemologica di questo secolo"?
Il videogioco (la simulazione) permette di apprendere dall'esperienza in un modo che prima
era impossibile. E' una cosa che un educatore non dovrebbe ignorare. Pensi davvero di
sapere quanto basta per emettere un giudizio sulle potenzialità cognitive di questa
realtà?
Un libro semplice e profondo che affronta questo tema è Computer per un figlio di
Francesco Antinucci - Laterza 1999
Non ho letto l'intervista ma mi sembra di ricordare che questa frase è citata da Lucio
Russo nel suo segmenti e bastoncini nella sua critica a Maragliano identificato con le
novità del sistema. Ho letto con attenzione il suo libro nella prima edizione del 1997.
Pur essendo sensibile come lui ai valori della cultura tradizionale pur avendo in comune
con lui una formazione matematica, pur condividendo alcune critiche alla situazione
attuale, il libro mi è sembrato, dal punto di vista pedagogico, culturalmente nullo, del
tutto privo di modelli di riferimento diversi da quelli della propria esperienza
personale. Affronta ex novo il rapporto tra astratto e concreto nell'apprendimento
mostrando di ignorare il passato (Piaget, Dewey...) ed il presente (Seymour Papert anche
lui di formazione matematica tra l'altro). Anche la critica a Maragliano è assai
superficiale.
Sostanzialmente mostra di conoscerlo molto poco. Non so se la nuova edizione ha superato
queste lacune in caso affermativo lo leggerei volentieri.
> > Ne, mi pare, che a scuola si discuta affatto del nuovo.
> A scuola non se ne discute perché certe decisioni vengono prese solo a
> Roma da una cosca ministerial-sindacale, non dagli insegnanti.
>
Ahinoi!
>
> Russo non è contrario alle nuove tecnologie né lo sono le persone di buon
> senso; mette solo in guardia da certe pericolose infatuazioni che hanno già
> procurato, negli Stati Uniti, danni enormi alla scuola, ma buoni profitti
> alle imprese che producono computer
> (cfr C. STOLL, Miracoli virtuali, tr. it. Garzanti).
Le tecnologie vengono però intese in modo riduttivo (senza fantasia) semplicemente per
fare meglio ciò che si faceva anche prima. Non vengono studiate per esplorare le nuove
prospettive che potrebbero aprire, per esempio, in campo educativo.
Negli stati uniti c'è tutto e il contrario di tutto. Anche in questa generalizzazione di
Russo c' è tutta la superficialità del suo libro.
>
> Della storia letta in questa chiave.
> Quale chiave?
Tecnologica.
La storia delle tecnologie e della loro influenza sul pensiero e sull'apprendimento.
La storia ad esempio dalla tecnologia della scrittura e della sua influenza su pensiero ed
educazione.
La storia delle insospettate prospettive emerse in passato dalle nuove tecnologie
>
> Ma secondo te sono così smisurate le possibilità delle nuove
tecnologie?
Secondo me vale la pena di esplorarle perchè permettono esperienze di apprendimento che
prima non erano possibili. Si potrebbe scoprire che si può arrivare ai segmenti
(astratto) partendo dai bastoncini (concreto) in modo molto più efficiente. Per un Russo
che arriva ai "segmenti" quanti si perdono per strada in un vuoto apprendimento
meccanico senza arrivare neanche ai "bastoncini"?.
Cito ancora Papini (1914) e dimmi se hai mai visto queste cose nella nostra scuola:
-l'immobilità dello spirito obbligato a ripetere invece che a creare
-lo sforzo disastroso per imparare con metodi imbecilli cose inutili
- l'annegamento sistematico di ogni personalità, originalità ed iniziativa nel mar nero
degli uniformi programmi
> Non ti sfugge forse che il sistema scolastico americano, da
tempo assai più
> "tecnologico" del nostro, ha dato risultati pessimi?
La tecnologia è stata usata male, come accade anche qui, leggi le critiche di Papert nei
documenti che ho raccolti.
> Scusami, ma è un modo scorretto di porre la questione, modo
> sistematicamente utilizzato dai sostenitori della riforma: come è sbagliata
> la difesa ad oltranza del "nuovo", così lo sarebbe quella dell'esistente;
> tuttavia non è lecito pensare che chi non accetta la riforma, così come è
> stata concepita, sia un oscurantista retrogrado senza diritto di replica.
Il diritto di replica è sacrosanto anche perchè la storia dovrebbe aver insegnato che
l'imposizione del nuovo ha prodotto, in passato, nella nostra scuola, solo avvilenti e
ridicoli compromessi non certo cultura. Pensa ad esempio ai giudizi resi isomorfi ai voti.
> Non credo che Russo voglia tornare al 1914 né lo voglio io; ma
costruire una
> scuola che produca semianalfabeti laureati (come negli Stati Uniti) non è né
> vecchio né nuovo, è solo stupido e criminale.
Russo non ha considerato che la nostra scuola si è lentamente trasformata da scuola
selettiva a scuola di massa. Molti pensano ancora che insegnare in una scuola o nell'altra
sia la stessa cosa. In realtà non è così, una scuola di massa va ripensata
completamente. La nostra scuola soffre dei compromessi necessari, ma sempre meno
sostenibili, per poter essere, nello stesso tempo, una scuola di massa (i posti di lavoro
trall'altro piacciono a tutti) facendo finta però di essere ancora una scuola selettiva
(seria, severa, etc.)
> Se non sei della CGIL, pensaci.
Infatti ci penso molto, idem per te
ciao
galois
(Giorgio Pietrocola)
>
Risposta Susanna
Risposta Luca